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venerdì 31 agosto 2012

Ricominciare Ritornare

Ci sono due periodi dell'anno profondamente malinconici. La fine dell'estate e la fine del periodo natalizio. La mamma di A ha sempre accusato il colpo in questi due periodi dell'anno, soprattutto quando andava a scuola. Alle superiori per di più c'era sempre una compagna di classe che cercava di minare la serenità delle vacanze con delle telefonate di questo genere "Quanti compiti!, non riusciremo mai a finirli" e pochi giorni dopo " Tu a che punto sei? io ho fatto quasi tutto". Che ansia! la mamma di A non aveva ancora fatto nulla.
In questo tempo, dove la mamma di A non ha più compagni di scuola, la nostalgia e l'irrequietezza rimangono come emozioni che accompagnano il passaggio da agosto a settembre e da dicembre a gennaio. Ricominciare è un verbo positivo ma solamente pronunciarlo implica una certa rincorsa. R I C O M I N C I A R E. È come un sentiero in salita, di quelli che piacciono alla mamma di A anche se ogni volta che inizia a camminare, per qualche passo pensa, ma chi me lo ha fatto fare?
Le vacanze quest'anno sono state lunghe e belle, avvolte nel mare, nel lago, negli abbracci e nei giochi del piccolo A che si è trasformato in un bambino, nelle chiacchierate con la zia A, nei momenti con GA e Glo, nelle colazioni con lo zio Ma, nella convivialitá con la nonna G e la zia Ge, nel sorriso del papà del piccolo A che guarda orgoglioso il suo ometto. L'estate ha portato letture, tempo a dimensione di vita, riflessioni, incontri. La mamma di A non smetterá mai di ringraziare per tutta l'abbondanza che ha ricevuto in termini di affetto, intimitá, gioia di stare insieme. Adesso è il momento di ricominciare e di energia ce n'è tanta. Adesso è il momento di restituire, trasformare ciò che le è stato donato, adesso è il momento di ritornare. Sto arrivando.

martedì 28 agosto 2012

Le relazioni difficili

Glo, la cuginetta del piccolo A, porta con se un secchiello e un innaffiatoio. Sono i giochi del mare ma oggi ha deciso di farci qualcosa anche in piscina. Il piccolo A sta già sguazzando, indeciso tra la pelle d'oca del clima di fine agosto e il desiderio di godersi l'acqua senza che la mamma dica "chiudi il rubinetto che ti bagni tutto e fa freddo", tiritera che dura tutti l'inverno quando il piccolo A si avvicina al tanto sognato bidè.
Glo, generosamente passa il secchiello al cugino, un gioco per ciascuno. Ma il piccolo A, piccolo maschietto prepotente vuole anche l'innaffiatoio. Con agile manina se lo prende e con la faccia da furbetto, incurante del furto ai danni della cuginetta, comincia a giocare con l'acqua.
"Ridammi l'innaffiatoio"
"No" risponde senza nemmeno girarsi con una calma disarmante.
"A, dammi l'innafiatoio, non è tuo!"
"No", detto anche a bassa voce,  della serie non mi sbatto più di tanto per rispondere a questa inutile richiesta.
"Uffa, un gioco per ciascuno!"
"No"
"Dammelo dammelo dammelo!!!!!!!!"
"No"
"E allora basta non sei più mio cugino"
"No" e continua a giocare serafico..
"Ho detto che non sei più mio cugino"
"No"
Duro come la roccia.
La mamma di A li guarda e pensa che i nostri figli non sono sempre come li vorremmo, spuntano i lati del loro carattere che non ci piacciono, che vanno educati con pazienza e costanza, una costanza che dovrá durare anni. Ma alcuni tratti dovremo anche accettarli, dovremo accettare che qualcosa in loro non ci piaccia. Non rimangono per sempre piccoli bambini dolci e sorridenti.
La mamma di A pensa che Glo abbia ragione, il piccolo A si sta comportando in modo antipatico, anche se quei no sottovoce, detti senza rabbia, ma con molta placida sicurezza la fanno sorridere.
La mamma di A pensa che sarebbe bello poter usare la strategia di Glo con le persone difficili.  Tutti nella propria vita hanno a che fare con qualcuno che mina la serenità, il sorriso, e a volte il self control. Non sei più mio cugino, non sei più il mio vicino di casa, non sei più il mio capo, non sei più mio zio, non se più mia suocera, non sei più mio amico, non sei più il mio banchiere...Fosse così facile e così semplice. Si rischierebbe di rimanere soli, però. Invece la piccola Glo, appurato che cancellare il legame di sangue non sortiva il risultato desiderato, ha cambiato strategia, si è avvicinata piano al cuginetto e lesta si è ripresa ciò che le spettava. Perchè le relazioni difficili ti costringono a metterti in gioco, a trovare soluzioni creative, a far maturare lati del tuo carattere che non pensavi di avere. Le relazioni difficili ti rimandano le tue fragilità, le tue incertezze, i ruoli che non vuoi giocare. Le relazioni difficili ti mettendo all'angolo e ti specchiano parti di te che non sai di avere o che non vorresti avere. La mamma di A è convinta che possano essere momenti per conoscersi meglio e diventare migliori. Poi certo, in alcuni casi, vale la prima soluzione di Glo," Non sei più...." e la vita migliora, decisamente.

domenica 26 agosto 2012

Per te amica mia!

Lei è una bella donna. E non lo sa, o meglio lo sta scoprendo...La prima volta che la mamma di A si rese conto di questo erano sedute al bar a mangiarsi qualcosa in pausa pranzo. Lei stava raccontando stupita di non so quale tipo le avesse rivolto delle attenzioni. La mamma di A non riusciva ad afferrare il discorso, poi lo afferrò e disse "Ma tu F non hai la percezione di te stessa, allora non ti vedi". Ciò che per la mamma di A era sotto la luce del sole, cioè che F era una bella donna e piacente per lei era una scoperta disarmante. Sono passati alcuni anni da quel giorno ma quando un'amicizia tra donne è intrisa di stima, affetto e reciprocità il giorno in cui ci si rincontra è come se fosse solamente il giorno dopo all'ultima volta che si è state insieme. 
F oltre ad essere bella e interessante è simpatica, la sua risata è aperta e forte. Alcune volte, quando lavoravano insieme bastava uno sguardo per capirsi e per aver voglia di ridere a crepapelle..ma erano sempre i momenti in cui non si poteva. Vivono nella stessa persona una donna coraggiosa, ribelle e determinata e una mamma dolce, affettuosa e attenta. Sa convivere con i cambiamenti, anche i più radicali perchè è pratica e positiva. È una viaggiatrice, non solo perchè ha visto tanti posti, ma soprattutto perchè ha lo sguardo di chi ama scoprire cose nuove. Come capita alle donne che non si accontentano, che non si rassegnano a volte si sente sola e fragile. Come una bambina nel bosco. Ma è più forte la luce che le viene da dentro e che non le permette di arrendersi...lei la strada, anche quando sembrava ferma, la stava cercando...
Lei è una sirena, ma se lo era dimenticata, qualche strano sortilegio le aveva annebbiato i ricordi. Per questo confondeva il suo sentirsi impacciata sulla terra con un senso sottile ma continuo di inadeguatezza. Ma ora è rientrata nell'acqua e si è riconosciuta in tutta la sua vera natura. Dalla riva qualcuno la guarda con l'amarezza di chi sa di aver perso una creatura rara e preziosa. La mamma di A la guarda ammirata, sente quanto sia faticoso riappropriarsi di se stessi...inevitabilmente cambia tutto e anche chi è intorno a te deve cambiare di conseguenza...e spesso non ne ha per niente voglia e vorrebbe che tu rimassi sirena in un mondo che non ti appartiene.
Nuota veloce e agile amica mia, e ricordati che sei bella! E che ti voglio bene! La mamma di A

Ps: il piccolo A, il libro, lo ha gradito molto, speriamo sia di buon auspicio

venerdì 24 agosto 2012

Una cattiva madre

Ho un'ammissione da fare ad amici, conoscenti, parenti. La mamma di A è una cattiva madre, poco attenta, superficiale e anche un po' menefreghista.
 Sono cattiva perché:

  1. Non so quanto pesi esattamente il piccolo A.
  2. Non so quanto sia lungo o alto il piccolo A.
  3. Non so se lo sviluppo del linguaggio è pari-uguale o MAGARI superiore alla norma degli altri bambini della stessa età.
  4. Non so se cammina più veloce o più piano degli altri, non so se sia più coordinato, agile atletico degli altri.
  5. Non so sia più sveglio, intelligente o furbo degli altri.
  6. Non so se faccia giochi più  " evoluti" dei suoi coetanei.
Trasformate tutti i "non so" che ho scritto con un bel "non mi interessa" e capirete quanto sia una madre inadatta.
Sottile la differenza tra una domanda posta per conoscere meglio il piccolo A e una domanda interessata a MISURARLO. Sottile la discrepanza tra una domanda posta per buona e sana curiosità o posta per fare confronti, competizioni ecc.Ma la mamma di A, spesso, coglie la differenza. Forse si sbaglia...ma questi giochi proprio non le piacciono.

Facciamo qualche passo indietro. Quando nacque il piccolo A i tempi non erano ancora proprio maturi...mancava un mese al termine per cui arrivò un piccolo uccellino di 2 kg. In quei giorni in ospedale le misure del piccolo A erano questioni importanti che venivano amplificate dall'ansia di una mamma alle prime armi. In un brevissimo tempo tutto si risolse in positivo, il piccolo A pian pianino ( ma neppure tanto) divenne un bel bimbo paffuto. Stop, finita l'ansia e le preoccupazioni...almeno della mamma di A.  Peccato che intorno a lei erano rimaste le casse di risonanza per l'ansia. Le casse di risonanza dell'ansia sono persone che vivono dietro l'angolo. Lo so, mamme che leggete, che le conoscete anche voi. Sono quelle che se per caso tu hai un piccolissimo dubbio dentro di te, loro sanno leggerti in quel remoto angolo dell'inconscio e ti pongono le domande giuste giuste per farti star male. Domande poste solitamente con nessun tatto, empatia ma ricoperte di " buona educazione". Le casse di risonanza dell'ansia sono quelle persone che interrogano con un leggero filo sadico, anche inconsapevole, forse per leggerezza. Ma loro ti martellano sull'allattamento se non riesci e vorresti allattare, sul lavoro se non vorresti ma devi rientrare o vorresti rientrare ma sai cosa ti aspetta ora che sei mamma. Loro, se hai avuto un parto prematuro, ti martellano appunto sul peso, la lunghezza, la circonferenza cranica, lo sviluppo cerebrale ecc. 
La mamma di A ha quindi maturato una certa avversione sul concetto di misura. Le interessa nel momento in cui porta il piccolo A dalla pediatra per la visita filtro, ma nel momento in cui tutto procede bene automaticamente cancella i dati in memoria. L'essenziale è invisibile agli occhi ma anche gli occhi vedono tanto e se davvero vuoi conoscere il piccolo A basta stare con lui qualche minuto e le cose più importanti le sai in un momento. Se invece dei suoi occhi grandi e profondi, del suo profumo di buono, dei suoi sorrisi generosi, della sua risata grassa, dei suoi passi da bullo, dei suoi abbracci cicciosi, della sua curiosità... ti interessa di più quanto pesa e quanto è lungo...vedi tu che ti stai perdendo tanto, tantissimo.
È un modo diffuso di guardare l'infanzia, con l'occhio industriale che osserva se il "pezzo nuovo" funziona bene o meno. Non voglio dire che bisogna essere miopi, sono una psicologa e so che in certi casi misurare ha lo scopo di aiutare, potenziare, supportare, migliorare. Però dai, rilassiamoci, e godiamoci i nostri bambini imparando a guardare con i loro occhi. Il piccolo A anche questa sera voleva saltare sulla luna con la sua mamma, incurante della misura che la separa dalla terra....

giovedì 23 agosto 2012

Fotografie di una strana giornata

Primo scatto: Il piccolo A gioca a fare l'acrobata in piscina, sale con i piedini a salsiccia  sul petto della sua mamma che gli tiene le manine. Si erge fiero e chiama Ga per farsi ammirare. Il bianco del suo sorriso l'azzurro dell'acqua. Uno due tre...tuffo...le sue risate! Il suo corpicino avvinghiato al mio."Mami, mami, mami".."Si piccolo A lo rifacciamo".

Secondo scatto: La nonna G risponde al telefono. Il suo viso si trasforma. Stava guardando i suoi nipotini giocare in piscina e ora è morto suo fratello. La nonna G sembra per un attimo una bambina spaurita. Ma lei al dolore reagisce con l'azione e in pochi minuti ha già deciso di partire verso la città di suo fratello. La mamma di A non è abituata a veder il dolore in sua madre. È una sensazione strana che disorienta e riempie di tenerezza.

Terzo scatto: La mamma di A e lo zio Ma hanno deciso di accompagnare la nonna G da suo fratello. Anche il nonno Lo, nonostante non viva più con la nonna G da trent'anni è arrivato subito per starle vicino. La mamma di A guida in autostrada, dallo specchietto guarda i suoi genitori seduti stretti perchè non ha fatto in tempo a togliere il seggiolino del piccolo A. Sono proprio strani...si sono messi a raccontare il loro roccambolesco viaggio di nozze. Con la cinquecento fino a Parigi, con pochi soldi e tanti sogni. Fanno ridere la mamma di A e lo zio Ma che ogni tanto fanno domande per capire e sapere. Poi lapidario il nonno Lo dice " G, sei rimasta l'unica della tua famiglia di origine". La mamma di A prova a mettersi nei panni della nonna G e le sembra terribile l'idea di non avere  più i suoi genitori e i suoi fratelli. Per fortuna ci siamo noi, figli e nipoti che le facciamo un bel cerchio intorno.

Quarto scatto: La mamma di A fa apposta le curve un po' male per far sorridere i suoi genitori che giocano a schiacciarsi o contro la portiera ( curva a sinistra) o contro il seggiolino di A( curva a destra).

Quinto scatto: il fratello della nonna è uomo anziano, ha vissuto bene e a lungo, ha visto le sue figlie crescere, laurearsi, farsi una nuova famiglia, ha conosciuto la sua unica nipotina, ha amato una sola donna per tutta la vita. Ma la morte è strana comunque......La mamma di A gli guarda le mani e pensa a quante cose hanno fatto in una vita. Pensa a quando le hanno stretto forte il viso il giorno del suo matrimonio in un moto di affetto che non era da lui. 


Sesto scatto:  La mamma di A torna dal piccolo A che si è goduto per un giorno intero il suo papà. È stata una giornata strana. Pesante e leggera al tempo stesso. Azzurra e in bianco e nero. Calda e fresca. Familiare e aliena. Lontana e vicina. La mamma di A vede le generazioni che passano, che lasciano il posto. E non può non pensare a quanto è importantissimo sapersi gustare ogni singolo momento. Come il bianco del sorriso di A nell'azzurro dell'acqua.

martedì 21 agosto 2012

Il soprannome della mamma di A

La mamma di A, nata  alcuni anni dopo i suoi fratelli, essendo la più piccola di casa anche tra i suoi cugini , venne soprannominata cucciolo.  Un soprannome che non si sa per quale motivo, divenne più pregnante del suo vero nome. Non solo tra le mura domestiche veniva chiamata così, ma anche tra gli amici, a scuola e per le vie del villaggio dove viveva. Alcuni quaderni delle elementari riportano sulle etichette identificative, non il suo nome ma il soprannome seguito dal cognome. Complice un viso gentile anche gli anziani del quartiere quando la incontravano in bottega o per strada la salutavano così  (perchè una volta si giocava per strada). Crescendo il soprannome divenne un po' anacronistico, ma resistette all'evidenza che la mamma di A un cucciolo non lo era più. Venne accorciato in Cucci e ancora oggi, alla soglia dei quaranta, amici più stretti e compaesani di quartiere la chiamano così. Questo appellativo le ha creato qualche piccolo inconveniente, come l'essere non considerata dal ragazzo che le piaceva moltissimo perchè convinto che lei fosse troppo giovane per lui. Ma la mamma di A a quei tempi aveva già ventidue anni e lui venticinque. Oppure quella volta che un ragazzo conosciuto in aula  studio ai tempi dell'università si prese una cotta assolutamente non ricambiata. Una sera estiva, di quelle in cui c' è gente che passeggia per strada o prende il fresco sui balconi, il ragazzo, andò nel quartiere delle mamma di A per cercarla. Fortunatamente lei non c'era, ma lui trovò la casa e suonò il campanello. Lo zio Ma, che viveva ancora nella casa materna rispose che la mamma di A non era in casa. Quando rincasò, lo zio Ma le raccontò l'accaduto ma lei non riusciva a capire di chi si trattasse. Qualche giorno dopo, un signore vicino di casa, le disse " Cucciolo una sera c' era un ragazzo che ti cercava...chiedeva in giro di una certa F..mi sembra che tu ti chiami così, ma io gli ho risposto, se cerchi la cucciolo abita lì..." Ah grazie..Ma la mamma di A continuava a non capire chi l'avesse cercata... Poi un giorno in aula studio si senti chiamare..."Ehi Cucciolo, sono venuto una sera a cercarti...." Ah! ecco, mistero svelato...sigh!
La situazione più simpatica è di qualche giorno fa. La mamma di A, come si sa, è in villeggiatura nel residence che l'ha vista anche bambina molto piccola. Qui trascorre le vacanze anche una signora che da più di quarat'anni è proprietaria di un appartamento al secondo piano. La signora ora in realtà è una terribile vecchietta che cerca di farsi gli affari di tutti i condomini. Ma quando incontra la mamma di A le ripete sempre la stessa storia.."Eccola qui la Cucciolo, mi ricordo di te con degli zoccoletti rossi piiiiicccccoooooliiiii così, mamma se eri belli". La mamma di A sorride, gli zoccoletti
se li ricorda anche lei, poi svicola prima che cominci il terzo grado. L'altra sera, la mamma di A esce per gettare l'immondizia, cammina serena tra i profumi del paese, si gode il silenzio mentre rientra a casa...ecco da lontano vede la vecchina, pace finita. La mamma di A accelera il passo per sembrare un po' di corsa, ed ecco che quando si incrociano la nonnina con entusiasmo la saluta " Ciao  MICIONA!". "Buona sera signora T..."e ridendo tra sè e sè la mamma di A continua a camminare...da Cucciolo a Miciona, non le era proprio mai capitato.

domenica 19 agosto 2012

Il compleanno stra-ordinario della mamma di A

Nascere nel cuore dell'estate significa non festeggiare mai con gli amichetti il giorno del tuo compleanno finchè sei una bambina e una ragazzina. Ma alla mamma di A questo non è mai importato perchè venire alla luce a metà agosto significa passare quasi ogni compleanno in vacanza. E questo è già una festa. La mamma di A, non solo non ama organizzare le sue feste di compleanno, ma non si sente neppure a suo agio ad aprire regali su regali. Nonostante ciò quest'anno ha ricevuto molto:

  • Un risveglio  all'alba con il piccolo A più felice e frizzante del solito
  • Coccole, coccole, coccole, risate
  • Colazione sul lungolago con tutta la famiglia quando ancora c'è pochissima gente
  • Telefonata del suo papà che come sempre dice non so cosa regalarti e la mamma di A che risponde non preoccuparti papà appena torno a casa ci penso io. Furba lei
  • Incontro casuale con un vicino che ha bucato, il papà di A si offre di dare una mano, così, mentre A e mamma tornano a casa, lui ha la scusa perfetta per assentarsi senza destare sospetti. Il papá di A torna con una dozzina di rose rosse. La mamma di A adora ricevere i fiori. Il papà economista pragmatico, pensa che siano un regalo inutile, ma fa una sorpresa bellissima a sua moglie....che per una volta, davvero non si era accorta di nulla.
  •  Il fratellone della mamma di A, lo zio Ma, li raggiunge per trascorrere la giornata insieme
  • Ga e Glo nel giardino, che stanno aspettando che la zia torni dalla colazione per regalarle un disegno: un cuore con scritto, grazie di aver fatto un bimbo così bello
  • Il profumo del gelsomino
  • Un pranzo a base di tagliatelle al cacao, fatte fresche apposta dalla zia Ge, cuoca ineguagliabile, migliore amica della nonna G, zia numero uno della mamma di A
  • Un costume turchese da parte di zio Ma e zia A. Zio Ma è il più bravo a fare i regali perchè ha un gusto raffinato. 
  • La nonna G, in anticipo, aveva regalato un paio di sandali...come sempre lei è avanti
  • Un bagno in piscina tutti insieme: nonna G, zia Ge, zio Ma, zia A, Ga, Glo, mamma e papà di A, e A
  • Gelato al gusto biscotto
  • I messaggi di auguri sul telefono da persone lontane che sono vicine
  • La pagina Facebook che si riempie di auguri, alcuni veloci, alcuni distratti, alcuni densi, alcuni inaspettati
  • Il Prof di matematica delle medie, lui che faceva tanto timore alla mamma di A,  che manda auguri sentiti. È come riappacificarsi con una paura lontana. È anche grazie a lui che la mamma di A ha fatto il liceo scientifico. Anche se la matematica l'ha sempre messa a dura prova.
  • La merenda con pane e nutella
  • Risate, racconti, confidenze tra fratelli
  • Ga che tenta di spiegare alla mamma di A perchè  il piccolo A con la nonna G mangia tutto e subito, mentre con lei i tempi si dilatano. Concitata e con gli occhi sgranati, tipici di quando vuole dire qualcosa di importante da imprimere nella testa di chi la ascolta " Certo zia che il piccolo A fa così, perchè voi mamme li supportate i figli. Mentre le nonne non li ascoltano, gli danno la pappa e via. Voi invece se fanno i capricci dite Va be' e portate via il piatto ". Qualcosa mi dice che Ga ha detto supportare  ma voleva dire assecondare. Comunque la teoria non fa una piega .
  • Il papà di A che per una intera giornata tradisce il kite surf e sta con noi
  • Una bella giornata di sole estivo
  • Una piccola avventura: la mamma di A la mattina va nel paese vicino a comprare il gelato, il giornale e il pane. Complici l'allegria che c'era in lei, il parcheggio sosta 15 min, la sua testa tra le nuvole, la mamma di A paga il conto in forneria e se ne va senza acquisto. E poi se ne accorge solo all'ora di pranzo..
  • I suoi ex studenti che si ricordano di lei
  • L'aperitivo vista lago con il piccolo A che balla la disco music
  • I capunsì alla bresciana, priva volta per il palato della mamma di A
  • La sensazione di sentirsi voluta bene
  • Il papà di A che le chiede, sei felice?
Cosa poteva desiderare di più questa mamma? Io credo nulla


venerdì 17 agosto 2012

Pensieri a caso di una mamma nella notte del suo compleanno

Il 17 agosto di 37 anni fa nasceva la mamma di A. Poco dopo la mezzanotte veniva alla luce con una parto doloroso quanto basta ma abbastanza veloce. La nonna G, che naturalmente ai tempi era solo una mamma, un po' seriamente un po' scherzosamente, chiedeva di poter registrare la bambina il 16 e non il tanto famigerato 17. Ancora non poteva sapere che il diciassette sarebbe diventato il numero fortunato di sua figlia che nella vita l'avrebbe associato a tanti avvenimenti belli.
La mamma di A era terzogenita. Otto anni prima era venuto alla luce Ma e cinque anni prima era venuta alla luce A. La mamma di A non aveva mai fatto tanto caso a questa differenza di età, così un giorno cascò dalle nuvole scoprendo di essere figlia del caso e non della  volontà . Dopo qualche minuto di disorientamento, pensò che il caso a volte fa proprio le cose come si deve. La mamma di A è cresciuta in una famiglia un po' particolare. I suoi genitori, pur volendosi bene da una vita, è da una vita che non stanno più insieme. E accanto a tutto il dispiacere, alla sofferenza che ciò può portare sono cresciute nella sua famiglia qualità come l'unione, la solidarietà, il prendersi  cura l'uno dell'altra, la socialità , l'apertura. La mamma di A ha maturato la consapevolezza che quando un uomo e una donna non stanno più bene insieme, insieme possono creare pasticci e che recuperare una certa distanza può salvare e migliore molte cose. Soprattutto la vita dei figli. Ma questo è un discorso lungo e non è questo il momento. La mamma di A è stata una bambina vivace ma non scalmanata, un'adolescente inquieta ma non ribelle, una ragazza curiosa ma non spericolata. Oggi è una donna, anche se non sempre le sembra vero. Oggi è una mamma e questo a volte le sembra incredibile. Gli aborigeni australiani non festeggiano il compleanno, fanno festa solo quando pensano di aver raggiunto un traguardo, una qualità, maturato un talento. La mamma di A, nel cuore della notte, mentre i suoi uomini dormono, si sta chiedendo  per cosa potrebbe festeggiare se fosse australiana...

martedì 14 agosto 2012

Quando la dolcezza viene a cercarti

In un caldo pomeriggio estivo. Nel bel giardino del residence dove la famiglia di A , la zia e lo zio di A, le cuginette e la nonna di A stanno strascorrendo le vacanze. Giocano i bambini sotto gli alberi senza fare troppo rumore perchè fino alle 16 è vietato. Il piccolo A si è addormentato nella casa della nonna, la sua mamma sta studiando un libro sui no che aiutano a crescere. Spunta Ga, seguita dai suoi amichetti "Zia...non sappiamo cosa fare, ci stiamo annoiando". La mamma di A, che è la zia di Ga, chiude il libro .. " Come? Non stavate facendo polverine e colori tritando i sassi?" " Si, ma adesso siamo stanchi,  e non ci viene in mente nessun altro gioco, in più non possiamo fare rumore. Tu sai sempre consigliarmi, a cosa possiamo giocare?". Che ridere, tu sai sempre consigliarmi, chissá cosa intente la mia nipotina di otto anni. Che consigli le avrò mai dato? " Ga, mi dispiace, non saprei.  Anzi fate dei disegni..." Mi guardano tutti perplessi e delusi, originale l'idea della zia che ha sempre i consigli giusti ( stanno pensando i marmocchietti intorno a me)...Pausa di riflessione. Ah! Idea, perchè non mi fate, invece dei classici disegni, degli addobbi per la mia festa di compleanno?". Centro, questa volta ho fatto centro. Gli sguardi si illuminano di interesse. "Bello zia! Abbiamo gli acquarelli ma non abbiamo i fogli, come si fa?". "Non saprei proprio, guardate in casa vi verrà in mente qualcosa da trasformare e colorare in addobbo". Partono felici verso nuove avventure e la mamma di A riprende la sua lettura. Che belli quei pomeriggi lunghi e assolati a inventare giochi. "Alcuni" anni fà anche la mamma di A occupava quello stesso giardino nello stesso modo. Passa qualche giorno, il piccolo A e i suoi genitori hanno fatto una piccola gita in montagna. Sono appena rientrati, è sera, sono tutti è tre stanchi. Fanno capolino sulla porta quattro piccole teste. Tengono nascosto dietro alla schiena qualcosa, hanno tutti uno sguardo sorridente ma imbarazzato. Sono belli.
"Ciao zia, abbiamo preparato questi per te, te li diamo oggi perchè domani Fra torna a casa e non ci sarà per il giorno del tuo compleanno". Hanno decorato tovaglioli di carta e hanno disegnato arcobaleni su dei sassi. " Puoi usarli per la tua festa ma poi puoi anche usarli come ferma carte o ferma porte per la tua casa o il tuo studio". Mi spiega seria Ga, che è il capo della banda. Da un pomeriggio di noia può scaturire un buon lavoro. Non è così male la noia a volte, ti costringe a reagire e a inventare, se non vuoi annoiarti più. Prendo il sasso che ha decorato Ga, percepisco nell'aria un'emozione che subito non colgo. Ma poi leggo, scritto sopra l'arcobaleno "ti voglio benissimo". Ga arrossisce, non pensava che lo girassi subito. Ci guardiamo negli occhi, ecco la dolcezza è venuta a cercarmi..

lunedì 13 agosto 2012

Parità dei sessi?

Quando arriva un bambino in una famiglia la vita cambia. Il piccolo A è stato un grande rivoluzionario, senza saperlo ha cambiato abitudini, atteggiamenti, emozioni, stati mentali, pensieri di mamma e papà. Ma diciamoci la verità, o almeno questa è la verità della mamma di A, la vita cambia soprattutto per una donna. Il prendersi cura è un ruolo che sgorga da dentro, che trasforma le priorità, cambia la gerarchia di cìò che desideri, di ciò che vedi per prima e per secondo, di ciò che fai e non fai più. Una mamma, una donna, per ritagliarsi i suoi spazi, deve comunque conquistarli. Anche se non si sente in colpa per questo e sa che è buono e giusto, anche se ha un marito che la vede come lei, anche se si sente una donna moderna, anche se di professione le succede spesso di aiutare donne a ritrovare la propria autostima e quindi i propri spazi. La quotidianità è tremenda, piano piano, in silenzio si accaparra centrimetri che poi formano distanze. La cultura è tremenda perchè ha ancora in seno gli stereotipi della donna sacrificale. Un uomo non deve conquistare nulla, è nato già con il suo spazio assegnato, di diritto da millenni. La mamma di A pensa che uomo e donna abbiano ruoli differenti, importanti in egual misura, ma pensa che le donne ne abbiano di più di questi ruoli da fare incastrare e combaciare e pensa che a volte si dia per scontato che una donna lo faccia e basta. E quando una cosa importante per il benessere di tante persone che vivono intorno a lei, e non solo per se stessa, viene vista come banale, scontata, poco importante, ecco la mamma di A dà un colpo di pedali più forte per riprendere il ritmo e pedalare poi meno faticosamente. Avete presente la sensazione che si ha quando si va in bicicletta? le prime pedalate sono dure poi diventano morbide e veloci. Se poi si rallenta bisogna dare un altro colpo più vigoroso.  È che spesso non ci accorge che si sta rallentando, arrivano appunto la quotidianità, la cultura e qualcosa d'altro che non so. Così questa mattina, dopo aver coccolato il piccolo A, dopo avere preparato il latte con i biscotti che ormai vuol mangiare da solo e quindi alla fine bisogna chiamare l'impresa delle pulizie, dopo aver giocato a cuscinate, aver cambiato pipì e pupù, la mamma di A, vedendo la sua dolce metà ancora a letto ha avuto una bella intuizione. La famosa pedalata vigorosa. "Papà di A, guarda ho messo qui pannolino e vestitini, io vado sul lungolago a fare colazione, vi aspetto lì ok?" . Gli occhi di papà,  per un attimo hanno trasmesso sgomento e sorpresa. Ma si è ricomposto subito rendendosi conto di ciò che la mamma di A stava facendo e del perchè. Il piccolo A nudo e felice si è lanciato sul suo papi, pronto a fare squadra tra uomini. Le conquiste sono sempre piccole cose con grandi significati. La famiglia si è ricongiunta un'oretta dopo. Papà soddisfatto di quei gesti di intimità con il suo bimbo che sono solitamente territorio mammesco; mamma contenta perchè sa che papà è felice ma ha fatto fatica e quindi si è ricordato la fatica quotidiana della mamma di A; piccolo A felice sempre e comunque basta stare insieme.
Ps: la mamma di A sogna un mondo dove l'empatia è un sentimento e una capacità così diffusa, che nessuno debba più conquistarsi nulla. In questo mondo il rispetto, l'attenzione, il prendersi cura sarebbero la quotidianità. In questo mondo non si darebbe più l'altro per scontato perchè si ricorderebbe  sempre il suo valore. Ma qualcuno ha scritto un libro nel quale si dice che gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere. Non mettiamo in dubbio questa teoria che ha talmente tante evidenze nella vita di tutti i giorni. La mamma di A pensa però che ogni tanto prendere un marziano e fargli fare un giretto su Venere sia una bella soluzione....

sabato 11 agosto 2012

E uno! E due!

La mamma di A quando passeggia con il piccolo A è molto contenta e orgogliosa dei commenti degli sconosciuti, delle persone di strada che guardano e vezzeggiano il piccolo A.
Dove sono ora in villeggiatura l'età media del turista medio è molto alta.  Si parla di un luogo rigoglioso di piante, fiori e vegetazione. Bagnato dal lago di Garda e alle pendici di belissime montagne. Questo posto respira ancora la presenza del Vate, e per una strana alchimia sembra si sia fermato a quell'epoca. Le ville signorili, molte delle quali abbandonate, il Grand Hotel, i negozi retró e certi personaggi di una insolita eleganza vintage regalano un'atmosfera tra il fiabesco e il decadente. Tutto questo è però molto romantico. Alla mamma di A questo posto piace tantissimo fin da quando è bambina. In questo posto la mamma di A ha vissuto tante cose belle e bellissime. E siccome il tempo va veloce, ora anche da mamma e moglie vive questo luogo incantevole. La mattina presto le piace passeggiare sul lungolago, guardare le anatre che nuotano con i piccolini, salutare gli uccellini che sono quasi addomesticati, arrivare fino al confine con il Rimbalzello, sala da ballo dai tempi di D'Annunzio e ora villa storica abbandonata e suggestiva. In questo breve tragitto il piccolo A riceve complimenti e saluti da tante persone e, come dicevo, sono momenti di orgoglio materno. Poi arriva il momento del riposino mattutino, il piccolo A, complici i piacevoli rumori, profumi e colori si sdraia sul suo passeggino e cade in un sonno tranquillo. Questo è anche il momento relax della mamma che si siede al solito bar, detto bar della zia, ordina un caffè, quasi sempre cade in tentazione e prende anche una brioches, contempla il lago, legge il giornale o naviga su internet. 
Ma ecco spunta il signor nonno, alto, magrissimo e, secondo la mamma di A, solissimo (ma questa è una suo impressione). Il signor nonno è un signore a noi sconosciuto ma che fa pan dan con l'ambiente. Mi sorride più volte, poi trova il coraggio, si alza, si avvicina e mi dice "È proprio bello il suo bambino complimenti...guarda come dorme! " e via una bella carezza sul musino del piccolo A che "plam" accende gli occhioni e basta, relax mio e suo finito. E uno! La mamma di A se ne fa una ragione, bussa alla sua empatia e pensa che il signor nonno le fa tenerezza e lo perdona.
Dopo qualche giorno...la mamma di A si è seduta sulla corsia di ingresso del bar, è presto, non c'è mai molta gente, l' etá media non è da schiamazzi. Spunta una signora nonna, infila la testa nel passeggino. La mamma di A freme, " non penserà di parlare proprio ora a due centimetri da 
cucciolino vero?"Pensa ma non dice ed ecco di nuovo "Ma che bei piedini! Sono come quelli della mia nipotina, che belle le righe delle ciccie dei bimbi, come si chiama? O ma che begli occhioni, azzurri, bellissimi, ciao bello, stavi dormendo? " "OCCHIONI?" Nooooooo l'ha svegliato! E due! E non se ne cura minimamente, presa dal monologo non si cura nemmeno di me e delle mie risposte. " Si chiama A, ha gli occhi marroni era tanto stanco poverino guardiamo se dorme ancora un po'. La signora nonna ha bisogno di chiacchierare con qualcuno o meglio ha bisogno di parlare, che l'altro risponda coerentemente al discorso non gliene importa nulla. Il piccolo A vede la mia brioches e il bisogno di nanne viene scalzato dal bisogno di mangiarmela. Questa volta sono innervosita,  la signora non è proprio una vecchina, la mia empatia non risuona molto. Attingo alla mia pazienza, che da quando sono mamma è centuplicata, chiudo cortesemente il discorso, finiamo di mangiarci la brioches e torniamo verso casa.
Riassumendo:
1) Mamma di A conosci e prevedi il tuo nemico, siediti appartata e nascondi il piccolo A. O almeno non metterlo proprio in bella vista.
2) Non c'è il due senza il tre, tieniti pronta, anche un tranquillissimo paese lacustre porta insidie con sè.
3) Guarda il lato positivo, il piccolo A è tuo figlio, ma gli aggettivi possessivi lo sai bene non si addicono alle persone. Il piccolo A ha regalato piccoli, piccolissimi momenti di gioia a due persone che ne avevano bisogno. Tu hai perso solo un pezzetto di brioches...

venerdì 10 agosto 2012

Chi sei tu?

Ciao... Come hai fatto ad arrivare qui? Qui su Il tè delle mamme? Si, sono  curiosa. Vedo ogni giorno passare su queste pagine tante persone e mi chiedo ...chi saranno? Cosa penseranno? Che vita faranno? Uomini o solo donne? Mamme o no? Soddisfatte? Infelici? Irrequiete? Serene? In ricerca, in ascolto, in prova?
Come stai? Era quello che cercavi? Era quello che speravi? Era questa la vita che pensavi da bambina? Il lavoro? Ti piace? Ti trovi bene? Sei brava? I tuoi amici? Chi sono? Qualcuno è speciale vero? Lo so! Chi è che ti dà preoccupazioni? Chi è speri di evitare? Chi è che speri di incontrare ? Lo hai più rivisto? Che effetto ti ha fatto? Qual è il tuo posto del cuore? Il tuo colore preferito? Che musica ascolti? Cos'è che non sopporti? Dormi bene? Ti piace mangiare? Sei in dieta perenne? Che gusti prendi di gelato? La tua casa, ti piace? Tuo padre? Tua madre? I tuoi fratelli? Queste lo so sono domande impegnative. Ti piace la mattina presto? O preferisci la sera? Ce l'hai un segreto? Ridi? Piangi? Hai paura? sei bella? Tacchi o scarpe comode? Jeans o gonna? Mare o montagna o entrambi? A colori o in bianco e nero ? Sicura o incerta? Appassionata o timorosa? Ti piace sciare? Gli scivoli d'acqua ? Camminare? Leggi? Che cosa? Quella ferita ? Si è chiusa? Chi ti ha lasciato? Lo hai perdonato?  Ti va un tè? Siediti qui con me...raccontami un po' chi sei...se vuoi....la mamma di A

giovedì 9 agosto 2012

Il mio regalo di compleanno

La mamma di A tra qualche giorno compirà 37 anni. Quando si guarda allo specchio non vede però una giovane donna di 37 anni. Le donne di trentasette anni nel suo immaginario sono più "signore", più composte, più seriose e diciamolo pure, più vecchie. Il primo scontro con la realtà la mamma di A lo ha avuto non tanti anni fa, quando era ancora single ma nell'età in cui ci si aspetta che una donna sia fidanzata o meglio sposata. In quel periodo faceva corsi di formazione a ragazzi tra i quindici e i diciotto anni. Mentre stava firmando il registro delle presenze, le capitò di sentire quello che due studentesse si stavano dicendo a bassa voce: " Ma te la immagini la prof in discoteca ?" e poi giù a ridere come due matte. Erano anni quelli di vita sociale abbastanza intensa e la discoteca, non spesso, ma faceva parte di alcuni momenti di svago della mamma di A. Ecco, quel giorno, fu chiaro che la percezione che la mamma di A aveva di se stessa non coincideva più con la realtà. E così rimane ancora oggi anche se il fatto che ci si rivolga a lei con il "lei" o la si indichi dicendo "Fai passare la signora", la riporta con i  piedi per terra.
Tutta questa premessa per dire che, per il suo compleanno, la mamma di A desiderava tantissimo andare sugli scivoli d'acqua. Il papà di A, da economista, inizialmente non comprendeva l'utilità di un regalo del genere, e insisteva per regalarle qualcosa di "materiale". No, la mamma di A aveva voglia di scivolare e di schiantarsi dentro una piscina, di rotolare con le ciambelle per le rapide, di scomparire dentro un tunnel buio a cavallo di un gonfiabile e riapparire sempre schiantandosi dentro l'acqua. La mamma di A per il compleanno voleva una giornata intera con la sua dolce metà passata a giocare , a fare le code per dei giochi che durano trenta secondi, a prendere il sole, a mangiare schifezze, a saltare tra le onde artificiali ecc ecc. Accontentata! Certo un pò strano, si sentiva mancare un pezzettino. Strano dover badare solo a stessa per così tante ore. All'inizio il pensiero tornava sempre là. Ma sapeva che una giornata così, non poteva che far bene a tutti. Al piccolo A che si è fatto straviziare da nonna e zia (facciamo finta che io non mi sia accorta di niente). Al papà di A e alla mamma che sono ritornati per qualche ora come due fidanzati spensierati. Alla mamma di A, per ricordarsi che non è solo mamma, perchè predica bene e razzola male. E poi sempre alla mamma di A che, quando è tornata a casa, oltre a trovarsi cucciolino lavato e profumato, si è ritrovata sul letto tutta la biancheria stirata dalla zia A e la cena  pronta grazie alla nonna G. La mamma di A lo sa già, ma in certi momenti ancora di più, è prorprio una RAGAZZA fortunata.

mercoledì 8 agosto 2012

Quando un padre se ne va

Oggi ho visto uno sguardo perso. Oggi ho visto occhi languidi e tristi. Oggi ho visto lo sguardo di un uomo diventare bambino silenzioso. Oggi ho visto spalle curve e mani spaesate lasciate verso terra. Lui era il figlio ribelle, che non aveva voluto seguire la strada segnata, che voleva cambiare il sistema e le sue regole.  Lui ribelle, forse lo ha amato più di tutti e ribellarsi era come strappare il cordone. Un colpo  secco fa meno male di tanti piccoli tentativi incerti.

Oggi ho visto un uomo soffrire con dignità anche se avrebbe voluto piangere a dirotto. Oggi ho visto un uomo prendersi cura di sua madre, una vera e commovente inversione di ruoli. Oggi ho visto un uomo circondato dai suoi amici, riuscire a sorridere a ciò che lo circondava.

Oggi ho visto una donna che ha perso la metà di sè all'improvviso. Oggi ho visto una donna alta e fiera sorretta dai suoi figli. Oggi ho visto la fine di un amore terreno, che deve essere stato un grande amore. Nonostante la situazione è una cosa molto romantica.

La mamma di A ha osservato questa commedia umana muoversi davanti a lei. A volte standoci dentro, a volte guardandola da fuori. Ha pensato che in certi momenti la vita è uno squarcio. Come un pugnale che taglia un telo da parte a parte cosi che ciò che sta dietro è svelato. La mamma di A ha pensato che perdere il proprio padre fa male anche se si è grandi, anche se si è uomini da un pezzo. Non avere più su questa terra chi ti è stato davanti fin dalla nascita è come perdere la strada in una città sconosciuta durante la notte. La mamma di A pensa che questo le fa paura. La mamma di aA è rimasta malinconica tutto il giorno fino a quando il piccolo A non si è messo gli occhiali da sole per ballare lo stacchetto delle veline. Ma cosa gli sarà venuto in mente? Forse avrá voluto farla ridere un po'.

domenica 5 agosto 2012

In bilico..diventando grandi

Lui cresce, non solamente in staura e peso, lui cresce come cucciolo di uomo. Lui ogni giorno mi fa scoprire parti di sè che con conoscevo. Lui sta personalizzando il suo modo di essere bambino e tutti i suoi moti di spontaneità mi commuovono come madre ma anche come persona. I suoi 19 mesi hanno tanto in comune con gli altri bimbi di 19 mesi...basterebbe guardare le tabelle di crescita o qualche manuale di pediatria per vedere catalogate le caratteristiche dei bimbi di questa età.  Ma i suoi 19 mesi sono soprattutto i suoi, del piccolo A, che guarda e osserva la realtà dal suo particolarissimo punto di vista. Ecco, il suo punto di vista a volte mi fa sentire in bilico, mi fa paura, mi fa sentire spaesata. Mi fa venire le vertigini. Io ho visto questo punto di vista, cosi innocente e così sconvolgente, da quando lui, piccolo cucciolotto, ha cominciato a chiamarmi "mami". Mami, non mamma. Mi chiama con un vezzeggiativo. Io per lui sono la sua mami... A volte pronunciato dolcemente, come quando si sveglia la mattina e il primo suo pensiero sono io. A volte pronunciato nel bel mezzo di un sorriso, quando mi abbraccia e mi dà un bacio. A volte supplichevole e insistente quando subito vuole un biscotto o la nutella. A volte eccittato quando vuole mostrarmi qualcosa, chiamarmi a giocare, portarmi da qualche parte. A volte un mami che sa di nanna per essere sicuro che io sia lì vicina a lui, nel buio della stanza. Altre volte un mami in mezzo al pianto disperato per una caduta o un capriccio. Con me si sente sicuro, con me si sente protetto, con me si può addormentare e lasciarsi andare, con me può esplorare l'acqua del mare, con me può fare le corse giù per le discese, con me può avvicinarsi ai piccoli uccellini che vogliono la brioches al mattino, con me può avventurarsi sulle scale, sa che lo prenderò se dovesse cadere. La conosco questa sensazione di sentirsi bene e tranquilli e sereni per la semplice presenza di qualcuno.  E' la stessa che provavo io quando facevo i compiti e sapevo che di là, in salotto, mia mamma stava stirando. I ruoli ora sono invertiti. Io sono per il piccolo A ciò che mia madre è per me. Non è vertigine questa? sentirsi in bilico tra la gioia più grande e il senso di resposabilità più grande? tra la leggerezza e i piedi ben piantati per terra?
"Perchè tutto l'amore che prendi
un giorno lo ridai
quel giorno si diventa grandi
o grandi non si è mai "
recita una canzone del mio cantante preferito. Piccolo A, hai fatto diventare grande la tua mamma. Grazie!


giovedì 2 agosto 2012

Le scarpe dei coccodrilli pennuti

In ogni famiglia ci sono degli aneddoti che diventano patrimonio culturale di quella famiglia. Tornato ogni tanto protagonisti nei pranzi o nelle feste comandate, quando ci si ritrova tutti insieme, intorno ad un tavolo. Alcuni diventano quasi miti, leggende. Alcuni fanno sorridere, altri sono malinconici, altri hanno il sapore degli antenati e in bianco e nero ci ricordano i nostri avi e le loro vite. Nella famiglia del piccolo A, famoso è ormai il racconto dell'incontro tra il suo papà e il suo nonno, ovvero tra genero e suocero.
Era da un paio di anni che i suoi genitori stavano insieme, ma non avevano ancora coinvolto le rispettive famiglie. Ma visto che ormai la storia sembrava consolidata e un anello di fidanzamento stava per arrivare, la mamma di A decise che per andare in vacanza in Grecia, avendo bisogno di un passaggio in aeroporto, si poteva coinvolgere il nonno Lo. Sarebbe stato un viaggio breve, una situazione informale, poteva essere una buona occasione per fare conoscere gli uomini della sua vita. Non era la primissima volta che si vedevano, ma il ghiaccio non era ancora propriamente rotto, soprattutto perchè il nonno Lo non aveva ancora terminato l'operazione raggi X con la quale stava studiando il futuro genero. Il nonno Lo, essendo in vacanza, si presentò in abiti molto comodi che misero a proprio agio il futuro papà di A che, in fin dei conti, stava andando al mare e aveva voglia di leggerezza. La mamma di A si sedette sul sedile posteriore che era però anche la prima fila per godere dello spettacolo che sarebbe cominciato durante il breve viaggio. Anche se ignara di quale spettacolo si fosse trattato. Il nonno Lo è sempre stato un uomo brillante, simpatico, allegro e socievole. E' una persona che ti mette a tuo agio, con gli occhi grandi e buoni e un senso dell'umorismo spiccato, ereditato dalla sua famiglia di attori e teatranti. Il papa di A, a volte un po' timido di suo, nonostante il singolare suocero, si sentiva un po' in tensione. Sapeva bene, che dietro a quell'immagine paciosa, si nascondeva un padre che seriamente guardava al futuro di sua figlia. Discorrevano serenamente del più e del meno, e parlando di viaggi il nonno Lo disse "Ah, si è come quella mia vicina di casa  che quando partii per l'Africa mi chiese il favore di portarle a casa delle scarpe di coccodrillo...al mio rientro dovetti dirle che non le avevo trovate, tutti i coccodrilli in Africa erano in penùt (ndr dal dialetto bresciano che significa "a piedi nudi"). Sorrise tra sè la mamma di A che sapeva che suo padre spesso, invece di avvertire che stava per raccontare una barzelletta, la inseriva nel discorso, e solo alla battuta finale, l'interlocutore capiva lo scherzo; sorrideva tra sè la mamma di A perchè suo padre stava facendo il simpatico cercando di mettere a proprio agio io il futuro papà di A; sorrideva tra sè, la mamma di A, nel senitre il suo promesso ridere fragorosamente ma anche forzatamente a quella barzelletta che avrebbe congelato il sole della Death Valley; rossideva tra sè per quel gesto così tenero e accondiscendente nel cercare di piacere al suocero; sorrideva tra sè fino a che, il suo promesso, nel mezzo della risata grassa forzata disse "Ah, Ah, Ah, penut, i coccodrilli PENNUTI". La mamma di A smise di sorridere tra sè. Pensò..pennuti? oddio ha tradotto penut con pennuti. E oltre a farla morire la traduzione, la fece morire anche l'idea che il suo promesso stesse ridendo cosi forte per una storiella che, con quella traduzione, non aveva ne capo ne coda! La mamma di A, dopo un istante di pausa in cui fece tutti questi pensieri, non si trattenne più. Come un fiume in piena rideva e rideva sguaiatamente, le lacrime le solcavano il viso, doveva tenersi la pancia con le mani. Suo padre doveva aver avuto la stessa pausa di riflessione, perchè contagiato dalla figlia, ruppe qualsiasi barriera e cominciò anche lui a star male dalle risate. " Papà di A, penut significa a piedi nudi non pennuto", riuscì a dire lei tra tutto quel rumore . Così che anche il papà di A cominciò a ridere, ma questa volta sul serio e di gusto.
Dal quel giorno quei due si piacquero davvero per la simpatia e la genuità che riconobbero l'uno nell'altra. Quei due sono il nonno Lo e il papà di A. Il primo, il giorno in cui ha ricevuto la  notizia che la mamma di A si sarebbe sposata, si è sentito un po' triste, perchè il tempo ha corso troppo velocemente per lui...ma questo è tutto un altro capitolo. Il secondo adesso, vivendo nella famiglia della mamma di A, ha fatto un corso intensivo di dialetto, riuscendo a volte, a stupire tutti, con frasi intere di senso compiutò con un idioma (quasi) impeccabile. Sogni d'oro amore mio, questa storia, dei coccodrilli pennuti, sarà una delle storie della tua vita. La tua mamma.