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lunedì 31 dicembre 2012

"...penso ci sia sempre qualcosa che ci salva"

C'è una difficoltà nel rendersi conto che il nostro comportamento è molto complesso, che il cervello è fatto di tante componenti. E c'è una difficoltà nel vedere in ogni catastrofe la possibilità di un rovesciamento. Forse io sono una innata ottimista ma penso che ci sia sempre qualcosa che ci salva.
-- Rita Levi Montalcini 



La mamma di A stava pensando che questo anno è stato un anno faticoso. Non come  mamma però.  È stato un anno avventuroso, sorprendente, coinvolgente. Essere spettatrice di una vita che cresce, cambia si trasforma ogni giorno è stata una grazia. Il piccolo A è un conquistattore. Del mondo e del cuore della sua mamma. Che dopo due anni ancora si meraviglia di essere mamma. Chissà se si abituerà mai all'idea. 
La vita di A e della sua famiglia è potuta continuare bene, godendosi la quotidianità, con i suoi alti e bassi, le sue abitudini certe, il calore delle cose familiari.
Ma non sono ciechi e insensibili. Sentono ciò che sta intorno, che sta cambiando per sempre. E questo fa un po' paura. Mette ansia, irrequietezza, sempre più domande e sempre meno risposte.
E poi, per caso, una frase ha bussato alla porta della mamma di A. E questa frase ha sentito che le apparteneva. È la frase scritta qui sopra. Arrivata al momento giusto. Il giorno che chiude l'anno. Pensata e scritta da una fonte autorevole, da una donna di sostanza, di scienza, e di cuore.
A tutti voi, che leggete le nostre avventure, le avventure di una mamma e del suo cucciolo, auguriamo un mondo visto con questi occhi. Gli occhi della speranza. Perchè una mamma la speranza ce l'ha dentro, a volte un faro grande, a volte un fuoco caldo, a volte è un lumicino....ma lei c' è. Buon anno.
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/vita/frase-140314?f=a:1840>

mercoledì 26 dicembre 2012

Il Natale della famiglia del piccolo A

Alla fine ce l'ha fatta. La nonna G che da qualche anno parlava di passare Natale in montagna. Caparbia, come lei sa essere, a settembre si è messa in ricerca, e con la mamma di A ha trovato ciò che desiderava. Grande al punto giusto per poterci stare tutti, con un bel panorama sul ghiacciaio, di pietra e legno che sa di montagna. Questa è la casa che ha accolto la famiglia della mamma di A in questo Natale: la nonna G attorniata dai suoi figli, generi e nipotini. Ha portato anche gli addobbi natalizi,  perchè il contesto ha il suo valore, ha organizzato la spesa, vettovaglie varie, e persino il presepe da allestire sul davanzale. Certo, il presepe. Il paesino di montagna ne è ricco, è una tradizione.  Illuminano le viette, i vicoli, i volti, gli anfratti. Non poteva mancare il presepe della nonna G. E cosa hanno fatto la mamma di A e la sua famiglia il giorno di Natale?Niente di particolare. Sono stati insieme, in mezzo alla loro confusione, al loro allegro vociare, alle risate dei bambini, ai giochi e agli scherzi dei grandi. E per smaltire il lauto pranzo, hanno passeggiato tra le viuzze del paesino, che sembra anche lui un presepe e hanno riso per l'ingenuità del piccolo A che di fronte alle statue di Gesù, Giuseppe e Maria ha esultato "Papà, mamma , A!". E poi la piccola Glo, convinta che alcune porticine siano gli ingressi delle case dei puffi. " Dei puffi??" " Si zia, guarda, siamo nel paese dove abitano i puffi e se ne incontro uno lo prendo in braccio".  " Ah! Certo". Lo zio Ma e il papà di A che cominciano con le palle di neve. Gli altri che rispondono. E la nonna G passeggia tra di loro, felice di ciò che la circonda, ma soprattutto grata. 
Ga ora è qui con la mamma di A che legge e commenta ciò che la mamma di  A sta scrivendo. Ha l'alito che sa di biscotti, gli occhini blù che leggono avidi..."Ga cosa scrivo ora? Aiutami" " Il sorriso le illumina il viso e l'apparecchio la rende ancora più simpatica. " Ma è difficile!" " Lo so....ma cosa ti è piaciuto di questo Natale? " " È stato divertente e mi è piaciuto tanto fare gli addobbi"
È ora di andare a nanna....Buona notte dalla mamma di A e da Ga, nipotina specialissima.

lunedì 24 dicembre 2012

La colazione con lui...

Hanno passato anni sentendosi quasi parte della stessa famiglia. Hanno condiviso risate, pianti, amori infranti, vacanze pazze, serate spensierone. Insieme hanno studiato, parlato di tutto, con attenzione ascoltandosi davvero. Hanno anche litigato, si sono arrabbiati, allontanati, sgridati a vicenda. Un tempo si sono anche un po' amati, ma non se lo ricordano più. Anzi sembra surreale come ricordo. Ma ciò che li unisce è forse nato là. Si vogliono bene, questo è sicuro. Un bene chiaro, trasparente, costante...e anche se le vite hanno preso strade e scelte diverse. Ma è la sensazione di sapere che nel mondo c'è qualcuno che ti vuole bene, cosi come sei, con tutte le tue sgangherate sfaccettature, perchè ti ha visto in tutti i tuoi modi possibili, e nonostante questo sei nel suo cuore. Hanno fatto colazione insieme, si sono scambiati i regali. Lo stesso regalo. Perchè sanno che riceve un libro, scelto apposta per te è un dono prezioso, una carezza dolce. Hanno parlato, perchè era un po' che non si vedevano...ed è stato semplicemente bello come sempre. Poi si sono salutati, abbracciati e augurati un Buon Natale. La mamma di A è salita in macchina con il sorriso di chi sa di aver  ricevuto uno dei regali più preziosi che si possano desiderare. Un amico.  Vero.

domenica 23 dicembre 2012

E per fortuna che a Natale si è tutti più buoni.

Serata pre natalizia. Cena tra amici. Alcuni più vicini di altri.  La mamma e il papà di A hanno lasciato A dalla nonna G. Sono rilassati, sereni e leggeri. Si parla del più e del meno. Si mangiano cose buone. C' è un grande albero di Natale, la luce è calda.

"Mamma di A di cosa ti stai occupando ora oltre al tuo studio?"
" Ho appena accettato un incarico per la programmazione di percorsi di studio alternativi per quei ragazzi che hanno una certificazione  di disabilità cognitiva." La mamma di A ha voglia di parlare di questo suo nuovo impegno, vorrebbe raccontare di come è stata accolta dai ragazzi, di come, già dai primi colloqui, ha notato differenze nell'impegno e soprattutto nella motivazione. Di come alcuni ragazzi, abituati all'insuccesso, credono di non saper fare niente e che scoprono, con il sorriso negli occhi, che basta una strada diversa per raggiungere gli stessi obiettivi dei compagni di classe. Vorrebbe condividere le emozioni provate stando con loro, ascoltando le loro storie. La sfida di ridare fiducia e di scoprire  talenti, sotterrati sotto quintali di pregiudizi, sotto una scuola italiana che ha poche risorse per valorizzare il singolo, sotto tutte le volte che si sono sentiti meno degli altri.

Ma no, la mamma di A non fa in tempo.  Lapidaria, giunge la sentenza che asserisce, senza il minimo dubbio, che dare sostegno a queste persone significa creare uno stato assistenzialista, che non crea meritocrazia, che chi ha capacità deve andare avanti e gli altri non devono più andare a scuola "come diceva il mio prof del ginnasio che chi non ce la fa si arrangia".
La mamma di A sente un pugno nello stomaco. Risponde, diplomaticamente calma..." Guarda, non faccio questo lavoro in un liceo....forse non conosci la realtà di cui ti sto parlando. Se questi ragazzi non imparano un lavoro, una professione,  che ne sarà di loro? Si tratta solo di dargli gli  strumenti giusti, non si fa assistenzialismo"

Ma niente....si continuano a blaterare cose come prima, in modo anche infervorato. La mamma di A ha davanti due vie.
La prima...ascoltare il suo pugno nello stomaco che le dice di rivolgere quel pugno sul tavolo,con forza dicendo quanto siano disumane, insensibili, antidemocratiche, stupide e miopi le frasi che sta ascoltando.. Aggiungendo, sempre con il pugno sul tavolo, quanto sia facile parlare cosi, quando si è nati con il fondoschiena nel burro, con tutte le possibilità di studiare fare e brigare senza alcun pensiero. Che se avessero un fratello, un  figlio o un amico con disabilità non parlerebbero nello stesso modo. Che Sparta è tramontata, fortunatamente! Che anche se sono laureati non capiscono un tubo e che quindi sono loro la dimostrazione vivente che non c' è meritocrazia se una laurea in Italia significa essere cosi ignoranti...insomma , la mammma di A, per un secondo, stava cadendo nel baratro della " rissa". 

La mamma di A ha imboccato la seconda via. Qualcosa  l' ha tenuta  per la maglietta e le ha fatto mordere la lingua. Non ha accettato la guerra, ha preferito lasciar stare. Ora si sta chiedendo se non abbia rinunciato a qualcosa di importante, se non sarebbe stato meglio provare a spiegare ancora, provare a far vedere un altro punto di vista. Ci saranno altre occasioni per riprendere l'argomento. Le è però rimasto l'amaro in bocca e un po' di rabbia nello stomaco. E per fortuna che a Natale si è tutti un po' più buoni. Per fortuna.

venerdì 21 dicembre 2012

Hanno bisogno del padre

Alla mamma di A, in certi momenti,  sembra di essere in una pagine del libro "Cuore", nella classe del maestro Perboni. Sembrano ragazzi usciti da un romanzo, con il viso rosso di chi viene dalle valli, la parlata intrisa di dialetto, l'esuberanza che si trasforma in imbarazzo se gli parli guardandoli negli occhi. Hanno fame d'azione, faticano a stare seduti per più di dieci minuti, sono fisici e si strattonano e spingono per gioco, come nei documentari sull'Africa con gli animali che si sfidano a chi ê il più forte. Sembrano duri e forti ma hanno paura di non riuscire, di valere poco, di non essere abbastanza. Vogliono essere guardati, si mettendo in mostra. A volte sono insopportabili, a volte con un sorriso ti spiazzano, a volte sembra che non ti stiano ascoltando e poi invece hanno sentito benissimo. Le emozioni li dominano, gli impulsi forti, l'irrequietezza e l'energia sembrano ininterrotte. La mamma di A sa di essere nel posto giusto, sa che questi sono i suoi luoghi, la vita  l'ha riportata  dove c' è il suo "cuore". Gli adolescenti le piacciono, la divertano, la stimolano, la sfidano, la conquistano. Ma oggi, mentre li osservava ha pensato come un'intuizione, che loro, adesso, hanno bisogno del padre. Del padre più che mai. Perchè una mamma protegge, coccola, nutre. Il padre è l'incontro con il mondo,  è il limite che contiene, è il letto del fiume che argina la piena, è il bastone sul quale la pianta cresce dritta. Un padre incoraggia, fa sentire capace. Un padre è la forza generatrice, è il contro ruolo che specchia le capacità e le difficoltà.Un padre fa provare senza abbassare gli ostacoli, un padre è l'incontro con il reale e con i limiti. Lo so che ci sono papà che leggono il Tè, e lo so che fare il padre dipende anche da noi. Da noi mamme, fare un passo indietro quando è il momento, uscire dal nostro delirio di onnipotenza.....a ciascuno il suo ruolo!

lunedì 17 dicembre 2012

Venerdì 17 dicembre 2010

Lei, la vita, sorprende. Certo, la mamma di A crede che ciascuno sia artefice del proprio destino. Crede nelle capacità e potenzialità di ognuno, nella possibilità di essere protagonisti della propria vita. Non comparse che giocano il copione scritto da qualcun altro. Però lei ti sorprende, cambia le carte, rimette tutto in discussione, scombussola piani, rivoluziona progetti, fa cadere certezze. Lei, la vita ti sorprende un pomeriggio, mentre sei sul divano, e guardi la neve che cade, e hai maturato pazienza nell'attesa, perchè sono due mesi che sei sul divano in attesa. In attesa che i tempi siano maturi, che il tuo cucciolo sia pronto, che le cose vadano bene. E quando ormai ti senti serena, perchè tutto prosegue bene, senza più montagne russe, nella tranquillità di un pomeriggio pre natalizio, lei arriva e stravolge tutto. Lei, la vita ha fatto cosi. Punto. La mamma di A si è alzata dal divano per prepararsi una cioccolata calda e il piccolo A ha deciso che era giunto il momento di venire al mondo. Un mese prima. Si la vita è cosi, non chiede il permesso. Lei fa. Chiede coraggio, pretende fiducia. Buon compleanno piccolo A, mistero vivente, gioia infinita. Coraggio della tua mamma,  fiducia della sua vita.  Buon compleanno. Con tutto il mio cuore. Ti voglio bene, un bene che non si può scrivere.... Buon compleanno piccolo grande A. 

lunedì 10 dicembre 2012

" Benvenuta" mamma di A!

Ha fatto degli incubi pazzeschi.
Si è girata e rigirata nel letto.
Alle 6:30 il piccolo A l'ha chiamata, lei si è alzata nella casa buia e lo ha portato nel lettone.
Hanno fatto le coccole con il rumore del ciucio fluo risucchiato nella bocca del piccolo A come un lumincino nella nebbia.
Il suo braccio intorno al collo della mamma.
Il suo respiro sul naso della mamma.
La sua fronte appoggiata alla fronte della mamma.
Con un calore cosi si può affrontare tutto.
Poi la sveglia del papà di A ha sancito l'ora di alzarsi.
Ma questa mattina è una mattina nuova.
La mamma di A ha accettato un nuovo incarico in una scuola e questo vuol dire riprendere i ritmi pre gravidanza. Vuol dire un nuovo passo nel loro rapporto. Vuol dire crescere. Separarsi. 
La mamma di A lo sa che separazione non è solo perdita ma soprattutto incontro e scoperta del nuovo.
Si lo sa. Però dovrà abituarsi. 
" Il papà ti porta dalla nonna ma più tardi la mamma arriva ok? Questa mattina devo lavorare." "Ok!". Le dà un bacio e con il sorriso va in braccio al suo papi.
Grazie amore che mi aiuti e rendi tutto più semplice.

La mamma di A in passato ha già lavorato in questo istituto. L'ambiente è familiare, i ricordi la fanno sorridere, la dirigenza si è ricordata di lei e questo è stato molto piacevole.

Le persone però no. Sono cambiate. 
La mamma di A è tendenzialmente una persona socievole, aperta e ben disposta.
Arriva un po' in anticipo e in sala insegnanti c' è una nuova collega.
La stanza è grande e al centro c' è un immenso tavolo riunioni. Ci saranno circa dodici posti a sedere. "Piacere, sono la mamma di A.." tende la mano con il sorriso.
E si siede di fronte alla collega.
" Ah! Si piacere mi hanno detto che la psicologa sarebbe arrivata oggi"
"Guarda ti dico subito che non c' è scritto da nessuna parte, ma questo è il mio posto, dove sei tu è il posto di tizio e li di caio" " Meglio se ti siedi da un'altra parte"
"??????????????????????????????" questo è quello che è comparso nella testa della mamma di A contemporaneamente a questi pensieri
1) Caloroso come benvenuto. Benvenuta mamma di A, ecco perchè avevi gli incubi sta notte.
2) Uau che elasticità mentale. Sono curiosa di vedere cosa pretendono poi dai ragazzi.
3) E poi...non lamentiamoci che i nostri politici e dirigenti non vogliono mollare le loro poltrone. Qui non si può neppure cedere la "propria" sedia per cinque minuti.
4) Ma  non ci sono altri nove posti attorno a questo immenso tavolo ovale?Cosa cambia? Non devo mica montare una roulotte. Volevo solo presentarmi.

La mamma di A mantiene il sorriso anche se i suoi occhi non riescono a nascondere lo stupore per un'affermazione cosi miope. 
Suona la campanella ed è il momento di entrare in aula e conoscere i ragazzi. La mamma di A scopre che ha proprio voglia di stare con loro. Per qualche giorno osserverà, si ambienterà.  L'insegnante di italiano li sa coinvolgere e la mamma di A rimane stupita dell'attenzione  che questi giovanotti riescono a mantenere per due ore. Poi arriva la collega, quella del " benvenuta mamma di A tra noi". Lei  adotta una stile più frendly e la classe si trasforma in un allegra confusione. Forse un po' troppo.
È proprio vero che le persone si comportano in modo diverso in base alla relazione che li unisce. E la mamma di A, in questo momento, è una posizione privilegiata di osservazione.
Finisce l'ora, tutti a casa.

" Solitamente è una classe più tranquilla. La TUA presenza li ha agitati"

"Benvenuta Mamma di A" .... Qualcosa mi dice che non le sto molto simpatica...o forse mi sbaglio....vedremo.

Buon nuovo lavoro mamma di A. In bocca al lupo.


sabato 8 dicembre 2012

Solo rabbia

Non è una fiction, non è un film, non è racconto. Questa è la mia vita. E quello che succede a me sta succedendo a un sacco di donne.
Sono arrabbiata. Sono arrabbiata. Sono arrabbiata.
E sia chiaro. Non ho paura! Sono solo stufa!stufa  Marcia.
Perchè se una domenica mattina, con la neve, con il piccolo A che gioca con le sue cuginette e io sono libera di andare a messa nel mio quartiere natio. Con la voglia di rincontrare i miei amici di infanzia, quelli che dopo messa si sta a parlare sul sagrato e arrivi in ritardo all'all'appuntamemto con il coniglio arrosto...ecco no. Io esco dalla chiesa perchè lui è li, in ultima fila. E lo stomaco mi si ribalta dalla rabbia.  È la mancanza di libertà, di andare a messa quando voglio nella chiesa che amo. È la mancanza di spensieratezza nel percorrere le strade perchè ormai evito quelle dove so che potrei incrociarlo. È la mancanza di libertà nel scegliere il supermercato se qualcuno mi ha segnalato di averlo incontrato proprio nel mio.  La non libertà di non mettere la macchina in garage perchè non voglio più trovarmi biglietti sul parabrezza. Un sottile pensiero costante rivolto sempre alle persone a cui vuoi più bene e che sono entrate in questa storia senza senso.Non pensiate sia poco. Soprattutto se sei madre!
Perchè denunciare è fondamentale e io l'ho fatto. Ma nessuno, nessun carabiniere può ridarti la libertà interiore. Soprattutto se sei madre. E nessuno può sradicare in quella testa le sue idee malate su di me e la mia famiglia. Le sue convinzioni di possesso.
Non un ex, non è un amico, non è un paziente. È uno qualsiasi, della strada, un "vicino" di casa, una nullità, un deleritto....probabilmente un malato psichiatrico non riconosciuto o che non vogliono riconoscere. Con un passato di droga, malavita e degrado. E io, sono entrata nel suo mondo allucinatorio. Lettere d'amore, fiori, ronde sotto casa, minacce a me, a mia madre a mio fratello nei suoi momenti di frustrazione.
Questo è quello che può generare la cultura del "poverino", questo è ciò che di mostruoso può generare una cultura della scusa perpetua e della difesa ad ogni costo dei propri figli. Senza mai fargli affrontare gli errori, le difficoltà e le responsabilità. Questo è ciò che di abominevole può generare una famiglia quando non fa crescere un suo figlio e lo trasforma in un uomo infantile. Negare la realtà....porta solo illusioni. E in questo caso le illusioni di quest'uomo hanno pescato me e i miei cari.

Non c'è compassione nel mio cuore.

Solo rabbia.
Scusate lo sfogo, se oggi non è proprio un Tè delle mamme.

mercoledì 5 dicembre 2012

In un giorno tutto questo

La mamma di A sta aspettando la neve....si qui in città. Per la neve ha un amore profondo, irrazionale,    chiaro. Non le importa se in macchina deve andare con prudenza, se tutto si rallenta. La mamma di A ama la neve. Questa è una certezza. E il piccolo A è nato in una notte bianca. Certi segni non si possono ignorare.

La mamma di A in questi giorni sta giocando a fare Santa Lucia. Le piace troppo vedere i volti di A di GA e Glo che si trasformano al suono del campanellino. Quando trovano le caramelle sulle scale o sulla macchina. Quando le raccontano gli episodi accaduti ai loro compagni di scuola che Santa Lucia l'hanno vista in camera o da qualche altra parte e la mamma di A sa che gli hanno raccontato un sacco di frottole. Ma se li immagina li che confabulano sulle loro avventure con Santa Lucia, in corridoio, durante la ricreazione. Tutti che vogliono parlare e che spalancano gli occhi. 

La mamma di A in questi giorni sta scoprendo un piccolo A sempre più bambino. Benvenuta nel mondo dei capricci e dei pianti dopo un tuo no, cara mamma di A.  Era un mondo ancora sconosciuto per lei. Per ora  la cosa la fa ancora sorridere. Vedere il piccolo A che si impunta e dice la sua ha un che di straordinario. Ma siamo solo all'inizio. 

La mamma di A è tornata al nido dove è venuto al mondo il piccolo A. È andata a trovare una sua amica, che è diventata mamma per la seconda volta.  Ormai ha la lacrima facile quando torna qui. Perchè qui anche lei è venuta al mondo una seconda volta. È nata come madre. Chissà se le toccherà in dono rinascere una terza volta..

La mamma di A mentre stava entrando nel grande ospedale della sua città, ripercorrendo la stessa strada di quella notte. Con il pancione e il piccolo  A pronto ad uscire..le emozioni dolci si sono mischiate al pensiero che al sesto piano nascono vite e e qualche metro più in là  la vita si spegne.
E come un presentimento ha saputo, dopo poche ore, che lei si è spenta. Una ragazza che conosceva appena. Ma che si chiamava come lei e non erano parenti. La mamma di A sapeva che si era ammalata tanto tempo fa, le avevano raccontato che aveva dimostrato un coraggio e un amore per la vita fuori dal comune. La mamma di A pensava che fosse tutto superato. La sua foto di facebook la ritrae sposa solo qualche mese fa. Bella, bellissima. La mamma di A la guarda in silenzio. Non ci sono parole.


Un solo giorno può raccogliere tutto questo. La banalità, la semplicità, lo stupore, il gioco, l'attesa, i desideri, la paura, i ricordi, la vita, la morte.

La mamma di A continua a rimanere in silenzio.


giovedì 29 novembre 2012

"Sei bellissima Santa Lucia"

" Sei bellissima" ha urlato Glo, la nipotina più piccola della mamma di A, mentre si catapultava sul divano tra le braccia della nonna G. Questo complimento, che è arrivato  alla mamma di A, in realtà non era indirizzato a lei, ma a S.Lucia, la Santa che la notte del 12 dicembre porta doni ai bambini. La mamma di A stava recitando la parte di S. Lucia, nascosta dietro la porta, suonando il campanellino. E il piccolo A, concitato, anche lui tra le braccia della nonna, entusiasta cantava "  Nonna din don, nonna Din don". Perchè questo è tradizione dalle nostre parti, dove non esiste Babbo Natale ma Santa Lucia. Che con un carretto trainato dal suo asinello si aggira tra le case per vedere se i bambini fanno i buoni. Se non lo sono, riceveranno solo carbone. Santa Lucia essendo una Santa è buona, ma se la guardi o la spii lei ti butta la cenere negli occhi, e questo mischia le emozioni di quella paura e di quella trepidazione, che nelle sere di inverno, ti fanno lanciare tra le braccia dei tuoi genitori. Per sentirti protetto mentre fai parte di una magia. La magia di Santa Lucia. Lei si annuncia suonando un campanellino, che ti fa sobbalzare, andare il cuore a mille e contemporaneamente ti fa sentire un bambino felice. 
Dopo poco ricompare la mamma di A che trova ancora il terzetto accoccolato sul divano. La nonna G ha una espressione divertita. La mamma di A continua a recitare. " Ho visto il velo bianco di S. Lucia, li dietro la porta....Ma è passata di qui?"" Per fortuna che non l'ho incrociata, altrimenti che paura". Glo ha gli occhi sgranati ed è attraversata da un"emozione che la fa saltare sul divano "Siiii zia, le ho detto che è bellissima e ha visto che io e A siamo bravi!!"
Piccola Glo, occhioni azzurri dietro i tuoi occhialini rosa,  sapessi quanto ti capisco e quanto farei inversione di ruolo per provare quello che senti tu  in questo momento.
La cosa bella è che la mamma di A ha una memoria di ferro, soprattutto quella emozionale. Si ricorda le emozioni. E quelle del periodo di Santa Lucia, sono li, proprio nella pancia. La fatica ad addormentarsi per l'agitazione, nel lettone in mezzo ai suoi fratelli. Svegliarsi con il buio e con il freddo, arrotolata nel plaid, in braccio allo zio Ma. Percorrere il corridoio con gli occhi chiusi, che non si sa mai, che Santa Lucia sia ancora in casa.... E poi spalancarli trovando il salotto trasformato dai giochi, dai vassoi di dolci e dalle sorprese che nella letterina la mamma di A non aveva nemmeno chiesto.
Cosa rimane di tutto questo nel cuore di un adulto? La mamma di A pensa che rimanga la sensazione che la vita sia magica, inspiegabile e miracolosa. La sensazione che credere in qualcosa aiuti a sentirsi vivi, in tensione verso ciò che è nuovo, migliore. La sensazione di essersi sentiti amati, visti, riconosciuti. Grazie Santa Lucia. Che bei doni mi hai lasciato e questi sono per sempre. Qui, nella mia pancia.

martedì 20 novembre 2012

"Sconcertata....cioè molto lontana da ciò che si prova in un bel concerto "

"Sconcertata". La mamma di A si siede in macchina, infila la chiave ma rimane un attimo a guaradare nel vuoto. E le sgorga questa parola. "Sconcertata"
Riavvolgiamo il nastro.
Dopo una mattinata con il piccolo A che...è un bambino affettuoso, abbraccia la sua mamma, si mette guancia contro guancia e le sorride. Le salta addosso sul divano e vuole sentirla vicina mentre guardano Peppa pig. Chiude gli armadi se la mamma li lascia aperti, le da il suo adorato ciucio con slancio...oggi addirittura le passava i piatti che la mamma stava mettendo al posto svuotando la lavastoviglie. Le dice quasi sempre grazie, appoggia il biberon sul tavolo quando ha finito il latte, prende la spugna e pulisce il bagno insieme a lei. Rimette il phon nel cassetto dopo che ci ha giocato...ride e sorride e quando si arrabbia basta un bacio e un grattino per farlo tornare gioioso.    Vuole parlare, vuole correre, vuole vedere, vuole guardare, vuole scoprire, vuole saltare, cantare ... Siamo all'inizio, la mamma di A sa che poi arriveranno anche i momenti più difficili, quelli dei no decisi, dei capricci ecc. Però un bambino ti ricorda quanto è bella l'umanità e quante cose, in poco tempo, può imparare in termini di parole, emozioni, atteggiamenti, pensieri e relazioni. 
Nel pomeriggio la mamma di A lascia il suo piccolo alla nonna e va a lavorare. Prosegue il suo impegno nella formazione ma oggi è presso l'ente per cui ha lavorato tanti anni e che non ci ha pensato due volte a darle il ben servito quando era in dolce attesa. Ci sono comunque tante persone a cui è affezionata e che rivede sempre volentieri. Poi entra in aula, il silenzio è tombale...ma via si parte. O meglio, si doveva partire. La mamma di A non riesce a coinvolgere, lancia stimoli che vengono ingoiati dal silenzio, fa domande che vengono solo accennate. Non tutti i gruppi sono uguali. Questo è bello tosto, resistente e con motivazione uguale a meno dieci. Che fatica. La mamma di A si interroga, forse anche lei è diversa dal solito, forse essere qui non è quello che vorrebbe...mah! in realtà non le sembra. Lei parla di comunicazione, di messaggi, di relazioni, di circoli viziosi e di circoli virtuosi, dell'impossibilità di non comunicare....E dai e dai qualcosa le torna indietro..Arriviamo alle conclusioni. " Secondo me alla fine se uno non ti capisce, niente di meglio di due papine sul muso"...oppure " Anche io se sul lavoro avessi una posizione di potere farei fare agli altri quello che voglio, che senso ha avere potere se non ne approfitti per te stesso?" oppure " Tanto non si può dire di no a niente, a meno che il capo non sia un tuo amico allora puoi fargli dei favori in cambio di favori"
No, ma dico! MA COSA STATE DICENDO? E il resto dell'aula? Silente, accondiscendente o indifferente! La mamma di A cerca ancora di stimolare un confronto, una discussione. Niente, queste belle riflessioni,lapidarie, concludono il pomeriggio formativo. Lo so che bisogna seminare, ma questi non sono proprio giovani di primo pelo. Sono già adulti. Duri, disillusi e sostenitori della violenze e della sopraffazione. Vi sembro esagerata? Se avessi potuto fare una fotografia di quel momento secondo me sarebbe uscita tutta grigia. E la mamma di A rossa di incedulità, con la testa pesante e la pancia confusa.
Poi torna a casa, e mentre sale le scale sente la voce entusiasta di A che la chiama. "MAMMA" fa eco per tutto il condominio. Bentornata gioia, freschezza ed entusiasmo. Si abbracciano. "Vieni Mamma" e con la manina fa cenno di seguirlo. La fa sedere sul divano, le fa capire che deve togliersi la giacca e poi gliela prende e la ripone sulla poltrona. Piccolo A che accoglienza e come sei gentile e premuroso. Si siede vicino a lei ed è pronto per giocare.
Ma c'è un momento preciso nel quale un essere umano smette di essere un uomo o una donna aperto al nuovo, creativo gioioso empatico ? Quando un bambino si trasforma in un cubo ottuso e miope? Come possibile uno scempio cosi in un'opera d"arte meravigliosa come un cucciolo di essere umano?
Piccolo A spero, con tutto il cuore, e mi impegnerò con tutta me stessa affinchè tu possa continuare ad essere dentro di te, anche quando sarai grande, questo meraviglioso piccolo A.

domenica 18 novembre 2012

Sorpresa!

La mamma di A dopo aver dato il latte al piccolo A, coccole, cambio pannolino, gioco, rifatto i letti, preparato due torte, messo in ordine i bagni, sistemato la cucina... guarda l'orologio e scopre che sono solamente le nove del mattino. Il papà di A si è eclissato davanti all'I pad perchè deve scoprire i segreti delle vendite on line. Perchè? Non risponde è immerso nella navigazione. La mamma di A si lava, si veste e si presenta davanti al papà di A. "Io vado a far colazione, sto via un'oretta....tra poco A è pronto per il riposino e tu puoi continuare tranquillamente a navigare". "Ah... Ma io volevo...." La mamma di A dolcemente decisa saluta con un bacio..."Ci vediamo dopo". La nonna G commenterebbe che la mamma di A è una peperina  che assomiglia tutta alla famiglia del nonno Lo. Tendenzialmente non sarebbe proprio un commento positivo, ma la mamma di A lo vive invece con orgoglio. Perchè la filosofia, che geneticamente ci tramandano, della donna che deve sempre sacrificarsi in favore degli altri, la mamma di A non la può più sentire. E poi, come giá detto in passato , non si capisce perchè un uomo abbia il diritto di prendersi i suoi spazi, mentre se lo fa una donna è considerata una peperina. W il peperinaggio. Io lo pratico e qui diffondo il verbo a tutte le donne e a tutte le mamme che stanno sempre un passo indietro.
E poi, quando la mamma di A rincasa, dopo un bel cappuccio e brioches, si trova spettatrice di una scena che mai avrebbe pensato. Il papà di A e A stanno spolverando. Spolverando?.... Si, si ci vedo bene. " È una giornata pesante per te, hai fatto già tante cose questa mattina e oggi hai l'evento da Maison et Petits con Il Tè delle Mamme. Sarai un po' nervosa...ti aiutiamo un po'" Cosi, lui, che viene da Marte e che a volte getta la mamma di A nello sconforto per la caparbietà con cui sembra non capire come si viv su Venere, riesce a sorprenderla e a farla sorridere.
La giornata prosegue con pranzo dalla nonna G, che ribadisce che la mamma di A è una peperina (amen!) e con un bel pomeriggio tra bimbi, mamme, giochi, shopping, profumi, torte, chiacchiere, incontri, risate.
Rientrati a casa, mentre la mamma di A fa il bagnetto al piccolo A, parte  il rumore dell'aspirapolvere. Il piccolo A impazzisce di gioia visto che si sta parlando del suo gioco preferito. La mamma di A ha un punto di domanda in testa. "Che starà facendo adesso?".
Il papà di A, ha imbracciato il folletto, preso la scala, e sta aspirando la parte superiore degli armadi. Qualcuno lo fermi, ci ha preso gusto. " E sabato prossimo puliamo bene tutta la libreria" dice deciso.
Durerà? O sarà solo l'entusiasmo del momento? Meglio parlare piano che se no questa magia sparisce...

venerdì 16 novembre 2012

Quando le mamme si mettono insieme....guarda che succede!

La mamma di A ama i social network, ama facebook e naturalmente ama il  suo blog. Perchè? Perchè sono stati una finestra sul mondo quando, aspettando il piccolo A, doveva rimanere tutto il giorno sdraiata, perchè ha ritrovato i suoi amici del mare che non avrebbe più rivisto, perchè può seguire la vita dei suoi amici anche quando ha mille impegni, perchè ha sorriso vedendo che anche il suo amore di gioventù ha una bella famiglia, perchè ha conosciuto nuove persone e interessanti, perchè ha trovato gruppi di confronto sui campi che le interessano, perchè ha rivisto fotografie che si erano perse nel tempo, perchè ha conosciuto cose, fatti nuovi che non sapeva, perchè ci ha trovato anche tanta solidarietà e umanità. E tante altre cose...
E poi qui, nei social, le mamme ci sono e direi hanno anche tanto potere e visibilità. Le mamme fanno sentire la loro voce, denunciano le difficoltà dei loro tremila ruoli, le ingiustizie nel mondo del lavoro, si uniscono, ridono, sdrammatizzano e lavorano.
Ed è cosi che la mamma di A ha incontrato altre mamme come lei, libere professioniste, imprenditrici di se stesse che hanno scelto di mettere i loro talenti  a servizio delle altre mamme e delle altre donne.
E' nato tutto con un messaggio in facebook "Bello il Tè delle mamme...perchè non ci conosciamo e facciamo qualcosa insieme?" Lei è un uragano di energia e passione per il suo lavoro, è pratica, concreta ed entusiasta. Ha un negozio di abbigliamento per bambini e la mamma di A, pur non essendo una patita di shopping, è rimasta colpita dalla sua conoscenza dei materiali, dalla ricerca dei prodotti di qualità, dall'orgoglio di vendere cose belle, originali e sane. Sarà che è anche mamma e conosce cosa vuol dire vestire un bambino mettendo insieme comodità, design, qualità e prezzo. Lei si chiama Alessandra, grazie a facebook ha trovato altre mamme che lavorano per le mamme e domenica ha organizzato una festa nel suo negozio dove insieme potremo farci conoscere. Alla mamma di A, in questo periodo di crisi economica, dove tutti parlano nero, è sembrata una cosa proprio luminosa. Un esempio di collaborazione bella, tra donne che si mettono insieme e insieme creano qualcosa. Siamo o non siamo le generatrici della vita? Qui mi sa che abbiamo generato proprio un gran bel evento! Grazie mamme, grazie donne, grazie Alessandra e naturalmente vi aspettiamo domenica 18 novembre dalle 15:00 da Maison et Petits via Molini 74/a Botticino Sera Brescia..Maison et Petits

mercoledì 14 novembre 2012

"Deve essere particolare essere suo figlio"

Un bel corso, un bel gruppo, un bel clima d'aula. La mamma di A in queste giornate ama ancora di più il suo lavoro. Perchè lo psicologo-psicoterapeuta non è che fa solo terapia...può lavorare anche nella formazione psicosociale e anche in tanti altri ambiti che solitamente non vengono in mente quando si evoca la parola psicologo. Pensano tutti che lavori con i matti...e che leggi nel pensiero.
" Deve essere particolare essere suo figlio"....Cosi, a fine ora mentre siamo rilassati e ci stiamo salutando... "In che senso?" " Essere il figlio di una psicologa così." lo dice sorridendo, mi sembra un complimento...però che pensiero. Mi ha spiazzato.  " Pensa essere suo marito" fa eco vicino a lui il suo compagno. E questo non ho capito se è un complimento. Ma spero di si. Il papà di A ride come un matto mentre glielo racconto e vuole il nome di chi ha detto questa frase perchè vorrebbe stringergli la mano.

domenica 11 novembre 2012

Il senso di colpa di una mamma

Saranno gli occhi puntati addosso di parenti, amici, conoscenti. Saranno emozioni filo geneticamente tramandate di madre in figlia. Sarà che Freud ti chiede subito che rapporto hai avuto con i tuoi, perchè se sei cosi triste loro ci sono sempre di mezzo e di psicologia spicciola se ne intendono tutti. Saranno scuse per non chiedersi profondamente perchè mi sento cosi e fa bene questa cosa a mio figlio? Sarà quel che sarà, ma le madri conoscono bene quell'emozione che si chiama senso di colpa e che mina la loro serenità e anche la serenità nella relazione con il proprio bambino. 
Il senso di colpa dovrebbe essere qualcosa di positivo che ci aiuta a capire quando facciamo male a noi stessi e agli altri, permettendoci di cambiare, riflettere, riprovare. No, no. Il senso di colpa delle mamme è altra cosa, lontano dal suo significato positivo. È un senso di colpa sterile se non nocivo. Le mamme  si sentono in colpa perchè non passano tutto il giorno con i loro figli, perchè vorrebbero bere un caffè con le amiche, perchè vorrebbero riscriversi in palestra, perchè si assentano per andare dal parrucchiere, perchè dicono sacro santi no che fanno "soffrire" i loro figli....le mamme si sentono in colpa perchè sono mamme. Stop.
Qui ci vuole la rivoluzione  e per farla bisogna imparare dai nostri mariti, dai nostri compagni, dall'universo maschile. Perchè loro il senso di colpa come lo intendiamo noi non lo vivono e fanno bene, e hanno ragione, e bisogna stringergli la mano. Certo, a volte magari, bisogna dargli un limite, ma loro lo sanno che è importante stare anche con gli amici, svagarsi il giovedì sera a calcetto e chiudere serata con una bella birretta in allegria, andare a sciare e tornare canticchiando per le scale con la voglia di rientrare a casa.  Ma senza sensacci di colpa. Ecco, la mamma di A sta diventando una grande discepola della filosofia dell'altro sesso e sta imparando con ottimi risultati.
Sentite quà che weekend...
Sabato mattina passeggiata in centro tutti e tre insieme, a guardare i negozi, gustarci il centro storico della nostra città che è davvero bello, incontrare ragazzi del nostro stesso liceo anche loro con i passeggini che la vita va davvero veloce...e siamo già quà.
Verso le 12 rientro a casa...qualche attimo di cedimento che le stava facendo sistemare tutto per benino prima di uscire. Ma no...la mamma di A è quasi in ritardo...saluta, sbaciucchia il suo piccolo uomo che è lo specchio della serenità ( "ti piacerebbe  mamma che ti strillasse di non andartene...eh?diciamoci la verità...senstirsi indispensabili è una sensazione che fa sentire bene...però ma...). Poi quell'odorino cosi familiare, il papà di A che dice spaventato "Ma lo ha fatto apposta? Proprio ora?", la mamma che sta per cedere e poi invece non si fa incastrare e dice....ve la caverete benissimo...a dopo e divertitevi. E comincia un bellissimo, lunghissimo, piacevolissimo aperitivo con una sua compagna delle superiori. L'atmosfera è rilassata, il cibo ottimo, il vino profumato. La mamma di A ha il telefono sul tavolo...ma poi se ne dimentica.
Al rientro tutto tace e dormono come due angioletti. Certo che poi è bello tornare e che bello sentire "Mamma" dal lettino e due braccia che ti saltano al collo. "Hai visto piccolo A, tu ci sei anche senza di me e ora è ancora più bello rivedersi" pensa la mamma di A. 
Dopo una merenda tutti insieme a giocare sotto la tenda fatta con il plaid, il papà di A raggiunge i suoi compari che stanno preparando il mega spiedo per il giorno successivo (lo spiedo è un piatto tipico bresciano non propriamente dietetico ma perfetto in queste giornate uggiose).
La mamma di A stira, gioca poi stira poi gioca poi stira poi gioca....scarsi risultati sul fronte domestico ma il piccolo A è un ottimo compagno di giochi, la risata è sempre pronta.
Poi bagnetto, pigiamino, cena e .....cambio. Rientra il papà e riparte la mamma. Per una serata con i suoi fratelli a teatro. A vedere il cugino Lu, grande attore emergente del panorama italiano che ha elevato le radici teatrali di famiglia facendoci sentire tutti orgogliosi. La mamma di A è proprio serena. Prima di uscire lei e il papà di A hanno riso, perchè per la seconda volta in un giorno il piccolo A ha sfornano polpette puzzolenti proprio mentre la mamma stava uscendo. I bambini sanno insegnarci tanto, il piccolo A ha costretto il suo papà a diventare un mago del pannolino. Corso intensivo di un giorno.
Qualcuno mi può dire cosa c' è di male in un sabato cosi? Dov'è il male, lo sbaglio, la colpa? Nelle nostre fantasie, nelle nostre paure di essere genitori inadatti. Madre inadatte.
Ciao sono la mamma di A, e sabato ho commesso un orribile colpa...mi sono presa cura di me! ;-)
Ps:l'argomento senso di colpa femminile non può esaurirsi in un post...le sfaccettature sono più ampie, l'argomento più complesso...ma oggi ho voglia di leggerezza....


giovedì 8 novembre 2012

Perchè siamo responsabili delle nostre relazioni

La mamma di A in questo periodo sta lavorando molto come formatrice nell'area della comunicazione. Questo le  permette non solo di "insegnare" qualcosa ma, come sempre nel suo lavoro, di imparare molto. Spesso comincia dalla pratica per poi passare alla teoria. Comincia dai giochi, da roleplaying che mettono in scena situazioni reali vissute dai partecipanti. E poi, insieme, si traggono riflessioni, spunti, domande e anche principi teorici. Alla mamma di A è sempre rimasta impressa la questione per cui, a volte, si attribuiscono alle persone delle caratteristiche di personalità che in realtà non sono altro che reazioni al nostro comportamento nei confronti di quelle stessa persone. La comunicazione è un flusso che passa dall'emittente al destinatario, il quale a sua volta diventa emittente, rispondendo al messaggio ricevuto con un  nuovo messaggio. E siccome qualsiasi nostro comportamento è un messaggio, ed è impossibile "non comportarsi", allora è impossibile non comunicare. Perchè anche se scelgo di stare zitto comunico qualcosa, per esempio che non ho voglia di parlare o che sono stanco o ecc.
La mamma di A è un po' tecnica e pesante questa sera, ma le sembrava una premessa importante per spiegare ciò che osserva utlimamente tra le persone. S si lamenta che il fidanzato e la sua migliore amica l'ascoltino poco. Peccato che S, mentre spiega questo fatto alla macchinetta del caffè, (perchè in quanto psicologa le persone pensano che la mamma di A abbia sempre voglia e disponibilità all'ascolto, anche in un sacrosanto momento di coffe break), lo faccia in un modo esageratamente logorroico, in un modo che inchioda l'ascoltatore occasionale che non sa più come uscirne. "Vede Dott.ssa,possibile che io mi circondi sempre di persone che poi mi ignorano e mi evitano? Perchè è questo quello che sento." Alla mamma di A scappa un "non ne avevo dubbi" mentale. Ma spiegare che è il suo eloquio logorroico che allontana le persone, le quali non sono di per sè evitanti o scostanti, è affare molto delicato che certo non può risolversi in questo frangente. Oppure C, ragazza molto carina e socievole, che soffre però di un' eccessiva gelosia che la porta ad essere pedante e soffocante con il fidanzato. Il quale viene descritto come un menzionero, che le tiene nascosti innocui aperitivi dopo lavoro con i colleghi. "Se me li tiene nascosti vuol dire che c' è sotto qualcosa". C non si accorge che le bugie del suo ragazzo non sono un aspetto della sua personalità ma una risposta alla sua eccessiva gelosia, ai suoi irrazionali controlli. Ironia della sorte, il suo comportamento, alimenta nel partner proprio ciò che più lei teme: le bugie e i sotterfugi. La mamma di A pensa che dall'esterno è facile  vedere queste dinamiche. Da fuori è tutto più chiaro, la prospettiva più ampia, l'orizzonte più vasto. E non può fare a meno di chiedersi quanto anche lei sia, o sia stata, responsabile di alcuni comportamenti che la infastidiscono o non le piacciono negli altri.....e qui c' è tanto da pensare e riflettere...perchè questa visione dei rapporti, oltre a chiamarci in causa  come protagonisti delle nostre relazioni, ci comunica una grande speranza...cambiando noi...possiamo cambiare anche ciò che ci circonda. Ma dobbiamo partire da noi...per creare circoli virtuosi. Anche con i nostri bambini. Notte.

venerdì 2 novembre 2012

Tema: "Descrivi la tua mamma"

Ha le mani grandi, che sanno lavorare, cucinare, accarezzare, stringere, giocare.
Ha la voce alta, che si accende quando pensa che qualcosa sia ingiusto, quando saluta qualcuno dall'altra parte della strada, perchè lei saluta sempre, quando discute con il suo droghiere di fiducia o con i suoi amici di politica o attualità.
Canta per le scale quando torna a casa, anche se è stonata come una campana.
Ha un'energia travolgente, una forza d'animo profonda, una disponibilità disarmante.
Lei sa tenere insieme. Anche se non ci pensa due volte a dirti in faccia cosa pensa, e lo fa guardandoti negli occhi.
Cammina sempre a passo spedito. Pensa una cosa e ne ha già fatte cento. Non si risparmia. Da tutta se stessa.
Ha una casa aperta, disponibile, allegra e piena di figli e nipoti.
Ha un grande tavolo in salotto dove la domenica siamo tutti intorno a lei.
Basta dire "sono la figlia della G" e tutti nel quartiere, capiscono chi sono.
È in pace con la sua età e la vive senza nasconderla, senza patetici tentativi di rievocare una giovinezza che non c'è più.
Non scende a compromessi, ama il bianco o il nero, è coerente, buona.
Le piace stare in compagnia, andare a zonzo, e non si tira indietro davanti ad una sana chiacchierata.
Non dice mai se sta male, se è triste o malinconica. Ha una profonda fiducia nelle persone, negli avvenimenti, nella fede.
Questa è la nonna G, esempio vivente che da un dolore si può rinascere e far scaturire tanta vita, se ci si rimbocca le maniche e si ha voglia di amare e perdonare.
Questa é la nonna G, chiamata anche dolcemente "Noni" dal piccolo A, che sa riconoscere dietro a tutta questa forza la tenerezza e la fragilità.



mercoledì 31 ottobre 2012

Il giorno dei morti

La mamma di A non sapeva che i grandi piangessero. E mai si sarebbe immaginata che i genitori piangessero. Era la prima volta che la morte entrava nella sua vita, la nonna sembrava dormire e tante erano le persone che venivano a farle visita. C'era un'atmosfera di pace. Ma al momento dell'ultimo saluto, al cimitero, la sua mamma era scoppiata a piangere. Un pianto forte. Improvvisamente il velo si era squarciato e la mamma di A, seppur bambina, aveva sentito la tragicità della perdita della propria madre, della propria origine, dell'abbraccio più rassicurante, della persona che più di chiunque altro si è presa cura di te. Un momento cosi non si dimentica più. L'umanità dei tuoi genitori  prende spazio rispetto all'idea  che siano infallibili, perfetti, che potranno proteggerti sempre.


La mamma di A pensava che solo gli anziani morissero. Ma poi un giorno di ottobre, con il sole e l'entusiasmo di aver cominciato la scuola superiore, tutto si è fermato. "Lo sai che R ha fatto un incidente in motorino?", le chiedeva una sua amica con la quale faceva la strada per tornare a casa da scuola. La mamma di A scopriva non solo che i ragazzi muoiono, ma anche i suoi amici. Quelli che hai visto il giorno prima e con cui hai parlato del più del meno. Che banale ultimo incontro.
La mamma di A ha trentasette anni e R ne ha ancora e per sempre solo quattordici. Ma lui torna spesso nei suoi pensieri e le immagini sono cosi vivide. Chissà se la può sentire.

La mamma di A non sapeva che la vita può spegnersi all'improvviso a vent'anni. Omeglio, si ormai lo aveva imparato ma poi pensi che tornino ad essere cose lontane da te. E invece no, perchè i tuoi amici a vent'anni credono di essere invincibili e corrono in macchina come dei pazzi.
E lasciano dietro di sè madri, padri, fratelli spezzati. Il tempo cura ma non rimargina tutto..

La mamma di A ha avuto un'educazione cristiana che le ha regalato non solo la credenza ma soprattutto la sensazione che i suoi cari siano li, in pace. E che un giorno sarà festa grande nel ritrovarsi. 
Ma questo non la protegge dal sentire il dolore del distacco, la voragine della separazione, il vuoto del non conosciuto. 
In questi giorni di maghi e streghette, di usanze importate dall'oltreoceano chissà perchè, visto che le copie sono comunque copie..la mamma di A vuole ricordare più intensamente chi non e più con lei. 
E ogni volta che la mamma di A va al cimitero, con i passi che riecheggiano nella ghiaia, anche se è circondata dalla morte, non può non sentire quanto sia sacra la vita. 

martedì 30 ottobre 2012

C'è una bambina dentro la mamma di A

C' è una bambina dentro la mamma di A.  Tutti hanno un bambino dentro di sè. Non è un modo infantile. È proprio un bambino, persona nobile, pura, nuova, entusiasta, energica, curiosa, leggera, gioiosa, esploratrice, spontanea, sincera, immediata...
Molti per lo più non lo sanno, o cercano di nasconderlo, o fingono di non sentirlo, o pensano che non sia importante. Ma quel bambino è energia pura, possibilità di rigenerarsi. Di cominciare dall'incipit  dove tutto è nuovo e pieno. 
E quando meno se l'aspetta la mamma di A la vede, la sente e la fa sorridere. Nelle mani sporche di pennarello, mentre gioca a nascondino con GA e Glo e si diverte davvero, quando costruisce una casetta con i lego o inventa una tenda con il plaid e con il piccolo A vi si nascondono sotto. Quando aspetta la neve trepidante e felice la guarda scendere silenziosa. 
Il piccolo A lo sa che la sua mamma ha una bambina dentro di sè e ride con le lacrime agli occhi quando giocano a rincorrersi, quando fanno insieme le acrobazie e poi cadono per terra. Questa sera la mamma di A ha ricevuto un invito che non poteva rifiutare. Ha preso in braccio il suo cucciolo , gli ha dato il bacio della buona notte e lo ha messo nel suo lettino. 
Lo ha affidato all'angelo custode e poi, mentre stava uscendo dalla stanza,il piccolo A l'ha chiamata.
"Mamma?!" " Shhhhh, amore adesso è il momento della nanna" "Mamma, qui, mamma qui". Il piccolo A con la manina  le indica di sdraiarsi li vicino a lui.. La mamma di A è sorpresa, ma la bambina che è dentro di lei dice perché no? Si infila nel lettino, il piccolo A è entusiasta e l'abbraccia. E poi la omaggia con ciò che ha di più prezioso. Si sfila il ciucio e lo infila in bocca alla mamma. Quale onore, quanto amore. Buona notte a tutti e non tradite il bambino che è li dentro di voi, vi privereste di tanto benessere, con la B maiuscola.

domenica 28 ottobre 2012

La domenica mattina

" Mamma, mammmmaaaa"
La mamma di A prova a far finta di niente, magari si addormenta....
"Mamma!"detto un po' più forte..la mamma guarda l'ora, sono le sei...Ok che il papà di A ha radici tedesche, ma qui ormai siamo sconfinati nella svizzera, nemmeno un orologio è così puntuale.
" Mammaaaa, mammmaaaaa" ora è una cantilena che fa sorridere perchè sta dicendo, "Furbacchiona lo so che mi senti, vieni a prendermi".
La mamma di A si alza dal letto, c' è ancora buio e silenzio. Il piccolo A nel sentirla entrare nella sua camera, gioioso, esulta "MAMMA!"
Alza le braccia verso il cielo, perchè i bambini sanno che tutto ciò che sta in alto è bello e luminoso, e come un koala si aggrappa alla sua mamma e si fa portare. 
Nel lettone, la mamma di A spera che il sonno possa accompagnarli ancora un'oretta. Non chiede molto, è sempre stata mattiniera pure lei. 
La sensazione di essere in mezzo a mamma e papà, al sicuro, protetto nel tepore del lettone. Anche la mamma di A ne ha un vago ricordo. È un ricordo emozionale non razionale che rende sicuri, fa sentire amati e forti.
Testa contro testa. Braccia intorno al collo. Piedi sulla faccia. Poi faccia su faccia. Poi tutto addosso. Poi giù. Poi con il papà. Poi ancora la mamma. 
Piove, forte...anche qualche tuono. Che belle sensazioni. Nelle coccole non c' è un attivo e un passivo, le coccole sono uno scambio, un flusso di energia tenera che unisce. Anche chi pensa di fare delle coccole,  nel momento in cui abbraccia è abbracciato. 
Poi il piccolo A, carico di queste sensazioni, reclama l'altro cibo, quello per la pancia..."tatte, tatte....mamma tatte" ( tatte =latte)
Traduzione..."Mi sembra di avervi coccolato abbastanza e di avervi fatto riposare bene con la mia presenza qui tra voi,perchè  lo so, cari genitori,  che godete immensamente nel tenermi qui in mezzo a voi anche se poi in pubblico recitate la parte di quelli ..uff si è svegliato ancora presto e abbiamo dovuto metterlo nel lettone con noi"
La mamma di A prende in braccio il suo bambino e con la consapevolezza di essere avvolta in una quotidianità meravigliosa....apre il frigorifero...e comincia una nuova giornata...
Buona domenica!!!!

martedì 23 ottobre 2012

Per i genitori dei bambini speciali

Io ti guardo e ti ammiro, e non puoi immaginare quanto...
Io ti guardo e provo tenerezza, e non puoi immaginare quanta...
Io vi guardo e non so cosa dire, e non potete immaginare quante cose invece vorrei dire...
Io ti guardo e intuisco solo un briciolo del tuo dolore, ed è così forte, anche solo un briciolo, ma questo si, lo puoi immaginare...
A te mamma, a te papà di un bambino speciale, scuotete le nostre coscienze intiepidite e stagne.
Guidateci con i vostri occhi, mostrateci il mondo con il vostro sguardo.
Il vostro coraggio e il vostro amore sono un faro, per tutti, noi.
Grazie

lunedì 22 ottobre 2012

Coccole di anniversario

Questa sera, con il papà ancora lontano, la mamma di A ha preso il piccolo A e insieme si sono sdraiati nel letto. Le coccole e le carezze non sono vizi, ma linfa vitale per il benessere di entrambi e per far crescere il piccolo A bambino sicuro, perchè senta, anche con il corpo di essere amato. Sono momenti di pura grazia. Nella penombra vedere i suoi occhioni attaccati ai miei, il suo respiro sul mio viso, il rumore del ciucio "ciucciato". Mi mette un braccio intorno al collo, accavalla una gamba su di me. E resta li, dolce, a sentire il mio tepore. Non fare niente se non godere del momento, di questo incontro magnifico, in una fase della vita piena di pienezza. 
Lo guardo perchè oggi è un anniversario. 22 ottobre 2010. Il piccolo A era ancora dentro la sua mamma, non si conoscevano ancora. Ma lui quel giorno sembrava volesse uscire e l'ambulanza li aveva portati d'urgenza in ospedale. La mamma di A aveva vissuto sospesa per una settimana. Sospesa tra la paura, l'incredulità, la condivisione con le compagne di stanza, il sentirsi amata, la prova, la fiducia, l'ignoto. E lui invece se ne stava li tranquillo dentro di lei, e non nasceva. Perchè il piccolo A è nato due mesi dopo, superando tutte le più ottimistiche previsioni. Aveva voluto essere sicuro che la sua mamma maturasse pazienza e speranza.
Adesso dorme, bello, belllissimo...certo è il mio bambino. E la mamma si emoziona ripensando a tutto...ma ogni cosa fa parte di un disegno, e questo quadro, che insieme stiamo dipingendo, è una vita intensa.

sabato 20 ottobre 2012

Per le mamme non è un lavoro facile..per alcune di più

Sedetevi perchè sarò un po' lunga.
Capitolo 1:
I mei più sentiti complimenti e tutta la più grande ammirazione a tutte le mamme che la mattina sono coinvolte nel girone dantesco della preparazione bambino, sistemazione casa, darsi un aspetto umano post nottata dentini, vestirsi, colazionare tutti, gestire capricci, mantenere sotto controllo l'orologio, corsa asilo, corsa traffico, corsa ufficio, prendere fiato e via, cominciare una giornata di lavoro. Perché la mamma di A, da quando è diventata mamma, non ha più sperimentato il lavoro la mattina, a parte rare occasioni in tarda mattinata che però non fanno testo. Ma ieri, avendo accettato un incarico come formatrice, la mamma di A, alle 8:30, doveva essere in aula, presente, pronta nel suo ruolo professionale. Peccato che: il piccolo A è abituato a coccole nel lettone, poi latte e coccole sul divano guardando Peppa Pig, gioco sul tappeto e poi cambio pannolino, via il pigiama ecc..tutto nella massima tranquillità e calma. Peccato che il papà di A si era svegliato prestissimo per un viaggio di lavoro, la mamma di A aveva chiesto un po' di collaborazione domestica nel lasciare in ordine, visto i suoi nuovi orari stringati, e invece si era ritrovata in uno post tsunami...Fortunato il papà di A ad essere già sull'aereo al momento del risveglio della mamma di A ("ma quando torna..."confabula nervosa la mamma di A mentre riordina più veloce che può). Peccato che il piccolo A voleva chiudere la porta di casa con le chiavi anche se non arriva alla serratura, scendere le scale da solo, girare le chiavi del garage...Peccato che il piccolo A, sganciava una piccola bomba puzzolente nel mezzo del traffico pre apertura scuole.
La mamma di A pensava alle mamme che vivono questo tutte le mattine e le stimava, tantissimo.
E per fortuna la nonna G e la zia A si erano rese super disponibili a stare con il piccolo A.

Capitolo 2:
La mamma di A ama lavorare nella formazione ma sa che non tutti i gruppi sono uguali. Il clima d'aula dipende molto anche dal formatore, dal suo stile comunicativo e dal suo approccio.Può innescarsi un circolo vizioso oppure un circolo virtuoso. La mamma di A è carica al punto giusto e le donne del gruppo si mostrano interessate, curiose, propositive. Ci siamo trovate, l'atmosfera è ricca, viaggiamo bene. La mamma di A è rapita dagli occhi di F., grandi, curiosi, intelligenti, buoni. Porta il velo F e un bel pancione pieno di vita. È un'infermiera ma in Italia non può esercitare. Con l'italiano ha buona confidenza e tanta fame di imparare. La lezione non è semplice e lei ha sempre il coraggio di chiedere chiarimenti o approfondimenti, anche se timidamente e con la paura di disturbare. La mamma di A sente ammirazione ma anche tenerezza. F ha un viso dolce e sorridente, sta per diventare mamma in un paese straniero, lontano dagli affetti, dalla sua cultura, dalla sua casa. In un paese dove il suo velo è tollerato ma guardato torvo. In un paese dove nella camera dell'ospedale dove partorirà qualcuna si sentirà sfortunata per aver dovuto condividere la stanza con una straniera. In un paese nel quale, quando porterà il suo bambino alla scuola materna, faticherà a inserirsi nel gruppo delle mamme, nelle chiacchiere fuori dalla porta, nelle festine di compleanno, nelle riunioni con i genitori. In un paese dove le danno tutti del tu e mai del lei, perchè con gli stranieri si fa così.La mamma di A si sente mancare la terra sotto i piedi al solo pensiero di vivere un'inversione di ruolo. Pensa a quanto sia stato importante per lei, soprattutto nei primi mesi di vita del piccolo A, la vicinanza  delle amiche e delle donne che hanno partorito insieme a lei. La presenza e l'aiuto della nonna G e della zia A. L'affetto dei suoi cari. Diventare mamma, un'esperienza personale ma che coinvolge le persone a cui vuoi bene. Un abbraccio caldo che sostiene. F e suo marito saranno soli. 

A tutte le mamme che lavorano full time e magari anche nei weekend.
A tutte le mamme straniere che dovranno essere mamme in questo paese.
Eroine silenziose in una società non a misura di mamma, famiglia e bambini. 
Guardatevi allo specchio ammiratevi e piacetevi, perchè state facendo cose straordinarie.

martedì 16 ottobre 2012

Cinquanta sfumature di mamma

Questa mattina, aprendo l'armadio, la mamma di A si è ricordata della sua tutona di ciniglia.. Quella color vinaccia, morbida, comoda che l'ha accompagnata per tutta la gravidanza. La mamma di A vuole bene a questa tuta, vuole bene a ciò che ha rappresentato e a ciò che rappresenta. Probabilmente farà parte del suo armadio per tanti tanti anni a venire. Era di poche settimane, ma si sentiva già gonfia e non sopportava più i jeans. Aveva detto alla commessa " In una situazione normale non spenderei mai tutti questi soldi per una tuta ma, se già adesso,  mi sento così insofferente verso i vestiti, forse questa tuta sarà la mia seconda pelle per nove mesi" . Che poi sono stati otto, ma la profezia si è autoavverata. È riuscita a non rovinarla con i lavaggi frequenti, a non macchiarla irremovibilmente con frutta di stagione, e lei, la tutona, fiera, occupa dignitosamente il suo posto nell'armadio della mamma di A, non più in dolce attesa da quasi due anni. Questa mattina, complice il freschino, complice una giornata intera da dedicare al piccolo A, la mamma con tanto, tantissimo gusto, se l' è infilata e respirando con nostalgia i mesi dell'attesa ha cominciato una nuova giornata.
Per quanto la tuta sia un bel capo, e per quanto sia tenuta bene, la mamma di A è consapevole che così vestita è ciò che  di più lontano possa esistere dall'erotismo.  Ma non le interessa. Diventare mamma le ha aperto una nuova prospettiva. È più clemente con i suoi difetti, ama di più il suo corpo che è stato così magnifico da far nascere il piccolo A, ironizza sulle sue rotondità, sulle macchie del viso che la gravidanza le ha regalato. E questo la fa sentire più sicura, disinvolta, aperta. Gli occhi di una mamma vedono la bellezza quella vera, quella che non è schiava delle misure, degli standard da rispettare. Questo non vuol dire non prendersi cura di sè. Anche alla mamma di A piace mettersi in ghingheri per uscire, sentire suo marito che le dice " Come sei bella!", vedersi trasformare con un filo di trucco. Però le piacerebbe che le donne si guardassero anche con propri occhi e non che si misurassero guardandosi con gli occhi degli uomini. Per piacere  solo a loro, agli altri, tradendo se stesse e vivendo costantemente alla rincorsa di ciò che non saranno mai. Le sfumature di una mamma e di una donna sono le imperfezioni, le particolarità, i segni di distinzione. Le sfumature di una mamma e di una donna sono la sua tenacia, dolcezza, ironia. Sono la capacità di far quadrare i cerchi, di tenere insieme, proteggere, amare, curare. Allora care donne, cerchiamo occhi che ci amino, con il pancione, senza il pancione, con la cellulite, le occhiaie la mattina, vestite bene, vestite male, tirate a lustro, con il pigiamone, con la febbre, con i tacchi, con le pantofole, con l'accappatoio, con la gonna, quando siamo su e quando siamo giù. Occhi che ci amino così come siamo. Per le nostre sfumature e non per i puntini sulle i.

sabato 13 ottobre 2012

Questo è vero AMORE

Il piccolo A e la sua mamma oggi hanno partecipato a un compleanno speciale. Il compleanno di G che oggi compiva ventitré anni anche se nel cuore e nell"anima G è come se avesse quattro o cinque anni. La mamma di A vuole molto bene a G e sa che G ci tiene molto alla sua presenza ma ormai ancora di più alla presenza del piccolo A. G è irruente, disarmante, sincera, tenera. G ha spesso paura di sbagliare, di offendere, di non essere all'altezza. G è spiritosa, caparbia e le piace ridere tantissimo. G le fa delle domande sul mondo a volte difficilissime e non molla finchè non ha capito fino in fondo. G è attentissima ai particolari e le piacciono molto le scarpe. G è nata con una sindrome genetica rarissima ed è destinata ad essere una bambina nel corpo di una donna. È circondata da una famiglia attenta, affettuosa che le ha dato tutti gli strumenti per crescere al massimo delle sue potenzialità. G ha anche una sorella più piccola, che parla poco e chissá cosa pensa. Al compleanno c'erano altri ragazzi speciali come G, con i loro genitori e intorno al tavolo c'era allegria, chiacchiere e serenità. Il piccolo A si è inserito nel gruppo giocando con la palla, con le macchinine e guardando Peppa pig. La sua mamma lo guardava orgogliosa sperando che questa spontaneità non lo abbandoni diventando grande. La mamma di G era molto indaffarata nel far si che la festa fosse ricca. E lo era, di dolci, leccornie, risate, giochi. La mamma di A la guardava e pensava che forza questa donna.  Questo giorno non è solamente il compleanno di G ma è anche il ricordo di un parto, della notizia, del mondo che all'improvviso si capovolge, dell'incredulità, della terra che manca sotto di piedi, delle emozioni che ti bruciano la pancia e ti riempiono la testa. Il giorno in cui cambia tutto e non come te lo aspettavi. Trasformare tutto questo in amore, in un amore grande, unico, totale. Alla mamma di A viene la pelle d'oca. Ma ringrazia di poter partecipare a questa famiglia, a questa umanità che esprime il massimo di sè, le sue capacità più alte, grandi e sacre.

giovedì 11 ottobre 2012

I bambini " non si aggiustano"! Riflessioni di una psicomamma

La mamma di A lo sa, soprattutto perchè è una mamma. Il piccolo A ha il suo corredo cromosomico, ma è soprattutto immerso in un mondo di relazioni. Nelle relazioni ci sono due polarità, un ruolo e un controruolo che comunicano, si influenzano, si scambiano informazioni, emozioni, sentimenti, rappresentazioni di come si vede l'altro. Le relazioni sono dinamiche, fluide, ci cambiano, ci plasmano. Nella relazione ci scopriamo, conosciamo. Nella relazione nasce il nostro sè, il nostro io, la nostra personalità. I bambini non sono esseri isolati nel mondo. I bambini vivono nel nostro mondo relazionale, annusano chi siamo, respirano noi, la nostra vita verso di loro.
E di tante, tantissime cose non siamo neppure consapevoli.
La mamma di A osserva come, a volte, o spesso, noi guardiamo il comportamento degli altri come se fosse una cosa a sè, mentre invece  il comportamento di chi ci sta vicino  è una risposta al modo in cui noi ci relazioniamo a quella persona. Anche con i nostri bambini funziona così.
Una mamma a un corso era amareggiata del fatto che la figlia non le raccontasse mai nulla di ciò che faceva a scuola o con gli amici. Ma poi dal suo racconto si vedeva come questa mamma fosse molto apprensiva e quindi molto " controllatrice'. La bambina sentiva ciò che stava dietro alle domande, l'ansia di sua madre. Anche se i toni cercavano di essere falsamente "leggeri" , la figlia sentiva la pesantezza della mamma e chiudeva la porta. Ciascuno trova i suoi modi per difendersi. Agli occhi della mamma la figlia risultava estremamente riservata. Prendere consapevolezza di come questo tratto dipendeva dal suo modo di relazionarsi con la sua bambina non è stato semplice. Perchè specchiarsi non è mai semplice.
Per questo i bambini " non si possono aggiustare", mettendo in parole il desiderio nascosto di un genitore che domanda aiuto o una consulenza per il proprio figlio. Può nascere naturalmente l'attesa e il desiderio che un figlio possa cambiare grazie a un esperto. In parte può succedere, ma noi genitori dobbiamo farci coinvolgere in questo processo. Mettendo via i sensi di colpa inutili che ci schiacciano, ci fanno vergognare. Mettendo via la paura del giudizio. Mettendo via la paura di essere cattivi genitori. Intraprendendo un bellissimo percorso di scoperta dei nostri stili relazionali, delle nostre ansie, delle nostre paure. Perchè se nelle relazioni possiamo stare male e senza volerlo mettere in dificoltà i nostri figli è vero soprattutto che la relazione ha un potente valore riparatore ed è una generatrice di benessere per chi vi partecipa. A volte bisogna scoprire come. E non è una via uguale per tutti.

martedì 9 ottobre 2012

Un applauso alla mamma

La mamma di A si è accorta ormai da qualche mese che il piccolo A non è piu un piccolo neonato colmo di bisogni da soddisfare. La fase in cui il piccolo A è un essere totalmente dipendente dalle cure materne, un corpicino ricco di bisogni fisiologi è terminata da tanto tempo. Lui ora c'è, psicologicamente c'è, separato dalla sua mamma, con obiettivi precisi, azioni finalizzate ai suoi scopi, con modi tutti suoi di relazionarsi agli altri, al mondo, a se stesso. Non che prima non ci fosse, ma adesso è più pregnante la fase educativa. Da adesso fino ai prossimi diciotto anni. Diciotto anni! Quanti!
Qui entra in gioco il fattore personlità della mamma e del papà. Non ci si scappa. Lui ci vede, ci sente, ci sperimenta ogni giorno. A lui bugie non se ne possono raccontare. E' uno specchio fedele di come siamo noi, i suoi genitori. Inutile, deleterio far finta di essere ciò che non siamo. I suoi occhi ci spingono a essere migliori, a limare gli spigoli, a colmare i buchi, a chiarire le zone d'obra. Ma il grosso è fatto, siamo due adulti e tanti mattoncini sono le nostre fondamenta.
La mamma di A, se l'educazione fosse una ricetta di cucina, la vedrebbe, anzi la vede, come una miscela di:
-  tanto buon umore, risate, sguardi positivi sul mondo;
- gioco, gioco insieme, gioco da solo, gioco libero, gioco inventato, gioco proposto, gioco
- contatto fisico, coccole, solletico, carezze, lotta dolce, prendersi, scappare, abbracciare;
-non spaventarsi delle emozioni negative, ma leggerle insieme a loro, capirle e aiutarli a trovare soluzioni buone per esprimerle. Non soffocarle, no...gli si negherebbe una pare di sè. Come a dire a te mamma, non ti arrabbiare se tua suocera fa cosi e cosa..Come non ti arrabbiare...se senti rabbia quella è...ma impara a a saperla regolare, esprimere, gestire... (un esempio un po' stupido ma le mamme spesso sono colte sul vivo su questo argomento);
- premiare i momenti di benessere, creativi, positivi, costruttivi. Rinforzarlo sulle sue qualità, i suoi talenti. Lasciarlo sperimentare, provare, "cadere". La mamma di A esprime gioia, soddisfazione in questi momenti, e spesso lo applaude con entusiamso;
- guardarlo negli occhi e fargli sentire che c'è, che è visto, considerato, amato sempre;

E questi ultimi due punti il piccolo A li ha presi molto sul serio e ha capito che sono molto importanti per creare una bella relazione fatta di stima, affetto e aiuto reciproco....come?
La mamma di A ha finito tutta la pappa nel suo piatto..il piccolo A dal seggiolone la chiama allegro "mamma?", lei si gira, lo guarda e lui sta applaudendo. La mamma è stata brava non ha avanzato nulla.
La mamma prende l'aspirapolvere e pulisce il pavimento della cucina dopo la colazione. Il piccolo A sta giocando in salotto sul suo tappettino. Sente il rumore che gli piace tanto, si avvicina..."Mamma?", e via un applauso. La mamma è brava perchè pulisce.
La mamma sistema il piccolo A sul fasciatoio per il cambio pannolino. Si guardano, giocano e quando la mamma rinfresca il pisellino sotto l'acqua, via parte l'applauso. La mamma è brava perchè mi lava.
La mamma sta riordinando il lettone, il piccolo A arriva con la sua macchinina, scende e ha tutta l'intezione di voler cominciare a fare i salti. La mamma gli dice no, non vedi che sto rifacendo il letto di mamma e papà? Un bel sorriso e parte l'applauso. La mamma è brava perchè tiene la casa in ordine.

Dopo la prima reazione di stupore, la seconda di sorriso e la terza di compiacimento.."Che bambino simpatico che ho", la mamma di A ha cominciato a chiedersi come mai proprio quei comportamenti meritassero l'applauso del suo bambino, la sua approvazione, il suo rinforzo positivo. Visto che molti riguardano la sfera domestica la mamma di A sta cominciando a preoccuparsi un po'. ;-)
Si semina, e a volte si raccoglie qualcosa di inatteso. Bella la vita!



mercoledì 3 ottobre 2012

La mamma di A e la banca

Il piccolo A è un bambino tranquillo, ma è un bambino. Andare al supermercato con lui è come entrare in una sala giochi. Tutto nuovo, colorato, grande, spazioso. Neppure io vorrei stare dentro un passeggino, legata, con la regola solo guardare. Ma l'altra mattina la mamma di A aveva molta fretta e non poteva trasformare la spesa in gioco. Niente  corse tra le corsie, niente "si ok compriamo anche questo mettilo nel carrello, che bravo il mio bimbo che mi aiuta", per poi rimettere tutto nello scaffale appena si gira, perchè del pacco offerta di caffè la mamma di A non se ne fa nulla.
Il piccolo A un po' protesta un po' si arrende, viene catturato dalle persone che lo salutano e gli fanno i complimenti. La sua mamma in dieci minuti ha fatto la spesa e arriva alla cassa. La cassa per la mamma di A è sempre stata generatrice di ansia. Non riesce a mettere la spesa sul rullo, prendere le borsine,  aprirle che sono sottili sottili, stare al ritmo della cassiera che inesorabile passa gli articoli e li accumula e poi dice " ventidue euro e sessanta". In più il piccolo A che ha esaurito i minuti di pazienza e con le braccia alzate dice "braccio, braccio" (Mamma prendimi in braccio e andiamo via). Per risolvere la situazione il prima possibile la mamma di A prende la carta di credito, infila tutto nella borsa e...niente la carta di credito non funziona. Secondo tentativo...fallito. La mamma di A si ricorda immediatamente che nel portafoglio ha proprio solo venti euro e un'infinità di monetine. Uff, qui si mette male.Sotto lo sguardo della cassiera e quello dei signori in coda un po' spazientiti, la mamma di A dà tutto ciò che deve dare a colpi di uno e due centesimi. E il piccolo A inesorabile vuole uscire dal passeggino. Alla fine la mamma di A è esausta, agitata e incavolata nera con la banca. Perchè no, non è una spendacciona che ha già speso tutto ( come, forse, pensa la cassiera del supermercato) Qui  c' è lo zampino della banca. Il giorno dopo, per non ritrovarsi in un'altra situazione del genere la mamma di A va direttamente al bancomat. Niente. Prende in braccio il piccolo A e decisa entra in filiale. La banca più che una banca sembra una grande agenzia di viaggi. Bella, grande, bianca accogliente. Ti fanno sentire accolto e poi ti lasciano al supermercato senza una lira. Il piccolo A apprezza l'ambiente e comincia ad esplorare con la sua macchinina tutto il pavimento. Allo sportello c'è sempre lui, alto, magro, serissimo, rigido, con gli occhiali spostati sul naso. Per guardare la mamma di A deve leggermente abbassare la testa. Questa postura, unita ad una bocca sempre un po' corrucciata, come a dire che questo lavoro lo ha estenuato, gli dà un'aria triste e buffa al tempo stesso.  Neppure il sorriso del piccolo A riesce a smuoverlo. "Buongiorno, volevo sapere perchè non ci sono ancora i miei soldi sul conto corrente, sono stata qui giovedì scorso", dice la mamma di A con in braccio il piccolo A che vuole prendere la penna sulla scrivania dell'impiegato impettito. Una donna continua a fare la vita di prima, ma deve fare tutto ciò che faceva prima accudendo contemporaneamente il suo bambino.  Una veloce consultazione al computer e poi la risposta.."Ah! si certo, ci vogliono cinque giorni lavorativi prima che il contante sia disponibile". La mamma di A legge un leggero sguardo di disappunto sulla faccia del bancario che intuisce l'ignoranza economia della sua cliente. "Ma nel frattempo dove sono andati i miei soldi?". Lo sguardo si fa un misto di stupore e incredulità. " Intendo dire, da martedì a oggi i miei soldi dove sono, cos'hanno fatto, dove si trovano?". Sarà che la mamma di A ritiene la finanza una materia aliena e incomprensibile, sarà che solitamente si appoggia al papà di A che è l'esperto del settore ma questa domanda le sembrava chiara e semplice, forse un po' ingenua, ma logica ed elementare. Però non ha avuto una risposta chiara ed elementare a parte qualcosa che riguardava degli accordi interbancari e non ci si poteva fare nulla. Si ma intanto che si fanno gli accordi, dove sono i miei soldi? Urge informarsi perchè  sull'ignoranza delle persone qualcuno ci specula e poi mi guarda anche con un sorrisetto antipatico. Lui, l'impiegato triste, non c'entra nulla, ma bisogna dare pure un volto alla banca. 
Morale: 
- per una mamma può diventare impresa sempre più complessa fare la spesa, andare in banca, in posta ecc. Se con lei c' è il suo curioso, vivace, bambino esploratore. 
- una mamma, o almeno la mamma di A, immersa in un mondo faticoso  ma ricco di emozioni, sguardi, pensieri, azioni, limpidi chiari e innocenti fatica sempre più a sostenere un mondo complesso, contorto, calcolatore e opportunista. 

lunedì 1 ottobre 2012

Le donne hanno gli occhi pieni di speranza

" Lei parla inglese?" ( perchè anche se ho solamente 24 anni lei mi da sempre del lei, chiarisce subito quali sono i nostri posti e la nostra relazione)
" Certamente" ( se mi sentisse il mio prof del liceo non riderebbe ma un sorriso gli scapperebbe, parlare inglese è ben  diverso dal farsi capire in qualche modo)
" E lo spagnolo?"
"Abbastanza" ( spagnolo? Non ho nemmeno mai fatto le vacanze in Spagna)
La mamma di A ci teneva moltissimo a essere presa in tesi da questa Prof, alta, grande e possente. Le incuteva una forte soggezione ma l'attirava il modo passionale con cui guardava i problemi dell'umanità, soprattutto la questione femminile.  La mamma di A ha sempre sentito riduttivo studiare la psicologia intesa come rapporto terapeutico di due persone in una stanza. Le persone vivono in tanti contesti, in mezzo agli altri, nella società. Non si può prescindere dal gruppo e dal mondo nel quale vive una persona per conoscerla ed aiutarla. Impegnarsi in una tesi di respiro sociologico, sembrava alla mamma di A un modo completo per coronare la fine dell'esperienza  universitaria. Aveva quindi seguito il corso di sociologia industriale, aveva superato brillantemente l'esame ed aveva così fatto il primo passo per essere una delle possibili laureande della Prof DG.
" Sarebbe disposta a fare una ricerca all'estero?"
" Questo è uno dei motivi per cui sto chiedendo a lei di essere seguita per la mia tesi, vorrei fare un'esperienza all'estero." ( E qui la mamma di A era davvero sincera)
" In questo momento sarebbe interessante fare uno studio su campo sulla situazione del microcredito in Venezuela"
"....." (Venezuela?? Io veramente mi ero immaginata in Europa, in qualsiasi stato, ma nel mio continente...Microcredito? Cos'è? Dove mi sono infilata adesso?)
La mamma di A usciva dallo studio della Prof con il titolo di un libro sulla finanza etica, dopo la lettura del quale la prof si aspettava una risposta definitiva. Se l'argomento le fosse piaciuto la Prof era ben felice di seguirla  nell'avventura tesi di laurea. L'argomento si rivelò molto interessante e come spesso nella sua vita, senza volerlo, almeno consciamente, la mamma di A si ritrovava a percorrere una strada più complessa di quella che avrebbe voluto e sperato.
La Prof DG, studiosa soprattutto della condizione femminile, era un'esperta conoscitrice dei problemi sociali che affiggono le donne. La mamma di A, ancora non sapeva, che tra i poveri le donne sono le più povere. Tantissimi programmi e progetti di sviluppo sono a loro dedicati non solo per questo motivo ma soprattutto perchè è riconosciuto che se il livello di benessere di una donna cresce, di conseguenza migliora anche la qualità della vita della sua famiglia. Ma non si può dire la stessa cosa di un uomo. Grazie al microcredito, piccoli prestiti dedicati alla creazione di micro imprese, le donne in moltissimo paesi in via di sviluppo possono emanciparsi non solo economicamente ma soprattutto socialmente, culturalmente. Diventano protagoniste delle loro vite, aumenta la loro autostima, intessono relazioni sociali. E i benefici economici delle loro piccole attività sono destinati a migliorare la qualità della vita dei figli, della loro istruzione, educazione ecc. Perchè una mamma pensa a loro. La donna è il vero motore dello sviluppo sociale.
La mamma di A, fino  a che non è diventata moglie e poi mamma, non si è resa conto fino in fondo che non solamente in Venezuela e nei paesi in via di sviluppo le donne sono svantaggiate. Questa feroce realtà la leggeva sui giornali, sui libri, lo ascoltava in tv. Poi è arrivato il piccolo A e il mondo è diventato più difficile. Più completo, meraviglioso, interessante, avventuroso, pieno sul piano affettivo. Più complesso e duro sul piano sociale. Le donne sono messe a dura prova nel lavoro. Sia se riescono a tenerlo sia se lo perdono. In un caso conciliare tutti i ruoli è difficile, nell 'altro caso nasce un senso di impotenza di fronte ad un'ingiustizia che sembre non scandalizzare più nessuno. Ma anche se decidono spontaneamente di dedicarsi alla famiglia e ai figli il tempo e l'impegno che metteranno non solo non saranno retribuiti, ma spesso neppure considerati per l'importanza e il valore sociale che hanno. Il lavoro domestico viene considerato una cosa scontata della vita di una donna. Se è così semplice e leggero non si capisce perché le collaboratrici domestiche vengano pagate. Dovrebbero farlo gratis, visto che poi non è un così grande lavoro.
E se questo è il contesto in cui viviamo non c' è da domandarsi perché il 90 % delle persone che chiedono sostegno psicologico siano donne.
La mamma di A sarà sempre riconoscente alla prof DG per averla spedita dall'altra parte del mondo, per averle dato una visione più complessa dei problemi, per averle fatto studiare lo spagnolo.
E non dimenticherà mai gli occhi delle donne venezuelane che ricevevano un prestito per far nascere 
la loro attività...erano occhi di madri piene di speranza, fiducia e progetti. Gli stessi occhi che voglio che tu veda, piccolo A.

sabato 29 settembre 2012

Che l'amore materno lasci spazio ai padri

La mamma di A è completamente pazza per il suo bambino. Lo vede bello, simpatico, divertente e dolce. A dicembre il piccolo A compirà due anni ed è diventato un bambino biondo biondo con gli occhi marroni, grandi. Ha una fossettina sulla guancia, il bacio degli angeli. Due manine che sembrano panini. Un culetto da mordere, due coscette da mangiare, due piedini a salsiccia. La pelle morbida, il sorriso pieno. La mamma di A ha completamente perso la testa. Mai si sarebbe immaginata un amore così grande. E ora che il piccolo A comincia a parlare, a ripetere tutto con la sua vocina e la sua pronuncia particolare, a dare risposte inattese, la mamma di A spesso si ritrova addosso il sorriso. Ciò che per un estraneo è un fatto banale, per una mamma è un avvenimento speciale. Così, se lo porta nel lettino e gli dice, " Fai un bel riposino che poi andiamo a fare una passeggiata" e lui risponde "Ok" e cuccioloso si sdraia e si addormenta, la mamma di A rimane stupita e divertita. Non riesce ad abituarsi all'idea che il suo bambino stia diventando sempre più un essere autonomo, autodeterminato, separato. Sono passati solamente 21 mesi da quando il piccolo A era un uccellino di 2 kg. Cambiamenti e sviluppi incredibili in così poco tempo. La mamma di A continua a stupirsi e meravigliarsi. E più si stupisce più ama il suo bambino e la vita che è in lui.
E i papà? Si, sono una nuova generazione. Diversa da quella dei nostri padri. Più presenti, più partecipi, più affettuosi, più giocosi. Ma capita spesso che una mamma, anzi una moglie, desideri una mano in più, momenti in più, presenze in più. E qui nasce un circolo vizioso. Lo penso da mamma, da moglie a da professionista. Non è sempre facile per un uomo inserirsi in una relazione così forte come quella madre-figlio. L'ho scritto qualche riga più sopra com'è è l'amore materno...meraviglioso ma a volte difficile da condividere. Perchè noi donne, vorremmo più condivisione ma quando c'è siamo anche in tensione, perchè nessuno "è bravo come noi". Imparare a lasciare, a delegare, a fare spazio ai papà...Anche se la casa è in disordine, anche se il pannolino lo mettono al contrario, anche se gli orari vengono sballati, i vestiti macchiati, la pappa sparpagliata ovunque. Non succede nulla tranne che noi possiamo riprenderci i nostri spazi di donna, i padri possono fare i padri e prendere fiducia nel loro ruolo, i nostri bambini possono godersi i papà  e aprirsi all'altro, al mondo. 
Alla mamma di A è successo anche come psicologa di toccare con mano quanto sia importante che le mamme lascino fare i papà ai loro mariti. Perchè le è capitato che  se una mamma chiama per chiedere un consulto per un figlio e si sente rispondere dalla mamma di A che al primo colloquio vorrebbe vedere entrambi i genitori senza bambino, ecco questa mamma rimane per un attimo disorientata. Oppure una situazione bloccata da tempo che finalmente prende una nuova piega, vitale e gioiosa dopo che il papà partecipa a degli incontri con la moglie, tralasciando per un attimo il lavoro. La sua opinione, la sua presenza, erano quello che mancava alla figlia. 
Quindi care mamme, che il nostro immenso, speciale, unico amore materno lasci il posto all'immenso, speciale, unico, amore paterno. E quando proprio non si può...queste sono altre storie...