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venerdì 30 ottobre 2015

Truffata

La pompa di benzina é occupata.
La mamma di A e il piccolo A aspettano il loro turno e intanto cantano Mengoni.
È sera.

Il ragazzo con la jeep bianca che sta già facendo rifornimento è al telefono e con la mano le fa cenno di avvicinarsi con la macchina.
La mamma di A abbassa il finestrino.

"Deve fare benzina Signora?"
"Certo..."
"Guardi ho combinato un casino! Mi sono  confuso, ho fatto benzina ma la mia macchina é un diesel! Ho combinato un casino!"
Il ragazzo è tra l'agitato e il cane bastonato.
Se il piccolo A viaggia sempre con lo zainetto con dentro il suo vestito di Spiderman, la mamma di A vive con il vestito della crocerossina sotto la camicia.
Scende, cerca di calmarlo e di trovare la soluzione. Tanti anni fa era successo anche a una sua amica, mentre erano in vacanza in Puglia, ci vuole qualcuno che aspiri dal serbatoio la benzina verde, dobbiamo trovare un meccanico.
"Sono già al telefono con mio papà che lavora qui vicino, adesso vado da lui, ma ho ancora un credito di 10 euro..."
"Te li do io i dieci euro e finisco io di fare la tua benzina"
"Grazie! Grazie!"

Il ragazzo sale in macchina e se ne va. Come fa ad andare via? Non si rovina il motore?
Pensa la mamma di A, ma ormai é troppo tardi.
Nella pompa di benzina 10 euro non ci sono.

La mamma di A é stata truffata?
Possibile?
"Costruire un castello" così per soli dieci euro?

La mamma di A infila le sue banconote e fa benzina.
Sale in macchina.
Non é arrabbiata, prova pena per quel ragazzo che si é perso in un bicchier d'acqua.. Cosa se ne fa di dieci euro? Perdere la faccia per così poco? Per due pacchetti di sigarette? Per un po' di fumo? Una ricarica del cellulare? Una bevuta nel weekend?

"Vedi a dare fiducia sempre a tutti?"
Le dice il papá di A quando gli racconta l'accaduto.

E allora che facciamo?
Piccolo ragazzo. Mi dispiace che tu sia diventato così piccolo dentro.
Mi spiace che tu possa sprecare tanta energia e creatività per raggirare  una mamma con in macchina il suo bambino.
Ma non riuscirai a farmi dire o pensare che il mondo fa schifo e che bisogna sempre stare attenti o che i giovani sono tutti marci.
Non riuscirai a farmi diventare cinica e sospettosa.
Non so che storia tu abbia attraversato e perché sia diventato così piccolo.

Guardo dallo specchietto il Piccolo A che chiede ancora musica per cantare e sento ancora più forte la mia responsabilità nell'aiutarlo ad amare e desiderare le cose grandi. Grandi.



venerdì 16 ottobre 2015

Nulla per caso. Soprattutto i sogni.

Come si chiama?

Magia?

Comunicazione profonda?

Inconsci che parlano?

Primo ottobre.
Comincia il mese  della consapevolezza della morte perinatale.
La mamma di A sente molto questo tema.


È mattina presto.
Il piccolo A esce dalla sua stanza e corre nel lettone.
Si mette sotto le coperte, si butta addosso alla mamma, si gode le coccole.

"Mamma ho fatto un sogno bellissimo!
No anzi bruttissimo"

"Bellissimo o bruttissimo, piccolo A?"

"..... Tutti e due. C'erano tantissimi palloncini che volavano nel cielo. Tu mi prendevi in braccio... Ma poi abbiamo guardato bene e abbiamo visto che non erano palloncini ma bambini..."

La mamma di A rimane senza parole.
Pensa ai palloncini che voleranno in cielo il 15 ottobre.
Non sa come faccia a sapere tutto questo il piccolo A.


Come si chiama questo sogno?

Magia?
Mistero?
Amore sopra ogni cosa?

I bambini sono creature straordinarie.
Un bacio a tutti i nostri bambini, in cielo e in terra.

mercoledì 14 ottobre 2015

Inside out: giocare con le emozioni

"Un po' noioso ma bello"
Dice Ga, la cugina pre-adolescente del piccolo A.
Il piccolo A e Glo a metà film si alzano dal loro posto e cominciamo a gironzolare, a sedersi sui gradini anziché sulle poltrone, segno che anche loro stanno provando un po' di noia.

Bisogna sempre sapere però da dove si parte.
Perché noi partiamo da anni di Saetta McQeen e da lunghi mesi di Spiderman.
Partiamo quindi dalle corse, dalle avventure, dai voli mozzafiato, dai cattivi da sconfiggere, dai superpoteri.
E da questa partenza "Inside Out" parte sicuramente un po' svantaggiato
Troppo tranquilla questa storia per il piccolo A.

Quindi in sintesi: bello ma a tratti noioso per i  bambini.
Ma la noia non dipende dal fatto che non sia interessante, anzi. La noia dipende dal fatto che per capirlo bene in alcuni momenti bisogna impegnarsi, far funzionare il cervello, ascoltare bene, concentrarsi, fare collegamenti, apprendere.
Non basta farsi catturare spensieratamente dalla storia come avviene con gli altri film d'animazione.
Non basta.

La mamma di A lo guarda anche con occhi professionali e pensa che a tratti sia geniale, soprattutto per il modo in  cui sono state rappresentate le emozioni, le relazioni tra loro, le relazioni con la memoria a lungo e breve termine, con la personalità.
Ma il piccolo A lo avrà capito questo film?
Forse é troppo piccolo...
Escono dal cinema e, a parte lo scatenato ballo finale sulla sigla di chiusura, sembra che nessuno dei cuccioli di casa sia rimasto particolarmente colpito.

Ma qualche giorno dopo, la mamma di A, ascolta per caso questa conversazione tra il piccolo A e Glo.
Mentre fanno merenda...

Piccolo A:
"La nonna G assomiglia a Rabbia". E ride.
Glo:
" É vero quando urla é uguale." E ridono.




La mamma sorride. Hanno capito molto di più di quello che pensava. Come spesso accade i bambini hanno dentro cose, pensieri, ragionamenti, emozioni che mostrano al mondo solo quando lo vogliano loro.

E allora la mamma di A ha inventato un gioco: dire delle frasi, delle frasi qualunque, quotidiane  come se fosse Gioia, o Rabbia, oppure Paura o Disgusto o Tristezza.

Frasi come " Piccolo A ! É l'ora di andare a letto",  declinata nelle varie emozioni.
Ci vuole un po'di interpretazione e voglia di giocare a fare gli attori.
 Però il piccolo A ride nel vedere la mamma che fa i personaggi del film.
Ride ma gioca a riconoscere le emozioni.
Ride e impara a sentire come tutto cambia, tutto, a seconda dell'emozione.


Quindi, recensione finale per i genitori:
Noioso a tratti, ma nel complesso bello, soprattutto perché a casa puoi "portarti" cinque simpatici amici che possono aiutarti a far conoscere a tuo figlio le emozioni.
Basta giocare con un po' di Gioia.





lunedì 5 ottobre 2015

La morte spiegata ai nostri bambini

Lunedì mattina e già siamo in ritardo.
Ma tra un "Piccolo A metti il giubbino"...e un "Non posso mamma! Devo andare in bagno!"

Lui, il piccolo filosofo, solamente sfiorato dal turbinio dei preparativi di inizio settimana, pensa, riflette e soprattutto DOMANDA!

"Mamma non voglio diventare grande!"
"Piccolo A, guarda che sei già diventato un po' grande."
"Si lo so che non sono più piccino-picciò, ma non sono grande"
"E perché non vuoi diventare grande?"
"Perché i grandi non giocano mai. E non hanno i giocattoli"
"Giochiamo in un altro modo piccolo A, guarda il tuo papà come gioca e si diverte con il suo kitesurf"
"Non é un gioco! È uno sport! Io intendo le macchinine, i super eroi..."

Come dargli torto?

"Piccolo A ti assicuro che anche i grandi giocano ma lo fanno in modo diverso. Detto questo hai però perfettamente ragione, questa sera ne parlerò con papà e vedrai che ci ricorderemo di giocare di più"


Dialoghi che aprono "luoghi" immensi.
I luoghi dei bambini, luoghi che non vanno persi.

Ma non é ancora finita.
Alla mamma di A aspettava ancora il momento più interessante.

"Mamma, ma quando io diventerò grande, tu poi morirai?"

Amore d'oro! Vorrei starti accanto per sempre e dirti che staremo sempre insieme. Ma non é vero. E poi tu lo sai già. La risposta la sai, é per questo che mi hai fatto questa domanda.
Vuoi sapere cosa ne penso io. Hai bisogno di dare un significato al senso di fine che abbiamo dentro dal momento in cui nasciamo. E allora sarò sincera.

"Si amore, a un certo punto adrò in cielo e ti guarderò da li! Ci mancheremo e sentiremo nostalgia l'uno dell'altra. Ma  non lascerò mai comunque e se tu penserai a me io ti farò sorridere subito. Tutti un giorno andremo in cielo e credo che forse potremo giocare a palle di neve con le nuovole. Che ne dici?"

"Anche con il nonno A?"
"Certo!"


E via giù per le scale.

Ricordiamocelo sempre chi sono i nostri bambini.
Quali profondità li abitano.
Quali domande.
Quanto è immenso il loro animo.
Tutto racchiuso in due occhioni castani e un metro e dieci di meraviglia.


sabato 3 ottobre 2015

Chiediamo perdono ai nostri bambini

Chiediamo perdono ai nostri bambini...

Per quando...

Confondiamo  i loro bisogni per capricci, e banalizziamo le loro emozioni.

Intraprendiamo battaglie all'ultima forchetta per obbligarli a mangiare, trasformando un piacere in una lotta di potere.

Li esibiamo come medaglie, fenomeni da baraccone, trofei.

Li trattiamo come nostri amici, confondendoli, caricandoli della responsabilità della nostra felicità,  derubandoli di una relazione unica e speciale quella tra genitori e figli.

Non li ascoltiamo.

Non gli dedichiamo del tempo bello.

Li usiamo per raggiungere ciò che noi non abbiamo saputo.

Li vogliamo rossi e loro sono gialli. Li vogliamo blu e loro sono rosa....

Vogliamo che capiscano noi più di quanto noi capiamo loro.

Non siamo attenti alle parole che usiamo, ai discorsi in loro presenza.

Li ricattiamo.

Usiamo violenza e li denigriamo con la voce o con le mani.

Li mettiamo in mezzo ai nostri casini.

Li usiamo come "piccioni viaggiatori".

Ci inventiamo la pedagogia perché tanto "non é mai morto nessuno"


Non li lasciamo vivere meravigliosamente da bambini.



E se ci sentiamo in colpa, che questo senso di colpa serva a qualcosa.
Serva a cambiare le cose.
Serva a guardarci allo specchio e a regalare ai nostri bambini un mondo più bello, con adulti più belli!