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sabato 28 settembre 2013

Se gli altri sono "i cattivi"

Non é, come tutti credono, che alla facoltá di psicologia si studi solamente qualcosa riguardante Freud, la malattia mentale, l'analisi, il lettino dello psicoanalista, l'interpretazione dei sogni ecc ecc.
La psicologia é molto piú ricca e affascinante e, soprattutto, si occupa per il 99%  di persone sane. Del modo in cui esse pensano, sentono, ragionano, prendono decisioni, instaurano relazioni, nell'arco della loro vita. Per questo spesso la psicologia dialoga con la sociologia, l'antropologia, le neuroscienze....
E per questo motivo quando la mamma di A é in macchina,  non puó non pensare a quella teoria studiata all'universitá che si chiamava "La divergenza attore-osservatore":
che poi spiega, per esempio, perché quando stiamo guidando e qualcuno davanti a noi
va troppo piano,
 é titubante sulla strada che deve prendere,
fa una mossa azzardata,
non parte immediatamente quando il semaforo diventa verde ...
noi cominciamo ad insultarlo. Piú o meno silenziosamente, nella nostra testa o urlando come degli ossessi gli diamo dell'imbecille, dell'imbranato (quando siamo gentili).
Ma a te non ti é mai successo di non sapere bene dove andare perché non conosci la strada e mentre guidi contemporaneamente cerchi dei riferimenti?
Ma a te non é mai successo di essere per un attimo soprappensiero, perso nelle tue preoccupazioni quotidiane, quando sei fermo al semaforo non accorgendoti immediatamente che é diventato verde?
Ti consideri un imbecille, un cretino o peggio,  in queste situazioni?
Tu no, ma tutti gli altri automobilisti che sono dietro o vicino a te, si.
Cosi come tu, quando ti trovi nel ruolo dell'osservatore e non dell'attore fai le stesse identiche considerazioni sugli altri.
In sintesi: con noi stessi siamo piú clementi, giudicando il nostro comportamento valutiamo anche fattori esterni a noi, situazionali, come il fatto che se stiamo cercando un posto nuovo in una zona che non conosciamo, anche se ci chiamiamo Schumacher non potremo certo andare a cento all'ora. Nel giudicare il comportamento degli altri siamo piú spietati.  Improvvisamente il nostro cervello mette in un angolo i fattori situazionali, ponendo al centro le caratteristiche del soggetto, le sue disposizioni caratteriali: quindi se qualcuno sta rallentando il traffico é sicuramente per il suo modo di essere, di essere un imbecille. Stop! Nessuna attenuante! Lui É fatto cosi.
L'esempio dell'automobilista é solo un esempio. La nostra mente funziona cosi nell'attribuire i giudizi su noi stessi e sugli altri.
Quindi alziamo le antenne e contiamo fino a 10 prima di giudicare.....forse ci siamo perso dei pezzi per strada....

giovedì 26 settembre 2013

ancora la scuola materna...

Dieci giorni di silenzio. Dove sono finiti A e la sua mamma?
Stanno continuando la loro avventura. Ecco, ha scritto "loro", perché la mamma di A ci é dentro con la testa e con i piedi. La loro avventura alla scuola materna, sta proseguendo tra alti, bassi, emozioni belle, emozioni difficili, lacrime, sorrisi, abbracci, distacchi.

Le frasi che colpiscono nel segno:
"Mamma perché mi lasci SCIOLO?"
"Mamma perché SCAPPI VIA? "
"Mamma ho PAURA"

I gesti che colpiscono nel segno:
A che vuole solo stare in braccio da quando si esce dalla porta di casa a quando si arriva alla porta della sua classe.
A con il viso sconso-rassegnato che guarda fuori dal finestrino durante il tragitto in macchina.
Gli occhioni pieni di lacrime e la bocca a scarpetta.
La camminata ciondolante, con le spalle giú, di chi si arrende al suo destino inesorabile.
Lo sciopero della fame "IO NON MANGIO ALL'ASILO"

Il piccolo A si sta rivelando un grande stratega. Come la sua mamma ha una faccia che inganna, sembrano piú docili e tranquilli di quello che in realtá sono.

I traguardi raggiunti:
Dalle scene drammatiche del distacco sono passati a un piú consapevole gesto di saluto, che non sprizza di allegria, ma comunica una giusta separazione.
Dallo sciopero della fame al bis di pizza.
Assaporare il momento in cui ci si ritrova.
A che racconta cosa succede a scuola e la sua visione del mondo. La mamma che ascolta partecipe e divertita.
A che ride a 365 denti con suo compagno di classe.
La mamma libera di riprendersi tempo e spazio per sé, per il suo lavoro.
I caffé con le mamme post asilo.
Rispecchiarsi negli sguardi delle altre mamme dei piccoli e non sentirsi sole.


Siamo in cammino, e come in ogni cammino impegnativo l'energia messa é tanta. Scusate se la mamma di A fatica a distogliere lo sguardo dalle prove di volo del piccolo A. In fondo é anche per lei la prima volta.

lunedì 16 settembre 2013

Domani mattina non mi freghi piú

Lunedi mattina
A: "Dove 'ndiamo?"
La mamma la prende larga "Andiamo a giocare con i tuoi nuovi amici "
A: "Dove?"
Lo sa benissimo dove, il nanetto biondo che ha giá capito la strategia della mamma.
Mamma : "Dove ci sono Leo, Matilde, Glo...."
A : "Dove?"
Della serie, "finché non pronunci chiaro quel nome, mamma, io nutro la speranza che tu non stia per portarmi proprio lí"
Mamma : " Andiamo all'asilo A! le maestre ti aspettano per insegnarti tanti giochi nuovi"
A : "Ma io ho paura della maestra!"
A : "Non voglio stare lí tutto il giorno"
A : "Perché mi lasci solo?"
Frasi pulite senza sbavature da bimbo piccolo, occhioni giá pieni e mamma che deve prendere il respiro piú profondamente per accusare il colpo.
Peró docilmente A esce di casa, cantano insieme "Un austriaco felice", poi "Heidy" le canzoni dell'oratorio dell'infanzia della mamma.
 Tutto sembra andare in discesa. Fino a quando arrivano alle scale dell'asilo, dove si consuma la tragedia. A non solo piange, A non solo urla, A non solo implora  "No!mamma".
A é disperato, mai visto cosi!
Ehy tu esci dal suo corpo! (ridiamoci su vá! adesso, mentre scrive ci riesce benissimo la mamma di A)
E adesso, che A dorme sereno nel suo lettino...
dopo che le maestre hanno raccontato alla mamma di A  che ha pianto solo per  un minuto e poi ha partecipato a tutte le attivitá...
dopo averlo spiato mentre giocava giocondo in giardino...
dopo essere andata a prenderlo ritrovardosi davanti il suo bambino biondo con gli occhi grandi e il sorriso largo...
dopo averlo sentito salutare allegro le sue maestre...
dopo aver scoperto che A ha giá un'amica del cuore...

Ecco, dopo tutto questo, la mamma di A sta pensando che..
"Nanetto biondo, domani mattina non mi freghi piú!"


sabato 14 settembre 2013

Manuale di sopravvivenza per mamme che "abbandonano" i loro figli alla scuola materna.

Non a caso il suo simbolo é il polipetto blú. E come un polipetto le si é stretto al collo, piangendo disperato. Anche la pancia della mamma si é sconquassata. Anche lei si é sentita un polipo contorsonista nello stomaco quando é riuscita a lasciare il piccolo A tra le braccia della maestra, a girarsi e ad andare via.
Come in ogni grandissimo amore lasciarsi fa male ma...

DA NON DIMENTICARE:
1- Mamma di A, il piccolo A é tuo figlio. Ma ricordati che non é tuo! Le persone non si possiedo, tantomeno i figli. Soprattutto i figli.
2- Essere madre é l'esperienza piú bella, piena, incredibile, meravigliosa della tua vita. Ma non per questo la tua identità deve racchiudersi dentro una sola parola: mamma. Tuo figlio ha bisogno che tu esista indipendentemente da lui. Non farlo sentire indispensabile per la tua autostima, per il sentimento del tuo valore. Così lo costringerai e imprigionerai nel ruolo di figlio e si sentirà in colpa ogni volta che vorrà lasciarti per vivere la sua vita. E il tuo volergli bene si trasformerà in qualcosa che assomiglia al suo contrario.
3- Ricordati che le emozioni difficili, come quelle di questa mattina non distruggono nessuno. Resisti alla tentazione di volerlo vedere sempre felice e soddisfatto. Ha bisogno di incontrare il mondo, ha bisogno di saper camminare con le sue gambe. Questo si é indispensabile. Quindi spostati mamma di A e lascialo provare. Cosi sará orgoglioso delle sue prove superate, si sentirà sicuro le prossime volte, scoprirà cosa gli riesce bene, cosa non gli piace.  Potrá sentire di avercela fatta grazie alle sue risorse e alle sua capacità. Lo sai vero cosa significa questo?
4- Lascialo libero di sentire quello che sente. Se piange arrivando a scuola, se non piange e sembra tranquillo, insomma qualsiasi cosa proverá non viverlo come un tuo riflesso. Non leggerlo come una prova del fatto che ti voglia bene oppure no. Quella caso mai é "roba tua", tue paure. Pensaci, prendile in mano, dagli un senso, lavoraci. Ma lascialo libero dai tuoi fantasmi.

Poi quando è tornata, dopo poche ore, alla scuola materna, A era in giardino (si, lo ammette, lo ha spiato da dietro la siepe). Vicino alla sua maestra, con gli altri bimbi, A era sereno. Quando si sono visti si sono sorrisi e abbracciati. Tutti e due felici.
Oggi é sabato, la memoria é corta. Stamparsi il manuale con le 4 regole e leggerlo lunedì mattina. Quando il polipetto tornerá all'attacco. O magari no.  Vedremo.
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martedì 10 settembre 2013

Il primo giorno alla scuola materna

Era convinta di averlo perso, che se ne fosse andato via. La testa ancora confusa, il dolore pieno, lo smarrimento di chi non riesce piú a capire dove  si trovi in mezzo a una cittá sconosciuta. 
Invece, come una sorpresa che lascia senza fiato, la ginecologa del pronto soccorso aveva detto che lui c'era ancora. La luce all'improvviso. E poi ancora il buio..."Probabilmente questa gravidanza non andrá avanti"
Questo lo ha reso ancora piú speciale perché la mamma di A, oltre che ad amarlo, ha cominciato da subito ad ammirarlo, a guardarlo in modo stupito. A pensare a quanta grinta dovesse avere un fagiolino cosí piccolo per attaccarsi cosi caparbiamente alla vita ribaltando tutti i pronostici.
Il piccolo A le ha fatto sentire per la prima volta, sulla pelle, dentro alle viscere, il mistero della vita, davanti al quale non si puó fare altro che stare in silenzio, fiduciosamente in attesa. 
Il piccolo A oggi é un bambino. Biondo, con gli occhi grandi grandi, il sorriso largo.
A. e la sua mamma hanno percorso insieme un bel pezzo di strada. Sono quasi tre anni che "stanno insieme" e sono anni che hanno la densitá di una vita. Lo conoscono bene questo sentimento le mamme, nessun altro momento della loro vita "precedente" é stato cosi intenso di emozioni, anche contrastanti, travolgenti, incredibili, faticose.

La mamma di A oggi lo ha visto entrare nella sua classe, un po' titubante. Allora  la mamma lo ha preso per mano e lo ha accompagnato al suo posto, nel cerchio, sulla sua seggiolina, insieme ai suoi compagni di classe. Pochi passi uno vicino all'altra. Ma in realtà hanno attraversato un hanno "un ponte".  La mamma di A lo sa che da oggi cambiano tante cose. La mamma di A lo sa che da oggi A entra nel mondo, con le sue gambe.  La mamma di A lo sa che da oggi dovrá cavarsela anche un po' da solo.
Le gambe un po' le tremano. A canta e batte le mani, poi fa una carezza al bimbo seduto accanto a lui.   Chissá perché.  Poi la mamma e il papá gli fanno ciao e vanno via, ascoltando e riconoscendo le sue lacrime dietro di loro.
Non é tristezza, non é paura quello che sente la mamma. È di nuovo quella sensazione di meraviglia e tenerezza davanti alla vita che prende forma. 
A e i suoi occhi, A e la sua vita davanti a sé. 

Come dice quella bella canzone "la vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare"

                                                         VOLA! UCCELLINO! VOLA!

e grazie....é sempre di piú quello che mi doni di quello che io cerco di dare a te!




martedì 3 settembre 2013

Biancaneve

Il piccolo A, quando é l'ora della nanna, reclama solo il suo ciuccio. Docile  poi va nel suo lettino, chiamato anche il castello. Alcune volte in braccio alla mamma, altre camminando pestando i piedoni sul pavimento di legno. 
Stringe il suo amico Saetta McQueen. Gli occhi ciondolanti, le manine calde, il profumo di nanna.
"Signore, metto A nelle tue mani, prendilo tu, tienilo stretto, fino a domani!"
Recita sempre la mamma. Poi gli dá un bacio e gli canta una canzone. Nel repertorio ce ne sono solamente due: "A come Avventura" e "Venite nel mio campo". Belle, arrivano dall'anfanzia della mamma, un giorno ve le scriverá.

Ma questa sera il copione é cambiato...
"A, ti racconto una storia?"
"Ci!"
"C'era una volta Biancaneve.."
"Quale?"
"Come quale? Biancaneve era una bella ragazza ed era anche una principessa"
"Bella come Glo?"
" Si, bella come Glo!" (sorrisi nel buio)
"Biancaneve un giorno andó nel bosco..."
"Perché?"
(A, perché nel bosco prima o poi ci andiamo tutti, perché il bosco fa paura ma é anche pieno di cose affascinanti. Perché é piú forte di noi uscire dal sicuro e rassicurante castello. Perché la vita é un'avventura e ci sono sempre delle prove da superare. Ma ti assicuro che ne vale la pena.)
"Perché aveva voglia di fare un giretto. Ma nel bosco si imbatté in una casetta piccolina ma tanto carina e fu piú forte di lei la voglia di entrare"
"Perché?"
(Perché Biancaneve é donna A. No, scherzo..)
"Perché era talmente bella e accogliente che Biancaneva desiderava conoscere chi la abitava. Subito capí che era la casa dei nanetti. Era tutta in disordine, con i letti ancora disfati, i piatti da lavare, tanti vestiti in disordine."
"Ah! che brutta" ( sorrisi nel buio)
"E infatti Biancaneve, con tanto amore la mise in ordine. Diventó una cara amica dei nanetti che le chiesero di vivere al sicuro li con loro. Ma un giorno arrivó una vecchina, che in realtá era una strega"
"Quale?"
"Ma come quale?" ( Ma cosa vorrá dire con sto "quale?")
"Era una vecchia invidiosa che con la scusa di chiedere dell'acqua, regaló a Biancaneve una bellissima mela rossa, avvelenata. Biancaneve la assaggió e cadde sul pavimento in un sonno talmente profondo che i nanetti, al loro ritorno, la pensarono morta"
"......"
"La misero in un letto di cristallo, in mezzo al bosco, cosi che tutti potessero ammirare la sua bellezza. Un giorno, per caso, arrivó un principe a cavallo che rimase estasiato dalla bellezza della fanciulla. Le diede un bacio, perché cominció a volerle bene. Un bacio talmente pieno d'amore che ...
"Come miei?"
"Si amore, baci belli come i tuoi" (sorrisi nel buio)
"...insomma che Biancaneve si sveglió. Tutti si riempirono di gioia e poi vissero felici e contenti.
Ti é piaciuta la storia?"
"Si!!! Ancoa!"
Domani sera un'altra A, adesso notte é l'ora della nanna.

Le storie uniscono le persone. Chi le racconta e chi le ascolta. Le storie creano un'atmosfera di intimitá. Le storie prendono forma nella nostra fantasia e con la fantasia si puó provare a intravedere percorsi nuovi. Le storie ci insegnano ad affrontare la paura, a entrare nei boschi, a prendere fiducia in noi stessi. Le storie ci insegnano che per Incontare principi, nanetti e anche streghe..bisogna iscire di casa, con coraggio. 

Buona notte...