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lunedì 21 dicembre 2015

Firenze, e la bellezza!

La mamma di A e la sua nipotina Ga sono state a Firenze da sole per un weekend.
Sono stati due giorni belli e intensi, immerse nelle cose belle:

La bellezza di essere zia di una nipotina così. La bellezza del loro rapporto.

La bellezza dell'arte, dell'architettura, della scultura, della pittura. Che anche se le lezioni di storia dell'arte sono un antico ricordo e tante cose non le sai più, tale bellezza anche se non la comprendi intellettualmente, la senti. Sulla pelle. Quando ti circonda.

La bellezza della città in festa ricoperta di Natale.

La bellezza degli incontri nuovi e degli sguardi gentili verso noi due, "ragazze" in trasferta. Dalla barista, alla proprietaria del b&b, fino ai nostri vicini nella sala d'attesa in stazione.

La bellezza di avere davanti agli occhi prospettive diverse, non quotidiane.

La bellezza delle frasi delle persone che ci vogliono bene e che da lontano ci dicevano:

"Non state nei posti affollati."
" Salite sulla cupola? Non è pericoloso?"

Questo il nonno Lo che ci vorrebbe sempre al calduccio e al riparo a casa. Ma noi lo amiamo così. Che ci vuoi fare.


" Ga prendi il libro di storia per ripassare!"

Questa la zia A. Ma l'abbiamo sabotata. La scuola pre-occupata non la vogliamo. Insomma siamo a Firenze!

"Divertitevi!!"
Questo il papà di A che ama l'esploratrice che vive nella mamma di A.

La nonna G non dice niente. Apre la sua casa ai nipotini e generi "rimasti orfani" e in cuor suo è felice di aver trasmesso a sua figlia e alla sua nipotina la voglia di andare nel mondo.

Lo zio Ma protegge da lontano e si assicura che tutti stiano bene.

"Due giorni senza mamma. MALE!"
Riassume questa mattina il piccolo A dopo aver riabbracciato la sua mamma.

Ma nel frattempo è stato felice e sereno... Amare vuol dire saper sopportare anche le distanze. E poi  saper anche che hanno valore.

Poi si torna.
Ed è più bello di prima.

mercoledì 2 dicembre 2015

Ciò che provi guardandola negli occhi, in quell'istante, è la verità.

La mamma di A finisce di lavorare e va a prendere il piccolo A dalla nonna G.

Ma lui sta dormendo sul divano un sonno di quelli profondi, belli, paciosi.
A nulla valgono i tentativi della mamma di svegliarlo.
Lo chiama, lo accarezza...niente.

"Lascialo qui a dormire, mamma di A", dice la nonna,
"Sta dormendo troppo bene"

La mamma di A allora lo prende in braccio e lo porta nella cameretta dei nipotini. La nonna G si é attrezzata, svuotata la casa dai figli, l'ha  resa accogliente per le sue nuove piccole generazioni.



Fuori fa freddo.
La mamma lo adagia sul letto, lo copre con il piumone e si sdraia accanto a lui.
Momenti di tenerezza.

Poi all'improvviso lui apre gli occhi. Incrocia lo sguardo della mamma, la riconosce e spalanca un sorriso. Alza il suo braccio, lo cinge intorno al collo della mamma e ritorna al suo meraviglioso sonno.

Ecco piccolo A. È proprio questo un momento magico.
Il momento in cui incroci lo sguardo e senti che ti si apre il sorriso.
 Nulla che sia mediato dal pensiero o  dalle considerazioni. 
Succede così, anche fuori da qui, anche nel mondo che ti aspetta. Sono piccole unità di sentimento che nascono all'improvviso. Piccole ma profonde.
Al di là della stima, dell'affetto, della storia che ti unisce a una persona, ciò che provi guardandola negli occhi, in quell'istante, è la verità.



giovedì 12 novembre 2015

Dichiarazione "d'amore" al mio ginecologo

E lui nemmeno lo sa quanto bene gli vuole la mamma di A!

Tutto era incerto.
Tutto era in bilico.
L'ordine delle cose sovvertito.
La realtà una faccia così diversa dalle aspettative.
La dolce attesa era solo attesa....che tutto andasse bene....
Era chiaro alla mamma di A che la medicina tentava di fare il meglio, ma le risposte non le aveva.
E ciascuno diceva la sua. A ogni controllo una possibile interpretazione nuova.
Camici bianchi, si preparati, ma tutti uguali. La mamma di A non si sentiva vista da nessuno.

Finché lui arrivò in reparto.
Presenza discreta ma grande.
Ancora oggi, non sa spiegarlo la mamma di A perchè si sia sentita subito così serena in sua presenza.
Un incontro, questa è la parola giusta. Un bellissimo, inaspettato, incontro.

Dicevo...presenza discreta, di poche ma significative parole. Forse addirittura timidezza.
Ma idee chiare, conoscenza, competenza, delicatezza, sottile senso dell'umorismo, self control e soprattutto diagnosi corretta.
" Il suo sacco non è rotto signora, può tornare a casa"
"Tornerò pure a casa  mio giovane dottore, ma io non la lascio più". Questo pensava la mamma di A cinque anni fa.


E quando torna a "trovarlo" riemergono sempre quelle emozioni.
La sala d'attesa con il pancione, le ecografie, la trepidazione e lui che sa trovare sempre le parole giuste. Che bello incontrare un uomo, che pur senza clamori, é così in pienezza nel suo ruolo.

Oggi il pancione non c'é ma la mamma di A in sala d'attesa é comunque emozionata.
Quando apre la porta ritrova quel caro timido sorriso: "Sono venuta a fare il tagliando", scherza la mamma di A mentre si stringono la mano.
Anche oggi poche parole.
Anche oggi un sereno silenzio durante la visita.
Anche oggi cordialitá, umanità e competenza.

E lei pensa che gli vuole un mondo di bene e lui nemmeno lo sa. O forse sì.

lunedì 9 novembre 2015

Gioia e tristezza. A volte così vicine.

Le piacciono tantissimo le sue domande, perché le sue domande le fanno vedere il mondo con i suoi occhi e i suoi occhi sono quelli della prima volta.
Sono gli occhi dello stupore, del punto interrogativo, della meraviglia, della curiosità, del salto vertiginoso vero le cose nuove.
Sono gli occhi che sentono ancora in modo nitido e forte, che non danno per scontato, che si riempiono anche dello straordinario quotidiano.

"Mamma posso chiederti una cosa?"
"Certo piccolo A!"
"La cosa è...ma la gioia e la tristezza sono la stessa cosa?"

La mamma di A rimane per un attimo sospesa non capendo la domanda, poi capisce a cosa si riferisce il piccolo A.
Sono già passate almeno un paio di ore da quando é accaduto ciò che é rimasto impresso al Piccolo A e lui ha conservato la domanda per il momento giusto.
Infatti ora sono in macchina di ritorno da un bellissimo pranzo di famiglia.
É sera, le ombre si allungano e i pensieri si fanno spazio nel silenzio.
Hanno festeggiato la cuginetta Ga, la sua Cresima e la sua Comunione e, al momento di scartare i regali, Ga si é emozionata molto.
Gioia e commozione insieme.
Risate e lacrime insieme.
Sorrisi e occhi lucidi insieme.

"Piccolo A, me lo stai chiedendo perché hai visto Ga piangere mentre leggeva i bigliettini dei regali?"
" Eh sì...."
"Gioia e tristezza non sono la stessa cosa. Ga piangeva perché era molto felice, felicissima. Perché ha sentito che le vogliamo un mondo di bene e l'emozione era talmente forte che le é uscita anche dagli occhi. Esistono anche le lacrime di gioia ! Non solo di tristezza. Come quando ridi forte..ti ricordi che anche tu hai le lacrime quando ridi tantissimo?"
"Ah! É vero..."


Che bello parlare di emozioni con te Piccolo A.
Che bello poter dargli forma.
Che bello sapere che le cogli e ne rimani affascinato.
E io cresco insieme a te.

lunedì 2 novembre 2015

Violetta

Violetta, potrebbe essere la protagonista di un romanzo.
Entra in casa con passi veloci.
La mamma di A non se l'aspettava.
Pensava fosse già partita.
Sì perché Violetta é una donna Moldava che per tre mesi ha vissuto con la zia Ri ed ora é arrivato il tempo per lei di tornare a casa.
Violetta entra in casa spalancando la porta ed entra con lei una ventata di allegria,
nonostante il suo sguardo serio, la sua delicata formalità, la stanza un po' buia dalla sera autunnale.
La mamma di A non sa darle un'età. Ha quei tratti che a un primo sguardo sembrano renderle tutte uguali, queste donne dell'est. I capelli corti biondo scuro, la gonna fino a sotto il ginocchio, un maglione marrone un po' fuori moda.
La zia Ri ha passato gli ottanta, non cammina quasi più, ha la tempra delle donne di una volta e l'ironia che l'aiuta a sopportare il tempo che passa e la malinconia.
"Mamma di A mi sembra che sei diventata più alta"
"Ma zia cosa dici!" ride la mamma di A.
Sorride la zia Ri "Eppure mi sembri più alta..."
Violetta si toglie il cappotto, si siede sul divano e apre la borsa.
Ha voglia di parlare, estrae dal portafoglio delle banconote. Sono la moneta del suo paese, ventidue di quelle fanno un euro. Ma la vita è cara anche là. Domani mattina prende l'aereo, ha molta voglia di tornare a casa. Accende il suo portatile, mostra le foto di suo figlio, della sua nipotina dodicenne e  dell'ultimo nato che ha quasi due anni. Suo figlio assomiglia al marito, dalle foto si vede benissimo. Domani finalmente andrà dal parrucchiere che la sua amica glielo ha già prenotato.
Gli occhi sono pieni di trepidazione, qualche volta si velano di lacrime di commozione.
La sua emozione è nell'aria ed è bellissima.
La mamma di A se la immagina nel momento in cui le porte in aeroporto si apriranno e i suoi occhi incroceranno quelli dei suoi cari. E quando rientrerà nella sua casa, e respirerà i suoi profumi, e vivrà in mezzo a ciò che è suo.

Ciascuno di noi è una storia, ma quante volte ce ne dimentichiamo.
Soprattutto quando guardiamo questo esercito di donne che affolla le panchine dei nostri parchi nei momenti liberi della loro giornata.
E le guardiamo senza affetto, senza comprensione.
Dimenticando cosa significhi vivere lontani.

Violetta è stato bello incontrarti oggi e sentirti vicina come donna.
Siamo così diversi eppure così uguali.
Abbiamo tutti bisogno di casa e dell'amore di chi amiamo.


Buon viaggio Violetta.
A presto.

La mamma di A


venerdì 30 ottobre 2015

Truffata

La pompa di benzina é occupata.
La mamma di A e il piccolo A aspettano il loro turno e intanto cantano Mengoni.
È sera.

Il ragazzo con la jeep bianca che sta già facendo rifornimento è al telefono e con la mano le fa cenno di avvicinarsi con la macchina.
La mamma di A abbassa il finestrino.

"Deve fare benzina Signora?"
"Certo..."
"Guardi ho combinato un casino! Mi sono  confuso, ho fatto benzina ma la mia macchina é un diesel! Ho combinato un casino!"
Il ragazzo è tra l'agitato e il cane bastonato.
Se il piccolo A viaggia sempre con lo zainetto con dentro il suo vestito di Spiderman, la mamma di A vive con il vestito della crocerossina sotto la camicia.
Scende, cerca di calmarlo e di trovare la soluzione. Tanti anni fa era successo anche a una sua amica, mentre erano in vacanza in Puglia, ci vuole qualcuno che aspiri dal serbatoio la benzina verde, dobbiamo trovare un meccanico.
"Sono già al telefono con mio papà che lavora qui vicino, adesso vado da lui, ma ho ancora un credito di 10 euro..."
"Te li do io i dieci euro e finisco io di fare la tua benzina"
"Grazie! Grazie!"

Il ragazzo sale in macchina e se ne va. Come fa ad andare via? Non si rovina il motore?
Pensa la mamma di A, ma ormai é troppo tardi.
Nella pompa di benzina 10 euro non ci sono.

La mamma di A é stata truffata?
Possibile?
"Costruire un castello" così per soli dieci euro?

La mamma di A infila le sue banconote e fa benzina.
Sale in macchina.
Non é arrabbiata, prova pena per quel ragazzo che si é perso in un bicchier d'acqua.. Cosa se ne fa di dieci euro? Perdere la faccia per così poco? Per due pacchetti di sigarette? Per un po' di fumo? Una ricarica del cellulare? Una bevuta nel weekend?

"Vedi a dare fiducia sempre a tutti?"
Le dice il papá di A quando gli racconta l'accaduto.

E allora che facciamo?
Piccolo ragazzo. Mi dispiace che tu sia diventato così piccolo dentro.
Mi spiace che tu possa sprecare tanta energia e creatività per raggirare  una mamma con in macchina il suo bambino.
Ma non riuscirai a farmi dire o pensare che il mondo fa schifo e che bisogna sempre stare attenti o che i giovani sono tutti marci.
Non riuscirai a farmi diventare cinica e sospettosa.
Non so che storia tu abbia attraversato e perché sia diventato così piccolo.

Guardo dallo specchietto il Piccolo A che chiede ancora musica per cantare e sento ancora più forte la mia responsabilità nell'aiutarlo ad amare e desiderare le cose grandi. Grandi.



venerdì 16 ottobre 2015

Nulla per caso. Soprattutto i sogni.

Come si chiama?

Magia?

Comunicazione profonda?

Inconsci che parlano?

Primo ottobre.
Comincia il mese  della consapevolezza della morte perinatale.
La mamma di A sente molto questo tema.


È mattina presto.
Il piccolo A esce dalla sua stanza e corre nel lettone.
Si mette sotto le coperte, si butta addosso alla mamma, si gode le coccole.

"Mamma ho fatto un sogno bellissimo!
No anzi bruttissimo"

"Bellissimo o bruttissimo, piccolo A?"

"..... Tutti e due. C'erano tantissimi palloncini che volavano nel cielo. Tu mi prendevi in braccio... Ma poi abbiamo guardato bene e abbiamo visto che non erano palloncini ma bambini..."

La mamma di A rimane senza parole.
Pensa ai palloncini che voleranno in cielo il 15 ottobre.
Non sa come faccia a sapere tutto questo il piccolo A.


Come si chiama questo sogno?

Magia?
Mistero?
Amore sopra ogni cosa?

I bambini sono creature straordinarie.
Un bacio a tutti i nostri bambini, in cielo e in terra.

mercoledì 14 ottobre 2015

Inside out: giocare con le emozioni

"Un po' noioso ma bello"
Dice Ga, la cugina pre-adolescente del piccolo A.
Il piccolo A e Glo a metà film si alzano dal loro posto e cominciamo a gironzolare, a sedersi sui gradini anziché sulle poltrone, segno che anche loro stanno provando un po' di noia.

Bisogna sempre sapere però da dove si parte.
Perché noi partiamo da anni di Saetta McQeen e da lunghi mesi di Spiderman.
Partiamo quindi dalle corse, dalle avventure, dai voli mozzafiato, dai cattivi da sconfiggere, dai superpoteri.
E da questa partenza "Inside Out" parte sicuramente un po' svantaggiato
Troppo tranquilla questa storia per il piccolo A.

Quindi in sintesi: bello ma a tratti noioso per i  bambini.
Ma la noia non dipende dal fatto che non sia interessante, anzi. La noia dipende dal fatto che per capirlo bene in alcuni momenti bisogna impegnarsi, far funzionare il cervello, ascoltare bene, concentrarsi, fare collegamenti, apprendere.
Non basta farsi catturare spensieratamente dalla storia come avviene con gli altri film d'animazione.
Non basta.

La mamma di A lo guarda anche con occhi professionali e pensa che a tratti sia geniale, soprattutto per il modo in  cui sono state rappresentate le emozioni, le relazioni tra loro, le relazioni con la memoria a lungo e breve termine, con la personalità.
Ma il piccolo A lo avrà capito questo film?
Forse é troppo piccolo...
Escono dal cinema e, a parte lo scatenato ballo finale sulla sigla di chiusura, sembra che nessuno dei cuccioli di casa sia rimasto particolarmente colpito.

Ma qualche giorno dopo, la mamma di A, ascolta per caso questa conversazione tra il piccolo A e Glo.
Mentre fanno merenda...

Piccolo A:
"La nonna G assomiglia a Rabbia". E ride.
Glo:
" É vero quando urla é uguale." E ridono.




La mamma sorride. Hanno capito molto di più di quello che pensava. Come spesso accade i bambini hanno dentro cose, pensieri, ragionamenti, emozioni che mostrano al mondo solo quando lo vogliano loro.

E allora la mamma di A ha inventato un gioco: dire delle frasi, delle frasi qualunque, quotidiane  come se fosse Gioia, o Rabbia, oppure Paura o Disgusto o Tristezza.

Frasi come " Piccolo A ! É l'ora di andare a letto",  declinata nelle varie emozioni.
Ci vuole un po'di interpretazione e voglia di giocare a fare gli attori.
 Però il piccolo A ride nel vedere la mamma che fa i personaggi del film.
Ride ma gioca a riconoscere le emozioni.
Ride e impara a sentire come tutto cambia, tutto, a seconda dell'emozione.


Quindi, recensione finale per i genitori:
Noioso a tratti, ma nel complesso bello, soprattutto perché a casa puoi "portarti" cinque simpatici amici che possono aiutarti a far conoscere a tuo figlio le emozioni.
Basta giocare con un po' di Gioia.





lunedì 5 ottobre 2015

La morte spiegata ai nostri bambini

Lunedì mattina e già siamo in ritardo.
Ma tra un "Piccolo A metti il giubbino"...e un "Non posso mamma! Devo andare in bagno!"

Lui, il piccolo filosofo, solamente sfiorato dal turbinio dei preparativi di inizio settimana, pensa, riflette e soprattutto DOMANDA!

"Mamma non voglio diventare grande!"
"Piccolo A, guarda che sei già diventato un po' grande."
"Si lo so che non sono più piccino-picciò, ma non sono grande"
"E perché non vuoi diventare grande?"
"Perché i grandi non giocano mai. E non hanno i giocattoli"
"Giochiamo in un altro modo piccolo A, guarda il tuo papà come gioca e si diverte con il suo kitesurf"
"Non é un gioco! È uno sport! Io intendo le macchinine, i super eroi..."

Come dargli torto?

"Piccolo A ti assicuro che anche i grandi giocano ma lo fanno in modo diverso. Detto questo hai però perfettamente ragione, questa sera ne parlerò con papà e vedrai che ci ricorderemo di giocare di più"


Dialoghi che aprono "luoghi" immensi.
I luoghi dei bambini, luoghi che non vanno persi.

Ma non é ancora finita.
Alla mamma di A aspettava ancora il momento più interessante.

"Mamma, ma quando io diventerò grande, tu poi morirai?"

Amore d'oro! Vorrei starti accanto per sempre e dirti che staremo sempre insieme. Ma non é vero. E poi tu lo sai già. La risposta la sai, é per questo che mi hai fatto questa domanda.
Vuoi sapere cosa ne penso io. Hai bisogno di dare un significato al senso di fine che abbiamo dentro dal momento in cui nasciamo. E allora sarò sincera.

"Si amore, a un certo punto adrò in cielo e ti guarderò da li! Ci mancheremo e sentiremo nostalgia l'uno dell'altra. Ma  non lascerò mai comunque e se tu penserai a me io ti farò sorridere subito. Tutti un giorno andremo in cielo e credo che forse potremo giocare a palle di neve con le nuovole. Che ne dici?"

"Anche con il nonno A?"
"Certo!"


E via giù per le scale.

Ricordiamocelo sempre chi sono i nostri bambini.
Quali profondità li abitano.
Quali domande.
Quanto è immenso il loro animo.
Tutto racchiuso in due occhioni castani e un metro e dieci di meraviglia.


sabato 3 ottobre 2015

Chiediamo perdono ai nostri bambini

Chiediamo perdono ai nostri bambini...

Per quando...

Confondiamo  i loro bisogni per capricci, e banalizziamo le loro emozioni.

Intraprendiamo battaglie all'ultima forchetta per obbligarli a mangiare, trasformando un piacere in una lotta di potere.

Li esibiamo come medaglie, fenomeni da baraccone, trofei.

Li trattiamo come nostri amici, confondendoli, caricandoli della responsabilità della nostra felicità,  derubandoli di una relazione unica e speciale quella tra genitori e figli.

Non li ascoltiamo.

Non gli dedichiamo del tempo bello.

Li usiamo per raggiungere ciò che noi non abbiamo saputo.

Li vogliamo rossi e loro sono gialli. Li vogliamo blu e loro sono rosa....

Vogliamo che capiscano noi più di quanto noi capiamo loro.

Non siamo attenti alle parole che usiamo, ai discorsi in loro presenza.

Li ricattiamo.

Usiamo violenza e li denigriamo con la voce o con le mani.

Li mettiamo in mezzo ai nostri casini.

Li usiamo come "piccioni viaggiatori".

Ci inventiamo la pedagogia perché tanto "non é mai morto nessuno"


Non li lasciamo vivere meravigliosamente da bambini.



E se ci sentiamo in colpa, che questo senso di colpa serva a qualcosa.
Serva a cambiare le cose.
Serva a guardarci allo specchio e a regalare ai nostri bambini un mondo più bello, con adulti più belli!












giovedì 24 settembre 2015

Per amare bisogno essere COMPLETI. Parola di piccolo A!

In macchina.
Dall'asilo verso casa.

"Mamma, il mio amico Fa è innamorato di Gi."

" Wow! E tu sei innamorato?"

" Te l'ho già detto mamma che io sono già COMPLETO!"

La mamma rimane colpita ma il piccolo A continua il racconto.

"Io scendevo dallo scivolo piccolo e Gi ha detto che sono il suo eroe. Anche Cla ha detto che sono il suo eroe. E mi rincorrevano per baciarmi. Ma io scappavo perché non volevo."

"Piccolo A mi hai detto una cosa bellissima. Quando qualcuno si sente completo è proprio pronto per voler bene in modo bellissimo."

"Ma ti ho detto che non sono innamorato."

"Si ho capito! Però ci si può anche voler bene! Tra amici è così! Puoi essere amico anche delle bambine! Anche di Gi e Cla senza essere innamorato."



I bambini!
Sono saggi!
Da ascoltare!

martedì 22 settembre 2015

Come ti vede tuo figlio?

Alle 8:30 del mattino le tue certezze possono crollare.

Il mondo è incredibilmente vario e variopinto. I punti di vista infiniti. Le sfumature superano di gran lunga i confini chiari e netti.
Ma in tutta questa esistenza in continua evoluzione, la mamma di A, pensava di sapere con sicurezza una cosa.
Qualcosa che riguardava il suo essere madre. 
Il suo modo di vivere questo ruolo.
La mamma di A pensava di non essere una madre ansiosa.
La mamma di A pensava di essere una divertente compagna di giochi.
La mamma di A pensava....e si sbagliava.

Alle 8:30, durante il tragitto casa -scuola... Accadeva questa conversazione :

"Mamma! Io e il papà faremo un'avventura!"
"Bello! Vengo anche io, mi piacciono le avventure! Lo sai che quest' estate sono andata a camminare perché mi piacciono le esperienze avventutose. 
Dove andiamo Piccolo A?"

"No mamma! Tu non vieni con noi! Solo maschi!"
"Ma perché? Anche le femmine fanno queste cose!"
"Si ma poi tu dici "Questo no! E questo non farlo!...."


Conclusione: pensava di essere una mamma-donna-avventura simpatica e divertente e  invece scopre di essere vista come una noiosa, intransigente, limitante, pesante Signorina Rottermeier.

Gli specchi sono dietro l'angolo.
I nostri figli e le nuove consapevolezze.




sabato 19 settembre 2015

Lasciamo il mondo ai bambini

Pomeriggio

"Piccolo A non giocare con la palla in salotto, ci sono i vasi, si possono rompere!"
Il piccolo A si ferma, guarda i vasi di cui non si era minimamente accorto...

"Mamma! Vorrei riempirteli di fiori!"
"Grazie Piccolo A! Che bel pensiero...che fiori mi prenderesti?"
"......i Girasoli...che lo so che ti piacciono"

Quando un pensiero é un regalo inaspettato che fa bene al cuore!



Sera

La mamma di A sta finendo di sistemare la cucina.
A e il papà guardano Spiderman sul divano.

"Papà domani andiamo a raccogliere i fiori per la mamma!"





Lasciamo il mondo ai bambini!
Amen!

giovedì 17 settembre 2015

Se fosse mio figlio?

Succede spesso...
Al piccolo A piace guardare il mondo dall'alto. Dall'alto del suo papà.
E al suo papà piace prenderlo, alzarlo e portarselo sulle spalle. Poi quando crescerà non potrà più.
La mamma di A cammina a fianco a loro.
Si "gira il mondo", leggeri, spensierati.

Questa volta la mamma di A é rimasta un po' indietro e li guarda camminare felici.

Partono  i pensieri...

E se invece di essere a zonzo in una qualsiasi serata di fine estate fossero in cammino per scappare da qualcosa di terribile.
E se dietro di loro non ci fosse più una casa perché distrutta dalle bombe.
E se invece di una serena giornata all'asilo al piccolo A toccasse, la mattina dopo, un viaggio disumano tra fame, sete, confusione e paura.
E se a noi invece della quotidianità, a volte così bistrattata, toccasse vivere con il terrore e soprattutto con la disperazione di non essere in grado di proteggere nostro figlio.
E se i nostri passi non fossero passeggiata, ma una marcia serrata verso un ignoto destino.
E se dietro avessimo solo paura, davanti paura e in mezzo paura.

Piccolo A cosa saremmo disposti a fare per proteggerti?
Io credo qualsiasi cosa!
Io credo qualsiasi cosa!


Ti bacio mentre dormi al sicuro nel tuo letto.....



venerdì 11 settembre 2015

Come tu mi vuoi

Le aspettative dei genitori sulla vita dei figli sono un tema caldo e delicato.
I sogni non realizzati, le aspirazioni deluse, il desiderio di riscatto sociale a volte ricadono sui figli, vissuti come una nuova possibilità. Una nuova chance.
Spesso in modo inconsapevole o mascherate dal desiderare il meglio per il proprio figlio, le aspettative accecano e non permettono di vedere le peculiarità e i talenti dei bambini.
Si rischia di mettergli un vestito che non è il loro.
Di assegnargli un ruolo che non gli appartiene.
Pena una sensazione di insoddisfazione perenne.
A volta la pena è invece pura infelicità.

E ritrovare i propri abiti non è poi sempre un percorso semplice.

Ma questa sera, nel buio della camera da letto del piccolo A è accaduto esattamente il contrario.

Titolo "Le aspettative dei figli sui genitori"

Dopo la fiaba.
Dopo aver pensato al momento più bello della giornata.
E dopo le preghiere
Il piccolo A non dorme....

"Mamma sto pensando che è meglio che fai la cuoca!"

"La cuoca?...

 Vuoi che cambi lavoro piccolo A?"

Gli da corda la mamma per capire dove vuole arrivare.

"Si voglio!"
"Ma mi spieghi il perché? Lo sai che non sono nemmeno brava a cucinare e in più il mio lavoro mi piace"

"Perché è più bello se fai la cuoca!"
Ripete convintissimo.

La mamma non riesce a farsi spiegare il motivo di questa richiesta.
Il piccolo A non molla.
Ribadisce che la mamma deve fare la cuoca.

Allora piccolo A!
Mi hai fatto sorridere perché mi sorprendono sempre i tuoi pensieri originali.

Detto questo, mi hai fatto riflettere.

È stata una bella inversione delle parti.
Una bella lezione.
Un figlio che dice alla mamma come vuole che lei sia.
Forse dovremmo farlo più spesso questo gioco...

Perché è un tema a me caro e prometto di impegnarmi sempre più a guardarti per come sei e non per come vorrei che fossi.

Io non sono una cuoca.
 Questo è chiarissimo dentro di me.
E sono felice di aver incontrato chi mi ha aiutato a scoprire chi sono.

Chi sei tu, lo scopriremo un po' insieme, un po' lo scoprirai da solo.
Che tu sia libero dai nostri stereotipi.
Che tu sia libero dal bisogno di compiacere i tuoi genitori.

Ma abbi pazienza, ti è toccata una mamma psicologa.

( E poi ho comprato
Il Bimby più di così non potete pretendere da me)










mercoledì 9 settembre 2015

Cara Donna...

Cara mamma,
Cara donna...
Ti sei guardata allo specchio questa mattina?

Perché, ironia della sorte, gli altri li vediamo benissimo con i nostri occhi, gli altri sono nel nostro campo visivo.
Invece noi,  per guardarci e per vederci, abbiamo bisogno di uno specchio.
Lo sanno spontaneamente anche i bambini che lo specchio é uno strumento indispensabile per vedere chi siamo, per conoscerci, scoprirci.

Ma quando dallo specchio ti sei spostata, hai finito di sistemarti i capelli, di metterti il mascara, e la tua immagine é sparita, tu dove sei andata?

Non ti sarai mica dimenticata di esserci vero?
A volte succede....

Ma anche fuori dalla porta il mondo é pieno di specchi: gli altri.
Anche fuori dalla porta abbiamo un'infinita possibilità di conoscerci.
Perché ogni volta che ci mettiamo in relazione con un'altra persona, questa persona ci racconta di noi. 
A volte capita che ci dica proprio come ci veda. E se la relazione é solida può dirci anche cose che non fanno subito piacere ma che servono per prendere colpevolezza di come ci muoviamo nel mondo. Dei nostri punti di debolezza, delle nostre imperfezioni, delle nostre mancanze.
Ma anche se non dice, il suo comportamento nei nostri confronti racconta come siamo percepiti. Le sue reazioni a noi sono uno specchio per capire come siamo visti. Grazie agli altri scopriamo chi
siamo. I nostri confini. I nostri contorni.
Abbiamo bisogno degli occhi degli altri per vederci.

Ma quando da questi specchi di sposti, e rimani sola, non ti sarai mica dimenticata di esserci vero?
A volte succede...

A volte succede che sei moglie o compagna e tutto ruoti intorno a questo, tanto da aver bisogno di tuo marito per esserci, per avere un ruolo, per specchiarti.

A volte succede che sei mamma e che tutto ruoti intorno a questo, tanto da aver bisogno di tuo figlio per esserci, per avere un ruolo, per specchiarti.

A volte succede che sei la tua professione e che tutto ruoti intorno a questo, tanto da aver bisogno dei tuo colleghi per esserci, per avere un ruolo, per specchiarti.

Altrimenti il vuoto. La confusione. L'ansia. Il disorientamento.


Ma tu ci sei anche nel buio di una stanza.
Non servono occhi.
Non servono immagini.

Serve sentirsi. Ascoltarsi. Prendere consistenza. Prendere forma, volume.
Sentire la vita che scorre dentro. La propria linfa.
 La propria meravigliosa unicità. Tu donna, unica e irripetibile.

Amarsi!


Conosciti  attraverso gli altri ma non dare agli altri il potere di decidere chi sei.
Amati, prenditi cura non solo della tua immagine.
Hai desideri che sgorgano.
Hai passioni che sono tue.
Hai un mondo emozionale che si muove in te, che ti riempie e che ti scalda.

Perché a volte ci confondiamo e, quando gli altri "se ne vanno", ci sembra di non esserci più. Di non avere più un senso. Di scomparire od essere invisibili. Come lo specchio di questa mattina dal quale ti sei spostata...
Ma tu ci sei!

E non serve a niente riempirti di cibo, riempire la pancia per sentire di avere dentro qualcosa, illudendoti di sentire di esserci. 
E non serve a niente copiare come sono le altre donne per colmare il vuoto che senti di avere. Una copia non é mai un originale, per quanto perfetta possa sembrare.
E non serve a niente riempirti di roba, di shopping, di cose per calmare la tua insoddisfazione. Lo sai bene che dura poco quella "felicità"

Solo quando sarai magnificamente tu.
Magnificamente imperfetta.
Ma semplicemente te stessa sentirai di poter vivere in pienezza.

E non avrai bisogno degli altri per darti un senso.

E sarai libera di vivere gioiosamente il mondo e le relazioni con le persone a cui vuoi bene e con chi incrocerà il tuo cammino.






Con il cuore, la Mamma di A.


venerdì 4 settembre 2015

Essere amati

Cogliere un momento di infinitá veritá.
Senza averlo cercato.
Averlo trovato attorno a un tavolo, di un pomeggio d'estate qualunque.
Aver capito in un istante l'origine di tante emozioni, l'origine del suo modo di muoversi nel mondo, di viverlo.
Questo è successo alla mamma di A.

Dipende da che occhi ti hanno guardato.
Da come ti hanno guardato.
E soprattutto se ti hanno visto.

La mamma di A si é girata.
E quello che stavano dicendo per un attimo è andato sullo sfondo: le risate, le parole, sospese.

La stava guardando.
Lei ha incrociato quello sguardo per caso e ne ha riconosciuto l'amore.
Ha visto occhi nei quali riconoscersi e ne ha sentito la carezza piena d'amore.

Sentirsi amati non per bisogno.
Sentirsi amati non per desiderio.
Sentirsi amati non per necessità.

Sentirsi amati per amore, per quel che si è.
Esserci.
Sentirsi grazie a quegli occhi e a quello che le stavano dicendo.
Riconoscersi.
Specchiarsi e provare ad amarsi con la stessa intensità di quello sguardo, con la stessa tenerezza.


La mamma di A non dimenticherà mai quel momento di cui nessuno si é accorto.


Guardiamoli i nostri bambini.
Guardiamoli negli occhi.
Facciamogli sentire che li amiamo così come sono, imperfetti.

Si guarderanno poi allo stesso modo, rivolgeranno a se stessi lo stesso amore,  cammineranno fiduciosi nel mondo, ameranno come gli abbiamo insegnato ad amare.











mercoledì 5 agosto 2015

Un'estate

Questa è un'estate dove ...



C'è chi compie quarant'anni, si è guardato dentro, ha ascoltato  quale regalo più desiderava e lo ha scelto. Niente oro e diamanti, solo passi sui sentieri...

C'è chi parte riponendo ogni gioia e speranza nelle vacanze lasciando grigio il ritorno... Un vero peccato, c'é qualcosa che non va, non può essere così...

C'é chi si salva da un amore logorante e scopre che il tesoro era appena dietro l'angolo...

C'è chi lotta, sogna e spera e ama la vita più che mai! Come vorrebbe che tutti aprissero gli occhi...Qualcuno li ha aperti grazie a te!

C'è chi ha paura che niente cambierà mai, ma tutto cambia....stai a vedere!

C'é chi odia la bilancia senza sapere che chi ti ama lo fa perché sei tu e non per quanto spazio occupi nel mondo...

C'è chi ha scoperto di avere nuova vita dentro sé e illumina tutti quelli che le stanno intorno con la gioia della maternità...


C'è chi sta per diventare  madre per la seconda volta ma crede di non ricordarsi come si fa...Andrà tutto bene!


C'è chi stava cercando qualcosa e poi ha scoperto di avere già tutto, aveva solo cercato fuori ciò che invece stava dentro....

C'é chi viaggia, chi corre, chi cammina, chi pedala, chi fa surf...


C'è chi è arrivato al momento tanto atteso e desiderato, e sta spiccando un volo bellissimo....libertà e vertigini. Ma gli amici sono qui! Non sei solo!


C'è chi ha tanto sole e quindi l'ombra è più scura.... A volte è il prezzo da pagare...

C'è chi legge, chi mangia i gelati , chi fa i castelli di sabbia e impara a nuotare...



C'è chi ha un sogno ma crede sia troppo tardi. Non è tardi! Rimedieremo presto!


C'è chi ama l'estate, di quell'amore che non si può spiegare...passionale, viscerale...







lunedì 27 luglio 2015

Parole innocentemente crudeli

Parole innocentemente crudeli


Lo sa che non viene detto con cattiveria.
Lo sa che si pensa di essere coinvolti in una conversazione leggera sotto il sole e il riparo dell'ombrellone.
Lo sa che essere genitori è molto impegnativo e a volte si fa fatica a tirare il fiato.

Però alla mamma di A sembra che mietano più vittime l'inconsapevolezza di alcune espressioni, l'ignoranza del potere delle parole, rispetto alla cattiveria.

L'Elefante in un negozio di porcellane si muove inconsapevole delle sue dimensioni ma non per questo non fa disastri.

Quindi  ciascuno di noi avrebbe bisogno di "Specchi" per vedersi elefante e non entrare in quei negozi.
Non volevamo rompere niente noi!

Così, per dire che un figlio è un bambino tranquillo e indipendente, si dice:

"Non sappiamo nemmeno di averlo!"


"È come se non ci fosse!"

Cosa volete che vi dica!
Mettiamoci nei panni del bambino che ascolta queste parole.
Lo stiamo elogiando perché non ci disturba, perché è bravo ad essere trasparente, perché non c'è!

A me non piacerebbe sentire dire queste parole di me.
Le parole non descrivono la realtà, LA COSTRUISCONO.

Troviamo parole nuove!
Facciamo inversione di ruolo!
Mettiamoci davanti alla specchio!

venerdì 24 luglio 2015

L'amore senza i baci sulla bocca

Quello che dicono è solamente una piccolissima parte di tutto quello che pensano.
 Loro guardano il mondo, fanno collegamenti, riflessioni, si pongono domande. Costruiscono teorie, traggono conclusioni e considerazioni.
La loro visione del mondo si fa sempre più ricca.
E a volte la condividono con noi.
Spesso è solo il finale di tanti pensieri.
 L'ultima frase di un intero  capitolo dal quale però ci lasciano fuori.
A noi é concessa solo la conclusione.
E basta quella per rimanere a bocca a aperta, intuire tutto il mondo che c'è sotto e sentirsi investiti di un ruolo speciale visto che siamo stati scelti per ascoltare quelle parole.

La mamma di A stava riordinando la cucina.
Il piccolo A giocava con i suoi supereroi.

"Mamma, a me piace l'amore... Ma i baci sulla bocca no!"


La frase finisce lì.
Rimane in silenzio con gli occhi puntati addosso alla mamma.
Aspetta una risposta.
Vuole sapere come risolvere questa contraddizione.

"Piccolo A ci sono tanti tipi di amore, non necessariamente è incluso il baciarsi sulla bocca.
Pensa all'amore e al volersi bene tra gli amici, o con le tue cuginette.
Vedrai però che quando sarai grande e ti innamorerai, baciare sulla bocca quella persona per cui provi amore ti piacerà come ti piace adesso il gelato al cioccolato. Poi amore, sceglierai tu. L'importante è che sia amore."

"Gracie Mamma"

E riprende a giocare.


E poi mi chiedono se non sia difficile fare il mio lavoro.
Mi sembra più complesso fare la mamma con tutti questi quesiti filosofici che ti arrivano addosso mentre lavi i piatti.



mercoledì 22 luglio 2015

Strategie maschili

"Mamma andiamo a mangiare il gelato?"

"No piccolo A, è tardi, siamo tutti stanchi. Andiamo domani sera"

"Allora quando torniamo alla nostra casa non ti compro un vestito con i miei soldi"

La mamma di A questa risposta proprio non se l'aspettava.
Prova a stare al gioco.

"Piccolo A non sapevo volessi comprarmi un vestito! Grazie! Di che colore?"

"Bianco...


...Con i fiori colorati!

Ma tanto ormai non te lo compro più"

Viva i regali disinteressati!
Piccolo A, dovremo fare due chiacchiere serie io e te:
Questo modo con una donna non attacca proprio.





venerdì 26 giugno 2015

Preadolescenza

In estate...

La
Crema corpo alle mandorle la mattina e la sera

L'abbronzatura dorata

I vestiti leggeri

I capelli più chiari con il sole

In estate la mamma di A si sente più bella e ha anche più voglia e più tempo di prendersi cura di sè.

Succede anche a voi?

Lo smalto fucsia perché è la stagione dei colori.

Una nipotina in pre-adolescenza che guarda tutto quello che fai, come ti vesti, come ti trucchi, che borsa porti e che scarpe metti

Una nipotina, dicevo, che passa mentre ti dai lo smalto..

"Zia il tuo smalto è da Peppa Pig"


E tutte le tue certezze crollano in un momento.

mercoledì 24 giugno 2015

Scegli bene con chi vuoi stare

Caro Piccolo A, ci sarà sempre qualcuno...

che ti racconterà la scena successiva del film che stai guardando se non addirittura il finale, per quale motivo non si sa

che farà una battuta su un tuo difetto fisico pensando anche di essere simpatico

che scriverà "croissant con granella di zucchero in superficie", anche se non è vero e lo scoprirai solamente aprendo il sacco di brioches

che starà attento  a guardare i tuoi successi facendo finta di aver lo sguardo altrove e senza provare gioia per te

che correndo più veloce di te continuerà a voltarsi per assicurarsi che tu sia dietro esultando più per il tuo secondo posto che per la sua vittoria

che  si riempirà il piatto a tavola senza badare se gli altri ne hanno abbastanza

che ti vomiterà addosso i suoi problemi senza curarsi di come stai tu

che vorrà la fetta più grossa, il letto più comodo, il posto in prima fila e sgomiterà per averli

che non ti suggerirà la risposta ma alzerà la mano a fianco a te per fare bella figura

che vorrà stare vicino a te  perché ne ha bisogno e gli serve  e non per il puro piacere dell'incontro

che ti spingerà con forza per rubarti la palla e poi alzerà le mani davanti all'arbitro fingendosi innocente

che ti dirà come e cosa devi fare e dispenserà consigli anche se non li hai chiesti

che non rispetterà la coda, non aspetterà il suo turno per parlare, farà finta di non averti sentito

che vorrà pensare che i tuoi successi sono fortune fingendo di non vedere l'impegno e la strada ci hai messo


che prenderà l'evidenziatore per sottolineare le tue mancanza ma non farà lo stesso per i tuoi talenti

Allora Piccolo A scegli bene con chi vuoi stare, cerca nel mondo chi ha uno sguardo aperto e gioioso.
Perché  come in ogni viaggio, le persone con cui lo condividi sono l'essenziale!


La tua mamma



lunedì 22 giugno 2015

Una serata tutta per noi

"Mamma andiamo a fare un giretto?"
Una serata tutto per loro visto che Ia zia A, le cuginette e la nonna, che sono in vacanza con loro, sono già in tenuta da buona notte.

Si vestono, si preparano.
"Mamma mettiti il rossetto!"
(Ormai questa frase non può mancare).

Ed infine escono. La mamma di A si accorge che qualcosa è cambiato.
Non sta uscendo per passeggiare portando con sé suo figlio.
Sta uscendo in compagnia di suo figlio.
 È completamente diverso.
È una bellissima sensazione. Sono allegri e frizzanti.
Ma la mamma di A non sa che l'entusiasmo del piccolo A per questo loro spazio serale riservato significa...

"Mamma adesso facciamo una corsa e vediamo chi arriva prima!"
E via a correre.

"Mamma adesso io sono Batman e tu Wonder Woman, Seguimi!"
E via a correre di nuovo.

"Mamma vieni! C'è una vetrina rotta dobbiamo capire chi è stato!"
E via a correre.
(Perché la vetrina Rolex in effetti, per marketing immagino, è tutta crepata come se gli avessero lanciato un sasso).

Quindi giusto il tempo di mangiarsi un gelato tranquillamente nei propri panni e poi di nuovo in veste di Wonder Woman e Batman per le vie del centro di Milano Marittima.

Certo si era immaginata una cosa meno movimentata peró sulla via del ritorno...

"Grazie Piccolo A per questa bella serata!"

"Gracie a te Mamma!"

Milano Marittima fai sonni tranquilli che qui ci siamo noi (ancora per qualche giorno).


venerdì 19 giugno 2015

Ricordi

La verità la sapeva benissimo.
Ma quando la verità prende forma di parola e non più solo di pensiero, acquista peso e volume e come un'ancora arresta il viaggio. Il viaggio delle illusioni, dei "forse", dei "magari", dei "un giorno però..".

Stop.

Si può finalmente camminare nella realtà.
Si può riprendere a toccare le cose, a plasmarle, a sentire il potere di fare nelle proprie mani e nelle proprie gambe.

C'é un attimo in mezzo però.
Un corridoio al quale non si può scappare.
Emozioni da attraversare.

Il passaggio dalle illusioni alla realtà porta sentimenti di vuoto e mancanza.
Anche se a mancare è qualcosa che nel mondo non è mai esistito.
Tristezza per ciò che si lascia.
Amarezza.
Rabbia.
Unite in un nodo che si può finalmente sciogliere.

Aveva suonato alla sua porta. Si erano scambiati poche parole al telefono.
 Lui sapeva già tutto e le aveva proposto di passare il pomeriggio insieme a guardare un film.
Niente discorsi.
Nessun "Te lo avevo detto".
Niente prediche.
Lui l'aveva seguita in quella storia assurda. L'aveva presa in giro, aveva usato l'ironia per smontare tutte le false convinzioni e per farle vedere quanto poco avesse da spartire con un uomo così .
Ma non c'era riuscito e l'aveva lasciata fare.
Gli amici a volte fanno queste cose fantastiche.
Ti guardano camminare sulla fune testarda e cocciuta mentre  mettono sotto una bella rete di salvataggio.
Senza dirti più nulla perché tanto sanno che non ascolterai.

E in quel pomeriggio un po' grigio di una domenica che doveva essere di primavera, lui l'aveva fatta sdraiare su di sè, l'aveva abbracciata, e l'aveva lasciata piangere.
Le aveva regalato un posto dove lasciare la sua tristezza.

Silenzio.

Liberi di essere se stessi.

Fiducia.


Amicizia.





Ricordi lontanissimi e bellissimi che affiorano mentre la mamma di A prende il sole.








martedì 16 giugno 2015

La colpa di tutti i mali

Riflessioni

La mamma di A pensa che...

Mentre stai nascosto dietro alla siepe a spiare l'erba verde del tuo vicino...

Mentre stai lì sul confine, facendo finta di niente,  ma in realtà stai guardando il giardino fiorito e curato del tuo dirimpettaio...

Provando invidia e pensando che lui sia fortunato.

Mentre guardi dall'alto in basso chi il giardino non ce l'ha e ti da fastidio se qualcuno si avvicini al tuo....

Provando disprezzo.

Mentre fai tutto questo il tuo giardino ingiallisce, la terra si crepa per l'aridità, le erbacce lo infestano.

Poi dai pure  la colpa ai tuoi vicini troppo fortunati o miserabili.
Perché certo, la colpa é sempre degli altri.

E non aggiungo altro.



sabato 13 giugno 2015

Ancora di onnipotenza materna e corse disperate

La mamma di A da qualche mese ha cominciato a correre.
Questa passione merita un capitolo a parte, non é di questo di cui vuole parlare ora.

Quello di cui vuole parlare oggi riguarda l'ennesima picconata all'onnipotenza materna.
Picconate che le fanno mettere i piedi per terra, le ridanno i suoi confini facendola sentire più leggera.

Quindi dicevamo....
La mamma di A corre e essendo ora in vacanza può andarci più o meno tutti i giorni. Anche se immancabilmente, quando il piccolo A vede che lei si sta preparando le  dice:
"No mamma! Non andare!"

Una frase buttata li, senza nemmeno grande convinzione. Il piccolo A si é già distratto e rimesso a giocare con le cuginette.
La mamma di A, che é a un buon punto nel cammino dell'elaborazione dell'assurdo, inutile senso di colpa materno, si chiude il cancellino alle spalle e parte.
Quella frase rimane un piccololissimo neo su un corpo abbronzato.
Non si vede, é innocuo, ma c'è.

E poi, il venerdì sera arriva al mare il Papá di A.
Accolto con una corsa gioiosa, braccia al collo, gioia, trepidazione, entusiasmo.
Una scena bellissima. Uomini che si lasciano andare alla tenerezza.

"Papá! Domani facciamo la giornata solo uomini."
"Piccolo A e la mamma?"

                    "LA MAMMA PUÒ ANDARE A CORRERE TUTTO IL GIORNO!"

Niente! Sappiate che lunedì mattina sarò in formissima dopo questa 48 ore running non stop.

Quanto ci fai sorridere Piccolo A??



venerdì 12 giugno 2015

"Mamma hai messo il rossetto?"

La mamma di A ha fatto una valigia essenziale sia per sè, sia per il piccolo A.
Ha voglia di leggerezza, di poche cose, di non dover scegliere cosa mettersi.
Ha voglia di costume, infradito, scarpe da corsa  e poco altro.

Solamente quando la sera escono con Ga, Glo e il piccolo A a prendere il gelato,  la mamma di A e la zia A si danno un po' da fare per domare i capelli, alzarsi dal piano terra delle havaianas, uscire dallo stato " very natural girl".

"Mamma hai messo il rossetto?"
Le dice il piccolo A prima di uscire.
"No piccolo A, stiamo solo andando a mangiare il gelato..."
"Mettilo invece", le risponde serio, scrutando le labbra della mamma.
"Perché piccolo A ci tieni tanto?"
"Perché sei più carina!"

Sappiate che non c'é sera che la bocca della mamma non passi al vaglio del Piccolo A.
Ma ora la mamma si fa trovare preparata.
"Mamma hai messo il rossetto?"
"Certo! Guarda"
"Ah! Bella!"
E felice sorride e riprende a giocare con le sue cuginette.


La mamma di A non capisce da dove nasca questa idea nel piccolo A.
Pensava che queste cose le avrebbe vissute solamente nel caso in cui avesse avuto una bambina.
Ma le piace questa attenzione del suo bambino nei suoi confronti.
 Le piace che il suo bambino voglia che la mamma si prenda cura di sè anche in questi modi leggeri.

Quindi largo al sorriso rosso fuoco.


(La bocca della fotografia non é quella della mamma di A)


lunedì 8 giugno 2015

Il caso non esiste per caso

Quante persone incontriamo nella nostra vita?
Con quante persone passiamo del tempo?
Anche poco? O pochissimo?
Quante?
 Probabilmente migliaia.
Pensate a ogni stagione della vita, a ogni esperienza, a ogni periodo.

Tra queste migliaia ci sono i camei. I camei sono brevi comparse con ruoli salienti. Arricchiscono la storia, ne danno sapore. Non portando svolte eclatanti nella trama, niente colpi di scena. Rendono il racconto "semplicemente" più completo.
Mettono l'accento.
Insaporiscono.
Colorano.
Profumano.

La mamma di A stava camminando distrattamente con il piccolo A che voleva andare in bagno.
Ha colto a fianco a lei il movimento di qualcuno che l'aveva vista, notata.
La mamma di A si è girata e ha pensato che lo sapeva, che prima o poi sarebbe successo.
È così, non è la prima volta che le accade. Lei cerca qualcuno che è come un ago in un pagliaio e quel qualcuno, a un certo punto, senza preavviso e spesso senza coerenza  incrocia la sua strada.
Si guardano negli occhi e si sorridono.
Come se quasi vent'anni non fossero passati.
"Ma io ti ho cercato! E ho chiesto di te!"
"A chi hai chiesto di me?"
"A Paolo F., su Facebook. Ho ritrovato tutti i ragazzi del mare di quegli anni. Ma tu non ci sei. Ho chiesto di te a Paolo ma anche lui non sapeva nulla.."


Ecco. Tutto qui. Sotto l'ombrellone si erano conosciuti ventenni. Quando cellulari e social non c'erano e si scambiavano indirizzi e numeri di casa a fine vacanza. Avevano avuto vent'anni leggeri ma consapevoli di essere nel mezzo di decisioni importanti.
Sotto l'ombrellone, vent'anni dopo,  hanno chiacchierato un po' dell'uomo e della donna che sono diventati.
In riva al mare la mamma di A ha ritrovato un suo cameo di gioventù.

Eppure sarebbe bastata una frazione di secondo e non si sarebbero visti.
 Indovinare il giorno, il momento, l'istante e il luogo. Che magia.
Nulla é per caso, l'universo trama.
La mamma di A ringrazia per questo bellissimo, incredibile Incontro!

Questo post è dedicato a te Fa! Adesso iscriviti a Facebook peró!

giovedì 4 giugno 2015

Una scoperta sconvolgente

Da quando è arrivato in famiglia il piccolo A si è instaurata una nuova abitudine.
La nonna G ha detto più o meno così:"Facciamo come quando eravate piccoli voi, andiamo un mese al mare che gli fa bene". "Gli" sotto intende i suoi tre nipotini Ga, Glo e il piccolo A. Ma chiaramente anche le mamme dei tre cucciolini sono comprese nella spedizione. Così per il quinto anno consecutivo comincia la vacanza sole donne, unico uomo ammesso il piccolo A! Come conviene alla migliore tradizione vacanziera anni '80 la riviera Romagnola è la meta. "Per quest'anno non cambiare stessa spiaggia stesso mare.."
Sfidando ogni valore atavico del nord Italia per cui se non lavori devi sentirti in colpa e considerarti un essere inutile...
Sfidando la simpatica faccia di qualcuno che, alla domanda, "Quanto state via?, aspettandosi per risposta "Una settimana"si è invece sentito dire "Un mese"...
Sfidando la lontananza con il papà di A che lavora mentre loro giocano sotto il sole...
Sfidando tutto questo, uscendone turbati quanto basta a farsi comunque un mese di mare, sono arrivati in riviera.
La vacanza è piena di quei rituali conosciuti e rassicuranti che invogliano a tornare ogni anno nello stesso luogo.
La mamma di A ha ritrovato...
La casa fresca con la terrazza
Il profumo inconfondibile, che sa di infanzia, dei pini marittimi
Il canto degli uccellini all'alba
La piadina romagnola
Il bombolone con il cappuccio a colazione
Il gelato gusto pinolata
Il viso del bagnino e della sua famiglia
I vicini di ombrellone
Le passeggiate in riva al mare a raccogliere conchiglie insieme alla nonna G
I granchi sul fondo e il rimpianto di non aver comprato le scarpette
La sabbia nel letto, nonostante l'attenzione
Secchielli e palette e il profumo di plastica nell'aprire la cabina dei giochi
Leggere la sera fino a tardi
Mangiare all'aperto
Il profumo della crema solare
Il cigolio dei lettini
La spiaggia deserta la mattina presto


Ma una cosa nuova la mamma di A l'ha scoperta.

Una cosa stravolgente che rimette le cose nel giusto ordine di una volta e contemporaneamente le mette in un ordine nuovo e bellissimo:

Se sei mamma e tuo figlio ha quattro anni e mezzo significa che puoi ricominciare a stare sdraiata sul lettino a prendere il sole e a farti i fatti tuoi perché lui gira indipendente, si fa amici, ha bisogno di te ma in modo completamente diverso.

Allora, buone vacanze mamma di A!

giovedì 28 maggio 2015

La paura e il coraggio

Com'è che viene questa paura?


Com'è che si ha timore di mettere le mani nella pasta?

Com'è che non si impiastricciano più le mani di tempera, di pennarelli, di colori? 

Com'è che si evita di sporcarsi i jeans di verde dopo essersi rotolati nell'erba? 

Com'è che si evitano quei lividi sulle gambe dopo i giochi irruenti, d'estate, per strada?

 Com'è le unghie non sono più sporche di terra? 

Com'è che non si corre più fino ad essere esausti?

Com'è che ci viene paura delle discese forsennate con la bicicletta?

Com'è che non siamo più attratti dall'avventura di entrare nel bosco?

Com'è che passa la voglia di fare lo scivolo al contrario?

Com'è che non ci spettiniamo più saltando, sfiorando il cielo con l'altalena, sudando correndo dietro a una palla?

Com'è che preferiamo stare in casa piuttosto che vociare in cortile?

Com'è che non ridiamo più fino alle lacrime perché tesi come corde di violino?

Com'è che viviamo con il freno a mano tirato se una volta amavamo la velocità?

Com'è che le cose nuove ci immobilizzano quando un tempo erano l'unica cosa che ci muovevano?

Com'è che abbiamo paura di scegliere e viviamo nel dubbio se una volta sfidavamo trepidanti il buio delle cantine giocando a  nascondino?

Com'è che arriviamo a un punto in cui la vita ci atterrisce, ci ferma , ci annoia, ci preoccupa, ci sbiadisce? 

Noi che abbiamo inizio dal tumulto passionale di due corpi che si uniscono.
Noi che spontaneamente cerchiamo la luce dal buio dell'utero.
Noi che cantiamo con il pianto il nostro inno alla vita.
Noi che nasciamo con la fame d'azione.
Noi che spontaneamente desideriamo alzarci in piedi e cominciare a camminare.

Noi che abbiamo origine dal Mistero ma ci comportiamo come se fossimo immersi nella scontata banalità.


Ma il coraggio di vivere dove é finito?
Coraggio significa con il cuore....


mercoledì 27 maggio 2015

Sulla soglia dell'adolescenza

"Mamma di A! È nata Ga!"

Erano le sette del mattino il 4 luglio del 2004. La mamma di A era via per un weekend romantico in montagna e la telefonata improvvisa dello zio Ma l'aveva fatta sobbalzare nel letto.
Alle otto era già in macchina, sulla via del ritorno.
Emozionata per l'arrivo della prima cucciola di famiglia, emozionata al pensiero che sua sorella fosse diventata mamma. Che tenerezza. Il tempo che avanza, le generazioni che arrivano, i giovani che diventano adulti. Gli adulti che diventano nonni.
Niente sarebbe stato più come prima. Tutto sarebbe diventato più bello di prima. Tanto amore in più. Una famiglia che si arricchisce di nuova linfa. Nuovi rami, nuove foglie, nuovi fiori e nuovi frutti.

Sembra ieri.
E invece non lo è.

Lei è bella. Ha gli occhi blù del cielo quando sta per arrivare la notte nelle sere d'estate. I capelli lunghi che le cadono sulle spalle facendo intravedere la ragazza che sta per diventare. La carnagione olivastra. Lo sguardo curioso, simpatico, attento.
Lei è una bambina ma ancora per poco...

Ieri sera sono uscite  insieme, Ga e la mamma di A. Sono andate ad una sfilata di moda. Si sono preparate nel bagno della nonna e tra i gesti che accompagnano due "ragazze" che si fanno carine ci sono state chiacchiere, domande, confronti.

Sulla soglia della sua preadolescenza  Ga vuole capire cosa sta per accadere. Ha sete di storie, di esperienze di racconti. La mamma di A sorride ricordando. Ga sorride ascoltando. E poi vuole dire la sua, la sua opinione, il suo sentire, i suoi pensieri.

Come un bocciolo che sta per sbocciare, una crisalide che sta per diventare farfalla.

E noi qui a guardarti piccolo Ga sapendo che stiamo entrando nel tempo dell'ascolto. Soprattutto se non ci parlerai, soprattutto se un po' ci allontanerai, soprattutto se a volte ci "odierai".

Grazie Sorella! Che dono mi hai fatto facendomi diventare zia.

E stiamo a vedere, trepidanti, che succede...



venerdì 22 maggio 2015

La Danza ai piedi della cattedrale

In sette camminavano per le vie deserte di Strasburgo. Passeggiavano godendosi la notte, l'architettura francese, i vicoli lastricati di pietra, la leggerezza di essere lontani dalla quotidianità e di essere in buona compagnia.

Maestosa la cattedrale millenaria  di Strasburgo davanti a loro.
Leggera una musica li chiamava verso la sua piazza.

Un ragazzo con il cappello e i pantaloni larghi cantava ad occhi chiusi una canzone dal sapore celtico.
Un ragazzo biondo con le mani batteva il tempo su un'asse di legno.
Tutto intorno qualcuno ballava seguendo la voce dolce e antica.

La verità é che i sette trovarono la scena alquanto strana, e guardarono tutto con gli occhi stereotipati di chi  giudica  ciò che non capisce. 
Qualche sorrisetto complice, qualche battuta sarcastica ma la voglia in tutti e sette di rimanere ad ascoltare, guardare.
Il sorrisetto si trasformava  in un'espressione curiosa, si faceva strada la consapevolezza di essere spettatori di qualcosa di più profondo di quel che  pensavano.
L'espressione curiosa si trasformava in piacere.
Il piacere si trasformava in desiderio di far parte e di entrare in scena.
E l'invito arrivò presto. Quello strano gruppo di persone, vestite con abiti fuori dal 
tempo, che sotto la cattedrale ballava, ballava, ballava porse loro la mano.
Propose loro una tarantella in omaggio alla loro italianità.
La voce cominciò a cantare.
I sette si unirono titubanti, un po' imbarazzati, poi divertiti, poi coinvolti, poi sciolti e infine liberi e spontanei.
Ballavano in cerchio una danza antica, ai piedi della cattedrale sentendo che la diversità dei vestiti ricopriva la stessa identica gioia, la stessa identica leggerezza.

E quando i sette si fermarono a prendere fiato e si congedarono dai nuovi volti amici sapevano di essere stati protagonisti di qualcosa che aveva lasciano un profondo segno dentro di loro. Quella danza l'avrebbero avuta dentro per sempre.
Ai piedi della cattedrale.