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lunedì 31 dicembre 2012

"...penso ci sia sempre qualcosa che ci salva"

C'è una difficoltà nel rendersi conto che il nostro comportamento è molto complesso, che il cervello è fatto di tante componenti. E c'è una difficoltà nel vedere in ogni catastrofe la possibilità di un rovesciamento. Forse io sono una innata ottimista ma penso che ci sia sempre qualcosa che ci salva.
-- Rita Levi Montalcini 



La mamma di A stava pensando che questo anno è stato un anno faticoso. Non come  mamma però.  È stato un anno avventuroso, sorprendente, coinvolgente. Essere spettatrice di una vita che cresce, cambia si trasforma ogni giorno è stata una grazia. Il piccolo A è un conquistattore. Del mondo e del cuore della sua mamma. Che dopo due anni ancora si meraviglia di essere mamma. Chissà se si abituerà mai all'idea. 
La vita di A e della sua famiglia è potuta continuare bene, godendosi la quotidianità, con i suoi alti e bassi, le sue abitudini certe, il calore delle cose familiari.
Ma non sono ciechi e insensibili. Sentono ciò che sta intorno, che sta cambiando per sempre. E questo fa un po' paura. Mette ansia, irrequietezza, sempre più domande e sempre meno risposte.
E poi, per caso, una frase ha bussato alla porta della mamma di A. E questa frase ha sentito che le apparteneva. È la frase scritta qui sopra. Arrivata al momento giusto. Il giorno che chiude l'anno. Pensata e scritta da una fonte autorevole, da una donna di sostanza, di scienza, e di cuore.
A tutti voi, che leggete le nostre avventure, le avventure di una mamma e del suo cucciolo, auguriamo un mondo visto con questi occhi. Gli occhi della speranza. Perchè una mamma la speranza ce l'ha dentro, a volte un faro grande, a volte un fuoco caldo, a volte è un lumicino....ma lei c' è. Buon anno.
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/vita/frase-140314?f=a:1840>

mercoledì 26 dicembre 2012

Il Natale della famiglia del piccolo A

Alla fine ce l'ha fatta. La nonna G che da qualche anno parlava di passare Natale in montagna. Caparbia, come lei sa essere, a settembre si è messa in ricerca, e con la mamma di A ha trovato ciò che desiderava. Grande al punto giusto per poterci stare tutti, con un bel panorama sul ghiacciaio, di pietra e legno che sa di montagna. Questa è la casa che ha accolto la famiglia della mamma di A in questo Natale: la nonna G attorniata dai suoi figli, generi e nipotini. Ha portato anche gli addobbi natalizi,  perchè il contesto ha il suo valore, ha organizzato la spesa, vettovaglie varie, e persino il presepe da allestire sul davanzale. Certo, il presepe. Il paesino di montagna ne è ricco, è una tradizione.  Illuminano le viette, i vicoli, i volti, gli anfratti. Non poteva mancare il presepe della nonna G. E cosa hanno fatto la mamma di A e la sua famiglia il giorno di Natale?Niente di particolare. Sono stati insieme, in mezzo alla loro confusione, al loro allegro vociare, alle risate dei bambini, ai giochi e agli scherzi dei grandi. E per smaltire il lauto pranzo, hanno passeggiato tra le viuzze del paesino, che sembra anche lui un presepe e hanno riso per l'ingenuità del piccolo A che di fronte alle statue di Gesù, Giuseppe e Maria ha esultato "Papà, mamma , A!". E poi la piccola Glo, convinta che alcune porticine siano gli ingressi delle case dei puffi. " Dei puffi??" " Si zia, guarda, siamo nel paese dove abitano i puffi e se ne incontro uno lo prendo in braccio".  " Ah! Certo". Lo zio Ma e il papà di A che cominciano con le palle di neve. Gli altri che rispondono. E la nonna G passeggia tra di loro, felice di ciò che la circonda, ma soprattutto grata. 
Ga ora è qui con la mamma di A che legge e commenta ciò che la mamma di  A sta scrivendo. Ha l'alito che sa di biscotti, gli occhini blù che leggono avidi..."Ga cosa scrivo ora? Aiutami" " Il sorriso le illumina il viso e l'apparecchio la rende ancora più simpatica. " Ma è difficile!" " Lo so....ma cosa ti è piaciuto di questo Natale? " " È stato divertente e mi è piaciuto tanto fare gli addobbi"
È ora di andare a nanna....Buona notte dalla mamma di A e da Ga, nipotina specialissima.

lunedì 24 dicembre 2012

La colazione con lui...

Hanno passato anni sentendosi quasi parte della stessa famiglia. Hanno condiviso risate, pianti, amori infranti, vacanze pazze, serate spensierone. Insieme hanno studiato, parlato di tutto, con attenzione ascoltandosi davvero. Hanno anche litigato, si sono arrabbiati, allontanati, sgridati a vicenda. Un tempo si sono anche un po' amati, ma non se lo ricordano più. Anzi sembra surreale come ricordo. Ma ciò che li unisce è forse nato là. Si vogliono bene, questo è sicuro. Un bene chiaro, trasparente, costante...e anche se le vite hanno preso strade e scelte diverse. Ma è la sensazione di sapere che nel mondo c'è qualcuno che ti vuole bene, cosi come sei, con tutte le tue sgangherate sfaccettature, perchè ti ha visto in tutti i tuoi modi possibili, e nonostante questo sei nel suo cuore. Hanno fatto colazione insieme, si sono scambiati i regali. Lo stesso regalo. Perchè sanno che riceve un libro, scelto apposta per te è un dono prezioso, una carezza dolce. Hanno parlato, perchè era un po' che non si vedevano...ed è stato semplicemente bello come sempre. Poi si sono salutati, abbracciati e augurati un Buon Natale. La mamma di A è salita in macchina con il sorriso di chi sa di aver  ricevuto uno dei regali più preziosi che si possano desiderare. Un amico.  Vero.

domenica 23 dicembre 2012

E per fortuna che a Natale si è tutti più buoni.

Serata pre natalizia. Cena tra amici. Alcuni più vicini di altri.  La mamma e il papà di A hanno lasciato A dalla nonna G. Sono rilassati, sereni e leggeri. Si parla del più e del meno. Si mangiano cose buone. C' è un grande albero di Natale, la luce è calda.

"Mamma di A di cosa ti stai occupando ora oltre al tuo studio?"
" Ho appena accettato un incarico per la programmazione di percorsi di studio alternativi per quei ragazzi che hanno una certificazione  di disabilità cognitiva." La mamma di A ha voglia di parlare di questo suo nuovo impegno, vorrebbe raccontare di come è stata accolta dai ragazzi, di come, già dai primi colloqui, ha notato differenze nell'impegno e soprattutto nella motivazione. Di come alcuni ragazzi, abituati all'insuccesso, credono di non saper fare niente e che scoprono, con il sorriso negli occhi, che basta una strada diversa per raggiungere gli stessi obiettivi dei compagni di classe. Vorrebbe condividere le emozioni provate stando con loro, ascoltando le loro storie. La sfida di ridare fiducia e di scoprire  talenti, sotterrati sotto quintali di pregiudizi, sotto una scuola italiana che ha poche risorse per valorizzare il singolo, sotto tutte le volte che si sono sentiti meno degli altri.

Ma no, la mamma di A non fa in tempo.  Lapidaria, giunge la sentenza che asserisce, senza il minimo dubbio, che dare sostegno a queste persone significa creare uno stato assistenzialista, che non crea meritocrazia, che chi ha capacità deve andare avanti e gli altri non devono più andare a scuola "come diceva il mio prof del ginnasio che chi non ce la fa si arrangia".
La mamma di A sente un pugno nello stomaco. Risponde, diplomaticamente calma..." Guarda, non faccio questo lavoro in un liceo....forse non conosci la realtà di cui ti sto parlando. Se questi ragazzi non imparano un lavoro, una professione,  che ne sarà di loro? Si tratta solo di dargli gli  strumenti giusti, non si fa assistenzialismo"

Ma niente....si continuano a blaterare cose come prima, in modo anche infervorato. La mamma di A ha davanti due vie.
La prima...ascoltare il suo pugno nello stomaco che le dice di rivolgere quel pugno sul tavolo,con forza dicendo quanto siano disumane, insensibili, antidemocratiche, stupide e miopi le frasi che sta ascoltando.. Aggiungendo, sempre con il pugno sul tavolo, quanto sia facile parlare cosi, quando si è nati con il fondoschiena nel burro, con tutte le possibilità di studiare fare e brigare senza alcun pensiero. Che se avessero un fratello, un  figlio o un amico con disabilità non parlerebbero nello stesso modo. Che Sparta è tramontata, fortunatamente! Che anche se sono laureati non capiscono un tubo e che quindi sono loro la dimostrazione vivente che non c' è meritocrazia se una laurea in Italia significa essere cosi ignoranti...insomma , la mammma di A, per un secondo, stava cadendo nel baratro della " rissa". 

La mamma di A ha imboccato la seconda via. Qualcosa  l' ha tenuta  per la maglietta e le ha fatto mordere la lingua. Non ha accettato la guerra, ha preferito lasciar stare. Ora si sta chiedendo se non abbia rinunciato a qualcosa di importante, se non sarebbe stato meglio provare a spiegare ancora, provare a far vedere un altro punto di vista. Ci saranno altre occasioni per riprendere l'argomento. Le è però rimasto l'amaro in bocca e un po' di rabbia nello stomaco. E per fortuna che a Natale si è tutti un po' più buoni. Per fortuna.

venerdì 21 dicembre 2012

Hanno bisogno del padre

Alla mamma di A, in certi momenti,  sembra di essere in una pagine del libro "Cuore", nella classe del maestro Perboni. Sembrano ragazzi usciti da un romanzo, con il viso rosso di chi viene dalle valli, la parlata intrisa di dialetto, l'esuberanza che si trasforma in imbarazzo se gli parli guardandoli negli occhi. Hanno fame d'azione, faticano a stare seduti per più di dieci minuti, sono fisici e si strattonano e spingono per gioco, come nei documentari sull'Africa con gli animali che si sfidano a chi ê il più forte. Sembrano duri e forti ma hanno paura di non riuscire, di valere poco, di non essere abbastanza. Vogliono essere guardati, si mettendo in mostra. A volte sono insopportabili, a volte con un sorriso ti spiazzano, a volte sembra che non ti stiano ascoltando e poi invece hanno sentito benissimo. Le emozioni li dominano, gli impulsi forti, l'irrequietezza e l'energia sembrano ininterrotte. La mamma di A sa di essere nel posto giusto, sa che questi sono i suoi luoghi, la vita  l'ha riportata  dove c' è il suo "cuore". Gli adolescenti le piacciono, la divertano, la stimolano, la sfidano, la conquistano. Ma oggi, mentre li osservava ha pensato come un'intuizione, che loro, adesso, hanno bisogno del padre. Del padre più che mai. Perchè una mamma protegge, coccola, nutre. Il padre è l'incontro con il mondo,  è il limite che contiene, è il letto del fiume che argina la piena, è il bastone sul quale la pianta cresce dritta. Un padre incoraggia, fa sentire capace. Un padre è la forza generatrice, è il contro ruolo che specchia le capacità e le difficoltà.Un padre fa provare senza abbassare gli ostacoli, un padre è l'incontro con il reale e con i limiti. Lo so che ci sono papà che leggono il Tè, e lo so che fare il padre dipende anche da noi. Da noi mamme, fare un passo indietro quando è il momento, uscire dal nostro delirio di onnipotenza.....a ciascuno il suo ruolo!

lunedì 17 dicembre 2012

Venerdì 17 dicembre 2010

Lei, la vita, sorprende. Certo, la mamma di A crede che ciascuno sia artefice del proprio destino. Crede nelle capacità e potenzialità di ognuno, nella possibilità di essere protagonisti della propria vita. Non comparse che giocano il copione scritto da qualcun altro. Però lei ti sorprende, cambia le carte, rimette tutto in discussione, scombussola piani, rivoluziona progetti, fa cadere certezze. Lei, la vita ti sorprende un pomeriggio, mentre sei sul divano, e guardi la neve che cade, e hai maturato pazienza nell'attesa, perchè sono due mesi che sei sul divano in attesa. In attesa che i tempi siano maturi, che il tuo cucciolo sia pronto, che le cose vadano bene. E quando ormai ti senti serena, perchè tutto prosegue bene, senza più montagne russe, nella tranquillità di un pomeriggio pre natalizio, lei arriva e stravolge tutto. Lei, la vita ha fatto cosi. Punto. La mamma di A si è alzata dal divano per prepararsi una cioccolata calda e il piccolo A ha deciso che era giunto il momento di venire al mondo. Un mese prima. Si la vita è cosi, non chiede il permesso. Lei fa. Chiede coraggio, pretende fiducia. Buon compleanno piccolo A, mistero vivente, gioia infinita. Coraggio della tua mamma,  fiducia della sua vita.  Buon compleanno. Con tutto il mio cuore. Ti voglio bene, un bene che non si può scrivere.... Buon compleanno piccolo grande A. 

lunedì 10 dicembre 2012

" Benvenuta" mamma di A!

Ha fatto degli incubi pazzeschi.
Si è girata e rigirata nel letto.
Alle 6:30 il piccolo A l'ha chiamata, lei si è alzata nella casa buia e lo ha portato nel lettone.
Hanno fatto le coccole con il rumore del ciucio fluo risucchiato nella bocca del piccolo A come un lumincino nella nebbia.
Il suo braccio intorno al collo della mamma.
Il suo respiro sul naso della mamma.
La sua fronte appoggiata alla fronte della mamma.
Con un calore cosi si può affrontare tutto.
Poi la sveglia del papà di A ha sancito l'ora di alzarsi.
Ma questa mattina è una mattina nuova.
La mamma di A ha accettato un nuovo incarico in una scuola e questo vuol dire riprendere i ritmi pre gravidanza. Vuol dire un nuovo passo nel loro rapporto. Vuol dire crescere. Separarsi. 
La mamma di A lo sa che separazione non è solo perdita ma soprattutto incontro e scoperta del nuovo.
Si lo sa. Però dovrà abituarsi. 
" Il papà ti porta dalla nonna ma più tardi la mamma arriva ok? Questa mattina devo lavorare." "Ok!". Le dà un bacio e con il sorriso va in braccio al suo papi.
Grazie amore che mi aiuti e rendi tutto più semplice.

La mamma di A in passato ha già lavorato in questo istituto. L'ambiente è familiare, i ricordi la fanno sorridere, la dirigenza si è ricordata di lei e questo è stato molto piacevole.

Le persone però no. Sono cambiate. 
La mamma di A è tendenzialmente una persona socievole, aperta e ben disposta.
Arriva un po' in anticipo e in sala insegnanti c' è una nuova collega.
La stanza è grande e al centro c' è un immenso tavolo riunioni. Ci saranno circa dodici posti a sedere. "Piacere, sono la mamma di A.." tende la mano con il sorriso.
E si siede di fronte alla collega.
" Ah! Si piacere mi hanno detto che la psicologa sarebbe arrivata oggi"
"Guarda ti dico subito che non c' è scritto da nessuna parte, ma questo è il mio posto, dove sei tu è il posto di tizio e li di caio" " Meglio se ti siedi da un'altra parte"
"??????????????????????????????" questo è quello che è comparso nella testa della mamma di A contemporaneamente a questi pensieri
1) Caloroso come benvenuto. Benvenuta mamma di A, ecco perchè avevi gli incubi sta notte.
2) Uau che elasticità mentale. Sono curiosa di vedere cosa pretendono poi dai ragazzi.
3) E poi...non lamentiamoci che i nostri politici e dirigenti non vogliono mollare le loro poltrone. Qui non si può neppure cedere la "propria" sedia per cinque minuti.
4) Ma  non ci sono altri nove posti attorno a questo immenso tavolo ovale?Cosa cambia? Non devo mica montare una roulotte. Volevo solo presentarmi.

La mamma di A mantiene il sorriso anche se i suoi occhi non riescono a nascondere lo stupore per un'affermazione cosi miope. 
Suona la campanella ed è il momento di entrare in aula e conoscere i ragazzi. La mamma di A scopre che ha proprio voglia di stare con loro. Per qualche giorno osserverà, si ambienterà.  L'insegnante di italiano li sa coinvolgere e la mamma di A rimane stupita dell'attenzione  che questi giovanotti riescono a mantenere per due ore. Poi arriva la collega, quella del " benvenuta mamma di A tra noi". Lei  adotta una stile più frendly e la classe si trasforma in un allegra confusione. Forse un po' troppo.
È proprio vero che le persone si comportano in modo diverso in base alla relazione che li unisce. E la mamma di A, in questo momento, è una posizione privilegiata di osservazione.
Finisce l'ora, tutti a casa.

" Solitamente è una classe più tranquilla. La TUA presenza li ha agitati"

"Benvenuta Mamma di A" .... Qualcosa mi dice che non le sto molto simpatica...o forse mi sbaglio....vedremo.

Buon nuovo lavoro mamma di A. In bocca al lupo.


sabato 8 dicembre 2012

Solo rabbia

Non è una fiction, non è un film, non è racconto. Questa è la mia vita. E quello che succede a me sta succedendo a un sacco di donne.
Sono arrabbiata. Sono arrabbiata. Sono arrabbiata.
E sia chiaro. Non ho paura! Sono solo stufa!stufa  Marcia.
Perchè se una domenica mattina, con la neve, con il piccolo A che gioca con le sue cuginette e io sono libera di andare a messa nel mio quartiere natio. Con la voglia di rincontrare i miei amici di infanzia, quelli che dopo messa si sta a parlare sul sagrato e arrivi in ritardo all'all'appuntamemto con il coniglio arrosto...ecco no. Io esco dalla chiesa perchè lui è li, in ultima fila. E lo stomaco mi si ribalta dalla rabbia.  È la mancanza di libertà, di andare a messa quando voglio nella chiesa che amo. È la mancanza di spensieratezza nel percorrere le strade perchè ormai evito quelle dove so che potrei incrociarlo. È la mancanza di libertà nel scegliere il supermercato se qualcuno mi ha segnalato di averlo incontrato proprio nel mio.  La non libertà di non mettere la macchina in garage perchè non voglio più trovarmi biglietti sul parabrezza. Un sottile pensiero costante rivolto sempre alle persone a cui vuoi più bene e che sono entrate in questa storia senza senso.Non pensiate sia poco. Soprattutto se sei madre!
Perchè denunciare è fondamentale e io l'ho fatto. Ma nessuno, nessun carabiniere può ridarti la libertà interiore. Soprattutto se sei madre. E nessuno può sradicare in quella testa le sue idee malate su di me e la mia famiglia. Le sue convinzioni di possesso.
Non un ex, non è un amico, non è un paziente. È uno qualsiasi, della strada, un "vicino" di casa, una nullità, un deleritto....probabilmente un malato psichiatrico non riconosciuto o che non vogliono riconoscere. Con un passato di droga, malavita e degrado. E io, sono entrata nel suo mondo allucinatorio. Lettere d'amore, fiori, ronde sotto casa, minacce a me, a mia madre a mio fratello nei suoi momenti di frustrazione.
Questo è quello che può generare la cultura del "poverino", questo è ciò che di mostruoso può generare una cultura della scusa perpetua e della difesa ad ogni costo dei propri figli. Senza mai fargli affrontare gli errori, le difficoltà e le responsabilità. Questo è ciò che di abominevole può generare una famiglia quando non fa crescere un suo figlio e lo trasforma in un uomo infantile. Negare la realtà....porta solo illusioni. E in questo caso le illusioni di quest'uomo hanno pescato me e i miei cari.

Non c'è compassione nel mio cuore.

Solo rabbia.
Scusate lo sfogo, se oggi non è proprio un Tè delle mamme.

mercoledì 5 dicembre 2012

In un giorno tutto questo

La mamma di A sta aspettando la neve....si qui in città. Per la neve ha un amore profondo, irrazionale,    chiaro. Non le importa se in macchina deve andare con prudenza, se tutto si rallenta. La mamma di A ama la neve. Questa è una certezza. E il piccolo A è nato in una notte bianca. Certi segni non si possono ignorare.

La mamma di A in questi giorni sta giocando a fare Santa Lucia. Le piace troppo vedere i volti di A di GA e Glo che si trasformano al suono del campanellino. Quando trovano le caramelle sulle scale o sulla macchina. Quando le raccontano gli episodi accaduti ai loro compagni di scuola che Santa Lucia l'hanno vista in camera o da qualche altra parte e la mamma di A sa che gli hanno raccontato un sacco di frottole. Ma se li immagina li che confabulano sulle loro avventure con Santa Lucia, in corridoio, durante la ricreazione. Tutti che vogliono parlare e che spalancano gli occhi. 

La mamma di A in questi giorni sta scoprendo un piccolo A sempre più bambino. Benvenuta nel mondo dei capricci e dei pianti dopo un tuo no, cara mamma di A.  Era un mondo ancora sconosciuto per lei. Per ora  la cosa la fa ancora sorridere. Vedere il piccolo A che si impunta e dice la sua ha un che di straordinario. Ma siamo solo all'inizio. 

La mamma di A è tornata al nido dove è venuto al mondo il piccolo A. È andata a trovare una sua amica, che è diventata mamma per la seconda volta.  Ormai ha la lacrima facile quando torna qui. Perchè qui anche lei è venuta al mondo una seconda volta. È nata come madre. Chissà se le toccherà in dono rinascere una terza volta..

La mamma di A mentre stava entrando nel grande ospedale della sua città, ripercorrendo la stessa strada di quella notte. Con il pancione e il piccolo  A pronto ad uscire..le emozioni dolci si sono mischiate al pensiero che al sesto piano nascono vite e e qualche metro più in là  la vita si spegne.
E come un presentimento ha saputo, dopo poche ore, che lei si è spenta. Una ragazza che conosceva appena. Ma che si chiamava come lei e non erano parenti. La mamma di A sapeva che si era ammalata tanto tempo fa, le avevano raccontato che aveva dimostrato un coraggio e un amore per la vita fuori dal comune. La mamma di A pensava che fosse tutto superato. La sua foto di facebook la ritrae sposa solo qualche mese fa. Bella, bellissima. La mamma di A la guarda in silenzio. Non ci sono parole.


Un solo giorno può raccogliere tutto questo. La banalità, la semplicità, lo stupore, il gioco, l'attesa, i desideri, la paura, i ricordi, la vita, la morte.

La mamma di A continua a rimanere in silenzio.