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domenica 2 giugno 2013

Piccola bulla al parco


Domenica, non proprio sole, non proprio estate ma voglia di stare all'aperto. A e la sua famiglia vanno con la palla e con il monopattino al parco vicino a casa. É un bel parco, a misura di bambino con tanto verde e uno scivolo-castello al centro.
Ci sono tante famiglie, tanti bambini, tanta allegria...
Il piccolo A non frequenta l'asilo nido, passa le giornate con la nonna G, la zia A e il pomeriggio con le cuginette. Quando vanno al parco incontra altri bambini e la mamma di A é sempre supercuriosa di vedere che succede, chi é A fuori dalle mura domestiche, da quali bambini é attratto, come si relaziona, che tipo é.  
Felice di essere al "Pacco!", il piccolo A si arrampica sul castello. In teoria ci sarebbe in senso di marcia chiaro, ma i bambini sono tanti, sul castello vige l'anarchia. La mamma di A riprende con gentilezza i bambini che salgono al contrario,( che salgono dallo scivolo per intenderci), spiegando che se ci sono bimbi piccoli devono stare fare piú attenzione. In realtá é gentile con i bambini ma infuocata con i genitori. Se ciascuno desse un occhio ai propri figli tutti potrebbero giocare in pace e serenitá. I bambini hanno ancora un pensiero e uno sguardo sulla realtá fisiologicamente egocentrico, hanno bisogno dei grandi per vedere le sfumature e gli altri punti di vista. La mamma di A inoltre pensa che ciascun adulto é un educatore quando é in presenza di bambini...la legge "io guardo i miei e degli altri chi se ne frega", non le va giù. La societá degli orticelli, quando invece i nostri bambini sono il nostro "verde" comune piú prezioso.
Quindi, con un po' di fatica, anche i piccolini riescono a scivolare, perché A non é l'unico pulcino presente. Poi la mamma di A si siede nel prato e A continua a giocare seguito dal suo papá.  All'improvviso un  pianto, e si sa che una mamma riconosce il pianto del suo bambino anche nelle situazioni piú rumorose.
La mamma di A trattiene la mamma ansiosa che é dentro di lei, in fin dei conti c' é li il papá e piccole dosi di "sofferenza" sono inevitabili. Li cerca con lo sguardo. A é nel castello, non lo vede, ne sente solo il pianto. Il papá invece é in piedi, sta parlando con qualcuno...con qualcuno in mimiatura visto che anche   questo qualcuno é dentro al castello. Dopo qualche istante il papà di A prende A in braccio e vanno verso la mamma. "Che succede?" chiede lei. A le si butta tra le braccia e continua a piangere disperato. Non lo ha mai visto cosi, ma non vuole nemmeno cedere all'istinto di andare a incenerire chi ha fatto cosi male al suo bambino. Non vuole cadere nel tranello "il mio é bravo sono gli altri i cattivi" . A, se pur un bimbo di indole dolce e tranquilla, in alcune occasioni, con le sue cugine per esempio, riesce a sfoggiare doti manesche e  atteggiamenti furbeschi.
Il papá invece racconta di questa bambina sui sei anni, che con il piede schiacciava le mani ad A per non farlo salire, urlandogli "Tu vai via!". Anche il papá di A inizialmente, non avendo visto bene la dinamica dei fatti, e non volendo subito fare la chioccia, aveva cercato di mettere pace...ma proprio mentre provava a tranquillizzare A, la bimba ripeteva i gesti senza il minimo timore della presenza del papá di A. Il quale, per inciso, é grande, "grosso", e con uno sguardo abbastanza duro (quando vuole). E quando il papá di A aveva sgridato la bambina, questa si era allontanata ma apparentemente senza nessuna fretta nè paura. La mamma di A, un po' per deformazione professionale, mentre A piange cerca di mettere in parole le sue emozioni. "Come ci sono rimasto male, quella bambina é stata proprio antipatica!" A, annuisce, piano piano si calma...e ritorna la voglia di giocare. Ma non é  ancora finita. A gioca sotto al castello, dove hanno riprodotto due postazioni che sembrano computer.. Fa finta di scrivere, e poi eccola qui, di nuovo la bambina. Il papá cerca di essere gentile con lei "Come ti chiami?" "Claudia". "Vedi A che Claudia é tornata a far pace e a giocare con te". Come non detto, in un nanosecondo la piccola Claudia dagli occhi blu, sbatteva i pugni sulle mani di A, il quale incredulo, ricominciava a piangere. Incredulo lui, incredulo i suoi genitori davanti a tanta sfacciataggine, a tanto accanimento verso un bambino piú piccolo qualsiasi incontrato al parco. A questo punto la mamma di A, infervorata diceva " Dove sono i tuoi genitori? valli subito a chiamare. Non ci si comporta cosi!". La piccola peste, con lo sguardo duro e impassibile, senza tradire la minima emozione se ne andava via. Direi quasi trionfante, ma forse é troppo.
Una cosa é sicura...dover "dirigere" il traffico di bambini sullo scivolo, contenere e rassicurare il pianto di A, gestire le angherie di una piccola bulla, aver voglia di urlare ai genitori "Ma volete guardarli i vostri bambini?" ha fatto si che la famiglia del piccolo A battesse la ritirata. Con tante domande per la testa..Cosa e come insegnare al piccolo A a difendersi? Di istinto la legge del taglione...ma é troppo semplice e stupida come risposta. Come insegnargli peró a non farsi mettere i piedi in testa e a non aver paura? E poi tante domande su quella piccola cosi giá spregiudicata d apparentemente fredda..
Dobbiamo farci tante domande noi genitori, piú che sul cosa fare sul chi siamo...che esempio siamo per loro? Di quali idee, valori, sentimenti siamo portatori? Cosa vedono i nostri figli quando ci guardano? Cosa?

6 commenti:

  1. Ma che antipatia, povera bambina!! Pero' una sgridata fatta bene gliel'avrei data.

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  2. veramente se ne é prese due...una dal papá di A, una da me...ma é stata imperturbabile!

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  3. Purtroppo purtroppo episodi come questo al parco sono una routine e tutto perché non c'è la stessa attenzione da parte di tutti i genitori, molti arrivano li, li "scaricano" e poi si dileguano, il rispetto, magari non è' facile pretenderò sempre da dei bambini, ma dai loro genitori si!!!! Mi infervoro da morire quando sento queste storie!!!!

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    1. Mamma piki e noi i genitori non siamo riusciti a capire chi erano...nonostante il pianto di A e nonostante le nostre sgridate...nessuno si é visto

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  4. Quante verità in questo post, bellissime e bruttissime.
    Amo quel "La societá degli orticelli, quando invece i nostri bambini sono il nostro "verde" comune piú prezioso", così vero e così troppo raramente compreso e condiviso. Amo quel tradurre in parole il loro pianto, così sensato, così efficace e, di nuovo, che vedo messo in pratica meno spesso di quanto si potrebbe.
    Certo la piccola bulla ha dei disagi che qualcuno sta bellamente sottovalutando se non ignorando...che tristezza.
    Com'è difficile far accettare ai nostri bimbi che il mondo non è quel posto bello e buono che noi gli costruiamo intorno...dal loro punto di vista è un vero controsenso, e se da una parte è bello che sia così, dall'altra non può durare...

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    1. non é semplice per niente capire cosa fare, come agire...ma la cosa piú importante é che vorrei insegnare ad A che con la villenza non si ottiene nulla. Voglio trovare insieme a lui strategie nuove e modi nuovi per affrontare queste situazioni. Senza soccombere, senza mettersi allo stesso livello. Vedremo...

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