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lunedì 24 settembre 2012

Un cammino per ringraziare

Alle 4:00 del mattino è suonata la sveglia. La mamma di A si è alzata, è andata a guardare il piccolo A che, dolce, dormiva nel lettino e ha pensato ma chi me lo ha fatto fare. La parte saggia ha scacciato la parte pigra che tirava la maglietta per frenerla e le ha ricordato che una giornata tutta per sè era un bene per tutti, e che giornate come quelle erano i mattoncini più significativi della sua vita. Allora la mamma di A si è preparata due panini, si è infilata i vestiti da escursione, si è messa le scarpe sperando che i piedi a fine giornata non fossero pieni di vesciche, e nel buio e nel silenzio ha raggiunto i suoi amici che la stavano già aspettando.
È bastato vedere i loro volti per ricordarsi che aveva proprio voglia di mettersi in cammino con loro. Perchè alcuni amici, anche se le vite vi hanno portato un po' lontano restano sempre vicini. Condividere esperienze di un certo valore, calore, spessore crea come uno strato comune, un mondo condiviso fatto di emozioni, ricordi, certezze, immagini, sorrisi. La parte psicologica della mamma di A parlerebbe di co-conscio e di co-inconscio di gruppo. 
Sono partiti ciascuno con la propria motivazione. La mamma di A oltre ad aver voglia di camminare e di stare con loro, voleva dire grazie, grazie a Maria che aveva vegliato sulla sua gravidanza e sul piccolo A, rendendo il tempo dell'attesa un tempo denso di sacro e fiducia.
Il buio si é trasformato in penombra e poi piano piano è venuto il giorno, e loro hanno camminato per vie di campagna, sui cigli delle strade. Hanno attraversato le piazze dei paesi vestiti a festa con gli uomini al bar e le donne, ma dove sono le donne, si chiedeva la mamma di A? Hanno fatto colazione e scattato una fotografia perchè nonostante i venti km si sentivano ancora pieni di energia ed entusiasmo. Poi hanno ripreso un passo dopo l'altro e allora i muscoli della mamma di A hanno cominciato a farsi sentire e quando si sono fermati per uno spuntino la mamma di A pensava che non si sarebbe alzata più. Ma i suoi amici hanno sdrammatizzato, incitato e allora sono ripartiti zoppicanti ma determinati. Tra chiacchiere, silenzi, risate, commenti la strada dietro loro diventava sempre più lunga e la meta sempre più vicina.  Quando proprio era il momento hanno pranzato in un parchetto. La mamma di A pensava che questa volta era veramente arrivata al punto di non ritorno e pensava che i muscoli le bruciavano come il ventre dopo il taglio cesareo. Strana associazione, in un viaggio di ringraziamento per una gravidanza finita bene dopo tanti momenti di paura. Ma anche questa volta loro non si sono scoraggiati, hanno nuovamente sdrammatizzato, incitato, spronato e con un buon antidolorifico la mamma di A è arrivata fino in fondo. Eccoci qui, doloranti e felici di un altro pezzetto di vita affrontato insieme. Perchè la meta è il cammino....il cammino. Il piccolo A e il papà se la sono spassata tra uomini e nel pomeriggio hanno raggiunto la mamma di A al santuario della Madonna di Caravaggio per ringraziare tutti e tre insieme dell'abbondanza ricevuta. 
Appena entrato in chiesa il piccolo A si è messo a ridere. Chissà cosa pensava, alla mamma di A piace immaginare che avesse  capito tutto e che fosse felice anche lui. 
Oppure lo faceva ridere vedere la sua mamma che camminava con l'agilità di un bradipo. Chissá !

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