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sabato 19 gennaio 2013

Fino a dove potrò proteggerti?

" Mami, mami, aih aih ahi. ". Il piccolo A, che fino a un attimo prima stava esplorando il lettone sereno e felice, piange disperato e con il musino tutto rosso e le lacrime che gli bagnano il viso, protende le sue braccia verso la mamma. Il mistero si risolve velocemente. Alla fine, la lampada sul comodino, che al piccolo A piace tanto accendere e spegnere con la levetta, si è trasformata in uno scotta  mani. Si perchè il piccolo A è attratto dalla lampadina, e anche se la mamma gli dice sempre di non toccarla, la tentazione oggi è stata troppo. I suoi genitori erano li con lui, ma stavano chiacchierando, godendosi la pace del sabato mattina, tutti ancora stropicciati dal sonno. Al piccolo A deve essere sembrato il momento giusto. " So che la mamma dice di no, ma sono qui tutti e due, non potrà succedermi nulla."
E nella camera dei genitori di A, questa mattina, si è consumato un rito che probabilmente dura da secoli. I genitori che cercano di spiegare ai figli cosa è giusto e sbagliato, cosa fa bene cosa fa male. Cosa è bello e cosa e brutto. Vorrebbero che i loro figli non soffrissero mai. Vorrebbero vederli sempre con quel bel sorriso stampato e gli occhi luminosi. Vorrebbero che non si scottassero mai le manine. Ma il piccolo A, come tutti i figli, anche se si fida della sua mamma e del suo papà, ha bisogno, l'urgenza, la necessità di provare, sperimentare, capire, sapere con l'esperienza. 
E la mamma di A è divisa in due. Le viscere che si stringono in una morsa sentendo il pianto disperato del suo bambino, il senso di impotenza perchè oltre all'acqua fresca, a una pomatina sulla scottatura e alla canzoncina magica "Guarì guarà se pasa mia enchè guarirà dumà" non può fare altro ( trad Guarì Guarà se non passa oggi guarirà domani. Tratto da Nonna G). La testa e il self controll che gli ricordano che non è successo nulla di irreparabile, che il piccolo A ha bisogno di sentirla sicura, che non potrà levare al piccolo A tutti gli ostacoli che la vità gli metterà di fronte. Il confine tra un figlio e suoi genitori, esserci senza sostituirsi, accompagnare e non  forzare, educare non plasmare, tenere e lasciare andare, proteggere non castrare impedire. Bene, buon lavoro mamma di A!

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