Cerca nel blog

domenica 10 gennaio 2016

Le emozioni difficili dei bambini

È finito il tempo del Natale e, come un orologio svizzero, il Piccolo A freme per la sua festa preferita: il Carnevale!
Di cosa mai vorrà vestirsi?
Avete qualche idea?
Nonostante abbiano uno zainetto colmo di abiti di supereroi, zainetto che li accompagna ovunque, il Piccolo A desidera ardentemente una maschera di Spiderman.

 "Quella che si infila mamma però, proprio come quella dell'Uomo Ragno. E che copre tutta la faccia però"

In effetti una maschera proprio così completa manca all'appello.

"Magari al supermercato c'é!"

Il piccolo A ha già capito i cicli produttivi e che i pandori hanno lasciato il posto ai coriandoli e alle stelle filanti.

Quindi, un pomeriggio di inizio gennaio, la mamma e il suo cucciolo vanno a fare la spesa trovando effettivamente già presente  la corsia del carnevale. Ma chissà per quale mistero, il vestito di Spiderman non c'è. O non é ancora stato esposto. Ma questo non cambia i fatti e la delusione immensa è incalcolabile sulla faccia del Piccolo A.

Cosa succede se desideriamo ardentemnte qualcosa, pensiamo sia a portata di mano e poi scopriamo all'improvviso che non è così? E che non possiamo fare assolutamente nulla? Come ci comportiamo davanti a unafrustrazione?

Se hai cinque anni e ami Spiderman ti senti deluso, arrabbiato, impotente, triste. Tutte queste
emozioni insieme. Ma non lo sai. Ti senti solo tremendamente agitato.


Se sei la mamma del cinquenne, invece ti ritrovi  a dover gestire uno dei malumori più grandi della storia. Soprattutto se anche tu sei in una giornata dove la pace e la serenità non sono state proprio di casa.

Se sei uno che sta facendo la spesa proprio in quel supermercato  e sei per caso spettatore della scena pensi a un bambino che fa i capricci e alla sua mamma che in modo maldestro cerca di fermarli.

Da quel momento partono due ore di continue incomprensioni tra A e la mamma, la quale passa dal dare spiegazioni su cosa voglia dire non poter avere tutto subito, all'alzare la voce, al silenzio polemico, al promettere castighi. E in cambio A mette musi, poi ricomincia con i capricci, poi piange...Un circolo  vizioso estenuante che nasce dall'agire senza ascoltare. Ascoltare cosa stia succedendo, quali emozioni ci siano in campo. E  mi riferisco alla mamma, il piccolo A ancora sta imparando. Sono i grandi che devono prendere in mano la responsabilità della relazione.

Poi arriva la sera, un po' a casaggio e per stanchezza le acque tornano chete. È il momento della lettura di un storia, delle preghiere, della ninna nanna e finalmente del sonno.

Sono nel letto uno vicino all'altra.

"Piccolo A finalmente ti sei tranquillizzato !"

Ed ecco la risposta. Chiara, competente. La risposta di chi sta imparando ad ascoltarsi.

"Mamma mi sentivo agitato ma non riuscivo a calmarmi. Adesso sono tornato di nuovo umano."

Le emozioni possono avere forza dirompente. Disumana. Possono essere più forti di noi. Se sono pura energia straripante.

Dargli un nome, un senso, un argine permette di sentirle, riconoscerle e viverle. Vivere le emozioni, non farci vivere da loro. Intelligenza emotiva.


La mamma di A rimane colpita dalle parole del suo bambino. L'hanno illuminata. Ora ha capito cosa è successo nel pomeriggio. Ora ha capito dove ha mancato. Si è fatta tirar dentro. Per stanchezza.

Ma adesso, in questo momento di intimità e silenzio, ripercorrono, come una storia, tutto quello che è successo. Spettatori degli attori che sono stati. I frammenti divengono parte di un racconto.

E si addormentano sereni.

Piccoli mattoncini di un bambino che sta imparando a conoscersi.
Piccoli mattoncini di una mamma che sta imparando a conoscere suo figlio.




Nessun commento:

Posta un commento