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lunedì 5 ottobre 2015

La morte spiegata ai nostri bambini

Lunedì mattina e già siamo in ritardo.
Ma tra un "Piccolo A metti il giubbino"...e un "Non posso mamma! Devo andare in bagno!"

Lui, il piccolo filosofo, solamente sfiorato dal turbinio dei preparativi di inizio settimana, pensa, riflette e soprattutto DOMANDA!

"Mamma non voglio diventare grande!"
"Piccolo A, guarda che sei già diventato un po' grande."
"Si lo so che non sono più piccino-picciò, ma non sono grande"
"E perché non vuoi diventare grande?"
"Perché i grandi non giocano mai. E non hanno i giocattoli"
"Giochiamo in un altro modo piccolo A, guarda il tuo papà come gioca e si diverte con il suo kitesurf"
"Non é un gioco! È uno sport! Io intendo le macchinine, i super eroi..."

Come dargli torto?

"Piccolo A ti assicuro che anche i grandi giocano ma lo fanno in modo diverso. Detto questo hai però perfettamente ragione, questa sera ne parlerò con papà e vedrai che ci ricorderemo di giocare di più"


Dialoghi che aprono "luoghi" immensi.
I luoghi dei bambini, luoghi che non vanno persi.

Ma non é ancora finita.
Alla mamma di A aspettava ancora il momento più interessante.

"Mamma, ma quando io diventerò grande, tu poi morirai?"

Amore d'oro! Vorrei starti accanto per sempre e dirti che staremo sempre insieme. Ma non é vero. E poi tu lo sai già. La risposta la sai, é per questo che mi hai fatto questa domanda.
Vuoi sapere cosa ne penso io. Hai bisogno di dare un significato al senso di fine che abbiamo dentro dal momento in cui nasciamo. E allora sarò sincera.

"Si amore, a un certo punto adrò in cielo e ti guarderò da li! Ci mancheremo e sentiremo nostalgia l'uno dell'altra. Ma  non lascerò mai comunque e se tu penserai a me io ti farò sorridere subito. Tutti un giorno andremo in cielo e credo che forse potremo giocare a palle di neve con le nuovole. Che ne dici?"

"Anche con il nonno A?"
"Certo!"


E via giù per le scale.

Ricordiamocelo sempre chi sono i nostri bambini.
Quali profondità li abitano.
Quali domande.
Quanto è immenso il loro animo.
Tutto racchiuso in due occhioni castani e un metro e dieci di meraviglia.


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