Come dicevo in questo post, la mamma di A, da quando è diventata mamma, ha riposto nel cassetto alcune parti di sè divenute secondarie o frivole con la nascita del piccolo A. Ma il tempo è passato, il piccolo A è un bimbo che acquista ogni giorno di più spazi di autonomia. Ha sembre molto bisogno della sua mamma ma in modi e tempi diversi. Soprattutto ha bisogno che la sua mamma non sovrapponga la propria vita a quella di suo figlio. Ha bisogno di una mamma che viva con lui e non per lui. Altrimenti il prezzo da pagare sarebbe molto alto in termini di realizzazione personale, indipendenza, libertà, autostima... felicità. Infatti in questi giorni la mamma, oltre a mettersi un po' da parte per lasciare spazi tutto loro al piccolo A e al suo papi, sta riscoprendo la bellezza di passare tempo bello con qualche amico di vecchia data: ha passeggiato sul lungo di Gardone R con Di a parlare di amore e relazioni complicate; ha fatto il bagno in piscina e ha riso con Ma delle solite battute e si sono salutati perchè Ma stava per partire per il cammino di Santiago e lei questa volta non poteva proprio avventurarsi; ha mangiato una pizza con Ni, sua moglie e i bimbi, con mega-aggiornamento sugli spetegules di quartiere; e oggi ha pranzato con il suo primo capo, quello con il quale dodici anni fa, la mamma di A entrava nel mondo del lavoro. Quando lo ha rivisto dopo tanto tempo ha pensato che certi incontri nella vita sanno proprio di buono. Seppur portatori di visioni molto diverse il dialogo e il confronto sono sempre interessanti e stimolanti. Guardare il mondo da un'altra angolazione e scoprire scorci che non sapevi esistere. Oggi in particolare si parlava del desiderio di lasciare il segno in questa vita, di portare cambiamenti nel mondo in positivo, di esserci, di costruire qualcosa di bello e nuovo...non di qualcosa di eccezionale. Ma di buono si. E l'essere diventati madre e padre ci è sembrato la cosa più bella che ci potesse accadere in questo mondo e il dono più bello che potessimo lasciare a questo mondo. Forse non era proprio cosi la sua visione, ma la mia si.
Questa sera, durante la cena nel giardino della nonna G, il piccolo A tutto agitato ed emozionato comincia a chiamarmi, mi prende la mano vuole che mi alzi, deve mostrarmi qualcosa. "Mami, Mami lì, lì, lì". Il piccolo A, con le sue ditina, mi sta mostrando la luna che più frizzante del solito, illumina il cielo. "Amore, quella è la luna, ma è in alto e lontana, la mamma non può prenderla". Il piccolo A non si arrende, come può sua madre sedersi e mangiare ignorando che nel cielo c'è una palla luminosa stupenda. Per quattro o cinque volte si ripete la scena...Per cercare di calmarlo lo prendo in braccio e dico "Dai alza le braccia, adesso saltiamo e proviamo a prenderla..uno, due, tre." Salto, faccio versi onomatopeici per accompagnare lo sforzo di andare in alto nel cielo e lui ride come un matto. "Visto amore, è troppo alta, dobbiamo accontentarci di guardarla" Naturalmente anche questa scena si ripete per un po' di volte. Mi piace così tanto sentirlo ridere di gioia perchè pensa che la sua mamma sta cercando di prendere la luna, o perchè pensa che sua madre è una pazza squinternata che crede di raggiungere la luna con un balzo. Questo per me è lasciare il mio segno nel mondo. Come potevo immaginare che un giorno avrai saltato per cogliere la luna e donarla al mio bambino? Ciò che ho provato io, ciò che ha provato lui, ciò che sentiremo quando gli racconterò questi momenti della nostra vita..sono il segno più bello della mia esistenza qui.
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