Maestosa la cattedrale millenaria di Strasburgo davanti a loro.
Leggera una musica li chiamava verso la sua piazza.
Un ragazzo con il cappello e i pantaloni larghi cantava ad occhi chiusi una canzone dal sapore celtico.
Un ragazzo biondo con le mani batteva il tempo su un'asse di legno.
Tutto intorno qualcuno ballava seguendo la voce dolce e antica.
La verità é che i sette trovarono la scena alquanto strana, e guardarono tutto con gli occhi stereotipati di chi giudica ciò che non capisce.
Qualche sorrisetto complice, qualche battuta sarcastica ma la voglia in tutti e sette di rimanere ad ascoltare, guardare.
Il sorrisetto si trasformava in un'espressione curiosa, si faceva strada la consapevolezza di essere spettatori di qualcosa di più profondo di quel che pensavano.
L'espressione curiosa si trasformava in piacere.
Il piacere si trasformava in desiderio di far parte e di entrare in scena.
E l'invito arrivò presto. Quello strano gruppo di persone, vestite con abiti fuori dal
tempo, che sotto la cattedrale ballava, ballava, ballava porse loro la mano.
Propose loro una tarantella in omaggio alla loro italianità.
La voce cominciò a cantare.
I sette si unirono titubanti, un po' imbarazzati, poi divertiti, poi coinvolti, poi sciolti e infine liberi e spontanei.
Ballavano in cerchio una danza antica, ai piedi della cattedrale sentendo che la diversità dei vestiti ricopriva la stessa identica gioia, la stessa identica leggerezza.
E quando i sette si fermarono a prendere fiato e si congedarono dai nuovi volti amici sapevano di essere stati protagonisti di qualcosa che aveva lasciano un profondo segno dentro di loro. Quella danza l'avrebbero avuta dentro per sempre.
Ai piedi della cattedrale.
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