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lunedì 1 ottobre 2012

Le donne hanno gli occhi pieni di speranza

" Lei parla inglese?" ( perchè anche se ho solamente 24 anni lei mi da sempre del lei, chiarisce subito quali sono i nostri posti e la nostra relazione)
" Certamente" ( se mi sentisse il mio prof del liceo non riderebbe ma un sorriso gli scapperebbe, parlare inglese è ben  diverso dal farsi capire in qualche modo)
" E lo spagnolo?"
"Abbastanza" ( spagnolo? Non ho nemmeno mai fatto le vacanze in Spagna)
La mamma di A ci teneva moltissimo a essere presa in tesi da questa Prof, alta, grande e possente. Le incuteva una forte soggezione ma l'attirava il modo passionale con cui guardava i problemi dell'umanità, soprattutto la questione femminile.  La mamma di A ha sempre sentito riduttivo studiare la psicologia intesa come rapporto terapeutico di due persone in una stanza. Le persone vivono in tanti contesti, in mezzo agli altri, nella società. Non si può prescindere dal gruppo e dal mondo nel quale vive una persona per conoscerla ed aiutarla. Impegnarsi in una tesi di respiro sociologico, sembrava alla mamma di A un modo completo per coronare la fine dell'esperienza  universitaria. Aveva quindi seguito il corso di sociologia industriale, aveva superato brillantemente l'esame ed aveva così fatto il primo passo per essere una delle possibili laureande della Prof DG.
" Sarebbe disposta a fare una ricerca all'estero?"
" Questo è uno dei motivi per cui sto chiedendo a lei di essere seguita per la mia tesi, vorrei fare un'esperienza all'estero." ( E qui la mamma di A era davvero sincera)
" In questo momento sarebbe interessante fare uno studio su campo sulla situazione del microcredito in Venezuela"
"....." (Venezuela?? Io veramente mi ero immaginata in Europa, in qualsiasi stato, ma nel mio continente...Microcredito? Cos'è? Dove mi sono infilata adesso?)
La mamma di A usciva dallo studio della Prof con il titolo di un libro sulla finanza etica, dopo la lettura del quale la prof si aspettava una risposta definitiva. Se l'argomento le fosse piaciuto la Prof era ben felice di seguirla  nell'avventura tesi di laurea. L'argomento si rivelò molto interessante e come spesso nella sua vita, senza volerlo, almeno consciamente, la mamma di A si ritrovava a percorrere una strada più complessa di quella che avrebbe voluto e sperato.
La Prof DG, studiosa soprattutto della condizione femminile, era un'esperta conoscitrice dei problemi sociali che affiggono le donne. La mamma di A, ancora non sapeva, che tra i poveri le donne sono le più povere. Tantissimi programmi e progetti di sviluppo sono a loro dedicati non solo per questo motivo ma soprattutto perchè è riconosciuto che se il livello di benessere di una donna cresce, di conseguenza migliora anche la qualità della vita della sua famiglia. Ma non si può dire la stessa cosa di un uomo. Grazie al microcredito, piccoli prestiti dedicati alla creazione di micro imprese, le donne in moltissimo paesi in via di sviluppo possono emanciparsi non solo economicamente ma soprattutto socialmente, culturalmente. Diventano protagoniste delle loro vite, aumenta la loro autostima, intessono relazioni sociali. E i benefici economici delle loro piccole attività sono destinati a migliorare la qualità della vita dei figli, della loro istruzione, educazione ecc. Perchè una mamma pensa a loro. La donna è il vero motore dello sviluppo sociale.
La mamma di A, fino  a che non è diventata moglie e poi mamma, non si è resa conto fino in fondo che non solamente in Venezuela e nei paesi in via di sviluppo le donne sono svantaggiate. Questa feroce realtà la leggeva sui giornali, sui libri, lo ascoltava in tv. Poi è arrivato il piccolo A e il mondo è diventato più difficile. Più completo, meraviglioso, interessante, avventuroso, pieno sul piano affettivo. Più complesso e duro sul piano sociale. Le donne sono messe a dura prova nel lavoro. Sia se riescono a tenerlo sia se lo perdono. In un caso conciliare tutti i ruoli è difficile, nell 'altro caso nasce un senso di impotenza di fronte ad un'ingiustizia che sembre non scandalizzare più nessuno. Ma anche se decidono spontaneamente di dedicarsi alla famiglia e ai figli il tempo e l'impegno che metteranno non solo non saranno retribuiti, ma spesso neppure considerati per l'importanza e il valore sociale che hanno. Il lavoro domestico viene considerato una cosa scontata della vita di una donna. Se è così semplice e leggero non si capisce perché le collaboratrici domestiche vengano pagate. Dovrebbero farlo gratis, visto che poi non è un così grande lavoro.
E se questo è il contesto in cui viviamo non c' è da domandarsi perché il 90 % delle persone che chiedono sostegno psicologico siano donne.
La mamma di A sarà sempre riconoscente alla prof DG per averla spedita dall'altra parte del mondo, per averle dato una visione più complessa dei problemi, per averle fatto studiare lo spagnolo.
E non dimenticherà mai gli occhi delle donne venezuelane che ricevevano un prestito per far nascere 
la loro attività...erano occhi di madri piene di speranza, fiducia e progetti. Gli stessi occhi che voglio che tu veda, piccolo A.

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