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venerdì 19 giugno 2015

Ricordi

La verità la sapeva benissimo.
Ma quando la verità prende forma di parola e non più solo di pensiero, acquista peso e volume e come un'ancora arresta il viaggio. Il viaggio delle illusioni, dei "forse", dei "magari", dei "un giorno però..".

Stop.

Si può finalmente camminare nella realtà.
Si può riprendere a toccare le cose, a plasmarle, a sentire il potere di fare nelle proprie mani e nelle proprie gambe.

C'é un attimo in mezzo però.
Un corridoio al quale non si può scappare.
Emozioni da attraversare.

Il passaggio dalle illusioni alla realtà porta sentimenti di vuoto e mancanza.
Anche se a mancare è qualcosa che nel mondo non è mai esistito.
Tristezza per ciò che si lascia.
Amarezza.
Rabbia.
Unite in un nodo che si può finalmente sciogliere.

Aveva suonato alla sua porta. Si erano scambiati poche parole al telefono.
 Lui sapeva già tutto e le aveva proposto di passare il pomeriggio insieme a guardare un film.
Niente discorsi.
Nessun "Te lo avevo detto".
Niente prediche.
Lui l'aveva seguita in quella storia assurda. L'aveva presa in giro, aveva usato l'ironia per smontare tutte le false convinzioni e per farle vedere quanto poco avesse da spartire con un uomo così .
Ma non c'era riuscito e l'aveva lasciata fare.
Gli amici a volte fanno queste cose fantastiche.
Ti guardano camminare sulla fune testarda e cocciuta mentre  mettono sotto una bella rete di salvataggio.
Senza dirti più nulla perché tanto sanno che non ascolterai.

E in quel pomeriggio un po' grigio di una domenica che doveva essere di primavera, lui l'aveva fatta sdraiare su di sè, l'aveva abbracciata, e l'aveva lasciata piangere.
Le aveva regalato un posto dove lasciare la sua tristezza.

Silenzio.

Liberi di essere se stessi.

Fiducia.


Amicizia.





Ricordi lontanissimi e bellissimi che affiorano mentre la mamma di A prende il sole.








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