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venerdì 21 settembre 2012

Il teatro della vita

Il piccolo A, quando é stato concepito, è entrato a far parte di una storia. La storia della sua famiglia. La storia della sua famiglia ha radici lontane. La mamma di A la conosce un po' ma solamente fino ai suoi nonni. I bisnonni sono già un ricordo sbiadito legato a una fotografia in bianco e nero. Ma in qualche modo sono depositati nella nostra memoria, nel nostro modo di essere, di vivere. Prima che nascesse il piccolo A, stavamo già pensando a lui, stavamo preparando i suoi vestitini fatti di aspettative, sogni, proiezioni. Quando è nato è uscito da dietro le quinte ed è salito sul palcoscenico con noi, attori della nostra vita, ognuno con la sua parte, le sue battute, le sue maschere. Intrecciati in relazioni consolidate da anni di vita insieme. Ha indossato i costumi che avevamo preparato per lui, ed è entrato appieno nella nostra storia, costringendoci a giocare nuove parti..per la mamma di A la parte della mamma, per il papà di A la parte del papà. Ma il suo arrivo ha creato anche ruoli di nonni, zii, cugini, amici. Lui ha cambiato le nostre storie. Ha imposto cambiamenti in ciascuno di noi. Perchè stare con lui significa confrontarsi con la spontaneità, le emozioni non filtrate, sincere, dirette. Perchè stare con lui vuol dire ri-imparare a giocare, a buttarsi per terra, a rotolarsi sul letto, a stupirsi per piccolissime cose. Il piccolo A con la sua parte ti offre dei controruoli nuovi, inediti a volte disarmanti. La sua nuova vita ti costringe a guardarti allo specchio, vedere gli abiti che stai indossando, scoprire che a volte ti sei sbagliato perchè qualche abito non è il tuo. Come ti è finito addosso? È faticoso spogliarsi, cercare nel baule i tuoi vestiti, quelli che ti stanno veramente bene, perchè ti descrivono e non ti coprono. Ma sono gli unici con i quali si può vivere la propria storia e non quella di qualcun altro. I vestiti di scena che avevamo pensato per lui e confezionato con emozioni e desideri, il piccolo A volte li indossa comodamente. Sono i suoi, gli stanno bene, sono in armonia con il suo sè. A  volte li toglie, li lancia lontano, protesta. Guardami mamma, guardami papà sono il piccolo A, se piango perchè pensate per forza che sono capriccioso? No! I vestiti del capriccioso non li accetto, non sono i miei. Non sempre. A volte sono stanco, a volte voglio esplorare, a volte non ho fame, a volte ho bisogno di sentirmi separato da voi. Guardami nonno, guardami nonna sono il piccolo A, si anche tutto sporco di pappa, anche con le manine per terra, anche con i baffi di cioccolata. No, non sono un pasticcione, è che mi piace impiastricciarmi con la vita e con i suoi colori. Tranquilli, nessuno è mai morto per qualche microbo o residuo di omogeneizzato. Guardatemi gente comune che incontro al parco o per strada...no, non sono neanche un mammone o un viziato, riprendetevi anche questi di vestitini fatti di luoghi comuni, non sono i miei. Stare in braccio alla mamma è un momento di pace, armonia, calore. Non sono viziato, sono saggio. Farmi coccolare nel lettone, non è da femminucce, è da me, da piccolo A, da bambino che riconosce le esperienze importanti perchè le sente sulle pelle e gli scaldano il cuore. E no, non sono aggressivo perchè mi fai arrabbiare e di do una sberla sulle gambe, sono un bambino e per mia natura sono impulsivo, immediato, veloce. Il mio cervello vuole tutto subito. Ho bisogno di un grande per riconscere le mie emozioni, ho bisogno di un grande per imparare a gestirle, ho bisogno di un grande che abbia pazienza. Però mamma e papà, guardatemi bene, perchè per conoscermi ho bisogno di voi. Dei vostri sguardi, dei vostri occhi, delle vostre attenzioni. Per sentire di esserci ho bisogno che vuoi mi rimandiate la mia essenza, la mia sostanza. E per far questo ci vogliono sguardi aperti, sinceri e soprattutto liberi. Dovrete avere il coraggio di riconoscere chi sono e non chi volete che io sia. Dovrete avere il coraggio di guardarvi dentro, riconoscere le vostre parti mancanti e tenervele per voi, non sono io che posso colmarle. Dovrete essere felici della vostra vita, e non farmi sentire responsabile della vostra felicità. E se io allora sarò io, sul palcoscenico della nostra vita, sarò un bambino e un uomo sereno. E voi genitori sereni. Farò comunque parte della storia della nostra famiglia, le radici sono li, ma potrò prendere il mio posto, il mio posto. 
Che lo spettacolo continui, è di scena la vita.

2 commenti:

  1. Parole bellissime! la frase :"Dovrete essere felici della vostra vita, e non farmi sentire responsabile della vostra felicità " mi ha fatto pensare a come io possa talvolta far sentire i bimbi responsabili della mia "infelicità " facendomi compromettere il pomeriggio e il buon umore dalle loro lune, dai continui litigi o dai loro capricci, vorrei imparare un maggior controllo sulle mie emozioni per dimostrare loro che la mia serenità interiore e' ben salda e non dipende dai loro occasionali comportamenti.

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  2. Ciao mamma Federica non so perchè ho visto solo ora il tuo mess...grazie!!

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