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sabato 26 aprile 2014

La pioggia nel pineto, anche se piove non significa che non ci sia il sole

Non ci crederesti mai, e qualche anno fa anche  la mamma di A avrebbe pensato che fosse impossibile. Ma è così! Si sono incontrate grazie a un social, il loro primo incontro un incontro virtuale.. Poi la storia è venuta da sé, il feeling viaggia anche online, ti fa volgere lo sguardo verso qualcuno in particolare in mezzo all'universo relazionale.

Una a fianco all'altra semplicemente camminano, in mezzo al bosco, tra le colline, nel tempo che si ritagliano tra il lavoro, la casa, i figli, la famiglia.

Camminano e parlano, parlano, parlano saltando da un argomento all'altro con la maestria e la velocità che solo le donne conoscono.
Parlano di cucina, di figli, mariti, viaggi, vacanze, storie passate, storie recenti. Condividono dubbi, risate, paure...

E camminano, una a fianco all'altra, salutano le persone che incontrano, sberleffano chi privo di fantasia gli suona il clacson...

I colori sono ogni giorno più caldi, i profumi più accessi, la primavera si sta trasformando in estate.
Sullo sfondo un angolo di cielo è blu scuro, gorgoglia minaccioso ma sembra lontano.

Una goccia è un presagio. Ma anche il presagio sembra lontano.
Il rumore delle foglie non mente e la pioggia arriva improvvisa, fresca, fitta, divertita.

Qualcosa che le fa smettere di parlare l'hanno trovata: l'acqua.

Non camminano più... corrono come bambine. Corrono e ridono. Corrono e si chiedono come possono arrivare fino a casa. Corrono e ascoltano l'acqua sulla loro pelle, sui loro vestiti, sui loro capelli. E si sentono libere, belle, leggere. Protagoniste di una poesia...

"Piove su le tue ciglia nere
    sìche par tu pianga,
    ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alvèoli
con come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione." (La pioggia nel Pineto. Di Gabriele D'Annunzio)

(Grazie a Ma che poi è venuto a salvarle, perché anche se la situazione è stata poetica e  divertente, mancava davvero troppa strada per arrivare a casa.
 E grazie a queste tre donne che hanno saputo ridere e godere di un momento di pioggia incessante.
È anche questo che le rende preziose!)

sabato 19 aprile 2014

"Non fidatevi di nessuno, state attenti, lamentatevi di quanto sia brutta la vostra vita, delle sfighe, dei malanni, di quanto gli altri siano cattivi con voi. Non badate alle cose belle perché tanto durano poco, concentratevi ansiosamente su ciò che non vi piace e su ciò che vi spaventa. Vivetela cosi la vostra vita!"

Avrebbe potuto lamentarsi di essere nato in una famiglia povera che non gli permetteva lussi, shopping, comprarsi ciò che voleva. Una famiglia che faceva fatica ad arrivare a fine mese.
Avrebbe potuto raccontare della "sfiga" incredibile di non essere potuto nascere in un buon ospedale al sicuro e al caldo, ma di essere nato al freddo, in una stalla, con la sua mamma che nella solitudine e nella paura aveva affrontato un parto.
Avrebbe potuto dire che da subito il mondo non lo voleva, e che addirittura un rè, Erode, voleva farlo fuori e aveva commesso una terribile strage di innocenti pur di essere sicuro di averlo eliminato.
Avrebbe potuto decidere di vivere da solo, o con i suoi amici fidati, predicando che il mondo faceva schifo visto che ovunque andasse c'era qualcuno che lo voleva mettere alla prova, o incastrarlo, o screditarlo, o usarlo per i propri scopi.
Avrebbe potuto smettere di credere nell'amicizia e non fidarsi  mai più di nessuno dopo l'esperienza con Pietro, il suo migliore amico, che alla prima occasione lo aveva rinnegato e lasciato solo.
Avrebbe potuto odiare Giuda, che per trenta denari lo aveva venduto ai suoi carnefici.
Avrebbe potuto piangere e disperarsi per l'accanimento con cui lo torturavano, schernivano, si prendevano gioco di lui. E pensare che per questo l'umanitá facesse schifo e non si meritasse nulla.
Avrebbe potuto gridare a suo Padre lo scempio con il quale lo avevano umiliato e chiedere vendetta.
Avrebbe potuto avere tutte le buoni ragioni, una volta resuscitato, di tornare dai suoi fidati, fargli una ramanzina come si deve e lanciare un messaggio al mondo:
"Non fidatevi di nessuno, state attenti, lamentatevi di quanto sia brutta la vostra vita, delle sfighe, dei malanni, di quanto gli altri siano cattivi con voi. Non badate alle cose belle perché tanto durano poco, concentratevi ansiosamente su ciò che non vi piace e su ciò che vi spaventa. Vivetela cosi la vostra vita!"

Invece Lui ha perdonato tutti, ha trasformato la morte in vita, ha detto di amare il prossimo come se stessi.

Che tu sia credente o no, poco importa. I Grandi uomini, se pensi che Gesù sia solo un uomo, hanno moltissimo da insegnare a tutti.
E la mamma di A, mentre giovedi sera assisteva alla lavanda dei piedi, con il piccolo A affascinato e curioso, pensava a quanto tempo è sprecato a parlare di tutto ciò che non va riempiendoci di emozioni negative. In una giornata quanto il tempo dedicato a lamentarci di questo o di quello. Quanto poco spazio invece a godere di ciò che abbiamo, di ciò che amiamo, di ciò che desideriamo, di ciò che possiamo. E tutti i "Gesù" del mondo, che vivono nella sofferenza più cruda, avrebbero il diritto di venirci a prendere a calci nel di dietro.

Quindi Buona Pasqua a tutti da A e la sua mamma.
Apriamo le orecchie, il cuore e la bocca per ascoltare, sentire e dire parole che sanno di luce e di gioia. Non perché dobbiamo essere buoni, ma perché ne va della nostra vita!

domenica 6 aprile 2014

La vita poi risponde... ( anche a quel prof di mate che ti ha segato le gambe)

"Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde"
Alessandro Baricco

La mamma di A, quando tanti anni fa ha letto questa frase, ha sentito subito che era proprio cosi. E più di una volta le è accaduto che pezzi di vita che le sembravano lasciati in sospeso, poi tornassero, inaspettatamente,  aiutandola a capire il significato più profondo di tutto quello che le era successo prima. Oppure incontri, avvenimenti, coincidenze che, anche a distanza di anni, arrivano e gettano squarci di luce sul passato. A volte invece episodi che credeva avessero avuto un punto di fine, ritrovano un finale più adatto e di soddisfazione. Come le è successo oggi...Ma facciamo un passo indietro.

Oggi la super nonna G ha compiuto settant'anni. Un 'etá in cui é sicuramente più il passato che il presente, un'etá in cui  vedi ciò che hai seminato. I frutti della nonna G erano tutti intorno a lei oggi. Una bella e allegra tavolata di persone tra le colline della Franciacorta. Persone che la amano, la stimano e che sanno che tutto il calore che la circonda arriva dalla sua forza, dal suo coraggio, dalla sua capacità di trasformare anche le avversità in occasioni. Occasioni di amore, di pace.

Facciamo altri passi indietro...
La mamma di A era una studentessa del liceo scientifico nonostante la sua attitudine per le materie umanistiche e un amore-odio per le materie scientifiche. In particolare il suo rapporto con la matematica era ambivalente. E troppo scostante. Cosi navigava a vista sulla soglia della sufficienza. 
Poi un giorno arrivò un uomo grande e grosso, che le faceva una paura incredibile, ma grazie a lui scoprì che in matematica qualche talento ce l'aveva, e anche in fisica. Questo può succedere se un insegnante ha talento nel suo di lavoro.
Purtroppo il gigante buono che sembrava cattivo se ne andò, e l'anno successivo arrivô lui: "l'uomo medio".
Nessuna emozione, nessuna relazione, nessun coinvolgimento. La media aritmetica la sua unica strategia. La mamma di A a pelle era insofferente a questo modo di prendere la vita e l'insegnamento. Nessuna virgola fuori posto, nessuna pennellata colarata o sbavatura. Tutto nelle regole. E la mamma di A ricominciò a navigare a vista sulla sufficienza.
Arrivò la fine dell'anno, dell'ultimo anno. E la mamma di A, per essere più che sicura di avere un bel sei stiracchiato in pagella per l'ammissione all'esame si fece interrogare. Esercizi alla lavagna. Tutto bene, anzi benissimo.
"Mamma di A, interrogazione da sette, ma a te il sette non ti serve, hai comunque la media del sei. Ti metto sei"
A parte la morte del senso di una valutazione usando il verbo "serve o non serve". Ma perché se merito sette mi scrive sei? Questo naturalmente non lo disse la mamma di A, le mancavano ancora alcuni anni di esperienza e di sicurezza in se stessa per poter rispondere in quel modo.
Riuscì solamente a dire, qualche giorno più il là, un po' stizzita "Finito il liceo con la matematica ho chiuso visto che mi iscrivo a psicologia". Ma lui, "l'uomo medio": " La facoltà di psicologia ha come minimo un esame di statistica!" . Colpita e affondata mamma di A.

Un paio di anni dopo, il giorno in cui sui tabelloni dei risultati dell'esame di statistica lesse "Mamma di A 30 e lode", la mamma di A non poté, sorridendo, pensare al suo prof. di matematica. Colpita e affondata col cavolo! La vita sembrava aver risposto.

6 aprile 2014. La nonna G compie 70 anni. La vita le ha risposto, basta guardare il giardino che ha coltivato intorno a sé. 
Sul far della sera,  prima di salutarsi, fanno una foto di gruppo, una di quelle che poi andranno sul pianoforte della nonna G, insieme agli altri caldi ricordi. La mamma di A si avvicina a un altro gruppo di commensali, anche loro vicini ai saluti. "Scusate potete farci una fotografia?". E lui si gira, si alza e va verso la mamma di A. Il prof di matematica. "Ma lei é il mio prof del liceo!" esce spontaneo alla mamma di A. Lui la guarda un attimo perplesso, poi  la riconosce e le chiede come sta. "Non eri molto brava nella mia materia ricordo bene?" " Viaggiavo sulla sufficienza con lei, è all'universitá che poi ho scoperto di poter prendere trenta e lode in statistica". Ecco, capitolo chiuso, la vita ha risposto. La mamma di A ha pensato alla frase di Baricco, si é messa in posa insieme alla sua famiglia e ha sorriso di gusto. 

sabato 5 aprile 2014

La fase dei no!

Ed anche il nanetto biondo è entrato nella fase dei "No".
Nella fase in cui vuole conquistare la sua prima indipendenza.
Defferenziarsi da mamma e papà.
Provare a vedere la sua incidenza sul mondo.
Esserci.

Lui in svariate occasioni le ha detto:
"Non mi fai paura niente"
"Ciao! allora io vado via da te"
"Io faccio quello che voglio"
"Allora non sono più il tuo cucciolino"
 "Mamma sono stufo di te"
"Non gioco più con te ai supereroi!"

La mamma di A prova tenerezza per questi tentativi "bellicosi" di prendere le distanze.
La mamma di A, soprattutto se é stanca, sente l'impazienza che sale e il nervosismo che la pervade.
La mamma di A vuole gestire la sua rabbia e non "vomitarla" rovinosamente.
La mamma di A prova a fare quello che le ha insegnato il suo meraviglioso lavoro, cioè prova a fare inversione di ruolo, si mette nei panni di A e prova a dar voce a quello che lui sta provando, aiutandolo a dar forma alle sue emozioni.

La mamma di A pensa che non dobbiamo aver paura dei sentimenti dei nostri figli. "Tu chiamale se vuoi emozioni", aveva detto un grande cantautore.
La mamma di A pensa che se queste parole pronunciate dai bambini ci colpiscono duramente è perchè in noi c'è  qualche "cicatrice" su cui vanno a scavare. I bambini usano il loro colorato e sintetico vocabolario, che ci vogliano un bene immenso non è da mettete in discussione. Che invece possano provare nei confronti dei genitori forti sentimenti di rabbia è chiarissimo ( e tu mamma guarda in fondo al tuo cuore perché anche a te è successo di non sopportare più tua madre o tuo padre  continuando ad amarli come sempre).
La mamma di A pensa che non ci siano ricette preconfezionate per rispondere ai loro attacchi ma che come un fiume tumultuoso ha bisogno di un letto e di argini forti per essere contenuto e per esistere come fiume, cosi i nostri bambini hanno bisogno di genitori che li aiutino a contenere, capire e gestire le loro emozioni. Non si possono reprimere le emozioni, se ci sono ci sono. Aiutiamole a prendere forma. E guardiamoci dentro per guardare in faccia le nostre. Solo cosi possiamo fare pace com esse!

mercoledì 2 aprile 2014

Una mamma in vacanza (di lavoro)

Capitolo Primo : UNA MAMMA HIPPIE
"Mamma di A che valigia usi per andare a Venezia?"
"Papà di A non serve una valigia per soli due giorni"
" Allora prendi il trolley che è più comodo..."
"No, prendo il MIO zaino..È con questo spirito che faccio questo piccolo viaggio"
"Piccolo A hai una hippie per mamma"

Capitolo Secondo: L'ALBA
La mamma di A non è mai stata una dormigliona ed è innamorata della mattina. Ma la sveglia alle cinque è una bella botta. Guarda i suoi due uomini che ancora sognano belli...Hanno dormito tutti e tre insieme nel lettone come piace ad A (come piace alla mamma e al papá). Li bacia e poi annusa  A. E pensa a come sono cresciuti entrambi, lei e il suo cucciolo, pronti ormai a vivere anche un po' lontani. La mamma di A indossa il suo zaino ed entra nel silenzio delle strade da poco illuminate dal sole.  Camminare. Silenzio. La primavera sugli alberi. L'inizio di un viaggio. La memoria a tutti i passi, a tutti i sentieri percorsi. E ritrovare quell'emozione di voglia e curiosità e libertà che accompagna ogni nuovo viaggio.

Capitolo Terzo: IL TRENO
Metti la mamma di A su un treno, sulla linea Milano-Venezia, e ascoltale il cuore mentre dal finestrino riconosce i paesaggi che l'hanno accompagnata per cinque anni quando viveva da studentessa   universitaria a Padova. Ascoltale il cuore e sorridi con lei, anche se non c'eri...da come le si muove il cuore puoi farti un'idea di che anni siano stati.

Capitolo Quarto: VENEZIA
La mamma di A è arrivata, scende dal treno. La sta aspettando il sole e una meravigliosa Venezia. Si siede sulla scalinata della stazione e sta lì a guardare. Le cose belle riempiono di bello.

Capitolo Quinto: GLI AMICI
La mamma di A guarda Venezia e aspetta i suoi amici. Se con loro hai condiviso lo stesso gruppo di psicodramma vuol dire che sono amici che sanno tutto di te, o almeno tanto, tantissimo. E non riguarda solo le cose che fai. Anzi, è un po' che la mamma di A non sta con loro e si  sono persi reciprocamente molti pezzi di storia. Loro sanno come funzioni, come guardi il mondo, che emozioni e sentimenti senti, come ti muovi nella tua vita, cosa ti piace e cosa ti fa paura. Loro conoscono le pieghe della tua anima. Loro sanno chi sei, nel bene e nel male. Perché condividere un palcoscenico di psicodramma vuol dire essere visti e farsi guardare senza nascondersi. Si chiama fiducia!
Alla mamma di A sono mancati molto, non vuole più perderli nella banale quotidianità.

Capitolo Sesto: LO PSICODRAMMA
Il motivo dichiarato di questo breve viaggio è un  convegno di psicologia, o meglio di psicodramma. La mamma di A ritrova i suoi maestri e vicino a loro si sente cresciuta. Nel suo lavoro non si finisce mai di imparare e scoprire.  La mamma di A è felice di dove ha scelto di andare. Della professione che ha scelto di vivere.

Capitolo Settimo: IL LIUTAIO
E siccome tutto il weekend è un susseguirsi di incastri perfetti di incontri, persone, momenti, posti, atmosfere, parole. Non poteva mancare un tocco di poesia. Il loro bed and breakfast è gestito da un liutaio. Al piano terra il suo affascinante laboratorio profuma di legno e di strumenti musicali. E un grande glicine fiorito, sulla muraglia, risuona di un'estate vicina.

Capitolo Ottavo: LA PROVA
La mamma di A sente di essere stata bene e che vivere del tempo tutto per sè riempiendolo di emozioni piene è prendersi cura di sè, volersi bene. Non sia mai che predichi bene e razzoli male. Il piccolo A e il papà di A sono stati benone, hanno fatto un weekend "tra uomini". Si sono divertiti. Hanno giocato e fatto insieme tutto. Anche le mamme devono farsi un  po' da parte e mollare la loro ansia da onnipotenza e onnipresenza. Per non lamentarsi sempre di avere tutto sulle loro spalle le mamme devono imparare a fare qualche passo indietro. Lasciare il campo libero, togliersi un po' dal gioco. Scrollandosi dalle spalle i commenti di chi prova, anche in buona fede, a farle sentire in colpa. Mettendosi una mano sul cuore se al rientro la  casa è, diciamo così, disordinatamente creativa. Preparandosi  all'euforia del loro  bambino quando le vedrà rientrare dalla porta: tanta gioa ed eccitazione faticosamente da contenere.