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mercoledì 29 gennaio 2014

PER NON RENDERE INFELICE IL PADRE.....

Il rituale serale é fatto di lettone, macchinina del cuore nella mano, lettura del libro di Peppa Pig, fiaba (una delle classiche), segno della croce, preghiera all'angelo custode, bacio, nanna....
Tutto circondato da coccole, tepore, intimitá.

Questa sera la mamma di A ha scelto Cenerentola...e ha cominciato a leggere mentre il suo bambino ascoltava attento..

"Un mercante vedovo aveva una figlia. PERCHÈ NON FOSSE SOLA l'uomo sposò una donna che aveva due figlie. La donna era cattiva e le figlie ancor di piú.
Il padre era sempre in viaggio, e le tre trattavano male la ragazza, obbligandola ai lavori piú pesanti, dandole poco da mangiare e stracci da vestire.
La facevano dormire in soffitta, mentre loro avevano camere con baldacchino.
Quando era stanca, la ragazza sedeva accanto al camino, perció la chiamavano Cenerentola: MA LEI NON SI LAMENTAVA, PER NON RENDERE INFELICE IL PADRE....."


La mamma di A sgrana gli occhi. La storia la conosce, ma oggi le sembra proprio atroce...

Alla faccia del padre che coglie i bisogni di sua figlia! Portarla in viaggio con lui in giro per il mondo? no eh?

E Cenerentola? per non rendere infelice suo padre vive una vita assurda, che non si é scelta, che non é la sua, e che la fa soffrire! Alla faccia del peso delle aspettative!

Le fiabe servono piú ai genitori che ai bambini, per non diventare "padri" distratti, per non far crescere " figli/glie" Cenerentole.

Notte...

La mamma di A







lunedì 27 gennaio 2014

Comunicare con i bambini

Un messaggio ne contiene sempre quattro.
Quattro messaggi racchiusi in quello che tu pensi sia uno solo.

Esempio:
Una donna in macchina, seduta al posto passeggero, lancia al conducente, in modo secco e concitato, il seguente messaggio "Il semaforo é verde!!!!".
Se tu lettore, fossi per caso testimone di questa conversazione,  passeggiando sul marciapiede accanto alla macchina, allora potresti sapere che:

1) C'é un semaforo che era rosso ed é diventato verde. Se capisci l'italiano comprendi il significato letterale di quello che la signorina ha detto. Il CONTENUTO.

2) La signora in questione è nervosa, irritata, di fretta. Forse si é svegliata con il piede sbagliato, é in sindrome pre-mestruale, oppure é proprio acida di suo. Insomma dal mondo in cui la frase viene pronunciata ti fai un'idea di chi é la persona che sta parlando, o almeno ti fai un'idea delle emozioni che la stanno attraversando. Il messaggio contiene al suo interno un altro messaggio che si chiama  RIVELAZIONE DI SÈ. L'emittente, anche se letteralmente sta parlando solamente di un semaforo, rivela qualcosa di sé, del suo carattere, del suo modo di guardare il mondo, delle sue emozioni.

3)  Passeggero e autista si conoscono da tempo. O  comunque la loro relazione è una relazione di intimità e confidenza. Forse fidanzati, o marito e moglie. La signora rivolgendosi in quel modo scontroso al destinatario ci dice implicitamente che tipo di RELAZIONE li unisce. Se molto educatamente, rivolgendosi con il "lei" avesse detto "Scusi, guardi che il semaforo é verde", dal punto di vista del contenuto non sarebbe cambiato nulla. Ma avresti intuito che tra i due ci potesse essere una relazione piú formale e distaccata. Vicini di casa? Conoscenti?
In piú, oltre a comunicarti la relazione che li lega, la signorina sta anche comunicando cosa lei pensa di lui. In questo preciso frangente pensa che lui sia addormentato, poco sveglio nella guida,  imbranato. Non lo ha esplicitamente detto, ma tu sai CHE OPINIONE lei ha di lui. Anche se sta parlando di un semaforo.

4) Ma perchè la signora parla? cosa vuole? qual è la sua INTENZIONE?  Cosa desidera che lui faccia? Questa parte del messaggio si chiama APPELLO, e riassume ciò che vogliamo dalla persona con la quale stiamo comunicando. In questo caso lei vuole che lui parta, schiacci l'acceleratore, metta la prima e via. Non l'ha detto, ma è chiarissimo. In questo caso.


Se é tutto chiaro continua a leggere. Altrimenti rileggi, perché senza questa lunga premessa non posso arrivare dove voglio arrivare.

Le competenze comunicative dei nostri bambini non sono cosi mature e complesse come le nostre. Non viaggiamo alla pari su questo punto di vista, come su tanti. NOI adulti siamo responsabili della relazione con i nostri bambini e quindi anche degli scambi comunicativi. Il timone ce lo abbiamo noi.  e noi ai loro occhi siamo il PADRE e la MADRE. Sai cosa significa? Ti ricordi cosa significa? Che quello che esce dalla tua bocca puó essere un caldo raggio di sole per la sua crescita o una bomba nella sua pancia e nella sua testa. Perchè quello che tu gli dici per lui é il mondo intero! Tu sei la sua origine, il suo punto di inizio, il suo esempio, la sua casa, la sua sicurezza, il suo riparo. Tu sei colui che lo AMA. Ció che proviene da te ha valore. Sempre. Anche quando non ti sembra.

Se torni dal lavoro arrabbiato/a, frustrato/a,  nervoso/a e di conseguenza ti rivolgi a lui con quei toni...
Se sei preso/a dalle tue cose, dalla fretta, dalla frenesia e di conseguenza ti rivolgi a lui superficialmente senza dargli attenzione...
Se sei pieno delle tue emozioni negative e scatti con poco....


Sappi che tuo figlio non é in grado di pensare "Il papá ha un lavoro pesante, oggi é molto stanco". Oppure "La mamma ha tante cose da fare non ha tempo é stanca". Non sa leggere i messaggi come "rivelazione di sé" (punto 2). Li leggerá come "relazione" (punto 3) e crederà che tu lo consideri sbagliato perché ti fa arrabbiare, ti annoia, ti fa innervosire.....Crederà di essere responsabile dei tuoi stati d'animo e li leggerá come degli SPECCHI.  "Mi stanno dicendo che sono cosí sbagliato". 

E finirá per crederci. E diventerà    il modo in cui si percepisce. E sarà la sua emozione di sottofondo.


La mamma di A, queste cose, aveva proprio bisogno di dirle!




sabato 25 gennaio 2014

Chiacchiere dopo cena

Hanno fatto la pizza insieme. Basta mettersi una mano sul cuore e ricordarsi che la farina per terra si aspira, quella sui vestiti si lava, quella suo capelli si spazzola e che una cucina allegra vale un milione di volte in piú di una cucina pulita.

Poi la pizza l'hanno mangiata "tutti INSCEME", come dice sempre il piccolo A, e dopo cena sono rimasti lì a chiacchierare un po', mentre papi finiva la birra, la mamma la Coca cola e A giocava, ascoltava, guardava.

"Mamma! che belli occhioni grandi hai! Anche i miei sono grandi?"
"Si A, sono come quelli della mamma"
" Anche tu papi?"
"Si anche i miei ma i vostri sono piú belli"

Interrompe le chiacchiere di mamma e papá, vuole state anche  lui a parlate con i grandi. Sa come trovare gli argomenti. Sa che susciterà attenzione e sorrisi.

"Lo SCIAI io da grande faccio lo PSICOLOGICO?"
(sorrisi dentro e fuori)
"Certo amore, é un bellissimo lavoro"
" Non vuoi fare il dirigente piccolo A?" dice l'orgoglio maschile del papà.
"Nooooo!lo psi-co-lo-gi-co"
"E pilotare gli aerei?"
" No, ooo"

Allora la mamma di A lo prende in braccio, sono occhi negli occhi.
" Ti ricordi A che cosa fa lo psicologo?"
" Si.........No"
"Aiuta le persone che sono tristi a tornare felici"
"Ah!" É serio e concentrato ora.
"Lo sai cosa vuol dire essere triste?"
"...e si...quello triste quando vado all'asilo"
(sorrisi dentro e fuori)
" E cosa vuol dire essere felice?"
"....quello quando vado in piscina"


La forma lascia un po' a desiderare, ma sulla sostanza ci siamo proprio!
Quanto é bello il mondo con gli occhi di A?


venerdì 24 gennaio 2014

Certi Amici non li scegli...sono un regalo!

Non li ha scelti, se li é trovati accanto.
Sono nati nello stesso chilometro quadrato, nello stesso quartiere, nella stessa comunità.
Non c' è il ricordo della prima volta che si sono visti, di quando si sono conosciuti.
Alcune persone nella sua vita ci sono sempre state, messe accanto dal destino, dalla provvidenza, dalla fortuna, chi lo sa.
La stessa scuola materna, la stessa scuola elementare e media. Le stesse radici che affondano nel terreno di esperienze uniche e profonde che li hanno accompagnati nella loro infanzia e adolescenza. Dalle radici un tronco che si dirama in tanti rami  che esplorano e vivono in pezzi di cielo diversi. Ciascuno con il proprio fiore. Ma uniti sempre dalle radici.
Radici fatte di gioco, avventure tra i monti, corse per strade, fatica mentre si cammina in salita, serate d'estate, pomeriggi in oratorio, camerate nei rifugi in montagna, condivisione, scherzi, preghiere e riflessioni. Radici fatte della gioia e della fatica con cui si cresce. Testimoni preziosi ciascuno della vita degli altri.
Questi sono gli amici "storici" della mamma di A. Quelli che anche se li incontra con la giacca e la cravatta, con il titolo di dottore davanti al nome rimangano quei ragazzini con i calzoni corti e la faccia sudata mentre giocano a calcio in cortile.

"Mamma di A giovedi sera ci vediamo in ufficio da La dopo il lavoro. Ci sei dentro fino al collo"
La mamma di A non sapeva dove "era dentro fino al collo" ma il suo amico Pe non é la prima volta che la coinvolge in qualcosa prima ancora che lei lo sappia. Credo si chiami fiducia reciproca.
E mentre intorno a questo grande tavolo delle riunioni si organizzava questa "cosa grande" ( che un giorno vi racconterà) la mamma di A guardava i suoi amici d'infanzia, ormai uomini, e pensava che giá da bambini si poteva intravedere quello che sarebbero diventati.
La e Pe erano quasi sempre gli animatori delle squadre vincenti, in oratorio, nei pomeriggi d'estate al "Campo amicizia". Concreti, ottimisti, ambiziosi, determinati.
La mamma di A invece era per "si gioca tutti, non solo i piú forti". Cosi la sua squadra non era mai prima in classifica, ma i genitori dei bambini piú timidi chiedevano che i loro figli venissero affidati a lei.
Piú o meno, in forme diverse, tutti e tre stanno facendo ancora lo stesso "lavoro" di quando erano ragazzini. La mamma di A si sente fortunata. Alcuni amici non li scegli, non li incontri. Sono un regalo "originale".  Un regalo! 


domenica 12 gennaio 2014

Supermercato, stress e autoironia

Gira per il supermercato. DA SOLA! Esperienza paragonabile a un'ora di meditazione, di training autogeno, a un total massage. Sta esagerando, ma è per dire che fare la spesa senza piccolo A é leggero e piacevole. Che madre oscena!

Rimangono peró ancora due punti da risolvere per farle vivere l'esperienza in vero relax:

1) Superare l'ansia da prestazione mentre la cassiera lancia uno dopo l'altro gli acquisti verso di lei, lei che si affanna a voler dare un ordine di genere ai sacchetti della spesa: verdura e frutta da una parte, detersivi tutti insieme, pane-pasta-biscotti, scatolame ecc. Cercando contemporaneamente di mettere le cose piú pesanti sotto e non schiacciare quelle morbide o delicate che quindi vanno sopra. Dando inoltre importanza al peso di ogni singolo sacchetto, provando a farli equilibrati e non uno che spezzi la schiena e l'altro leggero come una piuma. Con il "bip" incessante del lettore automatico che scandisce un ritmo troppo frenetico, il pensiero alla coda di gente dietro di lei che aspetta il suo turno, il portafoglio che si nasconde in fondo alla borsa, il bancomat che non si sfila dalla taschina. Pochi minuti di stress. Non un grande stress, ma sempre stress é e si conclude solo quando la mamma di A mette di nuovo le mani sul carrello e si avvia alla macchina. Infatti per lei la miglior invenzione degli ultimi anni è la cassa "fai da te". Sei padrona della tua spesa secondo i tuoi ritmi", dovrebbe indicare un cartello che invita ad usarla.
Ma tu mamma di A, quando sei in coda alla cassa presti così tanta attenzione a chi é davanti a te? O aspetti pacifica il tuo turno? Siccome la risposta é la seconda mettiti il cuore in pace che anche gli altri hanno altri pensieri. E smettila di voler dare un senso logico alla spesa dentro i sacchetti che tanto non é il tuo pane. 

2) Le signore delle promozioni che cercano di attirare la tua attenzione e di fermarti.
Maleducazione rivolgere lo sguardo altrove.
Dire subito, prima che la signora possa parlare, "Grazie mille ma non mi interessa"
Ascoltare la pappardella e poi gentilmente glissare l'invito.
La mamma di A solitamente opta per la seconda strategia, ma la promoter del centro di dimagrimento non sembra mollare la presa. Avrà fatto un corso di strategie di marketing, si sentirà forte del fatto di sapere che ogni donna dopo Natale non é felice del suo rapporto con la bilancia...Sarà quel che sarà ma comincia a spiegare i benefici dei trattamenti ignorando completamente che la mamma di A non é interessata. " Scusi se la interrompo", si infila caparbiamente la mamma di A, "ma io la cellulite non ce l'ho". Le esce cosi, non sa nemmeno come, con un tono cosi gentile, ingenuo e sorridente che la signorina stacca il registratore.
Superato l'ostacolo numero due. La promoter starà ancora pensano che la mamma di A sia un po' cieca. La mamma di A ride da sola ripensando alla scena. 
Autoironia  la piú bella medicina che ci sia.