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giovedì 31 ottobre 2013

Ma cosa é cambiato?

La mamma di A sta trafficando in cucina. Il piccolo A gioca in salotto. Il papá di A dovrebbe essere quasi a casa.
Arriva il piccolo folletto biondo, ha lasciato le sue macchinine ed é venuto a curiosare cosa sta combinando la sua mamma.
"Mamma ca fai?"
" Sto preparando la cena A "
"Ah! che cosa?"
La mamma tentenna, non sa se dire la veritá. Solitamente alla parola minestra A fa una faccia schifata e dice che non vuole mangiare.
Poi spara.
"La minestra A, o meglio la vellutata di zucchine"
"Posso assaggiare?"
Ma ha sentito bene? Cogliamo al volo l'occasione. La mamma prende un cucchiaino, lo riempie di pappa e lo porge ad A. Lui spalanca subito la bocca.
"MMMM che BONA! brava mamma!"
Si gira e torna ai suoi giochi con aria paciosa senza sapere di aver lasciato dietro sé una donna piacevolmente sconvolta.
Ma cosa é cambiato nelle ultime ventiquattro ore?
Piccolo ometto ma lo sai di quanti colori riempi la vita della tua mamma?
Anche oggi le hai regalato una perla di saggezza "Abbi pazienza mamma e impara ad aspettare. Fidati e stai serena"
Ok A! Lei ci prova tutti i giorni!

mercoledì 30 ottobre 2013

Il corpo di mio figlio

Si siedono sul divano di fronte a lei. Lui é visibilmente teso, si mangia le unghie, muove nervosamente la gamba. É piú alto di una spanna rispetto a sua madre, ha quella lunghezza conquistata in poco tempo. Ha lo sguardo spaurito di un bambino e una voce roca che presagisce l'uomo che diventerá. Fa il grande tra i suoi amici. Si rimpicciolisce di fronte agli adulti che non conosce.  Non vorrebbe stare su quel divano. Se potesse sbatterebbe la porta e se ne andrebbe.
Sua madre gli appoggia una mano sulla spalla. La stringe calorosamente per dargli coraggio, fargli sentire che c'é lei li vicino a lui. Cerca il suo sguardo per parlargli con gli occhi. Gli occhi di questa madre diventano  dolci. Gli sorride. Ma lui la scrolla quella spalla. Il movimento é quasi impercettibile ma di una potenza emotiva forte. É stato un moto di rabbia. Vuole piú distanza. Vuole il suo spazio. Non vuole piú essere toccato come un bambino. La mano della mamma torna al suo posto, il sorriso si fa imbarazzo, gli occhi piú bassi.  Lo ha avuto dentro di sé quel bambino. Lo ha accolto tra le sue braccia quel piccolo corpicino. Ispezionato in ogni centimetro, guardato con gli occhi della meraviglia. Lo ha cambiato, pulito, coccolato, massaggiato. Ha giocato con lui rotolandosi per terra. Facendosi il solletico. Lui si é addormentato fiducioso addosso a lei milioni di volte. Ha chiesto conforto con i suoi abbracci, reclamato il lettone e la vicinanza dei corpi per dormire sereno, i baci di lei per alleviare il dolore delle ginocchia sbucciate.
Ma un figlio poi il suo corpo se lo riprende. Bisogna bussare e chiedere il permesso. I confini diventano sempre piú chiari. É storia naturale. É identitá che si costruisce. É la farfalla che esce dal bozzolo.
La mamma di A pensa a quando toccherà a lei. Essere la madre di un ragazzo e non piú la madre di un bambino. Quante cosa dovrá lasciare, quante cose invece arriveranno nuove.
Ferma l'immaginazione mamma di A, ok prepararsi. Ma A non ha ancora tre anni.
Ma le mamme sono cosí. Guardano avanti.

lunedì 28 ottobre 2013

Una mattina perfetta

Dopo un weekend tutti e tre insieme arriva il lunedí mattina.
La mamma stira salvietta, bavaglia, grembiulino di A.
Papá fa colazione.
A guarda i Barbapapá sorseggiando il suo amato biberon di latte, spaparanzato sul divano.
"MAMMAAAA! NON VOGLIO ANDARE ASCILO!"
All'improvviso la voce di A percorre il corridoio che separa il salotto dalla sua camera da letto (dove la mamma sta appunto stirando).
"PERCHÉ?"
Risponde lei sorridendo pensando che il lunedí é lunedí per tutti e anche il piccolo A ha diritto di protestare, a modo suo.
E poi arriva la risposta
"PERCHÉ IO VOGLIO TE!"
La mamma di A appoggia il ferro, cammina verso il divano e ci trova lui con un sorriso largo come il sole. Non dureranno per sempre queste dichiarazioni d'amore. Cambieranno i bisogni di A e il suo modo di esprimere l'affetto.
La mamma si accuccia davanti a lui per guardarlo negli occhi. Le parole dette occhi negli occhi si riempiono di emozioni e arrivano proprio dove devono arrivare. Difficile sbagliare il bersaglio. Raro non essere ascoltati. Pieno il ponte che si screa e unisce.
"Amore anche io voglio stare con te. Ma anche i tuoi amici vogliono stare con te. Anche le tue maestre vogliono stare con te. La mamma viene nel pomeriggio a prenderti e cosi stiamo ancora insieme con tante cose da raccontarci"


E mentre stanno per arrivare all'asilo, A, che riconosce le strade, esulta "Evviva l'asilo!".
Entrano leggeri, insieme sistemano salvietta, bicchiere, bavaglia,  grembiule. Leggeri si baciano e si salutano. Le loro strade si separano. A va verso i suoi compagni. La mamma prende le scale, si ascolta la pancia e si sente meravigliosamente bene.
Una mattina perfetta: amore, allegria, intesa, vicinanza, fiducia, sentirsi vicini e quindi poter stare lontani!

venerdì 25 ottobre 2013

Primi cenni di amicizia

Giocano insieme, corrono insieme e si cercano. Amano entrambi le macchinine, sono biondi con gli occhi buoni e vivaci. Sono A e il suo amico Le. Le loro mamme sorridono e sono felici quando pensano ai due bambini insieme, perchè scoprire come i propri figli vivono l'amicizia é tenero e disarmante. Si allarga la cerchia delle persone importanti. Nuovi pezzi di mondo diventano territorio dei nostri bambini. E la mamma di A è curiosa di sapere che tipo é A! Con gli altri, con le maestre, con i suoi amici.
A e Le vanno in piscina insieme. Il mercoledi mattina, con altri compagni dell'asilo. Mentre A la mattina si sveglia entusiasta all'idea di saltare in acqua, Le invece non é troppo convinto. Con la cuffia, il costumino, l'accappatoio e le infradito camminano nel corridoio uno vicino all'altro. E sono letteralmente da mangiare. Ma quando arriva il momento di lasciare le loro mamme e di andare con le maestre Le non vuole, si fa triste e protesta. I grandi non possono andare in piscina, ma possono vedere tutto grazie ad una telecamera che li rende partecipi di ció che succede. Mentre la mamma di A e la mamma di Le bevono il caffè commentano, si emozionano, stanno anche un po' con il fiato sospeso. E qui si apre la scena. Dalla televisione si vede il piccolo A che si gira verso il suo amico, gli tende la mano, lo incoraggia.  Le si fida, e mano nella mano entrano in acqua. La mamma di A e di Le guardano la scena con gli occhi a cuore. Spettatrici dei gesti che esprimono i sentimenti che attraversano i loro figli. L'amicizia che nasce in anime cosi belle. Tutto nuovo, tutto loro. I grandi solamente osservatori di questi momenti di assoluta spontaneità.

Piú tardi negli spogliatoi A si rabbuia. Vorrebbe continuare la mattina con la mamma senza andare all'asilo. E allora questa volta è Le che prende la parola, che prende l'iniziativa. Si gira verso A e lo incoraggia ricordandogli quanto é bello stare all'asilo. Dialoghi da grandi tra due picinini. Che bella solidarietà.Completamente gratuita. Quanto sono belli i nostri ometti?

Inutile raccontare gli sguardi delle loro mamme, orgogliose di vedere nei loro bambini i germogli di un sentimento nuovo che cresce grazie a gesti spontanei.  L'amicizia.

Chi sono i grandi? I Grandi sono i bambini. 

sabato 19 ottobre 2013

"...Non ho piú paura.."

"E se un giorno sentirai il bisogno di rivolgerti a un mio collega psicologo, per qualsiasi motivo! e lui ti chiederá del tuo rapporto con i genitori! dí tutto quello che vuoi! pesta e corna se credi...ma guai se ti lamenti del fatto che la tua mamma non abbia giocato, ballato e CANTATO con te!" Il tono é allegro e ridono insieme quando la mamma dice queste cose ad A. Chissá cosa capisce A, ma solitamente capisce piú di quello che i grandi pensano.
In macchina,soprattutto, cantano. Il repertorio non é vastissimo, ma piano piano si sta arricchendo. E in  quelle mattine che A non voleva andare all'asilo, e faceva l'occhio maliconico, e la voce dimessa, e diceva "Perché mi lasci scioooooloooo?"...ecco, soprattutto quelle mattine, la mamma di A cominciava a cantare. Scoprendo, riscoprendo,  quando terapeutico fosse intonare una canzone che piace, che  salta in mente senza pensarci troppo a lungo, perché é lei che in quel momento sceglie te. A ritmo di  "Banana, cocobaubab", seguendo "Un austriaco felice", passando all "Alleluia delle lampadine", "Venite nel mio campo" ecc. Quindi tutta la vita sociale, dall'infanzia fino all'adolescenza della mamma di A: dalla colonia al mare, ai campi estivi con l'oratorio, alle scarpinate in montagna con gli amici. Una bella e semplice vita sociale. (Sia Lodata la nonna G che l'ha sempre spronata ad andare e a fare!). In macchina, quelle mattine, quando si mettono a cantare, cambia il colore dell'aria e dell'atmosfera. Si energizzano entrambi. A, amante giustamente delle ripetizioni senza sosta, finita una canzone, incalza con "Ancora Mamma!".
E in questo weekend in montagna, fuori stagione, con il paesino deserto. Il sole che si mischia all'aria pungente. E lui, l'Adamello, spruzzato di neve. In questo weekend in montagna A e i suoi genitori si godono i ritmi tranquilli, il profumo di legna, i viottoli stretti di pietra. E mentre stanno andando al paese vicino A dice: "Mamma cantiamo?"
Le parte una musica in automatico, é una vita che non la canta, ma lei arriva cosi: "Ti ringrazio mio Signore, non ho piú paura, perché...Con la mia mano nella mano degli amici miei. Cammino tra la gente della mia cittá, e non mi sento piú solo. Non sento la stanchezza e guardo dritto avanti a me. Perché sulla mia strada ci sei tu. Solo tu." L' Avete presente? il ritmo é allegro, e spontaneamente viene da battere le mani. "Ancora mamma!". E via si riparte. Questa volta si unisce anche il papá di A, che conosce a malapena la canzone, ma ci prova per quel che si ricorda. E poi di nuovo "Ancora Mamma". E si riparte. "Ancora mamma!" "Basta A, cambiamo canzone?"
"No! canta "Non ho piú paura" dai!". A ha ribattezzato il titolo della canzone. Alla mamma di A colpisce la frase che é rimasta impressa al suo bambino. E mentre ricomincia a cantare per l'ennesima volta, presta attenzione alle parole. Sono proprio belle. Infondono coraggio e speranza. Sembra una canzoncina cosí, invece é un potente messaggio contro la paura. Il papá di A sta facendo gli stessi pensieri e li dice alla mamma di A. Hanno colto entrambi la stessa atmosfera. 
 "Mamma dai ancora "Non ho paura"". 

I bambini hanno il grande dono di sottolineare le cose importanti, senza troppi giri di parole, senza troppi arrovellamenti del pensiero. Lo fanno istintivamente, perché  sentono l'essenziale. Ciò di cui si ha bisogno, bisogno veramente. 
Grazie A, mi hai ri-donato una canzone nella sua pienezza. Ora sará la mia canzone nei momenti di incertezza, di paura...perché anche e soprattutto i grandi hanno paura.
Grazie A per la freschezza con cui vivi e senti. Sono io che devo ascoltarti di piú. Tu se giá bravissimo.
Voglio provare ogni giorno a guardare, ascoltare, sentire il mondo con i tuoi occhi, le tue orecchie, il tuo istinto. Il tuo sguardo rende tutto piú chiaro e caldo.
E ora, sogni d'oro...


venerdì 18 ottobre 2013

Guardiamo se ti riconosci...bellissima donna che vivi "accanto" a me

Lei é piena di energia, é una simpatica chiacchierona, ed é una bella mamma. Vive lontana dalla sua città, dai suoi affetti piú vicini. Ma si é rimboccata le maniche, é una donna aperta che affronta la paura. Per questo ha costruito un bel giardino intorno a sé. In quel giardino felicemente ci sta anche la Mamma di A. 

Lei é passione, amore, forza. L'essenziale é invisibile agli occhi...a prima vista non diresti mai. La frega un po' la timidezza e il non essere pienamente consapevole di tanta bellezza. Cosí appare un po' distaccata e dura. Appare solo. É una donna che ti scalda il cuore. E se mai leggerà...forse non penserà  nemmeno di essere lei quella di cui si sta parlando. Invece si, sei tu, G!

Lei é lontana dalla mamma di A da qualche anno. Ha cambiato casa, cittá, tutto. E quel tutto é un macigno che non si vuole spostare, che non la vuole lasciare, che non si sa rassegnare. Ma lei vive con V maiuscola. Per sé, per i suoi figli. Lei é fantastica.

Lei é semplice, senza tanti sfronzoli e ghirigori. Ha gli occhi luminosi, uno sguardo aggraziato. La mamma di A di persona l'ha vista una volta sola, per caso, in un centro commerciale. La conosce tramite fb, credo si stiano simpatiche reciprocamente. Piú o meno a pelle, per quello che scrivono, per come guardano il mondo. Lei sta combattendo contro un mostro assurdo. La paura di perdere la persona piú importante. La mamma di A la stima tantissimo: quanta forza, quanto coraggio, quanto amore!

Lei sta ricominciando tutto da capo e si sente sola. Sola in mezzo alla delusione, alla rabbia, alla paura di non riuscire. E poi si gira, e vede che le stanno spuntando le ali. Le aveva chiuse in un celofan, accartocciate nell'abitudine di vivere come una "brava"moglie, una "brava" mamma, una "brava" donna. Fanno un po' male, le ali mentre spuntano, ma la mamma di A sa che tra poco le faranno spiccare il volo.

Lei é bella e ha gli occhi grandi. Pensava, da bambina, che sarebbe diventata una manager dura, dentro quella storia che le avevano giá preparato. Con le battute che le avevano già scritto.
Invece lei un giorno ha preso un libro nuovo e ci ha scritto una storia diversa. La Sua storia. Chiaro che gli altri personaggi non l'abbiano presa bene. Ha buttato all'aria i copioni e le battute di tutti. Ma tu M ormai sei nella tua vita...continua a riderci su se ci riesci. Infondo dai, il lupo travestito da  nonna fa anche ridere a guardarlo bene.

Lei é riccia e ribelle. Bianca o nera. Chiara o scuro. Estate o inverno. Conosce le sfumature, ma ama i toni accesi, le passioni brillanti, i sentimenti sinceri. Combatte le ingiustizie, con ardore, intelligenza. E ha un cuore sensibile, molto, troppo? É fiducia, simpatia, calore! Meriti di essere amata tutta! Interamente!

E queste sono solo alcune delle meraviglie, che "vivono" accanto a lei. Un po' alla volta, le racconterá tutte. 












martedì 15 ottobre 2013

Basta poco!

Un pomeriggio. Dopo l'asilo. A e la mamma vanno nello studio della mamma.  Deve arrivare l'idraulico a sistemare una cosa.
Lui, il piccolo A, entra entusiasta. C' é una stanza grande, con un tappetone blu. I cuscini colorati, una palla di spugna, un'atmosfera accogliente.
"Mamma giochiamo con le macchinine?"
"Certo A. Lo sai dove siamo? ti ricordi? é tanto tempo che non vieni qui"
"Dove siamo?"
"Siamo nel mio studio. Qui la mamma lavora. É una psicologa"
"Che fai?"
" Non è semplice da spiegare...vengono qui delle persone che possono essere un po' tristi e la mamma le aiuta a sorridere"
"............ah!....Mamma ma oggi Matilde era triste" (Matilde, la preferita di A dal primissimo giorno di scuola)
"E tu cosa hai fatto?"
"....Matilde mi ha dato un bacio! poi era contenta"
"E tu eri contento?"
Le risponde di si" in mezzo a un sorriso furbetto ed emozionato.
Continuano a giocare sul tappetone.
 Hai ragione A, a volte basta poco.
Un bacio, un sorriso, stare solo un po' piú vicini.
Basta poco!
Potrei cominciare a portarti in studio con me, piccolo uomo saggio.

sabato 5 ottobre 2013

De Ciuccibus et De materna schola (ovvero una donna felice)

Assillati da ció che sta nella media. Ció che sta nella media é buono e sano, ció che sta nella media riguarda tante persone e quindi non ci fa sentire soli, ció che sta nella media é il desiderabile, l'auspicabile, il top. Le madri, anche quelle piú "serene" cascano nel tranello della media, della curva gaussiana, e cercano di sapere piú o meno apertamente se il proprio figlio é in linea con quello che fanno gli altri bambini. Se sta percorrendo i passi dello sviluppo seguendo il gruppo, se è rimasto indietro :-(, se é piú avanti :-). Nel primo caso ansia, nel secondo esaltazione e orgoglio sotto i baffi.
Anche la mamma di A qualche volta scivola su questa buccia di banana che é la media, ma poi lui, il suo piccolo uomo saggio la rimette al suo posto. Perché lui le ha insegnato, non a voce, ma con l'esperienza, che ogni frutto ha la sua stagione, e che le forzature sono appunto solamente forzature. Il
 nome stesso stride: f o r z a t u r e.
É successo con il pannolino, che un giorno A non ha piú voluto. Il frutto era maturo. La natura ha fatto il suo corso.
É successo con il ciuccio. É successo con l'asilo. Le ultime due vi mancano, la mamma di A adesso ve le racconta.

De ciuccibus
Non era stato pianificato. Non era stato nemmeno immaginato. Era semplicemente arrivata la sera ed erano tutti pronti per andare a nanna. Pigiama, macchinine di "Cars" in mano, mancava solo il ciuccio. Dov' é il ciuccio?  pronunciato tra sé e sé con tranquillità. Ma al suo solito posto non c'era. Cerca un po' quá, cerca un po' lá. Niente. "Papá di A hai visto il ciuccio?", e la voce cominciava ad essere un po' preoccupata. Nel frattempo il piccolo A, giá adagiato nel suo lettino, reclamava il suo amato oggetto : "MAMMAAA? vieni??". A questo punto cominciavano azioni un po' piú concitate da parte di entrambi i genitori di A. Guarda sotto i letti, sotto il divano, tra i cuscini, tra i giochi, nelle fessure del lettone, dietro le tende, negli angoli..NIENTE! Era da tanto tempo che un ciuccio non spariva, e poi un tempo c'erano sempre le scorte in uno scaffale in cucina.
"MAMMAAAA! IL CIUCCIO! VIENI?"
La mamma di A tra lo sconsolato e lo spaventato per la notte imminente entrava nella camera di A e improvvisamente aveva un'illuminazione "A! lo sai cosa é successo? una cosa bellissima!" Il piccolo A, attaccato alla sponda del suo lettino guardava la sua mamma con gli occhioni interrogativi. Si stava chiedendo da dove arrivasse tutto questo improvviso entusiasmo. "Io e il papá abbiamo cercato il tuo ciuccio ovunque, ma non c' é. Questo puó stare a significare solamente una cosa incredibile e fantastica. " (notiamo la strategia narrativa della mamma di creare suspance!) "Vuol dire che é passata da casa nostra la fatina dei ciucci, ha visto che sei diventato un bambino grande e allora ha portato via il tuo ciuccio, lo ha portato nel mondo dei ciucci, dove ci sono tutti i ciucci dei bambini grandi". Gli occhioni di A cambiavano espressione,  indecisi se piangere per il furto subito o se meravigliarsi per aver avuto  ospite in casa una fatina. Poi protendeva per la prima "Ma uffa! il mio ciuccio!". Ma la mamma non mollava e bypassando la protesta del piccolo A insisteva con la storia "Ma A, ma tu non l''hai vista passare? aveva le ali, era tutta rosa!". "Si mamma!", si caricava di entusiasmo ," ha fatto sciummmm"! E A con la mano mimava la traettoria della fatina che doveva avere il motore di Schumacher. Ecco che tutti suggestionati da questa magica storia, dormirono tutta notte. La mamma  peró fece qualche incubo, portandosi sotto le coperte l'ansia di una notte che pensava sarebbe stata movimentata. Ma i frutti erano maturi, il piccolo A pronto per questa nuova conquista, la sua mamma  semplicemente felice.

De materna schola:
Dopo le emozioni  del primo giorno.
Dopo la crisi post entusiasmo mammesco che le ha fatto scrivere un manuale di soppravvivenza per mamme.
Dopo aver scoperto che A é un grande stratega.
Dopo aver vissuto nell'ambivalenza emotiva per giorni, soffrendo e gioendo insieme ad A per questo nuovo grande cambiamento.
Un venerdí  mattina di inizio ottobre, successe questo..
"Buon giorno mamma!"
"Buon giorno A!"
"Mamma, VOGLIO ANDARE ALL'ASILO"
Lo sa che molti stanno pensando "tutto qui?"
La mamma di A invece ha ripreso a respirare a pieni polmoni. I frutti sono maturi. A venerdi mattina correva per entrare a scuola. Correva!
Chi scrive é una donna felice!