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lunedì 29 luglio 2013

Una madre snaturata e la cura di sé

Prologo: Circa un paio di mesi fa, durante la loro solita camminata domenicale, la mamma di A e il suo amico Pe, ricordando le loro tante avventure in montagna, pensarono che sarebbe stato bello organizzarne una durante l'estate.  Scelsero una data di fine luglio. Sembrava cosi lontana e irreale. Ma luglio arrivó.

Introduzione: La mamma di A sull'onda dell'entusiasmo all'idea di stare via due due giorni, da sola, in montagna, come faceva un tempo, non aveva minimamente preso in considerazione che:
A- le sarebbe spuntato infigardamente un bel senso di colpa a lasciare a casa i suoi uomini. Un senso di colpa talmente subdolo da non manifestarsi chiaramente e limpidamente in modo tale da dargli forma e ricacciarlo da dove venuto. Un senso di colpa sotto forma di tensione e irrequietezza, sensazione vaga di sottofondo durante i giorni precedenti alla partenza.
B - le sarebbero nate delle malsane fantasie su tutte le possibili disgrazie, disavventure, catastrofi naturali nelle quali si sarebbe potuta imbattere lasciando a casa un marito vedovo e un bimbo orfano. C- la sua forma fisica lasciava molto a desiderare, soprattutto per dover affrontare una camminata di due giorni in alta montagna, dopo tre anni di fermo nei quali aveva avuto anche una gravidanza.

Ma poi successe che:
- salutó il piccolo A all'alba, che cucciolo dormiva nel suo lettino, ripetendosi che non si poteva vivere sotto una campana di vetro e che separarsi sarebbe stata una bella prova per entrambi;
- si mise in macchina per raggiungere il ritrovo con la comitiva: rimaneggiare zaino, scarponi, bacchette per camminare le stava ri-relagando sensazioni antiche con un gusto nuovo;
- successe che metá gruppo era composto da persone che non conosceva ma si creó presto feeling, compilicitá, simpatia. E poi, si sa, la montagna é maestra nel far stare insieme le persone;
- successe che dopo dieci minuti di salita feroce si chiese " Ma chi me lo ha fatto fare!"
- successe che sentì il profumo della pineta che poi lasció il posto al verde smeraldo dei laghetti di montagna che poi lasció il posto alle cascate che poi lasciarono il posto a una mulattiera, ai pascoli e alle mucche, che poi lasciarono il posto alle pietre nude, alla roccia, alle vette che tagliano le nuvole, all'aria fresca che poi lasciarono il posto al cielo stellato nella notte, al rumore dei torrenti, alla maestositá dell'abbraccio del gruppo dell'Adamello;
- successe che camminó con il suo amico Pe e che risero, scherzarono si raccontarono un po' di news e successe che quando la mamma di A era proprio stanca lui la "costrinse" a non mollare rinunciando ad arrivate al rifugio tra i primi, stando al passo di lei. Amicizia!
- Successe che la fatica la rilassó da qualunque pensiero, le donó una stanchezza serena.
- successe che si ricordó quanto sia bello arrivare cosi in alto, una sensazione che riempie totalmente. Qualcosa di ancestrale, viscerale e contemporaneamente spirituale;
- successe la doccia fredda, la camerata nel sottotetto, le risate in gruppo, il sorriso delle persone nuove, lo zaino con dentro l'essenziale, l'alba nel silenzio, toccare la neve a luglio, aspettarsi, aiutarsi, condividere.
- successe che la mamma di A scoprí di sentirsi leggera;
- successe che il piccolo A chiedeva di lei ma che stette  benissimo anche solo con il suo papá con il quale si divertì tantissimo ( Mamma di A alle prese con il delirio di onnipotenza  mammesco clamorosamente smontato da due giorni di sua assenza. W i papá!)
- successe che tornare e vedere gli occhi di A che si aprivano in un abbraccio fu un'emozione fortissima ma altrettanto sentire che entrambi stavano crescendo in indipendenza e autonomia. E capire che non si perde nulla quando tuo figlio puó state anche senza  di te, anzi...
- successe che la mamma di A sentí che far parte delle mamme "snaturate" che si prendono del tempo proprio significa sapersi prendere cura di sé. La cura di sé! Predicare bene e razzolare ancora meglio!

sabato 20 luglio 2013

Ricordati donna: "Ama il prossimo tuo come te stesso"

"Ama il prossimo tuo come te stesso"

Quindi...uomo...
Se ti "ami" soprattutto per il tuo corpo, per i tuoi muscoli definiti, per la tua forma fisica...Grazie, non amarmi, non voglio essere guardata con quegli occhi. Io sono una donna, sono molto di piú. Sono un oceano profondo.

Se ti "ami" soprattutto per il denaro che guadagni, per il tuo successo professionale, per le tue performance lavorative...Grazie, non amarmi, non voglio un amore competitivo, sterile. Io sono una donna, pretendo molto di piú.

Se ti "ami" cosi tanto da sentirti il migliore, l'unico, lo speciale, l'eccentrico, il numero uno... Grazie, non amarmi, non scambio l'amore con l'ossessione per un'immagine riflessa in uno stagno. Te lo ricordi Narciso che fine ha fatto? Io sono una donna, non mi faccio abbagliare dai fuochi di artificio. Io voglio il sole.

Se ti "ami" per le cose e gli oggetti che possiedi...Grazie, non amarmi, io appartengo a me stessa e a nessun altro. Io sono una donna, voglio un amore libero, spontaneo, sincero. Io voglio che mi  abbracci con calore per stare insieme a me. Non per possedermi. Possesso e amore vivono in posti lontanissimi.

Se ti "ami" per la tua forza, prepotenza, per la tua capacitá di sottomettere e intimorire...Grazie, non amarmi. Io sono una donna e so bene che quel tuo modo di essere é paura rivestita di cartapesta, un mostro di argilla. Io sono una donna e conosco la forza paziente, del pellegrino che passo dopo passo arriva alla meta. La forza di una madre che aspetta, cresce e poi fa volare suo figlio. La forza dei piccoli gesti, se fatti con amore.

Se invece tu, ti ami, ti stimi e ti rispetti...per i tuoi talenti, per le tue debolezze.
Se invece tu, sei un "intero" e desideri un altro "intero" con cui camminare, condividere questa vita.
Se inceve tu, ti senti uomo per la tua umanitá, fragilitá.
Se invece tu ami le tue emozioni, che colorano la tua vita ma non ti dominano.
Se invece tu sei un Uomo, amami! Come tu sai fare..."Ama me come ami te stesso"



 

mercoledì 17 luglio 2013

Genitori specchiamoci, guardiamoci, conosciamoci!


Le succede spesso che, chi scopre o chi sa che di professione é una psicologa- psicoterapeuta, le si avvicini con aria curiosa e desiderosa di chiederle dei consigli.  Consiglio =  "Io non so cosa fare, dimmi tu come risolvere questa o quella situazione". La cultura mediatica incoraggia questa visione distorta della psicologia, considerata a metá tra saggezza, stregoneria, scienza che sa tutto. E loro, gli psicologi, depositari di tutta questa miscela di conoscenza occulta. Infatti la mamma di A, durante il primo colloquio conoscitivo con le persone che si rivolgono al suo studio, sonda aspettative e desideri riguardanti la loro futura relazione con lei. Mettere da parte stereotipi e credenze fantastiche sulla figura dello psicologo rimettendo al centro le vere, grandi, possibilitá di una relazione terapeutica   o di counseling.
Perché siamo programmati sul come fare, cosa fare. Azione, tecnica, applicazione della teoria di questo o quello studioso. In particolare i genitori si chiedono: "Cosa devo fare con mio figlio? Come devo comportarmi? É giusto fare cosi? ecc". Cercare la soluzione, la chiave che apra la serratura.
Infatti in tv spopolano le tate, che ad essere sincera la mamma di A non ha mai seguito per tante ragioni.
Ma la questione cosi non é messa veramente a fuoco, la questione é schivata, si vorrebbe la luna, ma ci si ferma al dito che la sta indicando. Troppo semplicistico volere sapere "cosa c' é scritto in un libro chiedendo a un esterno di leggerci il titolo". Cosa mai potrai sapere di quella storia?
Prima di chiederci come si fa, noi genitori dovremmo chiederci "Ma noi chi siamo?" "Qual é la nostra visione del mondo? delle persone? delle relazioni?" "Che emozioni viviamo, proviamo quotidianamente? perché? le conosciamo? le gestiamo?" Come siamo con gli altri? Come comunichiamo? Che relazioni sappiamo instaurare?" "I nostri talenti, punti di forza, cosa amiamo di noi?" "Le nostre incertezze, i punti di debolezza, quali?" "Cosa vogliamo, desideriamo, a cosa aspiriamo?" "Siamo in pace con il nostro corpo, le nostre aspirazioni, i nostri genitori, i nostri fantasmi?"  "Come reagiamo al mondo? cosa ci spaventa? cosa ci entusiasma? " "Come viviamo l'amore? il contatto con gli altri? la tenerezza?" " Come ci difendiamo? Cosa non sopportiamo? cosa ci manca? cosa abbiamo in abbondanza?"    
I nostri figlici guardano oltre le regole che giustamente gli diamo. I nostri figli ci scrutano oltre la buona educazione che vogliamo insegnargli. I nostri figli conoscono e sentono il mondo tramite noi, i nostri occhi, i significati che attribuiamo agli eventi, alla realtá.  I nostro figli ascoltano quello che facciamo, non quello che diciamo. Non vuole essere un invito al senso di colpa, ma a una presa di consapevolezza. Cosi come quando mi guardo allo specchio e vedo e valorizzo ciò che di me mi piace. E cerco di cambiare e migliorare o far pace con ciò che di me non mi piace.
Gli specchi fanno paura, più leggero chieder un consiglio. Eppure possiamo fare cosi tanto!

sabato 13 luglio 2013

"Perché mi piace!"

A e la sua mamma escono di mattina presto per andare a comprare il pane. Due passi nel paese del Vate, una delle meraviglie d'Italia. Fateci un giro, se non lo conoscete, ne vale la pena!
La strada é in salita per raggiungere la parte alta del borgo ma il piccolo A comincia a correre. La mamma di A non ha proprio voglia di seguirlo a quella velocitá, pensava piú a una passeggiata mattutina e con ansia/preoccupazione materna per non averlo sotto controllo grida "A fermati, perché corri?"
A si gira sorridente verso la mamma e risponde "PERCHÉ MI PIACE!"

Non perchè sta facendo una gara.
Non per piacere a qualcuno.
Non per vincere premi, consensi, avere approvazione.
Non per arrivare primo. 
Non perché "si deve", non perché "é giusto cosi", non per secondi fini. 

A corre perché gli piace! Cosi semplice, immediata e bella come risposta! 

Riuscire ad aiutarlo ad avere la stessa motivazione in tutto quello che fa, o quasi: studio, lavoro, attivitá. Questo pensa la mamma, sorpresa e contenta della risposta ricevuta.
Piccolo A anche oggi hai insegnato qualcosa di importante alla tua mamma! Grazie!
Cominciamo a correre!

mercoledì 10 luglio 2013

Le emozioni tra gli alberi

Ga, la primogenita tra i cuginetti. Ga con gli occhi blú e una massa di capelli castani. Ga ancora una bambina, ma non ancora per molto. Ga ha compiuto nove anni. 
"Ga cosa desideri per il tuo compleanno?"
" Non so zia, fai tu, non mi serve niente"
"Infatti non voglio farti un regalo che serva a qualcosa, ma qualcosa che ti piaccia"
Interviene la piccolo Glo, le fa segno di abbassarsi e nell'orecchio le sussura: "Zia, Ga desidera un I Pad"
Ah ecco! come non detto ;-).
Allora la mamma di A ha un'idea. Nel paese dove Ga trascorrerá l'estate c' é un parco avventura, uno di quelli con i percorsi sugli alberi. Bellissimo!  la mamma di A si é divertita tantissimo qualche anno fa in Toscana in un parco simile a quello. Ga risponde entusiasta, e un pomeriggio di qualche giorno fa, con sua zia, cioé la mamma di A, felice cammina verso il parco avventura.
A riceverle Tarzan, un giovane abbronzato, con un fisico sportivo, che lavora senza maglietta, un sorriso bianchissimo e i toni gentili. Anche l'occhio vuole la sua parte.
Tarzan le imbraga, gli mette il caschetto, le addestra sull'uso dei moschettoni, della carrucola, delle regole ecc ecc ecc. Ga ha gli occhi scintillanti, fa un po' la timida, cerca coraggio nello sguardo della zia. Ga é bella, con le sue gambe da gazzella, la carnagione olivastra, il timore aggrovigliato alla voglia di cominciare. Ed eccole al primo percorso. La mamma di A fa strada, Ga dietro. La mamma A aiuta Ga, la rassicura, le spiega, le mostra e poi ecco "Zia, al prossimo percorso io davanti e tu dietro, sei lenta ". La mamma di A sorride e guarda la sua nipotina che sicura, agile e impegnata affronta ogni sfida tra un albero e l'altro. La seconda parte del parco avventura é un'avventura sospesa tra i sette e dieci metri. Tra un albero e l'altro un fiume e una ponte fatto da due funi: una per i piedi, una per le mani. L'emozione si amplifica ma la "piccola alpinista" in un attimo ha superato la prova. La mamma di A tentenna e sente quel vuoto alla pancia, come nei sogni quando ti immagini cadere. "Zia, dai!"..........."Arrivo Ga!"ostentando una sicurezza che non prova.
"Zia non devi guardare in basso!" 
Questi ruoli invertiti, la neofita che insegna alla zia che tanto si vanta del suo passato sul Cammino di Santiago, le Bocchette del Brenta, i sentieri dell'Adamello. La mamma di A cerca di fare la piú sicura che puó, ma caspita quanto é alto sto pezzo. "Serve una mano Ga?"  dice Tarzan che dalla sua postazione deve aver intuito qualcosa. "Ci voleva anche Tarzan adesso a mettermi fretta" pensa la mamma di A. Poi, piano piano, raggiunge la sua "nuova piccola guida" e insieme ripartono.
É stato un bel pomeriggio. Regalare esperienze e emozioni é stata un'ottima idea. Poterle  condividere ancora meglio. Altro che I Pad. Ga che racconta ai suoi genitori il suo pomeriggio avventura, di quanto é stata brava, di tutte le emozioni, della paura, di come si fa a fare quel passaggio e quel altro, le imbracature, il caschetto, il fiume....Ga che regala alla sua zia l'entusiasmo e il mondo tutto nuovo visto con i suoi occhi. Anche la mamma di A si é fatta un bel regalo!

sabato 6 luglio 2013

Aiuto...Sono la mamma di un maschio!

La mamma di A pensava di diventare la mamma di una bimba. Perché non si sa, era scritto nella sua genetica, se lo sentiva, lo desiderava, le sembrava scontato. Ma poiché, a causa della sua gravidanza ballerina, le ecografie erano all'ordine del giorno, molto, molto, molto presto la ginecologa diceva alla mamma di A, che quello sullo schermo, era, quasi sicuramnete un bel pisellino.
Sono passati piú di tre anni da quel giorno e dopo il primo brivido iniziale, la mamma di A si é innamorata, prima dell'idea, poi del battito del cuore, poi dei calcetti, poi del viso e di tutto quello che riguarda il suo maschietto.
Ma é solamente giorno per giorno che un genitore capisce cosa vuol dire essere genitore. Perché loro, i figli, dei quali pensi di saper tutto, ti spiazzano appena "girano l'angolo". E questa mattina di luglio, mentre facevano colazione sul lungolago di Gardone Riviera, porto di quiete della mamma di A, dopo che A si rovesciava addosso il latte, e la mamma per aiutarlo si macchiava il vestito nuovo di caffé, dopo tutto questo....A in piedi sulla sedia, infastidito dalla maglietta bagnata, cercava sollievo sollevandola ma non solo...A si abbassava i calzoncini, poi le mutandine, e trionfante mostrava il suo pisellino al mondo. E piú questa scena scatenava sorrisi e commenti divertiti, piú la sua espressione si gonfiava di orgoglio.
La mamma di A pensava "Aiuto! sono la mamma di un maschio!"

martedì 2 luglio 2013

Come é fatto il cielo

La nonna G ha una scatola di latta per i biscotti e su questa scatola é disegnato un cagnolino.
"Zia, guarda la Ciuffola!", dice la piccola Glo alla mamma di A mentre addenta un Pan di stelle.
"Ma la Ciuffola lo vede che la nonna si é fatta male al piede?"
"Certo che lo ha visto, dal cielo si vede tutto e avrá commentato dicendo - Che biricchina G che si é fatta male-"
Lei, Glo, ha due occhi azzurri enormi dietro ai suoi occhialini verdi e lilla. Ha l'argento vivo addosso ma ora é ferma sulla sedia con il suo biscotto e sta facendo pensieri alti.
"Ma dal cielo si vede anche dentro alle case?"
"Certo Glo, dal cielo si vede tutto"
......................................................

"Voglio andare anche io in cielo!"

Come se avesse detto di voler andare al mare.

Che meraviglia se l'idea della morte rimanesse in noi con questa luce e questa pace..

"Quando sarai vecchia vecchia vecchia ci andrai"
"Vecchia come la nonna? "
" No, di piú!"
" E nel cielo incontreró anche la Ciuffola e la nonna e ...."
"Certo ci saró anche io e lo zio e...." non la lascia finire, Glo incalza....
"E anche A! tutti insieme che bello. E ci saranno anche gli angeli vestiti di giallo. Vero zia?"
" Non so di che colore siano i loro vestiti, sicuramente saranno luminosi"

Soddisfatta e felice si alza dalla sedia e va sul balcone a giocare con le moto di A. A é nel lettino che dorme. Ga sta guardando un film. La mamma di A si è riempita di semplicitá.

Bello questo pomeriggio con i piccoli di casa.