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lunedì 29 aprile 2013

Un sorriso per il professor P


Le viene sempre in mente questa scena quando incontra qualcuno che le fa i complimenti per il suo blog....
Dopo il biennio, al liceo scientifico, cambiava tutto. Materie nuove come filosofia, fisica.  Insegnanti nuovi. La mamma di A, nonostante la scritta liceo scientifico all'ingresso della scuola, si sentiva piú a suo agio nelle materie umanistiche. E scrivere temi le era sempre piaciuto, non le creava ansia e senza troppi problemi viaggiava abbondantemente al di sopra della sufficienza. Con l'inizio della terza superiore entrava nella sua vita il professor P, uomo burbero, di grande cultura, rigido, autoritario. La mamma di A peró non si sentiva spaventata, pensava ai suoi problemi con la matematica non di certo con l'italiano. Poi un pomeriggio, di quelli passati tra compagne di classe, a casa di qualcuna, per studiare..( che poi si studiava poco e si rideva come matte)....la mamma di A, che la mattina non era andata a scuola per non ricordo che motivo, ignara , diceva: "Chissá il prof P quando consegnerá i temi, sono curiosa". Era convinta di aver fatto bene e non vedeva l'ora di leggere i commenti del nuovo prof. Seguiva peró un silenzio imbarazzato tra le sue compagne..."Mamma di A! Non sapevamo come dirtelo...Questa  mattina il prof P ha portato i temi corretti e tu ha preso quattro". Per qualche istante pensava a uno scherzo, tra loro era all'ordine del giorno prendersi in giro. Ma uno scherzo non era. La mamma di A imparó che le valutazioni hanno poco di oggettivo e molto di soggettivo e che per ritornare ai livelli sopra la sufficienza avrebbe dovuto lavorare duro.
Così ieri quando ha scoperto che AntonellaVi, autrice del blog I colori dell'amore, mamma  incredibile e donna piena di amore e coraggio, l'aveva premiata con questo

Si é sentita emozionata, lusingata, sorpresa. E ha pensato anche al professor P...con un sorriso, perché é proprio vero che chi ti ha complicato la vita a volte ti ha aiutato a migliorarla.
Grazie Antonella! Non solo per il premio ma soprattutto per quello che scrivi e testimoni!

sabato 27 aprile 2013

Quando il raffreddore fa capolino sul capofamiglia ( ovvero tattiche contro il lamento del maschio influenzato)

Sará che dopo una gravidanza sulle montagne russe, con rischio di parto prematuro al sesto mese, piccolo A podalico, divano dipendete per due lunghissimi mesi, prenotazione del cesareo sognando un parto naturale, rottura improvvisa del sacco a 35 settimane, cesareo d'urgenza in una notte " buia e nevosa"...

Sará che ricorda molto bene l'infermiera che la faceva scendere dal letto, perché prima ci si muove meglio é...

Sará che dopo aver vissuto per tre mesi in simbiosi con un cucciolino di 2 kg che mangiava almeno otto volte nelle ventiquattr'ore, e che per bere 20/40 ml di latte impiegava un'ora ( 8 per 1 fa otto...quindi un impiego full time senza giorno di riposo)

Sará che dopo essere sopravvissuta alle domande/osservazioni di parenti e amici su come AVREBBE DOVUTO fare con il piccolo A in riferimento alla cura, alimentazione, igiene, educazione e chi piú ne ha più ne metta...

Sará che ha provato cosa significhi non aver piú tempo per sé e non sentirsi piú padrona della propria vita...

Sará che le sembrano ieri i giorni in cui si sentiva euforica per essere diventata mamma e un minuto dopo sprofondava nel pianto piú disperato...

Sará che si ricorda molto bene mettere con slancio,dopo mesi, un paio di jeans e doverli,  sconsolata, riporre nell'armadio...No, il suo corpo non era ancora ritornato il suo corpo...

Sará che ogni giorno prova a far conciliare i suoi ruoli di mamma, moglie, psicologa, insegnante, casalinga nel modo piú armonioso possibile ma la coperta le sembra sempre troppo corta...

Sará che ogni qual volta si sente stanca, spossata, raffreddata o davvero influenzata non puó far altro che rimboccarsi le maniche e farsi forza....(senza dimenticare "Santa zia A e Santa nonna G)...

Sará quel che sará....
Ma quando un qualsiasi essere umano, di sesso maschile, maggiorenne, si trascina per casa moribondo, causa raffreddore e temperatura corporea di 36.5 gradi Celsius..la mamma di A ha due reazioni:
La prima di puro divertimento..non puó credere ai suoi occhi, non puó credere alle sue orecchie.
Poi  la algida indifferenza....se non ricorda male, un rinforzo negativo dovrebbe estinguere un comportamento...o diminuirne la frequenza. Reminiscenze dell'esame di psicologia generale.
Questa tattica, qualche minuto fa,  le ha fatto conseguire l'appellativo di "megera"......;-)




giovedì 25 aprile 2013

Se vuoi sapere chi sei...chiedi a un bambino

Tutta la truppa al femminile é pronta per partire. Nonna G, zia A con Ga e Glo, mamma di A con A. Le donne in vacanza, gli uomini a lavorare. Come negli anni '60 o 70'.
Tornano al paesello di pietre affacciato sull'Adamello. La montagna che piace tanto alla mamma di A. Quando su una montagna ci sali, se non proprio in vetta nei dintorni, lasci li una parte di te. E la mamma di A sente la sua pancia vibrare, come quando sei innamorato, guardando le vette innevate e i boschi e la valle.
La partenza é fissata per le 16:30, quando Glo esce dalla scuola materna, quando Ga esce dalla scuola elementare, quando A si é svegliato dal riposino pomeridiano.
Partono con due macchine, ciascuna "capitanata " da una sorella: Mamma di A e zia A.
Fai una cosa, fai un'altra cosa...incontra sotto casa la tua compagna delle elementari..e vuoi non fare due sane chiacchierate??? Sposta il seggiolino di A dalla macchina della mamma di A a quella dello zio Ma, che per l'occasione presta il mezzo a sua sorella. Fermati a fare benzina. Insomma la partenza si posticipa alle 17:00.
Il viaggio é tranquillo, i bambini dormono o giocano o si entusiasmano per le tante gallerie. Arrivano al paesello. L'aria é buona e fresca, la luce ancora bella, la mamma di A respira a pieni polmoni.
Si sistemano, scaricano borse e spesa, cenano in allegria e poi all'ombra dell'Adamello arriva  la notte. 
Non c' é il papá di A e allora la piccola Ga, otto anni, dorme in camera con A e la sua mamma. É un momento bello e intimo. Tutti e tre sono felici. Le chiacchiere nel lettone, Ga che ha freddo e appiccica i suoi piedi sulle gambe della zia e poi ecco, un momento di veritá. Ga ci ha "osservato" tutto il giorno, nel nostro quotidiano, nel modo di vivere una breve vacanza, i preparativi, il viaggio, l'arrivo. Ci ha guardano e ci ha conosciuto. Con suoi occhioni blú, i suoi otto anni leggeri, la sua voglia di vivere e capire. Lei gioca e nel frattempo ci guarda, noi, i suoi adulti, i suoi riferimenti. Il suo sguardo é veloce, tra un momento e l'altro. Coglie attimi, sfumature, contasti.
Prima di dormire..."Zia.. mia mamma é più...." E con le mani mima qualcosa che assomiglia a un rettangolo. Lo fa con colpi chiari e sicuri...non le vengono le parole..."Mia mamma é piú schematica, organizzata....Tu invece sei...." E di nuovo non le vengono le parole. Guarda verso l'alto in cerca di quella giusta.." Tu sei piú immaginativa!" Conclude entusiasta di aver trovato la forma del suo pensiero.
Cara Ga, questo si che é uno specchio limpido, chiaro e sincero. Mi hai proprio colta e hai colto la tua mamma. Siamo proprio noi due sorelle che hai visto oggi: la zia A che alle 16:15 era prontissima per partire, la mamma di A che serena é partita alle 17:00. E sapessi che sorriso profondo mi hai fatto vivere.
Loro ci guardano, loro, i bambini.
Se vuoi sapere chi sei...prova a chiederglielo! 
Certo...ci vuole un po' di coraggio ad ascoltare la risposta...;-)



martedì 23 aprile 2013

Il "corpo speciale"delle donne

~Viveva in un regime militare e ai vertici erano tutti uomini. Gli ambienti erano grigi, essenziali e ruvidi. La luce fredda. La mamma di A faceva parte di un "corpo speciale", sorvegliato, senza libertà, controllato a vista da guardie. In questo corpo speciale erano tutte donne e dovevano vivere lontano dai loro figli. Questo le faceva soffrire moltissimo.  Dovevano impegnarsi duramente, studiare, raggiungere alti livelli e per arrivare a  questi traguardi non potevano stare con i loro bambini. 
Non si sa come, ma la mamma di A riusciva a ingannare la sorveglianza e con imprese mirabolanti e con molta paura riusciva a scappare e a nascondersi nella casa della zia A, sua sorella. La zia A viveva nella casa dei nonni materni, una villetta calda con colori accesi. La mamma di A, sdraiata a terra per non farsi scorgere dalle guardie, diceva alla zia A " Dillo a tutti che non é vero che siamo felici e che abbiamo scelto noi questa vita. Dovete aiutarci, dovete liberarci"~
Aprire gli occhi la mattina con sensazioni miste di angoscia, rabbia e tristezza..chiedersi il perché e all'improvviso ricordarsi questo sogno.
La mamma di A lo racconta al papá di A durante i preparativi mattutini e mentre cerca di non perdere il filo, di non fare scappare il sogno dietro la porta inespugnabile dell'inconscio, le si aprono, come mille scatole cinesi, intuizioni, significati, associazioni...
Non é tanto nascosto il significano latente di questo sogno. La mamma di A, soprattutto dall'inizio della sua gravidanza, ha vissuto sulla sua pelle l'esperienza di una grande gioia che puó mischiarsi a delusione, rabbia, battaglia. Quando il momento piú bello della vita di una donna viene intaccato dalle reazioni dei  superiori, dall'indifferenza o dall'ostilitá del mondo del lavoro. Per cui per essere efficiente devi staccarti il prima possibile dal tuo cucciolo e ritornare ad essere quella che eri prima. Ma quello che eri prima non tornerai mai piú, perché ora sai, sai tante cose di cui non sai neppure il nome ....ma sono dentro di te. Hai una visione nuova del mondo, delle prioritá, dei tuoi desideri. Fai parte di un corpo speciale, le madri, le donne. Speciale! con un ruolo che tutti sanno che é fondamentale per il benessere delle persone che ti stanno accanto. Ma nessuno fa nulla per favoriti. La società  punta sulla tua innata propensione al sacrificio, alla relazione di cura, al senso di responsabilità , alla tua capacità di moltiplicarti e di dividerti. E ci saranno tante "guardie" a controllarti e a giudicarti, a puntare il nido e a dirti come avresti dovuto fare.  Ma ci si aspetta molto da te, far parte di questo corpo speciale significa prepararsi, studiare, impegnarsi. E perchè sono tutti uomini le guardie? Perchè il regime é militare e maschile? Perché per riuscire bisogna un po' snaturarsi e diventare mezzi uomini. Le regole sono le loro, il tempo é il loro, le modalitá sono le loro. Ai vertici ci sono loro. La zia A invece ha scelto il piano B. Un piano sacrosanto, sul quale ci sarebbe tanto da scrivere per riportarlo alla sua dignitá e preziositá. La zia A é una mamma a tempo pieno. E come emblema del cuore della famiglia e della società,  nel sogno,  la mamma di A si rivolge a lei per chiedere aiuto nello svelare a tutti il vero bisogno del mondo femminile: poter essere se stesse. La mamma di A lo aveva già scritto..qui

lunedì 22 aprile 2013

Loro (i bambini) ci guardano e ci ascoltano

Stava riposando nel suo lettino, quelle belle ore pomeridiane nella penombra.
Poi un pianto improvviso, quello con i singhiozzi e i lacrimoni, quello di un dolore forte e dirompente, quello che ti coinvolge tutto. (Non da capriccio per intenderci)
La mamma di A corre nella sua camera. Lui é in piedi nel lettino, le sue manine afferrano la sponda con forza e il suo musino é trasfigurato dal pianto. Lo prende subito in braccio. Le sue lacrime sono direttamente collegate alla pancia della mamma di A. Lo accarezza e lo avvolge.."Cosa c' é amore? Cosa succede?" "Camion nonno rotto!" Risponde A con gli occhi semichiusi, il naso colante e l'aria di chi ha fatto un brutto sogno, uno di quelli che ti riporta nella realtâ e ti lascia addosso le brutte emozioni.. La mamma di A sorride, gli dá un bacio sulle guanciotte e cullandolo lo rassicura "Ma vedrai che il nonno il camion lo aggiusta e tu potrai guidarlo". " Guidallo" ripete il piccolo A ritornando nel mondo dei sogni, sereno e cuccioloso, sapendo che il camion sará riparato.
É bastato poco. La mamma mentre ritorna alle sue faccende pensa a come i bambini accolgono e ascoltano. Si in effetti il camion del nonno é rotto. Non é proprio un camion, é un camioncino che ha fatto la storia del negozio del nonno. Il nonno lo adora e ora anche il piccolo A lo adora. L'ultima volta che A é stato dal nonno non ha potuto "guidarlo" visto che era in riparazione. Ma pensa quanto il mio piccolino ci é rimasto male, all'apparenza non sembrava.
 Ma lui le ha ricordato che anche un bambino ha l'animo profondo, le ha ricordato che l'essenziale é invisibile agli occhi, che ascoltare con le orecchie non é abbastanza. Le ha ricordato che loro,  i bambini, ci guardano, ci ascoltano anche quando fanno finta di niente. Le ha ricordato la responsabilità che gli adulti devono avere senza nascondersi nell'alibi..".da grande non se lo ricorderà, tanto é piccolo non capisce" . Nasciamo esperti e finissimi comunicatori e soprattutto ascoltatori. Ricordiamocelo sempre.
Vorrebbe scrivere altre cose la mamma di A ma ora non c' é tempo....b giornata..

domenica 21 aprile 2013

Chi canta (e chi gioca) prega due volte

Questa mattina, A e la sua mamma,  sono andati a messa insieme. Hanno camminato per il quartiere natio della mamma di A. Casette rassicuranti, una accanto all'altra, colorano le vie di questa porzione di periferia. Dove più o meno ci si consoce tutti; dove la mamma di A é cresciuta tra corse in bicicletta, giochi a nascondino, elastico, rialzo, strega comanda color...La messa delle 11:00 é un rito comunitario. La mamma di A ama tornarci, sa di incontrare sempre qualcuno che da un po' non vede, si sente a casa. 
Questa mattina,  A e la sua mamma, sono arrivati in chiesa in anticipo. La chiesa era mezza deserta ma nelle prime file i bambini stavano facendo le prove dei canti e c'era giá aria di festa. Hanno percorso il corridoio centrale mano nella mano. A con gli occhioni felici seguiva il suono delle chiatarre  e le voci dei ragazzi, la sua mamma si ricordava di quante belle sensazioni si provano ad entrare nella casa del Signore. La luce calda... "Non fermati ora, non credere alla notte. Non fermarti mai, non cadere nella trappola. Non farti ingannare, non farti trascinare giù. Credo che l'amore é piú grande, credo che l'amore è piú forte, credo che l'amore vincerà...." Risuona nella mente della mamma di A che ha cantato questa canzone tante volte. E in questa atmosfera di pace, A si é accorto delle candele e ha preso la sua mamma per mano...ne hanno accesa una e hanno detto una preghiera per tutti i bambini speciali e per i loro genitori. Mentre la chiesa si stava riempiendo la mamma di A ha deciso di spostarsi nella chiesetta laterale,dalla quale si puó assistere alla messa ma si puó anche giocare. Infatti presto sono arrivati altri bimbi. Alla mamma di A é piaciuto tantissimo vederlo giocare tra i banchi, correre, ridere  e cantare l'alleluia..anzi voleva che la mamma stesse zitta. Voleva cantare lui. Ecco piccolo A, io credo di averti donato qualcosa di bello portandoti a messa oggi. Perché qui c' é la speranza che non muore mai, c' é qualcuno che ti ama da prima di me, qui c' é il senso di questo mistero che é la vita. Se un giorno queste cose non saranno tue, rimarrá peró nel mio cuore, e spero un po' anche nel tuo...la sensazione che chi canta e chi gioca prega due volte. E la tua preghiera e quella degli altri bambini é stata per noi grandi che vi stavamo a guardare un vero messaggio d'amore. 

martedì 16 aprile 2013

Maschi e Femmime

Premessa: 
- Il papá di A ha una grande passione, il kite surf. Questo porta con sé tante cose. La maggior parte positive....kite surf significa spiaggia, infradito, natura, aria aperta, weekend al lago. La mamma di A, che reputa il calcio noia mortale, é sempre stata contenta di questa passione del papá di A e  per luce riflessa gode di tutti gli aspetti positivi.  Ma il kite surf, come tutte le passioni crea un po' di dipendenza, quella sana..se sana esiste, che ti chiama come un canto di sirena. Da quando arriva la primavera fino a quando torna l'autunno, il papá  di A sente il canto della sirena ogni weekend....
- La mamma di A il prossimo sabato aveva un appuntamento importante...ritrovarsi con le sue compagne di universitá dopo piú di dieci anni. Quelle con cui ha condiviso un appartamento negli anni di studi patavini, ansie pre esame, isterie post amori e delusioni, scherzi, stupidere, serate sul divano, pomeriggi in aula studio, sogni, speranze....giovinezza. Ma é previsto mal tempo...e hanno deciso di rimandare...aspettando di riabbracciarsi con il sole. Piccolo A sarebbe rimasto con il suo papi che quindi non sarebbe andato a surfare sul lago.

A cena..dopo una lunga giornata di lavoro.
Papá " Siamo molto stanchi mamma di A, meglio che abbiate rimandato il vostro incontro di sabato..così ci riposiamo."
Mamma: "............." silenzio pensoso che sfocia in certezza. " Ma pensa un po' che facci tosta, io salto il mio sabato tra amiche e così Lui riposa...non io!  " decide di stare al gioco la mamma di A..
Mamma "Hai ragione, meglio così...quindi che facciamo sabato tutti e tre insieme? Andiamo al parco!"
Il papá di A alza subito lo sguardo dal piatto e sorride perché la mamma di A lo ha beccato con le mani nella marmellata. 
Papá "Veramente andrei volentieri a fare kite surf...Visto che sei libera...vado no?"
Mamma " Mi hai appena detto che siamo stanchi e abbiamo bisogno di riposare...." Insiste per sottolineare lo squilibrio di questa visone dei ruoli. Uomo che ha diritto ai suoi spazi, donna che deve conquistarseli a gomitate.
Ormai stanno ridendo..il papá di A si é reso conto..si volta verso il divano dove A sta guardando Peppa Pig : "A, la tua mamma é una donna speciale"


lunedì 15 aprile 2013

I giorni perfetti

Corre felice per il lungolago. "Mamma! mamma! Guada! Li, li!" 
Il piccolo A indica a le anatre che indifferenti gli passano davanti. 
Dietro di lui i suoi genitori contagiati dal suo entusiasmo.
C' é il sole, i colori puliti, i profumi della sua Gardone che le risvegliano il desiderio di estate. Sapeva la mamma di A di aver voglia di queste sensazioni, ma solo nel riprovarle si é resa conto di quanto le desiderasse. 

Tu ce l'hai un posto del cuore? La mamma di A si..piú di uno. Ma questo é il primo nel suo cuore.
Gardone Riviera. Teatro di tanti momenti della sua vita...dall'infanzia, all'adolescenza, alla giovinezza fino ad ora. Ora che é moglie e mamma e guarda il suo bambino muoversi in questo posto meraviglioso. Pranzano all'Hotel Diana, fronte lago. Andrea li accoglie. Ci si sente a casa. La mamma di A chiede il seggiolone per poi accorgersi che il piccolo A é troppo grande e non ci sta piú. La mamma di A sorride " Andiamo bene, qui si nega un'altra volta il tempo che passa".. Pensa tra sé e sé. Andrea porta al piccolo A una sedia come le altre, e lui  orgoglioso mangia tutta la sua porzione di lasagne prima di tornare a guardare le anatre e gli uccellini e i fiori delle aiuole.

Ti sei mai guardato da fuori?
La mamma di A ieri lo ha fatto...avrá avuto venti venticinque anni, si é seduta sul muretto del lungolago. É un posto bello dove stare, anche in silenzio a pensare. Lo fa spesso quando é li in vacanza. Si é girata richiamata dall'allegria di un bambino biondo con gli occhi marroni e grandi.Questo bambino giocava e chiamava i suoi genitori che stavano pranzando a un tavolino dell'Hotel Diana. E l'ha riconosciuta. Proprio lei. Non é cambiata molto, almeno così le é sembrato. Avrebbe voluto avvicinarsi e abbracciarla...dirle che era proprio bella, che sono tutti proprio belli. Che infondo sapeva che sarebbe andata cosi..Ma poi l'ha osservata un po'di piú e ha capito dal suo sguardo che anche lei sa. Sa quando é meraviglioso quello che é intorno a lei, speciale, prezioso....

Ci sono questi giorni, dove ci sente in armonia dentro e fuori. 
Dove tutto é chiaro, luminoso e caldo.
Dove l'ambiente é specchio di quello che si ha dentro, e il dentro si sente in sintonia con quello che c' è fuori.
La mamma di A sa che non è tutto per sempre...e che solo grazie alla fatica passata puó godere di questi momenti.

lunedì 8 aprile 2013

Bambini performanti

Vogliamo il meglio per i nostri figli...
Ma cos' é il meglio? "La strada per l'inferno é lastricata di buone intenzioni" dice un proverbio popolare. La mamma di A ci pensa spesso....la risposta forse non c' é ...la risposta é nel farsi spesso questa domanda e non vivere di certezze e rigiditá...mettersi in discussione, coltivare il dubbio....
É così facile cadere in tentazione...loro, nati da noi, parte di noi...come se fossero un'estensione del nostro sé...diventano motivo di orgoglio, anche davanti agli altri....
Ma non sono noi....non sono noi...
Ieri un bimbo all'incirca dell' etá di A, piangeva disperato. In un negozio di sport. Provava una bicicletta. Gli facevano provare una bicicletta. Che lui chiaramente non voleva, non desiderava.  I suoi genitori insistevano. "Dai sei grande! Smettila di piangere e prova a pedalare"
Per chi era quella bici? Davvero per lui?
Sottile la linea che separa l'inconraggiamento dalla costrizione a fare qualcosa che vogliamo solo noi grandi. Come siamo soddisfatti quando i nostri bimbi sembrano bruciare le tappe, essere piú avanti degli altri, piú efficienti, capaci, intelligenti. Con che occhi li guardiamo quando facciamo così? Li guardiamo con gli occhi della performance! Gli occhi della produzione, gli occhi del successo competitivo! E cosa ci perdiamo?
Ci perdiamo i loro tempi, i loro bisogni, il loro modo di vedere il mondo, le loro capacitá piú profonde e creative, le loro emozioni; il loro sé che canta con il gioco spontaneo, la loro personalitá che sperimenta, la libertá giocosa di essere e nascere non solo fisicamente ma come persone uniche e irripetibili. Li stressiamo, li carichiamo di ansia, ansia da prestazione!
A due anni?
Si noi genitori ne siamo capaci...
Anche prima...
Cerchiamo di "guarire" e cambiare "occhiali". C' é in gioco il benessere dei nostro figli!

sabato 6 aprile 2013

Buona notte dal lettone

Giornata di lavoro intensa: 
-la mattina si riempie di burocrazia che sembra diventare piú importante dei ragazzi. Della serie, fai quello che vuoi ma i moduli e le scartoffie devono essere compilati correttamente. La forma deve essere perfetta. La sostanza si fa quel che si puó. 
Alla mamma di A viene il mal di stomaco.
- pomeriggio...quattro belle ore di formazione. Ma belle proprio. Lo stomaco si distende. Qui la forma é importante, ma la sostanza ha la priorità. La mamma di A quando puó lavorare così si sente piena di belle emozioni. Stanca e soddisfatta. Non esaurita...
Ma a questo punto, complice la pioggia e un'atmosfera autunnale, la mamma di A sogna il divano.
" Sei proprio sicura di aver voglia di uscire?" , dice con falsa innocenza il papá di A, che puó rilassarsi di piú se la mamma rimane a casa con loro. "Dai che ci mettiamo tutti sul divano, stai qui con noi" La mamma che c'é in lei ha giá capitolato. É giá li a spupazzarsi i suoi uomini e a scaldarsi con il tepore familiare. Ma la donna che c'é in lei dice "Eh no!", ha un moto di energia che le ricorda l'importanza dei suoi spazi.
"Si vado, torno presto. Sono stanca ma ho voglia di fare due chiacchiere al femminile."
Esce lasciando A e papá sul divano, seduti uno attaccato all'altra a guardare Barbapapá.
Il venerdì pazzo della mamma di A é la serata tisane che alcune mamme del suo quartiere organizzano in oratorio. Si sta in compagnia, si rincontrano amicizie di tempi lontani che peró é come se fosse ieri, si fanno due sane spensierate chiacchierate.
Al ritorno si aspettava di trovare: A nel suo lettino, papá addormentato sul divano con tv accesa.
Invece..il divano é deserto, la tv é ancora sintonizzata sui programmi per bambini, segno che dopo Barbapapà si é continuato su quest'onda. Avanza nel corridoio. Deserto anche il lettino...Ma stai a vedere che... Si, eccoli..nel lettone insieme, stanno dormendo vicini.
Belli! 
La mamma di A si prepara per la notte...é indecisa sul da farsi.
" Ma si dai, serata lettone"...quanto è bello dormire così ? Buona notte...



martedì 2 aprile 2013

É così bello scoprire chi sei

Per l'ennesima volta, dopo qualche giro tra gli scaffali, dando un'occhiata a destra e a sinistra, la mamma di A si é resa conto di essere nel reparto sbagliato. Si ostina ad entrare nel reparto baby, ma il piccolo A non veste piú quelle taglie. Il piccolo A é un bambino! Non si parla piú della sua etá in termini di mesi...ma di anni. Anche se pochi e teneri....sono anni.
Che luogo comune....come passa in fretta il tempo....eppure é così vero.
"3/4 anni", ecco é nel posto giusto....Pensi di conoscere tutto di tuo figlio, e giá ti sfuggono le taglie.
La lenta, costante, naturale, inevitabile, sana separazione tra lei e il piccolo A le sta regalando momenti di stupore e curiositá. Chi sei piccolo A? si chiede tra sé...Che tipo sei.... sarai? Lo osserva quando gioca con gli altri bambini al parco, con i figli dei loro amici...Le sue prime esperienze da solo, in mezzo agli altri, in mezzo al mondo...Le si stringe il cuore...dalla tenerezza, dall'amore...quando A si avvicina e fa una carezza a una bimba sconosciuta...quando impone i suoi occhioni davanti al viso di un bimbo che gli risulta simpatico. Quando vorrebbe giocare...ma non sa come fare...e timido si avvicina e osserva bimbi che fanno gruppo. Le verrebbe da correre   subito li, per rincuorarlo, per   cucirgli subito la piccola ferita di un no, un rifiuto, l'indifferenza..Ma non lo fa..l'uccellino fa le prove di volo....la mamma dal nido incoraggia, guarda,  si commuove, impara. Impara a consocere chi é il suo uccellino. Un universo infinito....
Come questa sera...in cucina..
"Mamma buona pastaciutta....gracie.." 
Non ha nemmeno il tempo di realizzare quello che spontaneamente piccolo A le ha detto che "smack" ....la mamma si ritrova addosso un bacio sulla mano e un sorriso generoso del piccolo A...
Piccolo A é così bello scoprire chi sei!