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mercoledì 31 ottobre 2012

Il giorno dei morti

La mamma di A non sapeva che i grandi piangessero. E mai si sarebbe immaginata che i genitori piangessero. Era la prima volta che la morte entrava nella sua vita, la nonna sembrava dormire e tante erano le persone che venivano a farle visita. C'era un'atmosfera di pace. Ma al momento dell'ultimo saluto, al cimitero, la sua mamma era scoppiata a piangere. Un pianto forte. Improvvisamente il velo si era squarciato e la mamma di A, seppur bambina, aveva sentito la tragicità della perdita della propria madre, della propria origine, dell'abbraccio più rassicurante, della persona che più di chiunque altro si è presa cura di te. Un momento cosi non si dimentica più. L'umanità dei tuoi genitori  prende spazio rispetto all'idea  che siano infallibili, perfetti, che potranno proteggerti sempre.


La mamma di A pensava che solo gli anziani morissero. Ma poi un giorno di ottobre, con il sole e l'entusiasmo di aver cominciato la scuola superiore, tutto si è fermato. "Lo sai che R ha fatto un incidente in motorino?", le chiedeva una sua amica con la quale faceva la strada per tornare a casa da scuola. La mamma di A scopriva non solo che i ragazzi muoiono, ma anche i suoi amici. Quelli che hai visto il giorno prima e con cui hai parlato del più del meno. Che banale ultimo incontro.
La mamma di A ha trentasette anni e R ne ha ancora e per sempre solo quattordici. Ma lui torna spesso nei suoi pensieri e le immagini sono cosi vivide. Chissà se la può sentire.

La mamma di A non sapeva che la vita può spegnersi all'improvviso a vent'anni. Omeglio, si ormai lo aveva imparato ma poi pensi che tornino ad essere cose lontane da te. E invece no, perchè i tuoi amici a vent'anni credono di essere invincibili e corrono in macchina come dei pazzi.
E lasciano dietro di sè madri, padri, fratelli spezzati. Il tempo cura ma non rimargina tutto..

La mamma di A ha avuto un'educazione cristiana che le ha regalato non solo la credenza ma soprattutto la sensazione che i suoi cari siano li, in pace. E che un giorno sarà festa grande nel ritrovarsi. 
Ma questo non la protegge dal sentire il dolore del distacco, la voragine della separazione, il vuoto del non conosciuto. 
In questi giorni di maghi e streghette, di usanze importate dall'oltreoceano chissà perchè, visto che le copie sono comunque copie..la mamma di A vuole ricordare più intensamente chi non e più con lei. 
E ogni volta che la mamma di A va al cimitero, con i passi che riecheggiano nella ghiaia, anche se è circondata dalla morte, non può non sentire quanto sia sacra la vita. 

martedì 30 ottobre 2012

C'è una bambina dentro la mamma di A

C' è una bambina dentro la mamma di A.  Tutti hanno un bambino dentro di sè. Non è un modo infantile. È proprio un bambino, persona nobile, pura, nuova, entusiasta, energica, curiosa, leggera, gioiosa, esploratrice, spontanea, sincera, immediata...
Molti per lo più non lo sanno, o cercano di nasconderlo, o fingono di non sentirlo, o pensano che non sia importante. Ma quel bambino è energia pura, possibilità di rigenerarsi. Di cominciare dall'incipit  dove tutto è nuovo e pieno. 
E quando meno se l'aspetta la mamma di A la vede, la sente e la fa sorridere. Nelle mani sporche di pennarello, mentre gioca a nascondino con GA e Glo e si diverte davvero, quando costruisce una casetta con i lego o inventa una tenda con il plaid e con il piccolo A vi si nascondono sotto. Quando aspetta la neve trepidante e felice la guarda scendere silenziosa. 
Il piccolo A lo sa che la sua mamma ha una bambina dentro di sè e ride con le lacrime agli occhi quando giocano a rincorrersi, quando fanno insieme le acrobazie e poi cadono per terra. Questa sera la mamma di A ha ricevuto un invito che non poteva rifiutare. Ha preso in braccio il suo cucciolo , gli ha dato il bacio della buona notte e lo ha messo nel suo lettino. 
Lo ha affidato all'angelo custode e poi, mentre stava uscendo dalla stanza,il piccolo A l'ha chiamata.
"Mamma?!" " Shhhhh, amore adesso è il momento della nanna" "Mamma, qui, mamma qui". Il piccolo A con la manina  le indica di sdraiarsi li vicino a lui.. La mamma di A è sorpresa, ma la bambina che è dentro di lei dice perché no? Si infila nel lettino, il piccolo A è entusiasta e l'abbraccia. E poi la omaggia con ciò che ha di più prezioso. Si sfila il ciucio e lo infila in bocca alla mamma. Quale onore, quanto amore. Buona notte a tutti e non tradite il bambino che è li dentro di voi, vi privereste di tanto benessere, con la B maiuscola.

domenica 28 ottobre 2012

La domenica mattina

" Mamma, mammmmaaaa"
La mamma di A prova a far finta di niente, magari si addormenta....
"Mamma!"detto un po' più forte..la mamma guarda l'ora, sono le sei...Ok che il papà di A ha radici tedesche, ma qui ormai siamo sconfinati nella svizzera, nemmeno un orologio è così puntuale.
" Mammaaaa, mammmaaaaa" ora è una cantilena che fa sorridere perchè sta dicendo, "Furbacchiona lo so che mi senti, vieni a prendermi".
La mamma di A si alza dal letto, c' è ancora buio e silenzio. Il piccolo A nel sentirla entrare nella sua camera, gioioso, esulta "MAMMA!"
Alza le braccia verso il cielo, perchè i bambini sanno che tutto ciò che sta in alto è bello e luminoso, e come un koala si aggrappa alla sua mamma e si fa portare. 
Nel lettone, la mamma di A spera che il sonno possa accompagnarli ancora un'oretta. Non chiede molto, è sempre stata mattiniera pure lei. 
La sensazione di essere in mezzo a mamma e papà, al sicuro, protetto nel tepore del lettone. Anche la mamma di A ne ha un vago ricordo. È un ricordo emozionale non razionale che rende sicuri, fa sentire amati e forti.
Testa contro testa. Braccia intorno al collo. Piedi sulla faccia. Poi faccia su faccia. Poi tutto addosso. Poi giù. Poi con il papà. Poi ancora la mamma. 
Piove, forte...anche qualche tuono. Che belle sensazioni. Nelle coccole non c' è un attivo e un passivo, le coccole sono uno scambio, un flusso di energia tenera che unisce. Anche chi pensa di fare delle coccole,  nel momento in cui abbraccia è abbracciato. 
Poi il piccolo A, carico di queste sensazioni, reclama l'altro cibo, quello per la pancia..."tatte, tatte....mamma tatte" ( tatte =latte)
Traduzione..."Mi sembra di avervi coccolato abbastanza e di avervi fatto riposare bene con la mia presenza qui tra voi,perchè  lo so, cari genitori,  che godete immensamente nel tenermi qui in mezzo a voi anche se poi in pubblico recitate la parte di quelli ..uff si è svegliato ancora presto e abbiamo dovuto metterlo nel lettone con noi"
La mamma di A prende in braccio il suo bambino e con la consapevolezza di essere avvolta in una quotidianità meravigliosa....apre il frigorifero...e comincia una nuova giornata...
Buona domenica!!!!

martedì 23 ottobre 2012

Per i genitori dei bambini speciali

Io ti guardo e ti ammiro, e non puoi immaginare quanto...
Io ti guardo e provo tenerezza, e non puoi immaginare quanta...
Io vi guardo e non so cosa dire, e non potete immaginare quante cose invece vorrei dire...
Io ti guardo e intuisco solo un briciolo del tuo dolore, ed è così forte, anche solo un briciolo, ma questo si, lo puoi immaginare...
A te mamma, a te papà di un bambino speciale, scuotete le nostre coscienze intiepidite e stagne.
Guidateci con i vostri occhi, mostrateci il mondo con il vostro sguardo.
Il vostro coraggio e il vostro amore sono un faro, per tutti, noi.
Grazie

lunedì 22 ottobre 2012

Coccole di anniversario

Questa sera, con il papà ancora lontano, la mamma di A ha preso il piccolo A e insieme si sono sdraiati nel letto. Le coccole e le carezze non sono vizi, ma linfa vitale per il benessere di entrambi e per far crescere il piccolo A bambino sicuro, perchè senta, anche con il corpo di essere amato. Sono momenti di pura grazia. Nella penombra vedere i suoi occhioni attaccati ai miei, il suo respiro sul mio viso, il rumore del ciucio "ciucciato". Mi mette un braccio intorno al collo, accavalla una gamba su di me. E resta li, dolce, a sentire il mio tepore. Non fare niente se non godere del momento, di questo incontro magnifico, in una fase della vita piena di pienezza. 
Lo guardo perchè oggi è un anniversario. 22 ottobre 2010. Il piccolo A era ancora dentro la sua mamma, non si conoscevano ancora. Ma lui quel giorno sembrava volesse uscire e l'ambulanza li aveva portati d'urgenza in ospedale. La mamma di A aveva vissuto sospesa per una settimana. Sospesa tra la paura, l'incredulità, la condivisione con le compagne di stanza, il sentirsi amata, la prova, la fiducia, l'ignoto. E lui invece se ne stava li tranquillo dentro di lei, e non nasceva. Perchè il piccolo A è nato due mesi dopo, superando tutte le più ottimistiche previsioni. Aveva voluto essere sicuro che la sua mamma maturasse pazienza e speranza.
Adesso dorme, bello, belllissimo...certo è il mio bambino. E la mamma si emoziona ripensando a tutto...ma ogni cosa fa parte di un disegno, e questo quadro, che insieme stiamo dipingendo, è una vita intensa.

sabato 20 ottobre 2012

Per le mamme non è un lavoro facile..per alcune di più

Sedetevi perchè sarò un po' lunga.
Capitolo 1:
I mei più sentiti complimenti e tutta la più grande ammirazione a tutte le mamme che la mattina sono coinvolte nel girone dantesco della preparazione bambino, sistemazione casa, darsi un aspetto umano post nottata dentini, vestirsi, colazionare tutti, gestire capricci, mantenere sotto controllo l'orologio, corsa asilo, corsa traffico, corsa ufficio, prendere fiato e via, cominciare una giornata di lavoro. Perché la mamma di A, da quando è diventata mamma, non ha più sperimentato il lavoro la mattina, a parte rare occasioni in tarda mattinata che però non fanno testo. Ma ieri, avendo accettato un incarico come formatrice, la mamma di A, alle 8:30, doveva essere in aula, presente, pronta nel suo ruolo professionale. Peccato che: il piccolo A è abituato a coccole nel lettone, poi latte e coccole sul divano guardando Peppa Pig, gioco sul tappeto e poi cambio pannolino, via il pigiama ecc..tutto nella massima tranquillità e calma. Peccato che il papà di A si era svegliato prestissimo per un viaggio di lavoro, la mamma di A aveva chiesto un po' di collaborazione domestica nel lasciare in ordine, visto i suoi nuovi orari stringati, e invece si era ritrovata in uno post tsunami...Fortunato il papà di A ad essere già sull'aereo al momento del risveglio della mamma di A ("ma quando torna..."confabula nervosa la mamma di A mentre riordina più veloce che può). Peccato che il piccolo A voleva chiudere la porta di casa con le chiavi anche se non arriva alla serratura, scendere le scale da solo, girare le chiavi del garage...Peccato che il piccolo A, sganciava una piccola bomba puzzolente nel mezzo del traffico pre apertura scuole.
La mamma di A pensava alle mamme che vivono questo tutte le mattine e le stimava, tantissimo.
E per fortuna la nonna G e la zia A si erano rese super disponibili a stare con il piccolo A.

Capitolo 2:
La mamma di A ama lavorare nella formazione ma sa che non tutti i gruppi sono uguali. Il clima d'aula dipende molto anche dal formatore, dal suo stile comunicativo e dal suo approccio.Può innescarsi un circolo vizioso oppure un circolo virtuoso. La mamma di A è carica al punto giusto e le donne del gruppo si mostrano interessate, curiose, propositive. Ci siamo trovate, l'atmosfera è ricca, viaggiamo bene. La mamma di A è rapita dagli occhi di F., grandi, curiosi, intelligenti, buoni. Porta il velo F e un bel pancione pieno di vita. È un'infermiera ma in Italia non può esercitare. Con l'italiano ha buona confidenza e tanta fame di imparare. La lezione non è semplice e lei ha sempre il coraggio di chiedere chiarimenti o approfondimenti, anche se timidamente e con la paura di disturbare. La mamma di A sente ammirazione ma anche tenerezza. F ha un viso dolce e sorridente, sta per diventare mamma in un paese straniero, lontano dagli affetti, dalla sua cultura, dalla sua casa. In un paese dove il suo velo è tollerato ma guardato torvo. In un paese dove nella camera dell'ospedale dove partorirà qualcuna si sentirà sfortunata per aver dovuto condividere la stanza con una straniera. In un paese nel quale, quando porterà il suo bambino alla scuola materna, faticherà a inserirsi nel gruppo delle mamme, nelle chiacchiere fuori dalla porta, nelle festine di compleanno, nelle riunioni con i genitori. In un paese dove le danno tutti del tu e mai del lei, perchè con gli stranieri si fa così.La mamma di A si sente mancare la terra sotto i piedi al solo pensiero di vivere un'inversione di ruolo. Pensa a quanto sia stato importante per lei, soprattutto nei primi mesi di vita del piccolo A, la vicinanza  delle amiche e delle donne che hanno partorito insieme a lei. La presenza e l'aiuto della nonna G e della zia A. L'affetto dei suoi cari. Diventare mamma, un'esperienza personale ma che coinvolge le persone a cui vuoi bene. Un abbraccio caldo che sostiene. F e suo marito saranno soli. 

A tutte le mamme che lavorano full time e magari anche nei weekend.
A tutte le mamme straniere che dovranno essere mamme in questo paese.
Eroine silenziose in una società non a misura di mamma, famiglia e bambini. 
Guardatevi allo specchio ammiratevi e piacetevi, perchè state facendo cose straordinarie.

martedì 16 ottobre 2012

Cinquanta sfumature di mamma

Questa mattina, aprendo l'armadio, la mamma di A si è ricordata della sua tutona di ciniglia.. Quella color vinaccia, morbida, comoda che l'ha accompagnata per tutta la gravidanza. La mamma di A vuole bene a questa tuta, vuole bene a ciò che ha rappresentato e a ciò che rappresenta. Probabilmente farà parte del suo armadio per tanti tanti anni a venire. Era di poche settimane, ma si sentiva già gonfia e non sopportava più i jeans. Aveva detto alla commessa " In una situazione normale non spenderei mai tutti questi soldi per una tuta ma, se già adesso,  mi sento così insofferente verso i vestiti, forse questa tuta sarà la mia seconda pelle per nove mesi" . Che poi sono stati otto, ma la profezia si è autoavverata. È riuscita a non rovinarla con i lavaggi frequenti, a non macchiarla irremovibilmente con frutta di stagione, e lei, la tutona, fiera, occupa dignitosamente il suo posto nell'armadio della mamma di A, non più in dolce attesa da quasi due anni. Questa mattina, complice il freschino, complice una giornata intera da dedicare al piccolo A, la mamma con tanto, tantissimo gusto, se l' è infilata e respirando con nostalgia i mesi dell'attesa ha cominciato una nuova giornata.
Per quanto la tuta sia un bel capo, e per quanto sia tenuta bene, la mamma di A è consapevole che così vestita è ciò che  di più lontano possa esistere dall'erotismo.  Ma non le interessa. Diventare mamma le ha aperto una nuova prospettiva. È più clemente con i suoi difetti, ama di più il suo corpo che è stato così magnifico da far nascere il piccolo A, ironizza sulle sue rotondità, sulle macchie del viso che la gravidanza le ha regalato. E questo la fa sentire più sicura, disinvolta, aperta. Gli occhi di una mamma vedono la bellezza quella vera, quella che non è schiava delle misure, degli standard da rispettare. Questo non vuol dire non prendersi cura di sè. Anche alla mamma di A piace mettersi in ghingheri per uscire, sentire suo marito che le dice " Come sei bella!", vedersi trasformare con un filo di trucco. Però le piacerebbe che le donne si guardassero anche con propri occhi e non che si misurassero guardandosi con gli occhi degli uomini. Per piacere  solo a loro, agli altri, tradendo se stesse e vivendo costantemente alla rincorsa di ciò che non saranno mai. Le sfumature di una mamma e di una donna sono le imperfezioni, le particolarità, i segni di distinzione. Le sfumature di una mamma e di una donna sono la sua tenacia, dolcezza, ironia. Sono la capacità di far quadrare i cerchi, di tenere insieme, proteggere, amare, curare. Allora care donne, cerchiamo occhi che ci amino, con il pancione, senza il pancione, con la cellulite, le occhiaie la mattina, vestite bene, vestite male, tirate a lustro, con il pigiamone, con la febbre, con i tacchi, con le pantofole, con l'accappatoio, con la gonna, quando siamo su e quando siamo giù. Occhi che ci amino così come siamo. Per le nostre sfumature e non per i puntini sulle i.

sabato 13 ottobre 2012

Questo è vero AMORE

Il piccolo A e la sua mamma oggi hanno partecipato a un compleanno speciale. Il compleanno di G che oggi compiva ventitré anni anche se nel cuore e nell"anima G è come se avesse quattro o cinque anni. La mamma di A vuole molto bene a G e sa che G ci tiene molto alla sua presenza ma ormai ancora di più alla presenza del piccolo A. G è irruente, disarmante, sincera, tenera. G ha spesso paura di sbagliare, di offendere, di non essere all'altezza. G è spiritosa, caparbia e le piace ridere tantissimo. G le fa delle domande sul mondo a volte difficilissime e non molla finchè non ha capito fino in fondo. G è attentissima ai particolari e le piacciono molto le scarpe. G è nata con una sindrome genetica rarissima ed è destinata ad essere una bambina nel corpo di una donna. È circondata da una famiglia attenta, affettuosa che le ha dato tutti gli strumenti per crescere al massimo delle sue potenzialità. G ha anche una sorella più piccola, che parla poco e chissá cosa pensa. Al compleanno c'erano altri ragazzi speciali come G, con i loro genitori e intorno al tavolo c'era allegria, chiacchiere e serenità. Il piccolo A si è inserito nel gruppo giocando con la palla, con le macchinine e guardando Peppa pig. La sua mamma lo guardava orgogliosa sperando che questa spontaneità non lo abbandoni diventando grande. La mamma di G era molto indaffarata nel far si che la festa fosse ricca. E lo era, di dolci, leccornie, risate, giochi. La mamma di A la guardava e pensava che forza questa donna.  Questo giorno non è solamente il compleanno di G ma è anche il ricordo di un parto, della notizia, del mondo che all'improvviso si capovolge, dell'incredulità, della terra che manca sotto di piedi, delle emozioni che ti bruciano la pancia e ti riempiono la testa. Il giorno in cui cambia tutto e non come te lo aspettavi. Trasformare tutto questo in amore, in un amore grande, unico, totale. Alla mamma di A viene la pelle d'oca. Ma ringrazia di poter partecipare a questa famiglia, a questa umanità che esprime il massimo di sè, le sue capacità più alte, grandi e sacre.

giovedì 11 ottobre 2012

I bambini " non si aggiustano"! Riflessioni di una psicomamma

La mamma di A lo sa, soprattutto perchè è una mamma. Il piccolo A ha il suo corredo cromosomico, ma è soprattutto immerso in un mondo di relazioni. Nelle relazioni ci sono due polarità, un ruolo e un controruolo che comunicano, si influenzano, si scambiano informazioni, emozioni, sentimenti, rappresentazioni di come si vede l'altro. Le relazioni sono dinamiche, fluide, ci cambiano, ci plasmano. Nella relazione ci scopriamo, conosciamo. Nella relazione nasce il nostro sè, il nostro io, la nostra personalità. I bambini non sono esseri isolati nel mondo. I bambini vivono nel nostro mondo relazionale, annusano chi siamo, respirano noi, la nostra vita verso di loro.
E di tante, tantissime cose non siamo neppure consapevoli.
La mamma di A osserva come, a volte, o spesso, noi guardiamo il comportamento degli altri come se fosse una cosa a sè, mentre invece  il comportamento di chi ci sta vicino  è una risposta al modo in cui noi ci relazioniamo a quella persona. Anche con i nostri bambini funziona così.
Una mamma a un corso era amareggiata del fatto che la figlia non le raccontasse mai nulla di ciò che faceva a scuola o con gli amici. Ma poi dal suo racconto si vedeva come questa mamma fosse molto apprensiva e quindi molto " controllatrice'. La bambina sentiva ciò che stava dietro alle domande, l'ansia di sua madre. Anche se i toni cercavano di essere falsamente "leggeri" , la figlia sentiva la pesantezza della mamma e chiudeva la porta. Ciascuno trova i suoi modi per difendersi. Agli occhi della mamma la figlia risultava estremamente riservata. Prendere consapevolezza di come questo tratto dipendeva dal suo modo di relazionarsi con la sua bambina non è stato semplice. Perchè specchiarsi non è mai semplice.
Per questo i bambini " non si possono aggiustare", mettendo in parole il desiderio nascosto di un genitore che domanda aiuto o una consulenza per il proprio figlio. Può nascere naturalmente l'attesa e il desiderio che un figlio possa cambiare grazie a un esperto. In parte può succedere, ma noi genitori dobbiamo farci coinvolgere in questo processo. Mettendo via i sensi di colpa inutili che ci schiacciano, ci fanno vergognare. Mettendo via la paura del giudizio. Mettendo via la paura di essere cattivi genitori. Intraprendendo un bellissimo percorso di scoperta dei nostri stili relazionali, delle nostre ansie, delle nostre paure. Perchè se nelle relazioni possiamo stare male e senza volerlo mettere in dificoltà i nostri figli è vero soprattutto che la relazione ha un potente valore riparatore ed è una generatrice di benessere per chi vi partecipa. A volte bisogna scoprire come. E non è una via uguale per tutti.

martedì 9 ottobre 2012

Un applauso alla mamma

La mamma di A si è accorta ormai da qualche mese che il piccolo A non è piu un piccolo neonato colmo di bisogni da soddisfare. La fase in cui il piccolo A è un essere totalmente dipendente dalle cure materne, un corpicino ricco di bisogni fisiologi è terminata da tanto tempo. Lui ora c'è, psicologicamente c'è, separato dalla sua mamma, con obiettivi precisi, azioni finalizzate ai suoi scopi, con modi tutti suoi di relazionarsi agli altri, al mondo, a se stesso. Non che prima non ci fosse, ma adesso è più pregnante la fase educativa. Da adesso fino ai prossimi diciotto anni. Diciotto anni! Quanti!
Qui entra in gioco il fattore personlità della mamma e del papà. Non ci si scappa. Lui ci vede, ci sente, ci sperimenta ogni giorno. A lui bugie non se ne possono raccontare. E' uno specchio fedele di come siamo noi, i suoi genitori. Inutile, deleterio far finta di essere ciò che non siamo. I suoi occhi ci spingono a essere migliori, a limare gli spigoli, a colmare i buchi, a chiarire le zone d'obra. Ma il grosso è fatto, siamo due adulti e tanti mattoncini sono le nostre fondamenta.
La mamma di A, se l'educazione fosse una ricetta di cucina, la vedrebbe, anzi la vede, come una miscela di:
-  tanto buon umore, risate, sguardi positivi sul mondo;
- gioco, gioco insieme, gioco da solo, gioco libero, gioco inventato, gioco proposto, gioco
- contatto fisico, coccole, solletico, carezze, lotta dolce, prendersi, scappare, abbracciare;
-non spaventarsi delle emozioni negative, ma leggerle insieme a loro, capirle e aiutarli a trovare soluzioni buone per esprimerle. Non soffocarle, no...gli si negherebbe una pare di sè. Come a dire a te mamma, non ti arrabbiare se tua suocera fa cosi e cosa..Come non ti arrabbiare...se senti rabbia quella è...ma impara a a saperla regolare, esprimere, gestire... (un esempio un po' stupido ma le mamme spesso sono colte sul vivo su questo argomento);
- premiare i momenti di benessere, creativi, positivi, costruttivi. Rinforzarlo sulle sue qualità, i suoi talenti. Lasciarlo sperimentare, provare, "cadere". La mamma di A esprime gioia, soddisfazione in questi momenti, e spesso lo applaude con entusiamso;
- guardarlo negli occhi e fargli sentire che c'è, che è visto, considerato, amato sempre;

E questi ultimi due punti il piccolo A li ha presi molto sul serio e ha capito che sono molto importanti per creare una bella relazione fatta di stima, affetto e aiuto reciproco....come?
La mamma di A ha finito tutta la pappa nel suo piatto..il piccolo A dal seggiolone la chiama allegro "mamma?", lei si gira, lo guarda e lui sta applaudendo. La mamma è stata brava non ha avanzato nulla.
La mamma prende l'aspirapolvere e pulisce il pavimento della cucina dopo la colazione. Il piccolo A sta giocando in salotto sul suo tappettino. Sente il rumore che gli piace tanto, si avvicina..."Mamma?", e via un applauso. La mamma è brava perchè pulisce.
La mamma sistema il piccolo A sul fasciatoio per il cambio pannolino. Si guardano, giocano e quando la mamma rinfresca il pisellino sotto l'acqua, via parte l'applauso. La mamma è brava perchè mi lava.
La mamma sta riordinando il lettone, il piccolo A arriva con la sua macchinina, scende e ha tutta l'intezione di voler cominciare a fare i salti. La mamma gli dice no, non vedi che sto rifacendo il letto di mamma e papà? Un bel sorriso e parte l'applauso. La mamma è brava perchè tiene la casa in ordine.

Dopo la prima reazione di stupore, la seconda di sorriso e la terza di compiacimento.."Che bambino simpatico che ho", la mamma di A ha cominciato a chiedersi come mai proprio quei comportamenti meritassero l'applauso del suo bambino, la sua approvazione, il suo rinforzo positivo. Visto che molti riguardano la sfera domestica la mamma di A sta cominciando a preoccuparsi un po'. ;-)
Si semina, e a volte si raccoglie qualcosa di inatteso. Bella la vita!



mercoledì 3 ottobre 2012

La mamma di A e la banca

Il piccolo A è un bambino tranquillo, ma è un bambino. Andare al supermercato con lui è come entrare in una sala giochi. Tutto nuovo, colorato, grande, spazioso. Neppure io vorrei stare dentro un passeggino, legata, con la regola solo guardare. Ma l'altra mattina la mamma di A aveva molta fretta e non poteva trasformare la spesa in gioco. Niente  corse tra le corsie, niente "si ok compriamo anche questo mettilo nel carrello, che bravo il mio bimbo che mi aiuta", per poi rimettere tutto nello scaffale appena si gira, perchè del pacco offerta di caffè la mamma di A non se ne fa nulla.
Il piccolo A un po' protesta un po' si arrende, viene catturato dalle persone che lo salutano e gli fanno i complimenti. La sua mamma in dieci minuti ha fatto la spesa e arriva alla cassa. La cassa per la mamma di A è sempre stata generatrice di ansia. Non riesce a mettere la spesa sul rullo, prendere le borsine,  aprirle che sono sottili sottili, stare al ritmo della cassiera che inesorabile passa gli articoli e li accumula e poi dice " ventidue euro e sessanta". In più il piccolo A che ha esaurito i minuti di pazienza e con le braccia alzate dice "braccio, braccio" (Mamma prendimi in braccio e andiamo via). Per risolvere la situazione il prima possibile la mamma di A prende la carta di credito, infila tutto nella borsa e...niente la carta di credito non funziona. Secondo tentativo...fallito. La mamma di A si ricorda immediatamente che nel portafoglio ha proprio solo venti euro e un'infinità di monetine. Uff, qui si mette male.Sotto lo sguardo della cassiera e quello dei signori in coda un po' spazientiti, la mamma di A dà tutto ciò che deve dare a colpi di uno e due centesimi. E il piccolo A inesorabile vuole uscire dal passeggino. Alla fine la mamma di A è esausta, agitata e incavolata nera con la banca. Perchè no, non è una spendacciona che ha già speso tutto ( come, forse, pensa la cassiera del supermercato) Qui  c' è lo zampino della banca. Il giorno dopo, per non ritrovarsi in un'altra situazione del genere la mamma di A va direttamente al bancomat. Niente. Prende in braccio il piccolo A e decisa entra in filiale. La banca più che una banca sembra una grande agenzia di viaggi. Bella, grande, bianca accogliente. Ti fanno sentire accolto e poi ti lasciano al supermercato senza una lira. Il piccolo A apprezza l'ambiente e comincia ad esplorare con la sua macchinina tutto il pavimento. Allo sportello c'è sempre lui, alto, magro, serissimo, rigido, con gli occhiali spostati sul naso. Per guardare la mamma di A deve leggermente abbassare la testa. Questa postura, unita ad una bocca sempre un po' corrucciata, come a dire che questo lavoro lo ha estenuato, gli dà un'aria triste e buffa al tempo stesso.  Neppure il sorriso del piccolo A riesce a smuoverlo. "Buongiorno, volevo sapere perchè non ci sono ancora i miei soldi sul conto corrente, sono stata qui giovedì scorso", dice la mamma di A con in braccio il piccolo A che vuole prendere la penna sulla scrivania dell'impiegato impettito. Una donna continua a fare la vita di prima, ma deve fare tutto ciò che faceva prima accudendo contemporaneamente il suo bambino.  Una veloce consultazione al computer e poi la risposta.."Ah! si certo, ci vogliono cinque giorni lavorativi prima che il contante sia disponibile". La mamma di A legge un leggero sguardo di disappunto sulla faccia del bancario che intuisce l'ignoranza economia della sua cliente. "Ma nel frattempo dove sono andati i miei soldi?". Lo sguardo si fa un misto di stupore e incredulità. " Intendo dire, da martedì a oggi i miei soldi dove sono, cos'hanno fatto, dove si trovano?". Sarà che la mamma di A ritiene la finanza una materia aliena e incomprensibile, sarà che solitamente si appoggia al papà di A che è l'esperto del settore ma questa domanda le sembrava chiara e semplice, forse un po' ingenua, ma logica ed elementare. Però non ha avuto una risposta chiara ed elementare a parte qualcosa che riguardava degli accordi interbancari e non ci si poteva fare nulla. Si ma intanto che si fanno gli accordi, dove sono i miei soldi? Urge informarsi perchè  sull'ignoranza delle persone qualcuno ci specula e poi mi guarda anche con un sorrisetto antipatico. Lui, l'impiegato triste, non c'entra nulla, ma bisogna dare pure un volto alla banca. 
Morale: 
- per una mamma può diventare impresa sempre più complessa fare la spesa, andare in banca, in posta ecc. Se con lei c' è il suo curioso, vivace, bambino esploratore. 
- una mamma, o almeno la mamma di A, immersa in un mondo faticoso  ma ricco di emozioni, sguardi, pensieri, azioni, limpidi chiari e innocenti fatica sempre più a sostenere un mondo complesso, contorto, calcolatore e opportunista. 

lunedì 1 ottobre 2012

Le donne hanno gli occhi pieni di speranza

" Lei parla inglese?" ( perchè anche se ho solamente 24 anni lei mi da sempre del lei, chiarisce subito quali sono i nostri posti e la nostra relazione)
" Certamente" ( se mi sentisse il mio prof del liceo non riderebbe ma un sorriso gli scapperebbe, parlare inglese è ben  diverso dal farsi capire in qualche modo)
" E lo spagnolo?"
"Abbastanza" ( spagnolo? Non ho nemmeno mai fatto le vacanze in Spagna)
La mamma di A ci teneva moltissimo a essere presa in tesi da questa Prof, alta, grande e possente. Le incuteva una forte soggezione ma l'attirava il modo passionale con cui guardava i problemi dell'umanità, soprattutto la questione femminile.  La mamma di A ha sempre sentito riduttivo studiare la psicologia intesa come rapporto terapeutico di due persone in una stanza. Le persone vivono in tanti contesti, in mezzo agli altri, nella società. Non si può prescindere dal gruppo e dal mondo nel quale vive una persona per conoscerla ed aiutarla. Impegnarsi in una tesi di respiro sociologico, sembrava alla mamma di A un modo completo per coronare la fine dell'esperienza  universitaria. Aveva quindi seguito il corso di sociologia industriale, aveva superato brillantemente l'esame ed aveva così fatto il primo passo per essere una delle possibili laureande della Prof DG.
" Sarebbe disposta a fare una ricerca all'estero?"
" Questo è uno dei motivi per cui sto chiedendo a lei di essere seguita per la mia tesi, vorrei fare un'esperienza all'estero." ( E qui la mamma di A era davvero sincera)
" In questo momento sarebbe interessante fare uno studio su campo sulla situazione del microcredito in Venezuela"
"....." (Venezuela?? Io veramente mi ero immaginata in Europa, in qualsiasi stato, ma nel mio continente...Microcredito? Cos'è? Dove mi sono infilata adesso?)
La mamma di A usciva dallo studio della Prof con il titolo di un libro sulla finanza etica, dopo la lettura del quale la prof si aspettava una risposta definitiva. Se l'argomento le fosse piaciuto la Prof era ben felice di seguirla  nell'avventura tesi di laurea. L'argomento si rivelò molto interessante e come spesso nella sua vita, senza volerlo, almeno consciamente, la mamma di A si ritrovava a percorrere una strada più complessa di quella che avrebbe voluto e sperato.
La Prof DG, studiosa soprattutto della condizione femminile, era un'esperta conoscitrice dei problemi sociali che affiggono le donne. La mamma di A, ancora non sapeva, che tra i poveri le donne sono le più povere. Tantissimi programmi e progetti di sviluppo sono a loro dedicati non solo per questo motivo ma soprattutto perchè è riconosciuto che se il livello di benessere di una donna cresce, di conseguenza migliora anche la qualità della vita della sua famiglia. Ma non si può dire la stessa cosa di un uomo. Grazie al microcredito, piccoli prestiti dedicati alla creazione di micro imprese, le donne in moltissimo paesi in via di sviluppo possono emanciparsi non solo economicamente ma soprattutto socialmente, culturalmente. Diventano protagoniste delle loro vite, aumenta la loro autostima, intessono relazioni sociali. E i benefici economici delle loro piccole attività sono destinati a migliorare la qualità della vita dei figli, della loro istruzione, educazione ecc. Perchè una mamma pensa a loro. La donna è il vero motore dello sviluppo sociale.
La mamma di A, fino  a che non è diventata moglie e poi mamma, non si è resa conto fino in fondo che non solamente in Venezuela e nei paesi in via di sviluppo le donne sono svantaggiate. Questa feroce realtà la leggeva sui giornali, sui libri, lo ascoltava in tv. Poi è arrivato il piccolo A e il mondo è diventato più difficile. Più completo, meraviglioso, interessante, avventuroso, pieno sul piano affettivo. Più complesso e duro sul piano sociale. Le donne sono messe a dura prova nel lavoro. Sia se riescono a tenerlo sia se lo perdono. In un caso conciliare tutti i ruoli è difficile, nell 'altro caso nasce un senso di impotenza di fronte ad un'ingiustizia che sembre non scandalizzare più nessuno. Ma anche se decidono spontaneamente di dedicarsi alla famiglia e ai figli il tempo e l'impegno che metteranno non solo non saranno retribuiti, ma spesso neppure considerati per l'importanza e il valore sociale che hanno. Il lavoro domestico viene considerato una cosa scontata della vita di una donna. Se è così semplice e leggero non si capisce perché le collaboratrici domestiche vengano pagate. Dovrebbero farlo gratis, visto che poi non è un così grande lavoro.
E se questo è il contesto in cui viviamo non c' è da domandarsi perché il 90 % delle persone che chiedono sostegno psicologico siano donne.
La mamma di A sarà sempre riconoscente alla prof DG per averla spedita dall'altra parte del mondo, per averle dato una visione più complessa dei problemi, per averle fatto studiare lo spagnolo.
E non dimenticherà mai gli occhi delle donne venezuelane che ricevevano un prestito per far nascere 
la loro attività...erano occhi di madri piene di speranza, fiducia e progetti. Gli stessi occhi che voglio che tu veda, piccolo A.